il vangelo della domenica commentato da p. Maggi e da p. Agostino

COMANDAMI DI VENIRE VERSO DI TE SULLE ACQUE

cp. Maggiommento al vangelo della diciannovesima domenica del tempo ordinario (10 agosto) di p. Alberto Maggi

Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Il messaggio di Gesù è un messaggio universale. Lui non è venuto a restaurare il regno di Israele, ma a inaugurare il regno di Dio. Il regno di Dio significa che il suo amore è universale, non soltanto per estensione, ma per la qualità, è per tutti. E quindi Gesù vuole comunicare questo amore anche ai pagani, ma trova la resistenza dei discepoli. E’ quanto ci scrive Matteo nel capitolo 14, versetti 22-33. “Subito dopo”, sarebbe subito dopo la prima condivisione dei pani, “costrinse …”, Gesù deve costringere i discepoli a fare qualcosa che quindi loro non vogliono fare, “… a salire sulla barca”, la barca è immagine della comunità cristiana, “e a  precederlo sull’altra riva”. Ecco perché deve costringerli. L’altra riva, la riva orientale del lago di Tiberiade, è terra pagana e i discepoli non ne vogliono sapere di andare verso i pagani, e soprattutto non vogliono che l’episodio della condivisione dei pani, in cui Gesù aveva anticipato il suo farsi pane, alimento di vita per il suo popolo, fosse esteso anche ai pagani. “Congedata la folla salì sul monte”, il monte non né indicato e rappresenta il monte delle beatitudini, dove Gesù ha annunziato il suo messaggio, “in disparte”. In disparte è un termine tecnico adoperato dall’evangelista che indica sempre resistenza, ostilità da parte dei discepoli. “A pregare”. Gesù, nel vangelo di Matteo, prega unicamente due volte: qui e al Getsemani e sempre in momenti di crisi per il proprio gruppo. “Venuta la sera”, l’indicazione era già stata data e quindi è superflua, ma l’evangelista vuole richiamare l’effetto della cena del Signore, “egli se ne stava lassù da solo”. Come Gesù sarà solo nel Getsemani, sarà solo anche qui, i discepoli lo accompagnano ma non lo seguono. “La barca intanto distava gi molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario”. Cos’è questo vento? Il termine “vento” nel brano apparirà per ben tre volte, quindi significa la totalità. Il vento era contrario, quindi rappresenta la resistenza dei discepoli che non ne vogliono sapere di andare verso i pagani. Loro pensano alla supremazia di Israele, al dominio di Israele sopra i popoli pagani, e non pensano di andare a servire i popoli pagani. Ecco il vento contrario. “Sul finire della notte” … Dio è colui che soccorre allo spuntare dell’alba … “egli andò verso di loro camminando sul mare”. L’indicazione è preziosa perché nel libro di Giobbe si dice che Dio è l’unico, il solo che cammina sul mare. Il mare indicava il caos, quello che era impossibile all’uomo sottomettere, l’unico che poteva camminare sul mare era Dio. Quindi l’evangelista vuol dire che Gesù mostra la sua condizione divina. “Ma, vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «E’ un fantasma!» e gridarono dalla paura”. Perché questo? Perché per i discepoli, che non hanno ancora capito chi è Gesù, è impossibile per un uomo avere la condizione divina. Loro pensano che Gesù sia un inviato da Dio, un profeta, ma che Gesù sia Dio, ancora non l’hanno compreso. Quindi pensano che sia uno spirito perché è impossibile per l’uomo avere la condizione divina. Dio era talmente distante dagli uomini che immaginare che si potesse manifestare in una creatura umana per loro era inconcepibile. “Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, Io Sono»”, io sono è il nome di Dio, è il nome con il quale Dio ha risposto a Mosè nel famoso episodio del roveto ardente e nel libro del Deuteronomio il Signore dice “Vedrete che Io Sono e nessun altro Dio è accanto a me”. Quindi Gesù conferma la sua condizione divina, “Io sono”. «Coraggio, Io Sono, non abbiate paura»”. “Pietro”, cioè Simone presentato con il suo soprannome negativo che significa che sta facendo qualcosa di contrario a Gesù, “gli rispose: «Signore, se sei tu…»”, esattamente come il diavolo nel deserto “Se tu sei il figlio di Dio”. Pietro inizia la sua attività di tentatore di Gesù, di satana, sarà l’unico discepolo che meriterà da Gesù l’epiteto “satana”, “Satana, torna a metterti dietro di me!” E Pietro lo sfida, lo tenta, “Se sei tu”, esattamente come il diavolo nel deserto, «Comandami di venire a te sulle acque»”. Vuole avere la condizione divina, ma pensa che questo avvenga con un’imposizione dall’alto. Gesù lo invita, Pietro comincia a camminare sulle acque, “Ma, vedendo che il vento era forte  …”, il vento forte è quello che Gesù nella parabola della casa costruita sulla roccia indica come avversità normali che piombano sulla vita del credente, ma se la casa è fondata sulla roccia, questa rimane salda. Se invece è costruita sulla sabbia crolla. Ebbene, Pietro ha costruito la sua casa sulla sabbia. Vedendo quindi le difficoltà, “si impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!»Gesù aveva chiamato Simone ad essere pescatore di uomini ed è l’unico che deve essere pescato. Infatti “Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede perché hai dubitato?»Pietro è l’unico che merita per due volte questo rimprovero “uomo di poca fede”. Quindi colui che era stato chiamato ad essere pescatore di uomini ha dovuto essere pescato da Gesù. “Appena saliti sulla barca, il vento cessò”, quando nella comunità c’è la presenza di Gesù ed è lui a guidare, a dirigere la comunità, le ostilità cessano. “Quelli che erano sulla barca, quindi non Pietro, si prostrarono”, riconoscendo in lui la condizione divina, dicendo: «Davvero tu sei figlio di Dio!»Manca l’articolo determinativo. Non è il figlio di Dio, quello atteso dalla tradizione, il messia violento, giustiziere, ma è figlio di Dio, una modalità di Dio di manifestarsi completamente nuova che sarà finalmente conosciuta dai discepoli qui e anche dai soldati al momento della risurrezione di Gesù.

il commento di p. Agostino Rota Martir:

p. agostino

Coraggio, IO SONO, non abbiate paura!

 

Subito dopo il segno (miracolo) della condivisione dei pani, ecco che Gesù costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e attenderlo all’altra riva (terra pagana!).

Perché Gesù li deve costringere? Perché non esortarli, incoraggiarli..immagino la paura o la resistenza dei dodici ad entrare in terra pagana, d’altronde la Legge parlava chiaro al riguardo: nessun contatto con stranieri e pagani, pena l’impurità e tutto ciò che ne conseguiva.

Costringere qualcuno a fare qualcosa, non è cosa di tutti i giorni, lo puoi fare con dei bambini capricciosi, ma con adulti ci vogliono serie motivazioni.

Insomma, mi urta con l’immagine di un Gesù tollerante, paziente, benevolo soprattutto con i peccatori, i poveri. Mi entusiasma il Gesù che appena qualche ora prima aveva sentito compassione di fronte alla folla che lo seguiva..ora all’improvviso c’è questo cambio di passo: lo stesso Gesù che pocanzi nutriva compassione, ora senza tanti giri di parole “costringe” i discepoli a salire in barca ed affrontare il mare.

  • Costringe perché voleva stare solo a pregare?
  • Costringe perché temeva qualcosa, qualcuno? Giovanni il Battista era appena stato ucciso da Erode.
  • Costringe perché vuole che i suoi discepoli entrino in contatto quanto prima, anche con il mondo pagano..perché il Regno di Dio riguarda anche loro?Il pensiero però mi si ferma sulle migliaia di persone (milioni) costrette anche loro dagli eventi ad andare via, ai profughi di oggi, costretti a lasciare le loro case, i villaggi della loro vita, per mancanza di lavoro, costretti a fuggire per una guerra in corso, perché perseguitati per la loro appartenenza religiosa, penso soprattutto ai cristiani di Mosul e di tanti villaggi Iracheni, a scappare di notte..costretti ad andare verso “un’altra riva del mare”, a dover attraversare confini, mari insidiosi come la tempesta del Vangelo di oggi. “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” E’ un Dio dentro i sogni dei migranti, che si affidano proprio a Lui (non agli scafisti) al momento di imbarcarsi su poveri barconi per attraversare le acque del Mediterraneo. Coraggio, “Io sono” dentro di voi, dentro i vostri timori, dentro i vostri cuori, “Io sono” dentro i vostri piedi pronti a camminare sull’altra riva, “Io sono” il vostro desiderio di Vita. 9 Agosto 2014  
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  • Coltano – campo Rom –
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  • E’ un Dio che è dentro anche le nostre tempeste: si fa profugo con chi fugge, si fa disoccupato con chi ha perso il lavoro, si fa malato con chi è colpito da malattia, si fa mano tesa con chi si sente fallito, disperato e sente ormai la sua vita affondare sempre più.
  • Le tempeste fanno parte della vita, sono diverse e in genere imprevedibili, a volte spazzano come fuscelli le nostre certezze, convinzioni, ci obbligano a rivedere e cambiare le nostre direzioni..Sì è vero sono dure, difficili, anche pericolose ma necessarie.
  • Rimango con il mio interrogativo, anche perché il Vangelo di questa domenica tace e va subito oltre.