un vero businnes attorno ai campi rom

campi Rom, da Roma a Napoli, ecco un business tutto italiano

dopo l’inchiesta Mafia Capitale, anche a Napoli si apre un fascicolo sulla gestione dei campi nomadi. Le città sotto il mirino degli inquirenti aumentano, mentre l’Italia resta l’unico Paese europeo a finanziare campi rom con soldi pubblici. Una spesa per cui tra il 2005 e il 2011 solo le città di Napoli, Roma e Milano hanno stanziato oltre 100 milioni di euro

(Foto: Ap/LaPresse)

Un’emergenza che a Napoli andava avanti da decenni. Ma sembra esserci voluto lo scoppio dello scandalo di “Mafia capitale” per far partire le indagini anche nel capoluogo campano. La domanda a cui cercano di rispondere i pm è semplice: l’Ue nel 2003 ha stanziato 7 milioni di euro destinati alle baraccopoli dove vivono i rom partenopei, ma perché questi soldi non sono mai stati utilizzati e per quali mani sono passati? Finanziamenti che erano invece destinati alla riqualificazione del campo nomadi di via Brecce a Sant’Erasmo e di quello di Scampia. Container chiamati “casa” da circa 2.500 ex jugoslavi e rumeni che sembrano non aver ricevuto alcuna assistenza. Come nel campo di Scampia, dove per oltre 200 rom anche i servizi igienici sono un sogno lontano dalla realtà.

Ci avevano visto lungo le associazioni Berenice, Compare, Lunaria e OsservAzione quando, un anno prima dello scoppio dello scandalo di Roma, avevano diffuso il rapporto Segregare Costa. Qui erano già stati segnalati i 7 milioni di euro inutilizzati dall’amministrazione napoletana. Ma c’è dell’altro. Secondo le ong tra il 2005 e il 2011 a Napoli, Roma e Milano (le città che ospitano le più numerose comunità di rom) sono stati stanziati almeno 100 milioni di euro per allestire e mantenere i campi nomadi. Il report denuncia “la scarsa trasparenza e l’insufficiente livello di dettaglio dei documenti contabili, la difficoltà a reperire delibere comunali con cui si provvede all’erogazione dei fondi”, oltre alla “reticenza di alcuni tra i referenti istituzionali a fornire la documentazione richiesta”. Oltre al finanziamento dell’Ue a Napoli ora nel mirino della Procura, per il report la problematica potrebbe essere più ampia. Quanti sono quindi i fondi stanziati e quanti i soldi effettivamente spesi per le politiche dei campi rom? Dal 2005 al 2011 oltre 24 milioni di euro stanziati a Napoli, ma di questi meno della metà è stata effettivamente impegnata.

Allargando il focus a livello nazionale, “il caso di Milano si contraddistingue per le criticità nella fase di raccolta dati” che hanno impedito di offrire una ricostruzione “dei costi effettivi”, continua il rapporto, segnalando come il business dei campi rom nel capoluogo lombardo si traduca in 2,1 milioni di euro di stanziamenti accertati. Che dire poi dei campi nomadi della Capitale dove, sempre tra il 2005 e il 2011, gli stanziamenti hanno superato i 69 milioni di euro? Una situazione che può essere ben riassunta dalle intercettazioni di Salvatore Buzzi, capo della cooperativa 29 giugno al centro dell’inchiesta Mafia Capitale: “Con i rom si fanno più soldi che con la droga”. Un meccanismo, quello per guadagnare dalla gestione dei campi rom, basato sull’assegnazione di appalti in via diretta, senza gara. Solo nel 2013 – si legge del report di Associazione 21 luglio “Campi Nomadi spa” – per la gestione degli 11 insediamenti dove vivono 5mila degli 8mila nomadi della Capitale, a Roma sono stati spesi 24 milioni di euro, un fiume incontrollato e difficilmente rintracciabile di denaro pubblico – denuncia l’ong – Di questi, l’86% è destinato alla gestione e alla sicurezza”, mentre solo il 13% alla scolarizzazione e lo 0,4% a progetti di inclusione. Un danno non solo per la finanza locale, ma anche per l’integrazione di questa comunità.

L’Italia è l’unico paese in Europa a chiedere alla comunità rom di vivere in campi finanziati da soldi pubblici. Nel 2012 per la prima volta è stata adottata una strategia nazionale che sottolinea il carattere discriminatorio dei campi nomadi, con l’obiettivo di un loro superamento. Ma i soldi attorno alla gestione dei campi sono tanti. E le inchieste di questi mesi fanno intuire quali siano i veri motivi dietro la volontà politica di non chiudere i campi rom.