la chiesa francese non può più star ferma

giungla di Calais

chiesa francese in campo

“non possiamo, né dobbiamo dimenticare che gli esseri umani non possono essere spostati come pezzi di un gioco strategico”

 

Il vescovo di Arras, Jean-Paul Jaeger, parla dello sgombero della “giungla di Calais, la baraccopoli in cui alloggiano migliaia di migranti provenienti soprattutto da Siria, Afghanistan e Sudan ricordando che bisogna sempre rispettare la dignità umana. In questo tempo di Quaresima, sottolinea monsignor Jaeger, “mancherebbe una dimensione alla nostra preghiera se non vi includessimo i nostri fratelli e sorelle rifugiatisi vicino a noi”.

“Sappiamo, purtroppo – scrive il presule in una nota ripresa da Radiovaticana – che il dramma di Calais non è che il riflesso di una tragedia che colpisce altrettanti uomini e donne in tutto il mondo”. Di qui, la sottolineatura forte della “incapacità dimostrata dalle forze internazionali, europee e nazionali, nel risolvere efficacemente le situazioni che costringono le persone a sradicarsi dal proprio Paese per cercare la sicurezza e la sopravvivenza altrove”. Il vescovo di Arras mette, inoltre, in risalto “la capacità di accoglienza” dei profughi stessi, che lottano per conservare la “loro umanità” anche “in condizioni di vita incredibilmente precarie”. Di qui, l’appello del presule a tutelare, in particolare, i bambini e le donne bisognose, perché “l’avvenire passa certamente attraverso il rispetto dell’umanità”.

Infine, Jaeger rende omaggio ai cittadini di Calais ed alla loro generosità, capace di andare incontro “alle sofferenze del mondo” e di “superare gli ostacoli” per salvaguardare “la dignità” del prossimo.




i vescovi francesi stanno imparando da papa Francesco, quando quelli italiani?

rinnovamento

fino a pochi mesi fa il presidente dimissionario dei vescovi francesi, il card. Vengt-Troi, benediceva i cortei anti-matrimoni- gay, in questi giorni il neo presidente della conferenza episcopale, moms. Pontier, nel discorso di apertura  della sua presidenza delinea un modello di chiesa ‘ospedale da campo’ che sappia davvero “proclamare la speranza non solo nelle cattedrali … ma anche all’interno delle prigioni” e vivere il discernimento spirituale come Cristo “a partire dai più poveri, dai piccoli, dagli afflitti. Guardare il mondo a partire da loro … umanizza” (da notare la grande attenzione ai rom calorosamente sottolineata  nel discorso)

così viene ricostruita la nuova linea ‘secondo papa Francesco’ da Philippe Clanché in Themoignage chrétien del 5 novembre 2013:

 A Lourdes, Mons. Pontier fa soffiare il nuovo vento di Roma

 Vi è stata una grande riservatezza da parte di mons. Pontier, dopo la sua elezione alla presidenza dell’episcopato (francese). Rompendo il silenzio in occasione del discorso di apertura della sessione autunnale della Conferenza l’arcivescovo di Marsiglia si è fatto davvero sentire, facendo dimenticare la pioggia battente che si abbatteva su Lourdes. L’anno scorso in un simile frangente, il cardinal Vingt-Trois benediceva non troppo apertamente i cortei anti matrimonio gay. Questo martedì 5 novembre il suo successore non ha pronunciato la parola “matrimonio”. Si mette deliberatamente nel solco di papa Francesco, riprendendo le sue iniziative – «quale felicità  proclamare questa speranza non solo nelle nostre cattedrali, ma anche nelle cappelle di ospedale, nelle celebrazioni all’interno delle prigioni» – o, citando la metafora ospedaliera della Chiesa «ospedale da campo»: «Dopo una battaglia è inutile domandare a un ferito grave se ha il colesterolo alto o un tasso di zuccheri eccessivo! Dobbiamo curare le ferite. In seguito potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite» (1). Certamente, tra i feriti, Georges Pontier pensava agli omosessuali o ai divorziati-risposati. «Siamo stimolati, per vivere il nostro ministero vicino a tutti, stando, quando è necessario, in testa al gregge, talvolta dietro o in mezzo, spesso in ginocchio per ascoltare». Discernimento spirituale Evocando il discernimento spirituale, «l’atto del nostro ministero più importante e delicato», il capo dei vescovi propone di viverlo come Cristo «a partire dai più poveri, dai piccoli, dagli afflitti. Guardare il mondo a partire da loro, dai loro bisogni, dalle loro grida, umanizza, invita a delle scelte che privilegiano la fraternità, la giustizia e la solidarietà». Siamo lontani dagli argomenti teologici- antropologici che hanno prevalso durante i dibattiti dello scorso anno, facilitando affermazioni dolorose per alcuni. Per il giro di orizzonte sull’attualità, passaggio obbligato in questi frangenti, l’arcivescovo di Marsiglia ha scelto l’ambito sociale. Non ci si sarà sorpresi di trovarvi una grande attenzione ai rom, che ha difeso con foga nella propria diocesi. I politici sono stati fatti oggetto di severa attenzione: «non vediamo delinearsi altra politica se non quella di rifiutare ai Rom un’accoglienza realizzabile, desiderata dalla maggior parte di loro. È più urgente distruggere (una bidonville) che abbandonare senza prospettive, a un nuovo vagabondaggio, coloro che vi avevano costruito un rifugio familiare provvisorio?». E più avanti si arrabbia: «Che dire delle  affermazioni piene di odio nei loro confronti, pronunciate senza alcun ritegno? Che dire delle violenze che subiscono?» E conclude questo capitolo fustigando la rincorsa al peggio nel vocabolario dei politici locali e nazionali». Nel suo discorso non omette di salutare i cristiani che, con altri, fanno la scelta della prossimità ai Rom. crisi economica Mons. Pontier dedica un paragrafo importante alla crisi economica e denuncia il fossato che si sta scavando tra i ricchi e i poveri: «L’accecamento è grave. È un’ingiuria rivolta a coloro che hanno minori mezzi. Quando ritroveremo un minimo di senso di fraternità e solidarietà reali?» Incoraggia coloro che «si impegnano a trovare le vie per una società più giusta: uomini politici, eletti, quadri di impresa, responsabili sindacali, diversi membri della vita associativa, cittadini consapevoli e solidali». «E il matrimonio gay in tutto questo?» avranno pensato alcuni prelati che ne hanno fatto il loro cavallo di battaglia. Mons. Pontier dirà due parole su questo, dopo quelle sui cristiani del vicino e
medio Oriente: «Nella primavera scorsa, molti hanno manifestato a favore della difesa della famiglia e dei diritti dei bambini. Come cristiani, ci sentiamo chiamati ad ascoltare le grida di coloro che vivono ogni sorta di sofferenze nella società e a dare anche una testimonianza lieta di una vita famigliare, aperta all’accoglienza dei figli, di tutti i figli, in cui l’amore sa attraversare le prove e dare loro senso in una fedeltà feconda e sempre rinnovata». Il vento di Roma Il messaggio è chiaro. Non sono le grida di uccisione della famiglia tradizionale, lanciate dalle Associazioni famigliari cattoliche e dagli apostoli della “Manif pour tous”, che il nuovo presidente dell’episcopato francese mette al primo posto. È da sottolineare l’accento posto sull’accoglienza di «tutti i figli», qualunque sia la natura della loro famiglia. Questo per il contenuto. Anche la forma cambia con l’appello ai cattolici a «non andare mai al di là di ciò che potrebbe turbare la vita pubblica o esprimere una volontà di egemonia». E « nei confronti di coloro che potrebbero avere dei dubbi» – ce ne saranno anche tra i confratelli vescovi? – Georges Pontier si fa perentorio: «Credenti in Cristo, siamo cittadini che amano il loro paese. Cerchiamo senza sosta ciò che è il meglio per tutti. La nostra fede cristiana ce lo rende un obbligo». Un’ ultima frecciata per gli zelanti della decadenza nazionale. Questi ultimi potranno consolarsi con la riaffermazione dell’impegno cattolico «senza ombre nel confronti delle persone in fase terminale» e una difesa della legge Leonetti minacciata. È il vento di Roma che Mons. Pontier vuol far soffiare su questo autunno episcopale. La maggioranza che lo ha eletto nell’aprile scorso apprezza sicuramente. Altri, malauguratamente, continueranno a percorrere il loro cammino identitario, preferendo l’enunciato della dottrina alla umiltà benevola di mons. Pontier
(1) intervista di papa Francesco alle riviste dei gesuiti, nell’ottobre 2013