il vangelo della domenica commentato da p. Maggi

AMATE I VOSTRI NEMICI

commento al vangelo della settima domenica del tempo ordinario (19 febbraio 2017) di p. Alberto Maggi:

Mt 5,38-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Gesù propone una nuova relazione con Dio, che non può essere più contenuta nell’antica alleanza. Per questo, nel vangelo di Matteo, al capitolo 5, dopo aver proclamato le beatitudini, Gesù inizia una serie di prese di distanze, dicendo: “«Avete inteso che fu detto:”, e, anziché dire, come avrebbe dovuto, ai padri, agli antichi, per Gesù è qualcosa di vecchio. E questa è la quarta volta che Gesù ripete l’espressione, dice: “Avete inteso che fu detto: occhio per occhio e dente per dente”. Questa legge, che è conosciuta come la legge del taglione, che indubbiamente fa orrore per questa vendetta, in realtà, al tempo, fu un progresso, perché la vendetta era illimitata ed era spietata, come racconta, nel libro del Genesi, l’episodio di Lamec, che si vantava: “ho ucciso un uomo per una mia scalfitura ed un ragazzo per un livido”. La frase che Gesù ha citato, è presa dal libro del Deuteronomio, alla fine del capitolo 19, dove l’autore dice: “il tuo occhio non avrà compassione: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede”. Quindi è una legge dove non esiste la compassione, ma bisogna far pagare al colpevole il danno che ha fatto. Ebbene Gesù prende le distanze da tutto questo: “Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra”. Bisogna tener presente che l’unica volta che Gesù ha ricevuto uno schiaffo, si è guardato bene dal porgere l’altra guancia. Allora che cosa significa questa affermazione di Gesù? Non è un invito ad essere tonti, ma buoni fino in fondo: disinnesca la rabbia, disinnesca l’aggressività dell’altro, con la tua bontà, si tratta di disarmare l’altro, (di) questo si tratta, quindi non passare per stupidi. “E a chi ti vuole portare in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello”, è una persona prepotente, ebbene lasciagli anche quello che non poteva prendere, il mantello serviva anche come coperta nella notte, lui s’impaccerà con la tunica, con il mantello, e tu sarai più libero. Quindi Gesù invita ad avere questa piena libertà, tutta basata nel disinnescare l’aggressività degli altri. “Egualmente se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio”, Gesù si rifà alle leggi delle forze di occupazione, che imponevano degli esercizi forzati, delle prestazioni forzate alle persone, come sarà per il Cireneo, “tu fanne con lui due”, quindi disarma col tuo amore l’aggressività dell’altro, perché se tu, all’aggressività, rispondi con altra aggressività, questa cresce e
non si sa dove si va a finire. Poi Gesù dà un’indicazione molto, molto chiara per la comunità cristiana: “Da’ a chi ti chiede”. Dare non è perdere, ma è guadagnare, perché si sa che, quando si dà, poi il Padre dona con più abbondanza, “e a chi desidera da te un prestito, non voltare le spalle”, quindi Gesù invita ad avere questa attenzione al bisognoso, a chi ti chiede, senza calcolare. “Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico” ”, al precetto di amare il prossimo, si aggiunge quello dell’odio del nemico. La possiamo trovare questa espressione nei Salmi, per esempio c’è il salmo 139 che dice: “quanto odio Signore quelli che si odiano, quanto detesto quelli che si oppongono a te, li odio con odio implacabile”, quindi si univa l’amore al prossimo, ma con l’odio ai nemici. Con Gesù, nella nuova relazione che c’è con il Padre, con i fratelli, tutto questo viene a cessare: “ma io vi dico amate i vostri nemici”, è un amore generoso, un amore che si fa dono quello che chiede Gesù, e l’amore si fa preghiera: “pregate per quelli che vi perseguitano”, che sono questi nemici. Perché questo? “affinché siate figli del Padre vostro”. Figlio, nella cultura dell’epoca, non s’intende soltanto colui che è nato da qualcuno, ma colui che gli assomiglia nel comportamento, quindi assomigliate al Padre “che è nei cieli”. Qui Gesù, oltre a dare indicazione ai suoi su come comportarsi, ci svela chi è Dio, dice: “egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Il profeta Amos in realtà non era d’accordo, il profeta Amos presentava un Dio che rifiutava la pioggia agli ingiusti. No, il Dio di Gesù non è Dio che premia i buoni e castiga i malvagi, ma è un Dio-amore, è un Dio che a tutti, indipendentemente dalla loro condotta, mostra il suo amore. Come ha detto Gesù, fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, non soltanto su chi lo merita, ma su tutti quelli che ne hanno bisogno. Gesù passa dalla teoria della dottrina del merito, a quella del dono: Dio non ama i suoi, non ama le creature per i loro meriti, ma per i loro bisogni. E commenta Gesù: “infatti se amate quelli che vi amano quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?”, i pubblicani erano le persone ritenute trasgressori di tutti i comandamenti, i più lontani da Dio. “E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?”, quindi Gesù cita pagani e pubblicani, le categorie che erano più lontane da Dio. Anche loro sono capaci di salutare chi li saluta e di amare chi li ama, che c’è di straordinario nel fare questo? Allora conclude Gesù: “Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»”. Gesù non chiede di essere perfetti come Dio, il che potrebbe far smarrire la persona, l’immensità di Dio, no. Gesù parla di essere perfetti, perfetti significa completi, pieni come, dice, come il Padre, e qual è la perfezione del padre? È quella che abbiamo visto: quella di un amore che si rivolge a tutti, un amore che non guarda i meriti, chi lo meritano, ma guarda i bisogni, questa è all’interno delle possibilità di ogni credente.