dove puoi davvero incontrare Cristo

incontrare Cristo

«Incontrerai Cristo, che siede in trono, in cielo.
Aspettalo quando egli è sotto i ponti, aspettalo quando ha fame e trema dal freddo, aspettalo come forestiero»

Sant’Agostino

 

Gesù incarnandosi scende nell’abisso, la Chiesa-istituzione tende a chiudersi nell’Iperuranio.

Noi, invece, vogliamo incontrare Cristo, siamo stanchi di ascoltare parole vuote, di maniera, patinate.

Allora usciamo e percorriamo strade a caso ma rigorosamente senza negozi, bancomat, dove non si svolgono passeggiate ostentate e non si scambiano sguardi di tipo economico.

Incontriamo Cristo che ci chiede una coperta per ripararsi dal freddo. Ha gli occhi bassi, persi nel vuoto, mentre ci racconta la sua disperazione di escluso, senza possibilità. Allontanato, identificato, colpevole di non essere annegato e di chiamare Dio con un altro nome.

Incontriamo Cristo all’alba, a nord della città, in fila per la distribuzione degli indumenti; lo incontriamo a pranzo, a sud della città, per la distribuzione del pasto; lo incontriamo, nel pomeriggio, ad est della città, per le pratiche dei documenti; lo incontriamo, la sera, ad ovest della città, nel dormitorio.

Incontriamo Cristo con due enormi buste di plastica piene di oggetti illegali. Nel Paese dell’impunità per mafiosi e corrotti, viene fermato alla quattordicesima ora di itineranza commerciale. Reati contestati: pellegrinaggio non autorizzato e concorrenza sleale alle multinazionali.

Poi incontriamo un uomo. È disteso in terra, sanguina. Qualcuno, coperto dalla bandiera della nostra civiltà, gli ha sparato. Un ragazzo, tra le persone sopraggiunte, chiede: “Conoscete il suo nome?”. Noi, con gli occhi bassi, raccontando la sua disperazione di escluso, senza possibilità, rispondiamo: “Si chiama Cristo”.

Sfiniti, entriamo in Chiesa per riprendere fiato, per trovare un po’ di pace e un po’ di senso. Vogliamo ascoltare la Parola di Dio, quella cioè rivolta agli orfani e alle vedove ed unirci a Colui che ha dato la vita perché agli ultimi fosse restituita.




“lettera a una Chiesa che ha dimenticato Gesù”

“cara Chiesa tra riti e scandali hai tradito Gesù Cristo”

Ermanno Olmi

Olmi

Lettera a una Chiesa che ha dimenticato Gesù

 

questo l’inizio:

Cara Chiesa, non so più a chi rivolgermi e anche tu non mi vieni in aiuto. Ci parli di Dio ma sai bene che nessun dio è mai venuto in soccorso dell’umanità.
Nella lotta tra bene e male, l’uomo è sempre stato solo. Già nel racconto biblico si comincia con un delitto: «Che hai fatto Caino? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo dove sei nato…» dunque, dio ha udito benissimo il grido del fratello ucciso, ma non ha fatto nulla per trattenere la mano fratricida.

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E adesso?  Cosa sta accadendo a tutti noi?  Come abbiamo fatto a ridurci così ?  troppo spesso ho la sensazione di non sentirmi in relazione con gli altri. Anche con le persone che mi sono più vicine. Mi trovo in uno stato confusionale, come se ognuno parlasse per conto proprio annaspando nel nulla.
Cara Chiesa di cristiani smarriti, ho deciso di scriverti non tanto per fede ma perché tu hai più di duemila anni di storia e forse puoi aiutarci a capire i nostri comportamenti. Abbiamo smarrito la via maestra della pacifica convivenza. Ovunque conflitti di religione, separazioni di razze. Chi crede in dio sa bene che il Creatore ha fatto l’uomo e la donna, ma non le razze. E che neppure ha dato di più ad alcuni per farli ricchi perché con il loro denaro umiliassero i poveri. Così ho deciso di scriverti.
Perché in questo tempo bastardo anche tu mi deludi, e mi dispiace. Probabilmente sono mosso più dal sentimento che dalla ragione. Del resto, è il sentimento che presiede ogni ragionamento.
Voglio credere, Chiesa di Cristo Gesù, che tu abbia i tuoi buoni motivi che io non posso conoscere né sarei in grado di capire: questioni istituzionali, ragioni di Stato. Ma ugualmente non riesco del tutto a giustificarti, perché vorrei sentire che prima d’ogni altro motivo c’è il tuo impulso di madre a proteggerci, e che sopra tutti i tuoi pensieri ci siamo noi, i tuoi figli. Io, e tanti come me, vorremmo che nelle difficoltà che ogni giorno dobbiamo affrontare non mancasse mai il tuo conforto. In momenti come questi che stiamo vivendo, sembra perduta ogni solidarietà fra gli uomini. Non mi dimentico che ci sono tanti cristiani di buona volontà, preti e laici, che prima ancora che nelle gerarchie ecclesiastiche si riconoscono in coloro che hanno più bisogno del nostro aiuto. Non sono soprattutto gli umiliati, i reietti che Cristo ti ha affidato?
Ma chi sono io, cara Chiesa, per pretendere di interrogarti e tirarti dentro a questioni di cui non sono all’altezza? Mi faccio coraggio pensando che chiunque poteva rivolgersi con confidenza a Gesù come ora io mi rivolgo a te. Non tanto perché tu debba a me delle spiegazioni. Tu sai bene quali sono i tuoi compiti e come agire, ma almeno aiutami a capire certi tuoi comportamenti a cominciare dall’attaccamento ai beni temporali. Mostraci che hai davvero a cuore i più deboli e diseredati. Che come vedi, sono sempre più numerosi e vengono al mondo solo per morire. Ma tu, Chiesa, ci dici che sono proprio costoro i primi presso il cuore di Gesù. E allora, se sei davvero Chiesa soccorritrice, ricordati anche della solitudine dei ricchi che non troveranno mai quiete nelle loro ricchezze.
Quel che adesso sto per dire disturberà gerarchie e devoti benpensanti e tutti coloro che proclamano la Chiesa madre di tutti. Ma tu, Chiesa dell’ufficialità, sei una madre distratta, più sollecita nei fasti dei cerimoniali che nell’annunciare la prima di tutte le santità: quella di coloro che credono in te anche soffrendo per le ingiustizie subite.
Sono convinto che tutto l’Occidente – e questa nostra Italia sempre più sfiduciata e incapace di nuovi slanci – abbia bisogno di un supplemento d’anima. Quel Gesù di Nazareth, falegname e maestro, col suo esempio può farci ancora ritrovare la gioia di come spendere il bene prezioso della nostra esistenza.
Invece tu, vecchia Chiesa che hai innalzato tanti altari di Cristo, sembri averlo dimenticato. Proprio tu! ecco perché oggi molti s’interrogano: «Quale sarà il luogo delle beatitudini dove il Maestro tornerà all’appuntamento coi nuovi discepoli di questo nostro tempo?…». Sei davvero tu, Chiesa cattolica, la casa aperta non solo ai cristiani obbedienti, ma anche a coloro che cercano dio nella libertà, oltre i loro dubbi?
Assisto sconsolato a quanto sta accadendo in Vaticano in questi ultimi mesi: intrighi, processi, scandali di pedofilia, movimenti di capitali nelle banche della stessa Chiesa. Il compianto cardinal Martini, nel momento estremo del suo congedo ci ha lasciato il suo ammonimento: «Siamo una Chiesa rimasta indietro di duecento anni, una Chiesa carica di addobbi e orpelli…». Una Chiesa ricca per i ricchi.
Ho nella mente un turbinare di interrogativi che non mi danno tregua. Quanti anni sono passati dal Concilio Vaticano II? E dal poverello di Assisi cosa abbiamo imparato e poi trascurato? E dai martiri di ogni tempo e di ogni fede? Cattolici, protestanti, ortodossi: eppure eravamo tutti ai piedi della stessa Croce. Ma cosa sono duemila anni nella storia dell’umanità? Ne sono trascorsi appena cinquanta dal Concilio Vaticano II e troppo poco è rimasto della buona novella di quella straordinaria assemblea di fedeli. E che grande fermento: in quei giorni si sentì la brezza di una nuova primavera. Giovanni XXIII scosse la sonnolenza di una Chiesa che si affidava più alla “liturgia del rito” che alla “liturgia della vita”. E tutto il mondo, cristiano e no, accolse l’invito ad aprire menti e cuori perché entrasse nella Casa di Cristo aria fresca e luce limpida. Ma poco è davvero cambiato nella Chiesa di Roma. Né dopo il Concilio né dopo duemila anni di cristianità.
Ancora una volta, come dopo quella notte nel Getzemani, qualcuno ha tradito. Ancora una volta, su tutti i monti degli ulivi, Gesù è uno sconfitto. Siamo tutti degli sconfitti