il commento al vangelo della domenica

“Fede come fiducia nel Bene”

 

Lc 17,5-10

il commento di Bernard al vangelo della ventisettesima domenica del tempo ordinario

Gli amici chiedono a Gesù più fede.
Gesù risponde che basta un granello,
piccolo come un seme di senape,
perché il gelso si sradichi,
perché le montagne si muovano,
perché le ingiustizie non siano più eterne.

Eppure, in questi giorni,
mentre la violenza occupa la scena mondiale,
mentre i diritti fondamentali sono calpestati,
mentre i potenti manipolano popoli e istituzioni
per i loro interessi,
una domanda mi torna alla mente:
«Fino a quando, Signore?»

Troppi gelsi restano fermi,
troppi idoli restano piantati nel cuore,
troppe guerre diventano normali e permanenti,
troppi popoli oppressi sembrano senza speranza.
Il denaro è diventato il signore del mondo,
tanti cristiani
e altri singoli e chiese
non hanno avuto il coraggio
di dissociarsi dal sistema
di dominio di cui siamo complici.
E allora la fede non è più forza di liberazione
ma una presunzione sterile,
abitudine religiosa
che rischia di non cambiare nulla.

Penso alle lotte delle donne per i loro diritti,
alle battaglie dei gay, delle lesbiche,
dei separati, dei divorziati, dei preti sposati,
che non si rassegnano a una chiesa-caserma
ad una società sterile e addormentata.

Penso a tutti coloro che vivono una fede libera
dall’autoritarismo e dal moralismo.
Penso a chi non smette di lottare,
a chi manifesta,
a chi con una barchetta sfida imperi militari,
perché tacciano le armi,
a quei genitori ed educatori
che testimoniano sobrietà,
condivisione, giustizia.
Penso a preti o suore,
teologi e teologhe
che rischiano la tranquillità di una cattedra
pur di non tacere.

La fede, mi ricorda Gesù,
non è quantità ma qualità.
Non serve averne “tanta”:
serve averla vera.
Non è una credenza astratta o dogma sterile,
non è rito senza cuore.
“La fede è fiducia nel Bene” (Corrado Pensa),
un senso sottile,
un’intuizione dell’anima,
è la consapevolezza della propria responsabilità,
che rivela l’oltre nell’immanente,
che fa scoprire il segreto della vita
in ogni frammento di quotidiano.

Si può praticare ogni rito,
ogni protocollo
e non avere fede.
Si può proclamare ogni dogma
e restare increduli.
Si può perfino costruire religioni
ma senza toccare il cuore della fede:
fidarsi di Dio e affidarsi a Lui,
fidandosi della vita,
credendo che il Bene è più forte del male.

Avere fede è dire:
«Io sento in me nobiltà e generosità,
sento in me il desiderio di superarmi,
sento in me l’eco dell’eternità».
È comunione con il Padre/Madre,
forza che rende possibile
ciò che appare impossibile.

La fede è protesta contro il non senso,
è fiducia che la vita e la giustizia
avranno l’ultima parola.
È ciò che impedisce ai poveri
di arrendersi alla morte,
ciò che dà forza agli oppressi
per non smettere di lottare.
La fede oggi abita in loro,
nei piccoli e negli esclusi,
che gridano contro le situazioni disumane
e ricostruiscono la vita.

Non è fuga da questo mondo
ma fiducia nel mondo
come spazio di alleanza,
apertura all’“adesso di Dio”.
È dono che diventa compito:
spostare gelsi e montagne,
poteri antichi e oppressioni consolidate,
prevaricazioni che abbiamo accettato
come inevitabili.

La fede non è credere in un cielo lontano
ma scoprire che il Regno comincia qui,
che la giustizia è possibile ora,
che il potere del denaro e dell’egoismo
può essere sconfitto.
Ma occorre credere davvero,
non nei dogmi,
ma nella possibilità di un mondo nuovo.

Cara Amica/o,
ti auguro questa fede:
non grande ma vera.
Un granello soltanto,
capace di smuovere la storia,
di spezzare catene,
di restituire speranza.

Ti auguro una fede che sia forza segreta di energia,
sorgente di resistenza e di coraggio,
apertura al presente di Dio.
Ti auguro di servire la vita
con fedeltà e gratuità,
come servi che non cercano ricompensa,
ma che vivono la gioia di aver partecipato
al sogno del Padre.

Con affetto e fiducia nel bene che c’è in te.

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