p.Maggi e p. Pagola commentano il vangelo della domanica

p. Maggi

NON PREOCCUPATEVI DEL DOMANI

commento al vangelo dell’ottava domenica del tempo ordinario  (2 marzo 2014)  di p. Alberto Maggi

Mt 6,24-34

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

In questo brano del vangelo di Matteo Gesù conferma quanto annunziato nelle beatitudini. Chi si prende del bene dell’altro e del benessere del proprio fratello, permetterà al Padre di prendersi cura di lui. Per questo il brano comincia dal capitolo 6, versetto 24 di Matteo, con l’avvertimento di Gesù “Non potete servire Dio e la ricchezza”.
Per ‘ricchezza’ adopera l’espressione aramaica Mamona, che indica il patrimonio, il capitale, cioè quello in cui l’uomo mette la propria fiducia. Mammona viene da una radice che è la stessa dalla quale viene poi fuori la parola Amen, cioè quello che è vero, quello che è sicuro. Ebbene l’uomo mette la sicurezza nei beni che ha accumulato.
Gesù invita a mettere la propria sicurezza non in quello che uno ha e trattiene per sé, ma in quello che uno dà e condivide con gli altri. Quindi Gesù invita a fare questa scelta. E, conferma Gesù, che se c’è questa scelta il Padre si prende cura dei suoi figli. Infatti, dice Gesù, “«Non preoccupatevi»”, e questo invito a non preoccuparsi verrà ripetuto per ben tre volte, e, secondo la tecnica letteraria degli evangelisti, significa qualcosa di completo, di definitivo, di sicuro.
Quindi Gesù invita a non preoccuparsi degli elementi essenziali della vita, quali sono il mangiare, il bere o il vestire, e porta degli esempi. Dice: “«Guardate gli uccelli del cielo»”. Perché fa proprio questo esempio degli uccelli del cielo? Perché erano ritenuti animali inutili e nocivi, animali per i quali il Signore non veniva benedetto. Addirittura nel vangelo di Luca si parla di corvi, che erano considerati animali impuri. Quindi gli elementi più inutili e insignificanti della creazione.
Ebbene, dice Gesù “«Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre»”. Questo di Gesù non è l’invito a un fatalismo in cui si attende che la provvidenza faccia tutto. No! Gesù dice “Se Dio nutre gli uccelli del cielo che non seminano, non mietono, né raccolgono, quanto più voi che seminate, mietete e raccogliete. Quindi non è un invito a non far nulla, ma ad impegnarsi attivamente senza preoccupazione.
E poi Gesù fa l’esempio che nessuno può allungare la propria vita oppure il vestito e poi dice: “«Osservate i fiori di campo»”. I fiori più comuni, quelli la cui durata era appena di un giorno. E Gesù assicura che “«neanche Salomone, con tutta la sua gloria»”, cioè la sua vanità, “«era vestito come uno di loro»”. Allora l’insegnamento di Gesù: “«Se Dio veste l’erba del campo, che dura appena un giorno, oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi …»”, e qui c’è il rimprovero di Gesù, “«.. gente di poca fede?»”
Poca fede non significa che si crede poco, ma mancanza di fiducia. Quindi Gesù invita alla piena fiducia. Se voi vi impegnate per il bene degli altri, il Padre si prenderà cura di voi, a tutto vantaggio degli uomini! Allora Gesù per la seconda volta dice: “Non preoccupatevi dunque dicendo: ‘Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?’»” e fa un paragone molto forte.
“«Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani»”, quelli che non credono nel Padre. Quindi se voi vi preoccupate per la vita, di quello che avete, ecc, siete come persone che non conoscono il Padre. E, assicura Gesù: “«Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno»”. L’assicurazione di Gesù è che al Padre non bisogna chiedere perché il Padre precede le richieste degli uomini, lui conosce i bisogni degli uomini, quindi l’azione del Padre precede sempre la richiesta del figlio.
Ed ecco l’invito finale. “«Cercate …»”, cioè adoperatevi, datevi da fare, “«… invece, anzitutto, il regno di Dio»”, cioè questa nuova comunità alternativa alla società, dove al posto dell’avere ci sia il condividere, al posto del comandare ci sia il servire, “«e la sua giustizia»”. Per giustizia si intende la fedeltà. Quindi Gesù invita alla fedeltà a quanto annunziato nelle beatitudini per creare una società alternativa. “«E tutte queste cose»”, quindi il mangiare, il bere e il vestire, “«vi saranno date»”, non nella misura in cui ne necessitate, ma “«in aggiunta»”. Dio non si lascia vincere in generosità e regala vita a chi comunica vita agli altri.
Ed ecco l’ultimo invito a non preoccuparsi, per la terza volta. “«Non preoccupatevi dunque del domani»”. E qui una vecchia traduzione faceva sorgere addirittura la preoccupazione; la vecchia traduzione era “perché il domani avrà le sue inquietudini”, cioè non  preoccupatevi per il domani perché ci sono già tanti guai oggi, chissà quelli di domani. Nulla di tutto questo. La traduzione, che è stata riportata esatta nell’ultima edizione è: “«Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso»”.
E’ la piena fiducia, la piena serenità. Come oggi avete sperimentato l’azione provvidenziale del Padre che si è preso cura di voi, anche domani questo accadrà. E conclude Gesù: “«A ciascun giorno basta la sua pena»”, cioè il problema, l’affanno, la preoccupazione, non devono essere proiettati nel futuro, ma ogni giorno il Signore risponde ai bisogni dei suoi figli.

croce

NO ALL’IDOLATRIA DEL DENARO

commento di p. Pagola

Il denaro, convertito in idolo assoluto, è per Gesù il maggiore nemico di un mondo più degno, giusto e solidale che egli vuole.
Già venti secoli fà il Profeta di Galilea denunciò in maniera rotonda che il culto al Denaro sarà sempre il maggiore ostacolo che troverà l’Umanità per progredire verso una convivenza più umana.   La logica di Gesù è schiacciante: “Non pote…te servire a Dio e al Denaro”. Dio non può regnare nel mondo ed essere Padre di tutti, senza reclamare giustizia per coloro  che  sono esclusi da una vita degna. Per questo motivo, non possono lavorare più per questo mondo umano tanto caro a Dio quelli che, dominati per l’ansia di accumulare ricchezza, promuovono un’economia che esclude i più deboli e li abbandona nella fame e nella miseria.   È sorprendente quello che sta succedendo col Papa Francesco. Mentre i mezzi di comunicazione e le reti sociali che circolano per internet c’informano, con ogni tipo di dettagli, dei gesti più piccoli della sua personalità ammirabile, si nasconde in  modo vergognoso il suo grido più urgente diretto a tutta l’Umanità: “No ad un’economia dell’esclusione e dell’iniquità. Questa economia ammazza.” Tuttavia, Francesco non ha bisogno di lunghe argomentazioni né profonde analisi per esporre il suo pensiero. Sa riassumere la sua indignazione in parole chiare ed espressive che potrebbero aprire il notiziario di qualunque telegiornale, o essere un titolo per la  stampa in qualunque paese. Solo alcuni esempi. Non può essere che non sia notizia che muore di freddo un anziano  sulla strada e che invece lo sia la caduta di due punti della borsa. Questo è esclusione. Non può tollerarsi che si getti cibo quando c’è gente che soffre la fame. Questo è iniquità.”   Viviamo “nella dittatura di un’economia senza volto e senza un obiettivo davvero umano”. Come conseguenza, “mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si allontanano sempre più da quel  benessere di quella minoranza felice.”
“La cultura del benessere ci anestetizza, e perdiamo la calma se il mercato offre qualcosa che ancora non abbiamo comprato, mentre tutte quelle vite mozze per mancanza di possibilità ci sembrano uno spettacolo che in nessun modo ci toccano.”   Come  il papa ha detto: “questo messaggio non è marxismo, ma è  Vangelo puro”. Un messaggio che deve avere eco permanente nelle nostre comunità cristiane. Il contrario potrebbe essere un segno di quello che dice Bergoglio: “Stiamo diventando incapaci di compatirci tra di noi, non piangiamo più oramai davanti al dramma degli altri.”   Diffondi il Vangelo di Gesù.
José Antonio Pagola