è un vescovo o un faraone?

lettera aperta all’arcivescovo Luigi Negri

di STEFANO SCANSANI

faraone

Arcivescovo. Risale dal greco episkopo, composto da epi e da skopeo, vedere sopra. Arci viene invece dal latino. È un superlativo: di più. Più che vescovo.

Caro Monsignore,

io non scrivo al Papa, come lei ha annunciato di voler fare per rinnovargli totale obbedienza. Non scriverò al Papa come hanno fatto i ferraresi di Pluralismo e Dissenso per farle cambiare aria e città. Scrivo  a lei attraverso questa rubrica che, neanche farlo apposta, si chiama La Domenica.

Ecco, in questi due anni e nove mesi di suo episcopato a Ferrara, non c’è stata festa comandata nella quale l’attesa di una sua parola rombante, di un suo attacco fulminante, di una sua posizione spiazzante non abbia alimentato l’attesa: chissà che cosa dirà? Con chi se la prenderà, oggi, monsignor Luigi Negri? Mi creda, non si tratta di un’ansia giornalistica, ma di un’abitudine al suo ritmo, al suo profilo, alla sua maniera di affrontare le cose, anzi, i tre-quattro argomenti che sono il centro gravitazionale della sua missione pastorale. Che non sto qui ad elencare, ma che la stagliano dentro la gerarchia ecclesiastica come un gagliardo conservatore, un inesauribile ratzingeriano, un inossidabile oppositore al vento che è cambiato.Un arcivescovo controvento. Questa sua coerente collocazione è incisa nei sui scritti, nelle sue omelie, nei suoi libri. Ed era robusta ben prima della vicenda delle frasi che secondo il Fatto Quotidiano lei avrebbe pronunciato sul Frecciarossa Roma-Bologna il 28 ottobre scorso: sulla fine che dovrebbe fare questo Papa come quell’altro; sul miracolo che potrebbe compiere la Madonna; sulla scelta inaspettata dei nuovi vescovi di Bologna e Palermo; sulla sua promessa al cardinale Caffarra di far vedere i sorci verdi al successore, il prete di strada Zuppi…

La metto così: io non credo lei abbia pronunciato queste frasi. Ma è inevitabile che lei attragga il sospetto, la calunnia, la tentazione che monsignor Negri e quei pensieri siano sovrapponibili. Perché lei è lei: ha modellato un tale personaggio di sostanza e di ingombro da essere divenuto, oggi, il più straordinario critico della novella linea papale, addirittura libero, perché non sta nel recinto vaticano. Quindi consapevolmente inseguibile.

MANCATA PORPORA.

C’è chi bisbiglia che sue aspirazioni si sarebbero incrinate con il conclave del 2013 e l’elezione di Francesco. Pensi, deambula la mormorazione che il cardinale di Milano, Scola, avrebbe potuto divenire Papa e lei, di conseguenza, arcivescovo della sua città d’origine. Immagino la sua risposta. Qui, adesso. Mi sta mandano a quel paese. Lei è schietto, non ama la mediazione, ha passione per l’antibarricata alla milanese, dalle parole ai fatti.

Un godiolo per i giornalisti. Un disorientamento per i fedeli, che lei stesso ammette dichiarando a caldo, nella sua prima comunicazione del 25 ottobre: “Se a causa di quanto accaduto, si fosse determinato uno scandalo, soprattutto nei più deboli, ne chiederemo perdono a tutti”.

SCANDALO

La parola scandalo mi affascina. La utilizzo anch’io per dire che i suoi anni ferraresi hanno certamente prodotto spaesamento, sospensione, increspature. Come la sua intenzione di chiedere udienza al Santo Padre per rimettersi al suo consiglio, perché lei “possa camminare spedito verso il compimento della fede”. Al di là della sua intenzione enigmatica, è fuori da qualsiasi prassi che un vescovo immagini un’udienza dal Papa attraverso una comunicazione giornalistica. La prassi (e lei è un uomo di prassi) pretende che l ’“incontro” con il Sommo Pontefice si chieda e si ottenga attraverso linee riservate, tutte interiori la Chiesa. Perché sventolare questa richiesta sul comunicato?

Provo a esibire due risposte: l’eventualità di un consenso immediato da parte di Francesco considerati i suoi gesti fuori dal protocollo; la prova del nove per monsignor Negri, perché se il Papa davvero la convocherà lei sarà in grado di annunciare che tutto è stato chiarito e risolto. Si tratta di finissima strategia, anche se mi sfugge il senso che connette i suoi due comunicati.

DUE COMUNICATI

Il primo è appunto del 25 novembre, all’indomani dell’uscita del Fatto Quotidiano, che ha un’intonazione suasiva puntata direttamente sulla Santa Sede.

Il secondo è del giorno immediatamente successivo e s’abbatte sui detrattori, sferza i giornalisti e chiama in causa il loro ordine professionale minacciando querele e invitando “la comunità ecclesiale e civile di non rendersi complice di tali operazioni”.

BRACCIO SECOLARE

Mi pare la rievocazione dell’antica pratica di Santa Romana Chiesa: la totale obbedienza di Negri al Santo Padre (lo spirito) e il braccio secolare di Negri (il mondo). Va chiarito che – me lo permetta, monsignore – questa linea pressoché diretta fra l’arcivescovo e il Papa è un poco anomala.

Di mezzo, in verticale e orizzontale, vi stanno altri organismi come e la Conferenza Episcopale Italiana di cui è presidente il cardinale Bagnasco, un sopravvissuto della vecchia guardia di Benedetto XVI, e segretario monsignor Galantino progressista di punta di nomina bergogliana.

C’è di mezzo la Congregazione per i vescovi (il ministero dedicato) e anche la novità di Zuppi a Bologna, che è metropolita della regione ecclesiastica emiliano-romagnola. E che credete, che in questa folla di soggetti, spettatori e interpreti non circolino pareri, schede, lettere, pressioni, voci sul caso Ferrara? Come quella incontrollata che è girovagata nell’estate scorsa su un trasferimento di Negri non so dove?

IL TEMPO

L’udienza col Papa e il chiarimento sono dunque una semplificazione di un questione che è da tempo sul tavolo. E per tempo va considerato che Negri ha compiuto 74 anni proprio giovedì scorso, e fra un anno dovrà rinunciare alla diocesi nell’osservanza del diritto ecclesiastico, canone 401, e che poi spetterà al Papa decidere se accogliere immediatamente le dimissioni o abbonare un altro anno a sua eccellenza (consuetudine che Francesco sta estinguendo: lui ha i suoi vescovi da ricollocare nel complesso scacchiere episcopale italiano). Caro monsignore, lei è una persona aguzza e intrepida. Anch’io apprezzo la sua compagnia sanguigna e di forte struttura, immediata e salace. Non è vero che la maggioranza dei ferraresi poco la ama, perché predilige vescovi pastori tranquilli, consolanti, pacificatori, dal pulpito dolce. Al contrario, parecchi fedeli le sono fedeli. Davvero.

DEPISTAGGIO STORICO

Mi ha fatto tenerezza, ad esempio, l’ipotesi di Francesco Fersini – anche lui di Comunione e liberazione e già candidato sindaco a Ferrara del Nuovo Centrodestra – che nel commentare la presinta captazione sul Fracciarossa, e difenderla, attraverso Facebook ha provato a sgranare ipotesi sulla frase che le è stata attribuita: “Speriamo che con Bergoglio la Madonna faccia il miracolo come con quell’altro Papa…”.

Il riferimento alla morte di Papa Luciani è purtroppo automatico.

Al riguardo monsignor Negri nel suo comunicato del 26 novembre aveva spiegato: “Questa è un’altrettanto assoluta, arbitraria interpretazione, completamente opposta al mio pensiero, che faceva riferimento a ben altre vicende della Chiesa, che esporrò nei luoghi e tempi opportuni”. L’arcivescovo, par di capire, che non smentisce. Chissà se la sua giustificazione allora coincide con quella esibita da Fersini.

L’ipotesi di quest’ultimo è carambolesca. Scrive: “Io, per esempio, ho pensato di più a Pio IX e, a differenza del Fatto Quotidiano, spiego il perché dal testo e dal contesto ho fatto questa deduzione… Chi conosce, anche approssimativamente, le opere di monsignor Negri sa benissimo che è uno studioso appassionato di quegli anni, che su Pio IX ha scritto un libro e che é un esegeta de ’Il Sillabo’ che, se non ricordo male, colloca come documento iniziale della dottrina sociale della Chiesa (prima della Rerum Novarum come comunemente si ritiene). Probabilmente al Fatto Quotidiano non hanno fatto quest’ipotesi perché non sanno nemmeno chi è Pio IX”.

LUCIANI E PIO IX

Lo sforzo di Fersini è encomiabile. Se non è Luciani è Pio IX? Andiamo più in là? Allora l’allusione all’intervento della Madonna perché non riguarda l’attentato a Giovanni Paolo II nel 1981, a Urbano VIII nel Seicento, a Gregorio VII nel Mille. Questo si chiama depistaggio storico.

SUA E VOSTRA SANTITÀ

Infine, anche la lettera-petizione proposta da Pluralismo e Dissenso per far traslocare Negri da Ferrara è fragile, e irricevibile da Francesco. È impensabile che un Papa scardini un vescovo a seguito di una raccolta di firme che lo accusa di creare disagio.

I primi firmatari sapranno tutto sulla presa di Porta Pia e del loro essere anticlericali, ma devono essere più protocollari. Attaccano la lettera con un “Sua Santità Papa Francesco”. Sua di chi? Consiglio un “Vostra Santità”. E poi Zamorani è un radicale mangiapreti. Che fa, si genuflette?

UNA GELIDA CL

A inserirsi nel quadro anche la nota di Comunione e Liberazione, inviata al direttore del Fatto Quotidiano, Travaglio. Gelido il distinguo: “Qualora l’arcivescovo di Ferrara avesse pronunziato tali affermazioni, esse sarebbero unicamente espressione della sua personale opinione e non certo di Comunione e Liberazione, nella quale monsignor Negri non riveste alcun ruolo di responsabilità dal 2005”.

BOMBE INNESCATE

Ha intuito, vostra eccellenza monsignor Negri? Ormai ogni suo passo e parola sono bombe innescate. Teologiche, dottrinali, politiche. Lei consapevolmente le dissemina perché nel suo animo è un minatore di Dio, e immediatamente chi fa informazione ci mette le mani e le fa brillare. È una forma di collaborazione indiretta.

La sua attività pastorale, inesorabilmente, è segnata dal suo essere inflessibile e fedele alle sue battaglie, e dalla sua concezione di Chiesa che confligge con le dinamiche nuove. Non so come lei stia vivendo questa perturbazione. La sente? E che cosa ne pensa del prepensionamento?

Stefano Scansani