verso una maggiore democrazia nella chiesa? un questionario significativo

 

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 non è chi non veda l’importanza di un questionario destinato a tutti i fedeli della chiesa cattolica, nella nuova radicale ‘svolta’ impresale da papa Francesco, per sentire il parere di tutti i membri della chiesa su tematiche di natura morale in vista del sinodo straordinario proprio su tali tematiche volto a superare una sorta di ‘scisma sommerso ‘di buona parte  del popolo cristiano e una gerarchia che mette da tempo puntini ‘giuridici’ fermissimi sulle ‘i’, ma lontanissima da una lettura ‘spirituale’ e liberante della fede cristiana

così puntualizza L. Kocci della redazione di Adista su ‘il Manifesto’:

Famiglia, il questionario in vista del Sinodo

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di Luca Kocci

 in “Il manifesto” del 2 novembre 2013

Il tema è uno di quelli maggiormente dibattuti all’interno della Chiesa cattolica: la famiglia, con la questione delle convivenze, delle coppie omosessuali e dei divorziati che, se hanno intrapreso una nuova relazione, sono esclusi dai sacramenti, come ha ribadito pochi giorni fa la Congregazione per la dottrina della fede. Si tratta, insieme al capitolo contraccezione e rapporti sessuali, di un argomento su cui da anni è in atto uno “scisma sommerso”: da un lato il magistero; dall’altro molti cattolici che, vista la «non negoziabilità» dei principi, scelgono di non seguire le direttive ecclesiastiche, talvolta con la condiscendenza dei preti (una minoranza, non però così irrilevante) che in pubblico tacciono – anche per evitare censure e punizioni – ma in privato accompagnano le scelte di “disobbedienza” dei fedeli o semplicemente chiudono gli occhi.

È proprio per questo che, in vista del Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia, in programma nell’ottobre 2014, dal Vaticano è partita una lettera inviata alle Conferenze episcopali di tutto il mondo (i vertici delle Chiese nazionali) contenente, oltre ad una premessa sulle nuove problematiche della famiglia – dalla fecondazione assistita alle forme di femminismo «ostile alla Chiesa» – e una summa degli insegnamenti della Chiesa, un questionario con 38 domande. Le Conferenze episcopali lo invieranno alle singole diocesi che a loro volta, con un processo partecipativo inevitabilmente a macchia di leopardo – alcune diocesi allargheranno la consultazione anche alle parrocchie, altre lo affideranno a qualche ufficio di curia –, risponderanno ai quesiti.

Le domande, in più di qualche caso, sono retoriche, contengono la risposta già nella premessa. Un esempio per tutti, a proposito dei separati e dei divorziati: «Come vivono la loro irregolarità? Ne sono consapevoli?». Mentre altre toccano temi sensibili in maniera neutra: i divorziati «si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti? Quali richieste rivolgono alla Chiesa?». Oppure, per quanto riguarda i conviventi, etero ed omosessuali: «Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni? Nel caso di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?». E poi altre domande sulla «famiglia naturale», matrimonio, contraccezione, natalità.

Un’iniziativa inedita, perlomeno nelle intenzioni di dare vita ad una consultazione capillare, in linea con il nuovo corso introdotto da papa Bergoglio di una pastorale più inclusiva e meno rigida, senza modificare la dottrina. Che tuttavia presenta delle “falle” che potrebbero renderla poco efficace. A cominciare dai tempi stretti, come ammette lo stesso segretario del Sinodo, mons. Baldisseri: entro il 31 dicembre le diocesi devono consegnare le risposte alle Conferenze episcopali, che a loro volta inviano una sintesi alla segreteria del Sinodo entro gennaio. Sulla base di questo materiale verrà preparato l’Instrumentum laboris, la traccia per il Sinodo. Difficile quindi che in due mesi possano essere coinvolte le parrocchie e i fedeli di tutto il mondo. Più facile che a rispondere al questionario siano gli uffici diocesani. Resta poi il fatto che il Sinodo dei vescovi non ha funzione deliberativa ma è un organo consultivo, le cui conclusioni – come peraltro già accaduto in passato –, se sgradite, possono essere derubricate ad opinioni. Tanto che in molti, soprattutto nella Chiesa di base, chiedono che ai Sinodi siano assegnati poteri decisionali.

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Il questionario

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Qui sotto il questionario che hanno ricevuto i vescovi di tutto il mondo allegato al documento preparatorio del Sinodo sulla famiglia che si terrà in Vaticano nel mese di ottobre 2014. I vescovi sono stati invitati anche a consultare su queste domande associazioni, movimenti e gruppi. Cosa ne pensate? Su alcune questioni fondamentali si potrebbe pensare anche di redigere delle risposte, raccogliere adesioni e inoltrarle ai nostri rispettivi vescovi.

Le seguenti domande permettono alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo Straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.

1 – Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia

a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et spes”, della “Familiaris consortio” e di altri documenti del Magistero postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?

b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali? c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?

d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?

2 – Sul matrimonio secondo la legge naturale

a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia? b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?

6 c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali? d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?

3 – La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione

a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”? b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale? c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede? d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari? e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi? f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi?

4 – Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili

a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare?

In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili? c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti? d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti? e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti? f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme? g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?

5 – Sulle unioni di persone della stesso sesso

a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio? b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?

c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni? d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?

6 – Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari

a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite? b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione? c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli? d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?

7 – Sull’apertura degli sposi alla vita

a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?

b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie? c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?

d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e

nella partecipazione all’eucaristia? e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo? f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?

8 – Sul rapporto tra la famiglia e persona

a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia è un luogo privilegiato perché questo avvenga? b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?

8 c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?

9 – Altre sfide e proposte

Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?




dialogo sulla democrazia tra Scalfari e Cacciari

 

Scalfari
Scalfari e Cacciari, dialogo sulla democrazia
“Non è solo una questione di voto”

Il filosofo e il fondatore di Repubblica hanno discusso dell’Europa e della qualita della sua democrazia. L’ex sindaco di Venezia: “Dove il potere politico è debole cresce la forza della burocrazia”. Il giornalista: “Il Comune è il punto dove si realizza la partecipazione”
di GLORIA BAGNARIOL

 

 “Europa e euro: dentro o fuori?” Questo il tema scelto per la quinta edizione di Repubblica delle Idee. che fra l’inaugurazione alla Fenice di Venezia e le giornate mestrine ha visto una grande partecipazione di pubblico in teatro ed anche sui social network, su Twitter l’hashtag #rep2013ve è statto fra i trend topic del week end. La risposta che si è venuta a creare attraverso gli incontri e le tavole rotonde dei primi due giorni che hanno ospitato imprenditori e politici locali, nazionali e europei è stata chiara: dentro. Anche le condizioni sono state condivise: è necessario un salto da un’unione meramente monetaria a una politica. Ma cosa significa? La risposta è stata affidata all’incontro conclusivo della manifestazione: il dialogo tra Eugenio Scalfari e Massimo Cacciari, nel quale si è indagata la qualità democratica di cui questa Europa ha bisogno. Per concludere che “la democrazia non è solo questione di voto”.

“Pericle – spiega Eugenio Scalfari – è ancora raccontato nei libri di storia come il simbolo massimo della democrazia greca, madre di tutte le democrazie. C’era partecipazione nel popolo di Atene? Sicuramente no, e questo può bastare a dire che non c’era democrazia?”. Bisogna quindi mettersi d’accordo sul senso del termine e, come chiarisce Massimo Cacciari: “Articolare il tipo di democrazia del quale abbiamo bisogno per poterne salvare l’idea”. Partire dalla convinzione che la democrazia non si esaurisce nel voto, ma ha bisogno della partecipazione.

La storia degli Stati nazionali ha portato a una declinazione del concetto di democrazia che non può applicarsi tout court al Vecchio Continente che ha avuto un percorso evolutivo differente. Secondo Cacciari, con il quale Scalfari concorda, “L’Europa è policentrica per sua natura e non può essere ridotta a uno. Tutti coloro che ci hanno provato hanno fallito, ha fallito anche Napoleone”. Il presupposto
necessario è quindi realizzare il passaggio da confederazione a federazione: “Sganciarsi dall’idea di uno Stato centrale per poter ragionare seriamente e serenamente in termini federalistici”.

Una federazione che abbia competenze determinate per poter risolvere le sfide di una società globale alle quali gli Stati-nazione non possono trovare da soli le risposte e che garantisca a livello locale il rapporto con il cittadino, necessario a garantire quella sovranità che ora sente di aver perduto. “Il Comune – sottolinea Scalfari – il municipio nelle metropoli, è il punto in cui si realizza al meglio la partecipazione, mano mano che si sale si può avere solo una democrazia indiretta”.

Non bisogna quindi chiedersi se vogliamo l’Europa, ma quale Europa vogliamo e come poterla costruire, come la sua articolazione possa difendere quei valori che riconosciamo come fondanti. Repubblica delle idee ha scelto Venezia per parlarne proprio perché “questa terra – come ha detto il direttore Ezio Mauro – quando parla di Europa parla di se stessa”. La quinta edizione termina quindi tra gli applausi del pubblico del Teatro Toniolo e con l’invito di Ezio Mauro a partecipare alle prossime tappe: “Abbiamo scelto questa notte dove andremo nel 2014, ma devo ancora avvertire il sindaco, quindi non posso dirlo”.




Decalogo contro l’apatia politica

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Brani tratti da Decalogo contro l’apatia politica in Contro l’etica della verità, Laterza, Bari 2008

1. La fede in qualcosa che vale

2. La cura delle individualità personali

3. Lo spirito del dialogo

4. Lo spirito dell’uguaglianza

5. Il rispetto delle identità diverse

6. La diffidenza verso le decisioni irrimediabili

7. L’atteggiamento sperimentale

8. Coscienza di maggioranza e coscienza di minoranza

9. L’atteggiamento altruistico

10. La cura delle parole

1. La fede in qualcosa che vale
La democrazia è relativistica, non assolutistica: cioè fini e valori sono da considerare relativi a coloro che li propugnano e, nella loro varietà, ugualmente legittimi.
Dal punto di vista dei singoli, invece, relativismo significa che «tutto è relativo», che una cosa vale l’altra, cioè che nulla ha valore.
Mentre il relativismo dell’insieme è condizione della democrazia, nichilismo e scetticismo sociale sono una minaccia.
Se non si ha fede in nulla, perché difendere una forma di governo come la democrazia, che vale in quanto le proprie convinzioni possono essere fatte valere?
Impegniamoci per promuovere ideali, programmi, utopie.
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2. La cura delle individualità personali
La democrazia è fondata sugli individui, non sulla massa. La massificazione è un pericolo mortale.
Una democrazia senza qualità individuali si affida ai capipopolo e questi, a loro volta, hanno bisogno di uomini-massa.
Dobbiamo vedere con preoccupazione l’appiattimento di molti livelli dell’esistenza, consumi e cultura, divertimenti e comunicazione.
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3. Lo spirito del dialogo
La democrazia è discussione, ragionare insieme. Chi odia discutere, alla persuasione preferisce l’imposizione.
Per preservare l’onestà del ragionare, deve essere prima di tutto rispettata la verità dei fatti. Sono le dittature ideologiche quelle che li manipolano. Sono regimi corruttori «fino al midollo» quelli che trattano i fatti come opinioni e instaurano un «nichilismo della realtà», mettendo sullo stesso piano verità e menzogna.
Né intestardirsi, né lasciar correre, secondo l’insegnamento socratico. Il quale ci indica anche la virtù massima di chi ama il dialogo: sapersi rallegrare di scoprirsi in errore.
Se, invece, si considera una sconfitta, l’essere colti in errore, lo spirito del dialogo è remoto e dominano orgoglio e vanità, sentimenti ostili alla democrazia.
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4. Lo spirito dell’uguaglianza
La democrazia è basata sull’uguaglianza; è insidiata dal privilegio. L’uguaglianza è “isonomia”, uguaglianza delle leggi.
Senza leggi uguali per tutti, la società si divide in caste e la vita collettiva diventa dominio di oligarchie. Il privilegio crea arrivismo e rincorse perverse.
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5. Il rispetto delle identità diverse
In democrazia le identità particolari sono ininfluenti sul diritto di stare in società.
Oggi, il problema della coesistenza di identità plurime è di natura etnico-culturale e religiosa; storicamente, è stato religioso, derivando dal distacco della Riforma dalla Chiesa di Roma.
A metà Cinquecento si impone in Europa l’identità di religione agli abitanti le medesime terre. L’idea di tolleranza nacque per consentire di tenere insieme terra e fede, per non dover perdere l’una volendo conservare l’altra.
Ma non alla tolleranza si rivolge la democrazia. Il contesto è diverso. L’assolutismo può parlare di tolleranza, non la democrazia, cui si addice invece il linguaggio della cittadinanza uguale per tutti.
Onde il concetto di identità è irrilevante per la partecipazione alla vita pubblica. Il rischio viene da un nuovo richiamo all’unione tra potere civile e religione.
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6. La diffidenza verso le decisioni irrimediabili
La democrazia implica la reversibilità di ogni decisione. Le soluzioni definitive ai problemi, senza possibili ripensamenti e correzioni, sono dei regimi della giustizia e della verità assolute.
La strada per dire «ci siamo sbagliati» deve restare sempre aperta.
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7. L’atteggiamento sperimentale
La democrazia è orientata da principi, ma deve imparare quotidianamente dalle conseguenze dei propri atti. Ogni progetto realizzato apre problemi che rimettono in discussione il progetto; l’esperienza è il banco di prova della teoria.
Immergersi in questa tensione forma il carattere, rende accettabili le sconfitte e promuove nuove energie.
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8. Coscienza di maggioranza e coscienza di minoranza
In democrazia nessuna deliberazione si interpreta nel segno della ragione e del torto.
La prevalenza di una maggioranza su una minoranza non è la vittoria della prima e la sconfitta della seconda, ma l’assegnazione di un duplice onere: alla maggioranza, dimostrare nel tempo a venire la validità della decisione presa; alla minoranza, insistere su ragioni migliori.
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9. L’atteggiamento altruistico
La democrazia è forma di vita di essere umani solidali. (…) amore per la cosa pubblica e disponibilità a mettere in comune qualcosa, anzi il meglio di sé: tempo, capacità risorse materiali.
L’emarginazione sociale è contro la democrazia. L’alternativa è l’ideologia crudele che legittima la fortuna dei forti e abbandona i deboli alla propria sorte.
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10. La cura delle parole
Essendo la democrazia dialogo, gli strumenti del dialogo, le parole, devono essere oggetto di cura particolare (…) quanto al numero e alla qualità.

a) Il numero di parole conosciute e usate è proporzionale al grado di sviluppo della democrazia.
Comanda chi conosce più parole. Il dialogo, per essere tale, deve essere paritario.
Ecco perché una scuola ugualitaria è condizione di democrazia.

b) La qualità delle parole. Per l’onestà del dialogo, le parole non devono essere ingannatrici. Parole precise e dirette; lasciar parlar le cose attraverso le parole, non far crescere parole su parole.
Le parole, poi, devono rispettare, non corrompere il concetto.
Il mondo della politica è dove questo tradimento si consuma più che altrove.
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*G. Zagrebelsky (1943) – Già presidente della Corte costituzionale, è professore di Diritto costituzionale e Giustizia costituzionale nell’Università di Torino e docente nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Tra le altre sue pubblicazioni: Imparare democrazia (2007); Principi e voti (2006); La domanda di giustizia (2003, con Carlo Maria Martini); Il “Crucifigge!” e la democrazia (1995).

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