la fede alienante e morta senza le opere

in prima fila

“se un fratello è senza vestiti e sprovvisto del cibo quotidiano e uno di voi gli dice: «Va in pace, riscaldati e saziati»,ma non date lui il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta”

Gc 2

 

Quelli bravi, molto religiosi che osservano tutti i precetti degli uomini meno quelli di Cristo sulla carità.

Quelli che conoscono a memoria tutti i dogmi, i dibattiti teologici, le eresie ma non sanno dove si rifugiano i poveri dopo le loro consuete attività illegali: tipo mendicare o semplicemente esistere.

Quelli che fanno teoria che magari si battono pure per lo ius soli ma non sanno come si vive nei Cie o che mercanteggiano sul salario della c.d. badante.

Quelli che considerano normale “pagare” una messa per una intenzione personale e poi si infastidiscono per un disperato dentro un sacco a pelo.

Quelli che preferiscono inginocchiarsi, secondo necessità, davanti al capoufficio o al Vescovo, piuttosto che davanti a Dio e al suo Vangelo.

Quelli che si lamentano per l’apertura in parrocchia delle docce per i poveri preferendo sale da affittare per conferenze o balli di gruppo.

Quelli che, proiettando se stessi, aspettano Dio venire dall’alto su un carro alato, o più modernamente su un elicottero, mentre dimenticano che attualmente si trova rinchiuso in un qualsiasi carcere, o agonizzante in un qualsiasi ospedale.

Quelli che pensano di meritarsi la salvezza come una promozione aziendale mentre Dio non premia ma dona (a chi non merita).

Quelli che parlano dei poveri ma non con i poveri, che frequentano molti convegni ma non i tuguri.

Quelli che conoscono tutto sul fenomeno povertà eccetto il suo odore.

Quelli che si occupano dei poveri dall’altra parte di un vetro.

Quelli che stanno compulsivamente nelle prime file di tutto, che sgomitano, che calpestano pur di emergere mentre Dio li aspetta nelle retrovie, tra gli sconfitti, nei lati bui dell’esistenza.