in marcia di notte da Perugia ad Assisi per la pace

marcia Perugia – Assisi

in tanti, di notte, a far luce e in cammino

di Flavio Lotti
in “il manifesto” del 21 febbraio 2023

Nel primo tragico anniversario dell’invasione russa, dopo nove anni di guerra in Ucraina, nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, torneremo a marciare per la pace da Perugia ad Assisi. Prima di essere un atto politico sarà un modo concreto per mettersi fisicamente dalla parte delle vittime. a 90 secondi dalla mezzanotte dell’apocalisse, mentre cresce il senso di frustrazione e di impotenza per la cecità e la sordità della politica, vogliamo andare incontro alle vittime e provare a sentire il loro sentire: il buio, il freddo, il maltempo, l’inedito, l’incertezza, la paura, la stanchezza…
Quali vittime? Tutte. Tutti i bambini, le donne, gli uomini, gli anziani, ucraini e russi, civili e soldati  andati al macello in questo ma anche in tutti gli altri buchi neri del mondo che fatichiamo persino ad elencare: Siria, Yemen, Libia, Palestina, Myanmar, Afghanistan, Iraq, Etiopia, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Kurdistan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Camerun, Burkina Faso, Sahel, Mali, Costa d’Avorio, Niger, Nigeria, Costa D’Avorio, Mozambico, Sahara
Occidentale, Colombia,…
LA GUERRA è dappertutto e noi, che da un anno stiamo facendo i conti con il suo ritorno in Europa, non possiamo più permetterci di ignorarlo. La nostra marcia di notte vuole essere anche questo: un modo per ribellarci alla disumanità e al cinismo di tutti i governi che intervengono -senza badare a spese- solo dove e quando gli interessa. La guerra è dappertutto e sta investendo miliardi di esseri umani anche quando a fare strage di dignità e diritti non solo le bombe ma “l’economia perversa che domina il mondo”, l’aumento delle disuguaglianze, la mancanza di cure, la distruzione dell’ambiente e delle risorse naturali, l’oppressione e la volontà di dominio.
La pace che dobbiamo costruire non è solo per l’Ucraina ma per il mondo intero. Sembra una bella frase idealista, ma se continuassimo a ignorare che la guerra è mondiale per davvero, che le grida di allarme di Papa Francesco non erano forzate, che tutto è interconnesso e interdipendente, che ormai, come dice Edgar Morin, siamo, con l’umanità e il pianeta, una sola «comunità di destino», faremmo
un ulteriore pessimo servizio a noi stessi.
«In piedi, costruttori di pace!», ci disse quasi quarant’anni fa nell’arena di Verona, il nostro caro don Tonino Bello. E in piedi vogliamo restare nella notte simbolo di questa terza guerra mondiale in cui siamo stati trascinati. Svegli, in piedi, in cammino per contrastare il virus congelante
dell’impotenza che si sta impossessando di tante persone. Svegli perché non possiamo dormire sonni tranquilli mentre si sta consumando questa tragedia.
IN PIEDI perché non c’è altro modo per aprire «le porte della notte» che oggi ci imprigionano. In cammino perché dobbiamo reagire all’immobilismo e alla rassegnazione generale, perché dobbiamo
fermare l’escalation, ottenere il cessa-il-fuoco, scongiurare il disastro totale, perché la pace va ricercata anche quando il buio si sta facendo pesto.
«In questa notte scura -scrisse un giorno Tom Benettollo- qualcuno di noi, nel suo piccolo, è come quei lampadieri che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all’indietro, appoggiata sulla spalla, con il lume in cima. Così il lampadiere vede poco davanti a sé – ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri».
Per nostra fortuna, la strada verso Assisi è già stata solcata da centinaia di migliaia di persone e il nostro cammino risulterà sicuro. Nella notte folle della guerra, mentre l’ideologia della potenza e l’ideologia della vittoria stanno distruggendo quel che resta della pace, mentre la grande Alleanza dei Produttori e Venditori di Armi pretende di sottrarre altre decine di miliardi di euro alla cura della nostra salute e dei nostri giovani, mentre le trombe pubbliche e private della propaganda di guerra
diventano sempre più assordanti, siamo chiamati ad accendere, ciascuno, una luce. Anzi, ad «essere luce», affinché anche altri possano vedere, risvegliarsi, rialzarsi e camminare insieme.
POCHI GIORNI dopo il 24 febbraio, verrà il primo marzo quando celebreremo la “Giornata nazionale della Cura della vita delle persone e del pianeta” e con migliaia di ragazzi e ragazze e gli amici tedeschi dell’Equal Care Day, cercheremo di illuminare la via della pace. Nessuno ci toglierà dai guai che ci stanno cadendo addosso.
Dobbiamo esigere il rispetto dei nostri diritti, costruire una politica e un’economia della cura, ma, soprattutto, dobbiamo sviluppare la nostra capacità di prenderci cura gli uni degli altri. E, poi, arriveremo a domenica 21 maggio, quando una nuova Marcia Perugia – Assisi – stavolta di giorno – vedrà il protagonismo di migliaia di giovani, studenti e studentesse, che rivendicano il diritto alla vita e al futuro, impegnati in percorsi di educazione civica alla pace e alla cura. Insieme a loro
possiamo osare di trasformare il futuro che ci attende.
* Coordinatore della Marcia PerugiAssisi

image_pdfimage_print

i pacifisti italiani in marcia ad Assisi schierati per la pace

Ucraina

un anno di guerra: mezzanotte di pace ad Assisi

di Tommaso Rodano
in “il Fatto Quotidiano” del 21 febbraio 2023

Si schierano di nuovo, i pacifisti italiani. Già inquadrati dall’opinione pubblica “dei buoni” come terze colonne putiniane e nemici dell’Occidente, ci mettono ancora la faccia. Rieccoli, sotto l’insegna del movimento Europe for Peace, i tremendi putiniani: sono i tre sindacati – Cgil, Cisl e Uil –, i partigiani dell’Anpi, Arci, Acli, Emergency, Stop the war now, Sbilanciamoci, Rete del disarmo, Comunità di Sant’Egidio, Tavola della pace e tanti altri gruppi laici e cattolici.
È la settimana del ritorno in piazza, in coincidenza con il primo anniversario dell’invasione russa in Ucraina. La mobilitazione si apre a Perugia giovedì 23, con un’edizione notturna della marcia della
pace fino ad Assisi, e prosegue in un centinaio di piazze italiane tra venerdì, sabato e domenica, Sarà una Perugia-Assisi speciale, spiega l’organizzatore Flavio Lotti: “Partiremo alla mezzanotte esatta del 24 febbraio e cammineremo al freddo, perché crediamo che in questa situazione la prima cosa da fare sia provare ad avvicinarci alla comprensione delle vittime di questa tragedia”. La lunga marcia della pace si concluderà alla Basilica di San Francesco, il corteo dovrebbe arrivare attorno alle sei di mattina. Di fronte alla tomba del Padre serafico, chi vorrà, potrà fermarsi per un momento di riflessione o di preghiera. La lunga nottata di cammino sarà anticipata da una fiaccolata, alle ore 19 e da un “incontro di riflessione e di proposta” nella Sala Notari del Palazzo dei Priori di Perugia, a cui parteciperà anche l’arcivescovo del capoluogo umbro, don Ivan Maffeis. Giovedì mattina, inoltre, l’associazione Articolo 21 organizza un incontro di formazione dedicato all’informazione in tempo di guerra alle 10, presso la sede del Comune perugino.
Venerdì 24 febbraio è invece il primo giorno di mobilitazione in circa 30 piazze italiane, tra cui Napoli, Bari, Torino, Bologna, Cagliari e Verona. La tre giorni culmina sabato a Roma, con una manifestazione a Centocelle e poi una fiaccolata dal Colosseo fino al Campidoglio. Il 26 febbraio, infine, si chiude con le ultime iniziative di un tour organizzato dal Movimento Nonviolento, che ospita in Italia tre esponenti dei movimenti per la pace nei paesi coinvolti dal conflitto: le attiviste
Kateryna Lanko (Ucraina), Darya Berg (Russia) e Olga Karach (Bielorussia).
“Viviamo un tempo straordinario che richiede un impegno straordinario”, ha detto il presidente  dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, annunciando l’adesione dell’associazione dei partigiani alle iniziative di Europe for Peace. Secondo Pagliarulo, sullo scenario internazionale c’è un cambiamento che induce alla speranza: “Il presidente brasiliano Lula ha proposto un G20 per la pace gestito dai Paesi neutrali per aprire una trattativa. Mi pare un’iniziativa importante. Insieme al direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, chiederò un incontro con l’ambasciatore del Brasile per approfondire questa iniziativa”.
A 20 anni esatti dalle manifestazioni fluviali contro la guerra in Iraq, inoltre, la mobilitazione arcobaleno torna a riunire un movimento internazionale: “Ci saranno 72 manifestazioni tra Madrid,
Berlino, Parigi, Vienna, Lisbona e altre capitali del continente – ha confermato Giulio Marcon di Sbilanciamoci –. L’Italia è stata d’esempio e ora c’è una ripresa della mobilitazione a livello europeo”.

image_pdfimage_print

il commento al vangelo della domenica

un angelo nel cielo delle nostre metropoli

il commento di E. Ronchi al vangelo della prima domenica di quaresima – anno A

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”»

In quel tempo. In questo tempo.
Come in una parabola dei nostri giorni, provo a immaginare il vangelo delle tentazioni nella città che conosco meglio: Milano. Il diavolo portò Gesù nella metropoli, capitale della finanza e della moda. Lo pose in alto, sopra la guglia centrale del Duomo, e gli mostrò la città ai suoi piedi: il Castello, la Borsa, la cintura delle banche, lo stadio, le vie della moda. E c’era folla sul corso, turisti e polizia. Qualcuno dei mendicanti stringeva un cagnolino in grembo, forse per un po’ di calore, forse per attivare un briciolo di pietà. Sull’asfalto grigio, coriandoli e stelle filanti di carnevale, e la pioggia leggera di fine inverno. Qualcuno, occhi tristi e pelle scura, vendeva le ultime rose ai passanti . Guardando bene si vedevano anche quelli che si lasciavano andare: alla solitudine, alla vecchiaia, alla depressione, che si lasciavano morire di droga o di dolore.

Allora il diavolo disse a Gesù: “Tutto questo è mio! Tutto sarà tuo se ti inginocchi davanti a me!”. Signore, perché non gli hai dato del bugiardo? Dicendogli, e dicendo a noi, che non è vero, che non tutto è suo, che la città non è il suo regno, che ci sono giusti e bambini e innamorati e poeti. Lascia che ti mostri una cosa, Signore, proprio a Te che non hai reagito. Nella città, che il Nemico dice sua, ci sono luoghi dove per tutto il giorno si asciugano lacrime, dove donne e uomini intercedono per la città, la collegano al cielo, e altri che provano a fare del loro poco qualcosa che serva a qualcuno. Ci sono madri che danno la vita per i figli e gente onesta perfino nelle piccole cose; ci sono padri che trasmettono rettitudine ai figli e occhi diritti. C’è il grido del male, lo sento forte, e mi stordisce a giorni, ma più ancora c’è il silenzioso lievitare del bene. Signore, se guardi bene nella città che il diavolo dice sua, non c’è solo competizione, puoi incontrare la passione per la giustizia, il sottovoce dell’onestà, gente limpida senza secondi fini. E se vieni ancora un po’ più vicino, puoi incontrare anche me, perché ci sono anch’io e sono tra quelli che credono ancora nell’amore, e non si consultano con le loro paure ma con i sogni. Buttati, ti ha detto, verranno gli angeli a portarti sulle mani! Io lo so che verranno, quando con l’ultimo, con il più grande atto di fede, mi butterò in Te nel giorno della mia morte, fidandomi. Se c’è un angelo nel cielo sopra Milano, chiedo che mi accompagni nell’ultimo viaggio, tenendomi per mano, perché ho un po’ paura, e mi dica in quell’ultimo tratto di cielo solo questo: “Vieni, hai tentato di amare, il tuo desiderio di amore era già amore”! Non chiedo altro, ma che lo dica con un sorriso.

image_pdfimage_print
image_pdfimage_print