i poveri non sono bambini, né ‘de-menti’ né colpevoli della loro situazione

i costi del vangelo

 

“Sulla via maestra del conformismo non si casca mai, mentre sul filo teso dello sporgersi verso i lontani l’equilibrio è un’arte che tutta la vita non ci basterà per apprendere bene”

(Don Lorenzo Milani)

stare dalla parte dei poveri è difficile

starci veramente intendo.

Se vuoi aiutarli senza colpevolizzarli per la loro situazione, ma difendendoli in quanto vittime di un Sistema profondamente ingiusto, subisci il peso dell’incomprensione di chi dice che hanno sbagliato, dunque sono solo delinquenti, ubriaconi, parassiti, depravati.

Ma ora siamo stanchi di questo peso: la colpa è nostra, della nostra indifferenza, della nostra profonda separazione tra valore della giustizia proclamato a parole e giustizia da vivere fino in fondo, smentita dai fatti.

Se vuoi aiutarli senza aver organizzato nessun progetto, con nessuna istituzione, ma semplicemente stando in relazione con loro per dirgli che esistono, subisci il peso dell’incomprensione di chi dice che quello che fai è totalmente inutile.

Ma ora siamo stanchi di questo peso: i poveri non devono essere trattati come utenti di un servizio. Non sono numeri, ma nomi. La freddezza dell’assistenzialismo non restituirà mai loro l’umanità che gli è stata violentemente strappata.

Se vuoi aiutarli senza imporre loro delle regole, ma dando spazio alle loro esigenze, subisci il peso dell’incomprensione di chi dice che vanno responsabilizzati, altrimenti non cambieranno mai la loro situazione.

Ma ora siamo stanchi di questo peso: le regole non responsabilizzano. Non l’hanno mai fatto. La gratuità sì. Sapere di poter accedere serenamente a ciò di cui hanno bisogno e non solo a ciò che è loro concesso responsabilizza. Inoltre va detto anche che non c’è niente da responsabilizzare: i poveri non sono bambini, né de-menti. Se li vediamo chiedere sempre qualcosa in più rispetto a quanto possiamo dare loro è perché nessuno è mai stato realmente solidale.

Se vuoi aiutarli senza stare dall’altra parte di un vetro, ma sedendoti sulla strada con loro, subisci il peso dell’incomprensione di chi dice che i poveri devono diventare come te (borghesi) e non tu come loro (figli prediletti di Dio).

Ma ora siamo stanchi di questo peso: siamo noi a doverci convertire, a dover smettere di giocare al borghese con l’hobby della solidarietà perché così non avremo vissuto il Vangelo, ma anzi, avremo aderito perfettamente alle logiche mondane. Gesù era sempre pieno di polvere e sedeva a tavola con i peccatori, non ha salvato l’umanità facendo lo scriba.

Se vuoi aiutarli senza contribuire all’ingiustizia di questo Sistema che li opprime, ma condividendo quel poco che (non) hai, subisci il peso dell’incomprensione di chi dice che guadagnando soldi l’aiuto è maggiore.

Ma ora siamo stanchi di questo peso: la povertà non si sconfigge calando dall’alto la nostra ricca bisaccia piena di denaro corrotto, ingiusto, non dignitoso, che ci ha messo in ginocchio davanti al (miserabile) padrone di turno. Piccola radicalità è sempre da preferire a larga ipocrisia. Meglio condividere pochi ridicoli spiccioli, che dare loro il prezzo pagato al Sistema affinché continuasse ad opprimerli per garantire la nostra opulenza.

Signore, aiutaci a non soccombere sotto questo peso. E’ veramente faticoso sopportarlo. Sappiamo che è lo stesso peso che hai portato tu, e ci hai promesso che il tuo invece è leggero, e che il tuo giogo è dolce*. E’ vero. E’ dolce e leggero: non certo perché il mondo ci comprende, ma perché nonostante ci facciano passare per falliti, incompetenti, strani, eccessivi, perdenti – per non dire di peggio – sentiamo nel profondo della nostra anima di essere sempre più aderenti a te, alla Buona Notizia che sei venuto ad annunciare ai nostri fratelli poveri. Mentre le assillanti voci del mondo ci sbraitano in faccia la nostra inettitudine, la sottile voce della nostra coscienza ci conferma di essere sulla strada giusta e ci dice si stare tranquilli, perché il Padre che vede nel segreto ci ricompenserà.  Non sappiamo quando, forse non in questa vita – neanche tu Signore sei stato ricompensato qui – ma ci basta credere che un giorno saremo consolati e pienamente accolti, insieme a tutti gli scartati di questo mondo.

*Vangelo Matteo 11,30

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