celebrazioni per don Baroni

Autorità civili e religiose celebrano Don Baroni, il prete di rom e circensi. E gli intitolano un parcheggio a Segromigno

Da sinistra: Gianfranco Perego della Fondazione Emigrantes, il sindaco di Lucca Tambellini, Michelangelo Giannotti dell'Arcidiocesi di Lucca e l'assessore comunale Vietina

una giornata tutta dedicata a don Baroni nel 29° anno dalla sua morte e in un contesto di grande polemica scatenata dalla destra supportata da ‘la Nazione’ per un progetto di risistemazione di un’area di sosta nei pressi del cimitero urbano (polemica cui risponde in modo vibrato il sindaco Tambellini)
così il giornalista Stefano Giuntini ricostruisce la giornata su ‘lo Schermo’:

 

Sono passati 29 anni dalla morte di Don Franco Baroni e gli immigrati in Italia sono passati da 250mila a circa 5 milioni, provenienti da 200 diverse nazioni e che saranno celebrati domenica prossima nel corso della centesima edizione della “Giornata mondiale del migrante e del rifugiato”. Fra questi i rom e sinti – ovvero una comunità particolarmente cara a Don Baroni – sono circa 170mila (di cui 100mila bambini), ossia il numero più basso d’Europa.

In un recente sondaggio in cui si chiedeva “Chi non vorreste mai come vicini di casa?” il 90 per cento degli italiani ha risposto proprio questi ultimi, già oggetto di persecuzione sotto il nazismo (500mila morti) e priorità per quanto riguarda le leggi razziali fasciste (i primi a essere colpiti furono 2500 bambini rom).

Ed è proprio l’impegno di Don Baroni nei confronti di queste persone – come pure dei circensi e, più in generale, degli emarginati – che sono state dedicate le celebrazioni di oggi (16 gennaio), nel giorno dell’ottantesimo anniversario della sua nascita organizzato dall’associazione che porta il nome del prete e articolato in sue momenti: l’intitolazione a Don Baroni del parcheggio di Segromigno nei pressi della sua casa Natale e un pranzo conviviale sotto il tendone della Croce Rossa di via delle Tagliate.

Insomma, un’intera mattinata di celebrazioni, a cui hanno partecipato, assieme alla sorella Piera Baroni, autorità – politiche, religiose e legate al mondo del volontariato – come il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini (Leggi l’intervento cliccando qua), quello di Capannori Giorgio del Ghingaro, il presidente della Provincia Stefano Baccelli, l’assessore del Comune di Lucca Ilaria Vietina, il vicario generale dell’Arcidiocesi di Lucca Michelangelo Giannotti, il presidente e il vicepresidente del Centro nazionale del volontariato – rispettivamente Eduardo Patriarca e Andrea Bicocchi -, oltre a monsignor Gianfranco Perego della Fondazione Migrantes della Cei.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla prima parte della giornata, svoltasi presso la scuola elementare Don Franco Baroni (appunto) e che ha visto il sindaco di Capannori fare gli onori di casa.

“Abbiamo scelto di intitolare proprio un parcheggio a Don Franco perché rappresenta un luogo di passaggio – ha detto il primo cittadino –, quindi significativo di colui che per tutta la vita si è occupato dei nomadi, ossia di portare l’attenzione verso persone che di solito non la ricevono. Il fatto che questo parcheggio si trovi di fronte a una scuola rientra nell’opera di sensibilizzazione dei bambini nei confronti delle categorie più deboli della società, tanto care a Don Baroni. Un riconoscimento dovuto dal Comune di Capannori”.

E mentre Michelangelo Giannoni ha ricordato l’importanza della figura di Don Baroni nella “nell’allargamento dell’azione della Chiesa territoriale al mondo tramite l’attenzione al mondo dei nomadi, dei circensi e delle missioni”, Stefano Baccelli ha espresso la sua gratitudine nei confronti del prete celebrato, nonché di tutti gli altri prelati che “nella storia hanno testimoniato il messaggio cristiano più semplice e concreto: essere vicini agli ultimi”.

Il presidente della Provincia, parlando di Don Baroni, ha ricordato anche Don Aldo Mei e le figure religiose che dalla guerra in poi hanno servito la comunità: “E’ proprio nel loro nome che alcuni anni fa abbiamo consegnato la Pantera d’oro, ossia il più alto riconoscimento della Provincia, al Vescovo di Lucca”.

Concetti come “progettare per la comunità costruire sostegno”, “vicinanza e urgenza” e “sensibilizzazione dello Stato nei confronti di chi ha bisogno” sono invece stati la chiave dell’intervendo di Patriarca, che ha asserito come “sia impossibile parlare di ripresa della nazione, se tale crescita non riguarda tutta la popolazione”. Secondo il presidente del Cnv “finchè ci saranno 18 milioni di cittadini che arrivano a stento infondo al mese ciò non accadrà mai, per questo gli interventi sociali sono tutt’altro che marginali per rialzare economicamente l’Italia”.

Andrea Bicocchi ha invece ripercorso la storia di Baroni ricordando in particolare la vicenda legata ai popoli migranti, ossia “uno dei punti dove la sensibilità di Don Franco e Maria Eletta Martini, fondatrice del Cnv, si incontrò, con il fondamentale apporto di Maria Eletta alla convenzione fra diversi soggetti, in primis il Ministero della Pubblica Istruzione e l’Ente Circhi, per realizzare le scuole nei circhi. Sembra un dettaglio della storia, ma è invece un esempio di come le battaglie per la civiltà e li sviluppo umano integrale passino da ogni luogo, soprattutto da quelli che sono ritenuti ‘periferici’ o marginali”.

Un concetto, questo, allargato dall’assessore Vietina nel suo intervento, in cui ha descritto ai presenti le differenze fra una società chiusa e una aperta attraverso la messa da parte di termini come “stranieri” e “ospiti” a favore di quello di “concittadini”, ponendo così l’accento sull'”inclusività” per arrivare a parlare della sua idea di Lucca: “La nostra città – ha dichiarato – non deve avere periferie o persone che vivono in periferia, ma tutti i cittadini devono essere ugualmente al centro della vita sociale”.

Stefano Giuntini

 

“Questione nomadi”, Tambellini tuona alle celebrazioni di Don Baroni: “Fieri del coraggio affrontarla in un contesto ostile”

Un momento del discorso del sindaco di Lucca

 

“Siamo fieri di aver il coraggio di affrontare il tema dell’integrazione in un contesto ostile”. Queste sono le parole, pronunciate con determinazione e fermezza dal primo cittadino Alessandro Tambellini oggi, in occasione della commemorazione di Don Franco Baroni (presso il tendone della Croce Rossa di via delle Tagliate), dove ha presenziato assieme ad altri esponenti politici e del mondo del volontariato lucchese.

Parole che si riferiscono, neanche a dirlo, alla “questione rom”, una polemica legata ai finanziamenti al campo nomadi che da settimane infuria su tutte le testate giornalistiche e che ha attirato sulla maggioranza un vero e proprio tsunami di critiche, che però – a quanto pare – hanno tutt’altro che demotivato il sindaco dalla sua linea politica.

Anzi.

“Ricordo volentieri Don Franco Baroni in un momento come questo – ha ribadito al microfono il primo cittadino – in un momento in cui siamo costantemente sulle pagine dei giornali solo per aver presentato un progetto sui nomadi, ma crediamo che non si debba indulgere a certe istanze che fanno capo alla peggiore interiorità umana sono il segno di una concezione diversa alla nostra del concetto di convivenza civile”.

Secondo il sindaco, infatti, è necessario partire dalla figura di Don Baroni – “che è stato cappellano di nomadi e circensi, vivendo il Concilio e la nuova aura che esso ha portato alla Chiesa cattolica” – per tradurre il suo impegno al servizio di “coloro che sono ritenuti ai margini della società civile, sulla base del puro insegnamento cristiano: la necessità di stare vicini a tutti, soprattutto a chi ha di meno”.

Alessandro Tambellini, a riguardo, ha ricordato al pubblico “l’importanza del concetto di fratellanza, non solo a Lucca, ma in tutta Italia, in un momento storico come questo in cui qualcuno si permette addirittura di paragonare un ministro della Repubblica a una scimmia solo sulla base del colore della pelle”.

Per il primo cittadino la risposta a questo degrado “non può essere basata su idee che si riferiscono all’esclusione e al razzismo”.

Insomma, l’intervento del sindaco è stato prettamente basato sull’evidente conflitto d’interesse fra i dettami religiosi – “nonostante ci vantiamo di essere la città delle cento chiese” – e la loro applicazione pratica, quando si chiede di applicare la solidarietà a certe etnie, rispetto ad altre.

Un vero cortocircuito.

E infatti a pensarci bene qualcuno, in tempi non sospetti e prima delle leggi regionali incriminate, aveva detto “sono tutti uguali agli occhi del Signore”, “ama il tuo prossimo come te stesso”, ma anche e soprattutto (per i possibili “falchi cattolici” che lamentano una condotta lesiva da parte dei rom nei confronti della comunità ospitante) “porgi l’altra guancia”.

Certo – e non è per fare la morale -, nella città delle contraddizioni si può anche essere cristiani e massoni allo stesso tempo, oppure andare ogni domenica alla Santa Messa e poi non ricordarsì né tutti Dieci Comandamenti, né i nomi di ognuno dei sette nani.

Capita.

Ma tant’è: la fede non è prescritta dal dottore e d’altronde non tutti i lucchesi sono religiosi. Però, come dicevano i Monty Python ne “Il senso della vita” (film premiato a Cannes nel 1983), “se avete scelto di aderire alla religione più quotata del pianeta ci sono certe regole a cui attenersi”.

Al di là di questo – sempre per parlare di coerenza – il sindaco ha fatto presente che “ricordare un personaggio come Don Baroni significa ribadire i suoi principi e il senso dei suoi insegnamenti all’interno dell’idea cristiana, altrimenti otteniamo solo una sterile celebrazione. Ricordarlo significa riportare alla memoria ciò che ha testimoniato con la sua vita”.

A proposito: la biografia di Don Franco Baroni la trovate direttamente a questo link. Oggi sarebbe stato il suo ottantesimo compleanno.

Stefano Giuntini

 vedi anche: in memoria di don Baroni