Staglianò: no al Natale ridotto a invenzione magica e affare
Antonio Staglianò

Caro Gesù bambino,

a te lo posso dire che sei “bambino” e so che ne fai un punto d’onore. E sì, è bello essere bambini. Purtroppo, come tante altre cose belle e buone di questa vita, noi, gli umani ne smarriamo il senso e il gusto.

Crescere è certamente giusto ed è un bene, d’altronde lo si dice anche di te, che crescevi in età e sapienza (cf. Lc 2, 40), ma sta proprio qui il problema della questione: si tratta veramente di crescere in età “e” (nel senso correlativo) in sapienza? Da vescovo mi pongo questo problema e avverto che debba essere una mia principale ansia pastorale: i piccoli del gregge che mi hai affidato stanno crescendo in età e sapienza? Che crescano in età, beh Gesù, quella mi pare che sia un’evidenza, ma il loro cuore matura il gusto per la vita? La loro intelligenza assume il sapore del vero senso delle cose? Ecco, mi ritrovo a vegliare e a vigilare su questa preoccupazione in nome di quella verità nella carità che tu stesso mi stimoli a trafficare tra gli uomini e le donne, tra i piccoli e i grandi.

Senti, Gesù bambino, ti racconto un fatto… Qualche giorno, per san Nicola, mi son ritrovato a parlare a dei bambini della mia diocesi e ho tentato di comunicare loro una verità bella che credo possa contribuire a farli crescere in sapienza. Ho detto loro che Babbo Natale è veramente esistito, ma non così come loro lo hanno conosciuto, cioè come una funzione del mercato – appare sempre in tv insieme a qualcosa che devi comprare, sia un panettone o un cellulare – e per “portare” regali che i genitori devono però acquistare. Questo Babbo Natale è un personaggio immaginario, anche bello, che però sa solo portare regali ai soliti bambini, discriminando i bambini poveri, non solo quelli lontani dell’Africa o di altri continenti, ma anche quelli più vicini a noi nelle nostre città e nei nostri paesi.

Il “vero Babbo Natale”, invece, ha avuto un nome e un cognome: è san Nicola di Myra o di Bari. Sì, veramente un Babbo Natale, nel senso che quel santo vescovo è stato per davvero un babbo, cioè un padre che ha fatto fare esperienza del dono gratuito ai piccoli, ai più fragili, consegnando loro quella gioia e quella pace che solo il tuo Natale, Gesù, riesce a realizzare. Ebbene, pare che alcuni grandi non abbiano gradito questo mio annuncio: e no! Babbo Natale, dicono, deve restare quello che è, Babbo Natale, cioè un’invenzione magica per l’immaginario incantato dei più piccoli: e però non si lamentano nel vedere come è trattato dalla pubblicità dell’ipermercato.

Ma sai, Gesù, anche i grandi in questo senso mi preoccupano, perché riescono a trattare persino te come trattano Babbo Natale: tu stesso, per tanti di loro, sei diventato un personaggio, una invenzione del pensiero e, quando ti va bene, un’idea scalda cuore. Ma dimmi Gesù, posso dire che sei venuto al mondo in persona, in carne e ossa? Ho diritto a dire che allo specchio di te ogni falsità si dissolve e ogni bella realtà risplende? E che c’è di più bello della vita, della mia vita, della vita di ogni uomo, di ogni persona che vivendo entra in relazione, in empatia con gli altri, si scopre fratello o sorella e con la potenza del tuo Spirito dilata gli spazi dell’amore?

Gesù bambino questo ti chiedo: fa’ che la società, l’economia, la finanza e persino «questo cattolicesimo stanco e degradato nelle forme della convenzione e della devozione senza fede» non abbiano a impedire ai bambini di venire da te. Perché ai bambini «appartiene il regno di Dio» (Mc 10, 14). E il regno di Dio si realizza quando Dio regna e Dio regna quando la verità si fa carne, esperienza quotidiana, amicizia sociale, bontà e attenzione per l’altro. Tutti si accorgono se per i nostri fratelli migranti facciamo solo discorsi, ma non ci immedesimiamo nella carne del loro dolore: il gesto della cura ha corpo e si vede solo se è un prendersi a carico le sofferenze concrete di altri.

Gesù, bambino tra i bambini, devo anche chiederti scusa a nome di tanti, oserei dire a nome di tutti, per ogni qual volta non abbiamo avuto grande rispetto e riguardo per i bambini, per la loro intelligenza, per il loro diritto di crescere e diventare sanamente grandi. Perdona per ogni minimo gesto, anche appena pensato o tentato avverso alla loro integrale purezza, alla loro connaturale libertà.

Sai Gesù, scrivendoti questa lettera mi sento anche io un po’ bambino. E come bambino pure io mi attendo qualche dono: ma da te in persona! Da te che sei il volto del Babbo, il volto del Padre; da te che sei il vero Natale! Chissà, magari anch’io vescovo, in persona, come san Nicola, riuscirò a donare, con cuore di padre, quei doni che dal tuo Natale ricevo io stesso in dono.
Ora dormi, Gesù, oppure se vuoi gioca… i bambini, d’altronde, giocando crescono, senza finzioni, nel rispetto di quelle regole che permettono di vincere e di «maturare in età e grazia e sapienza».