la pace necessaria per le teologhe italiane

 

pace necessaria

La pace è necessaria

cristina simonelli

«La debolezza, la paura e la disperazione sono morti. Sono nati forza, potenza e coraggio. Io sono la stessa Malala. Le mie ambizioni sono le stesse. Le mie speranze sono le stesse. I miei sogni sono gli stessi […] Signor Segretario Generale la pace è necessaria..».

Le parole di Malala Yousafzai all’ONU lo scorso luglio, hanno fatto il giro del mondo, insieme alla sua figura avvolta nello scialle rosa appartenuto a Benazir Bhutto: ricorrere a lei per parlare di pace e diritti può sembrare una facile scorciatoia. E’ tuttavia il modo con cui vogliamo impegnarci a guardare fuori dalla finestra, fuori dai nostri cortili e dalle nostre comodità, per collocare i temi che ci sono abituali in più ampio orizzonte. Di fronte al dramma delle guerre – come di fronte agli sbarchi di questa estate, col loro carico di speranza e di sofferenza – recuperiamo priorità e proporzioni.

Con questo senso del limite ma anche con la determinazione e la speranza che possiamo apprendere da quanti sono portatori di una visione, riapriamo ufficialmente i nostri cantieri: che hanno vissuto e tuttora stanno vivendo congressi e convegni – italiani ed europei / ecclesiali e laici – e vedono profilarsi la ripresa dei più ordinari percorsi. Vorremmo riprenderli ora con la disponibilità a pazienti lavori di scavo: archeologico, si potrebbe anche dire, nella misura in cui gli studi “di settore” per quello che riguarda antropologia inclusiva e teologie delle donne vs teologia della donna, come pure per quanto attiene a duplici principi mariano/petrini contano ormai molti decenni di vita, sia pure con scarsi esiti di ascolto (lo faceva sinteticamente notare Gebara poche settimane or sono invitando a una ricerca su.. Google!); ma anche di scavo sistematico, necessario quanto meno per evitare sovrapposizioni di piani – spirituali e istituzionali – che si fanno di fatto più frequenti quando si parla di donne. Ma, appunto, con senso della proporzione e del limite, non lo riteniamo l’unico argomento possibile. E contiamo di portarlo avanti con tranquilla laboriosità, contando anche sull’onesta ricchezza di amiche e amici, compagni di un percorso storico e di un’avventura teologica di questo oggi, problematico ma non privo di speranza.