il nazismo si ripete – questa volta è europeo!

migranti morti di freddo sui confini chiusi dei Balcani

l’eliminazione invisibile: gelo, marce forzate nei boschi e deportazioni

Huffigton Post 
Migranti congelati o morti di gelo. Con la discesa brutale delle temperature e la chiusura della rotta balcanica la scorsa primavera, migliaia di migranti si ritrovano bloccati in Serbia, intere famiglie o minori non accompagnati, senza vestiti per il clima invernale. 7.000 profughi circa in Serbia secondo l’Unhcr, ma secondo stime delle organizzazioni locali circa 10.000, di cui 6.000 ospitati nelle strutture ufficiali e solo 3.140 adatti all’inverno; il resto dorme fuori in edifici abbandonnati di Belgrado o sui confini, alcuni persino nei boschi, a meno 20 di notte, e 30 cm di neve. I casi di ipotermia si sono drammaticamente moltiplicati, sette a Belgrado, trattati da MSF e Médecins du Monde a Belgrado, nelle sole ultime 24 ore, e quattro morti per assideramento nella sola prima settimana di gennaio sui confini bulgaro-turco e greco-macedone.



 

migranti vittime di un’enorme opera di deportazione

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pedine del gioco dell’oca

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Leonardo Cavaliere

Decine di migliaia di richiedenti asilo saranno rispediti in Afghanistan dopo la firma dell’accordo tra Unione Europea e Afghanistan. Quest’ultima si è impegnata a riprendersi un numero illimitato di suoi cittadini emigrati, meglio fuggiti da violenze e guerra, da parte sua l’UE si è impegnata a versare 1 miliardo di euro all’anno a sostegno di questa enorme opera di deportazione.

L’accordo prevede anche la nascita di un Terminal dedicato presso l’aeroporto di Kabul che dovrà gestire almeno 80.000 persone che inizieranno ad essere deportate nell’immediato.

Questa notizia è passata in questi giorni un pò in secondo piano. Quest’accordo è un pericoloso precedente, un apripista dei prossimi accordi con altri stati considerati “Sicuri sulla carta”. Infatti, dietro corrispettivo s’impegneranno a riprendersi i propri cittadini o migranti transitati o forse transitati nel loro territorio, vedi il costituente accordo con l’Etiopia e il Niger.

Questo nuovo modus operandi mutuato dal “gioco dell’oca” è quando di più preoccupante si stia assistendo negli ultimi tempi.

Dove vogliamo inviarli? Afghanistan.   Si sconsigliano vivamente viaggi a qualsiasi titolo in Afghanistan, in considerazione della gravità della situazione di sicurezza interna nel Paese, dell’elevato rischio di sequestri e attentati a danno di stranieri in tutto il territorio nazionale, compreso Kabul e del ripetersi di gravi attentati in tutti i principali centri urbani ed anche nel centro della capitale. Le condizioni di sicurezza hanno subito un sensibile deterioramento in tutto il Paese, incluse le principali città (Kabul, Herat, Mazar-e-Sharif, Jalalabad, Kandahar, Kunduz). Restano critiche le aree meridionali e sud-orientali e sono peggiorate le condizioni di sicurezza anche nel nord e nell’ovest del Paese. (tratto dal sito Viaggiare sicuri della Farnesina) Niger. Alla luce del quadro generale d’insicurezza nell’intera area saheliana, interessata anche da fenomeni di matrice terroristica, si sconsigliano viaggi a qualsiasi titolo nel Paese. Nelle zone settentrionali è stata segnalata la presenza di mine. (tratto dal sito Viaggiare sicuri della Farnesina) Etiopia. Si registrano situazioni di violenza diffusa, soprattutto nelle zone in cui vivono gli Oromo.

Secondo l’accordo, anche donne e bambini potranno essere deportati, per i minori non accompagnati, si dovranno prima individuare i familiari e poi potranno essere reinviati a patto che vi siano dei programmi di accoglienza. Infine, sono previste misure di sensibilizzazione verso la popolazione “sul pericolo della migrazione irregolare”.

“Dopo di questo non ci sono più limiti”, afferma Cristhopher Hein, consigliere strategico del Consiglio italiano rifugiato ed esperto di diritto internazionale. Tra le prime voci critiche in Italia contro l’accordo, c’è quella di padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli che a Redattore Sociale rileva che “Si tratta dell’ennesimo colpo inferto dall’Ue alla dignità della vita umana, aggravato da uno spreco sproporzionato di risorse economiche che potrebbe essere destinato alla creazione di canali umanitari sicuri e ad un’accoglienza programmata e progettuale che impegni tutti gli Stati europei”.

Hein aggiunge che con l’abbandono dei principi guida della dottrina dei rimpatri si “abbandona la dottrina tradizionale sui rimpatri: essi dovrebbero avvenire in condizioni di sicurezza e dignità – spiega Hein – L’ultimo rapporto Easo di gennaio 2016 analizza la situazione afgana, provincia per provincia, e rileva come essa sia ancora molto critica. Inoltre, in un documento di maggio non pubblico, si dice che situazione deteriorata ulteriormente. Come si posso rimandare indietro richiedenti asilo in zone di conflitto armato?”.

 

la deportazione dei sinti di Prato

 

i sinti di Prato raccontano la loro deportazione

domani, giovedì 5 febbraio alle ore 21, al Museo della Deportazione di Prato succederà qualcosa d’importante; i sinti di Prato racconteranno la loro deportazione, in prima persona e con l’aiuto dei documenti rintracciati da un progetto europeo: il loro arrivo in Italia dalla Germania, i parenti uccisi ad Auschwitz, l’internamento italiano in campi di concentramento di cui nessuno di noi ha mai sentito parlare, ma che si trovavano sul territorio italiano, l’invio da parte della Repubblica Sociale verso i campi di Mauthausen e Dachau. Oggi è tutto riassunto nel museo virtuale del Porrajmos (così i rom e sinti chiamano la loro persecuzione) visitabile all’indirizzo www.porrajmos.it
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