la gestione dei campi nomadi che produce soldi a palate più della droga

Mafia capitale, tutti gli affari della ‘Campi nomadi Spa’

Appalti senza gara. E affidati alle società di Buzzi. Un giro milionario basato sul sistema Odevaine. Così la Cupola guadagnava con la gestione dei campi.
Video

questa la ricostruzione di :

Una zona del campo nomadi a Castel Romano.

Una zona del campo nomadi a Castel Romano.

Gli immigrati e i rom? Un business enorme per la Cupola romana.
«Quest’anno abbiamo chiuso con 40 milioni di fatturato», dice Salvatore Buzzi, il braccio destro nel sovramondo di Massimo Carminati, in una intercettazione telefonica, «ma tutti i soldi li abbiamo fatti su zingari, emergenza alloggiativa, immigrati. Gli altri settori finiscono a zero».
E in un’altra telefonata ammette: «Tu c’hai idea quanto ce guadagno con gli immigrati? La droga rende meno».
LA GESTIONE DEI CAMPI ROM. E come dargli torto. Solo per la gestione dei campi rom situati nella Capitale (che ospitano 8 mila persone, di cui più della metà sono bambini), il Comune di Roma ha speso negli anni decine di milioni di euro. Sfamando anche le cooperative di Buzzi: la ’29 giugno’ fu assorbita dal consorzio di cooperative sociali ‘Eriches 29’ (che nel 2013 ha fatturato 15.484.803 euro). Appalti affidati in via diretta, senza gara.
NEL 2013 ROMA HA SPESO 24 MLN. A quantificare il giro d’affari di quella che è stata definita la Campi nomadi Spa è stata l’associazione ’21 luglio’, organizzazione non profit impegnata nella promozione dei diritti delle comunità rom e sinte in Italia. Secondo il loro report (leggi il documento), il Campidoglio, solo nel 2013, ha speso 24 milioni di euro per la gestione dei villaggi di solidarietà e dei centri di raccolta nomadi.
Soluzioni che, invece di favorire l’integrazione, portano quasi sempre alla segregazione di queste comunità (leggi l’intervista al professor Argiropoulos), di cui fanno parte – è bene ricordarlo – anche molti cittadini italiani di etnia rom che vorrebbero poter vivere in case vere e non in container. Ma che, non essendo soggetti a sfratto, sono penalizzati nelle graduatorie di assegnazione delle case popolari.
UNA MANGIATOIA PER 35 ENTI PUBBLICI. In questo sistema operano 35 enti pubblici e privati che danno lavoro a oltre 400 persone le quali, scrive l’associazione, «usufruiscono dei finanziamenti comunali per lo più attraverso affidamento diretto e non tramite bandi pubblici».
Ma c’è di più. Dei 24.108.406 euro spesi, l’86,4% è stato utilizzato per la gestione vera e propria dei campi, compresa la vigilanza e la sicurezza: solo il 13,2% è stato destinato alla scolarizzazione mentre soltanto lo 0,4% del totale è stato destinato all’inclusione sociale dei rom.

Le mani della Cupola romana sul campo di Castel Romano

Salvatore Buzzi (a sinistra) con Massimo Carminati.

 Salvatore Buzzi (a sinistra) con Massimo Carminati

Guarda caso, degli otto villaggi della solidarietà dell’area metropolitana il più costoso risulta essere quello di Castel Romano, dove attualmente vivono 989 rom. Il campo, situato sulla Pontina al km 24 in direzione Roma, è stato realizzato in «emergenza» nel 2007.
Doveva essere una soluzione «temporanea», anche perché sorge in un’area protetta grazie alle deroghe della Regione Lazio. Ma, come spesso accade, il concetto di temporaneo in Italia è relativo.
APPALTI SEMPRE PER VIA DIRETTA La gestione di Castel Romano è in gran parte affidata alle società di Buzzi, il ras delle cooperative. Nel dettaglio, nel campo vivono 189 famiglie e nel 2013 è costato 5.354.788 euro. Il costo per ogni famiglia è stato di 27.044 euro. Con una semplice moltplicazione, è facile dedurre che la sistemazione dei nomadi in appartamenti sarebbe costata meno. Ma avrebbe fruttato alla Cupola molti meno euro.
Sempre nel 2013, il campo è costato solo di gestione 3.785.616 euro (il 70,7%della spesa); di sicurezza 914.210 euro (17,1%) e di scolarizzazione solo 654.962 euro (il 12,2%).
Bene, alla cooperativa Eriches 29 di Buzzi è andato il 36,1% della «torta»: 1.935.763 euro. Gli appalti? Anche in questo caso assegnati per via diretta.

Il «sistema Odevaine»: la gestione dell’emergenza per fare soldi

Luca Odevaine.

Luca Odevaine

Ma c’è di più. Come raccontava Emilio Casalini, in una puntata di Un mondo a colori su RaiTre nel 2009, la fondazione e la gestione di Castel Romano sollevavano già più di un dubbio.
A partire dalla presunta emergenzialità della sua nascita per la quale furono sospesi i vincoli dell’area protetta di Decima malafede. Fino all’aggiudicazione degli appalti senza gara. «Agiamo come durante un terremoto», spiegava il vice capo segreteria di Walter Veltroni Luca Odavaine, ora agli arresti.
L’ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE. «La gestione dell’emergenza immigrati è stato ulteriore terreno, istituzionale ed economico, nel quale il gruppo riconducibile a Buzzi si è insinuato con metodo eminentemente corruttivo», si legge nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari firmata dal gip Flavia Costantini, «alterando per un verso i processi decisionali dei decisori pubblici, per altro verso i meccanismi fisiologici dell’allocazione delle risorse economiche gestite dalla Pubblica amministrazione». Tanto che gli inquirenti hanno definito la gestione degli immigrati Sistema Odevaine.
E a chi era andata la gestione di Castel Romano? Alla cooperativa Impegno per la promozione di tale Sandro Coltellacci, finito in galera nel blitz del 2 dicembre, ma già in carcere nel 2009 per questioni non relative alla gestione dei campi rom.
IN DUE ANNI E MEZZO COLTELLACCI HA INCASSATO 5 MLN. La Impegno per la promozione ha organizzato la creazione del campo, ottenendone successivamente la gestione ordinaria. Sempre senza gara d’appalto. In due anni ha incassato qualcosa come 5 milioni e mezzo di euro.
Per i moduli abitativi sono stati sborsati 1.800.000 euro; per la rete fognaria e i pozzi altrettanto.
Il Comune di Roma ha poi pagato 80 mila euro al mese per sicurezza e presidio medico, spiegava Odevaine. Servizi che stando all’inchiesta di RaiTre, sono stati organizzati solo in parte o per nulla.
«Rende più della droga», diceva Buzzi. Ed è vero.
Il sistema Odevaine ha permesso negli anni alle cooperative della Cupola di ingrassarsi.