la pornografia uccide l’amore

quei nostri figli invasi dal porno
di Massimo Recalcati
in “La Stampa” del 4 novembre 2021

L’allarme è stato ancora recentemente lanciato dal Presidente del Tribunale dei minori di Bari, Riccardo Greco: i nostri figli sono esposti ad un consumo di immagini pornografiche senza alcun filtro. Si tratta di una esposizione potenzialmente nociva in quanto può promuovere comportamenti imitativi che corromperebbero un accesso gioioso alla vita sessuale enfatizzando l’aggressività, la violenza e il consumo dei corpi fine a se stesso. Questo allarme non è ingiustificato e andrebbe tenuto in seria considerazione. Il nostro tempo se per un verso si è giustamente liberato definitivamente dai tabù che avevano costretto la vita sessuale a subordinarsi alla macchina repressiva di una morale apertamente sessuofobica, ora il rischio è quello di un sesso non tanto senza tabù, ma senza amore, erotismo e mistero.
Se il nostro tempo ha dissolto l’ombra cupa dei tabù, esso sembra promuovere – anche a causa di una presenza massiccia della pornografia accessibile sulla rete senza alcun filtro – una inedita dissociazione non solo tra il sesso e l’amore ma anche tra il sesso e l’erotismo. Il legame tra sesso e amore mostra quanto la presenza dell’amore sia decisiva a sottrarre la sessualità dal rischio di una sua mercificazione. Se infatti la pulsione sessuale tende a ricercare il suo soddisfacimento anonimamente, a prescindere dal nome proprio del partner – vi sono rapporti sessuali, anche tra i giovanissimi, che avvengono nel più totale anonimato -, l’amore ricorda sempre l’imprescindibilità e l’insostituibilità del nome proprio. Legando il corpo al nome esso rende questo corpo unico, amabile appunto, dunque non seriale, non anonimo, non un semplice strumento di godimento. La potenza
dell’amore consiste infatti nel fare convergere la spinta della pulsione sessuale sul carattere unico del nome dell’amato. Diversamente, senza la presenza dell’amore, la pulsione sessuale dispiega il suo moto anarchicamente. Nel tempo dell’adolescenza questa anarchia della pulsione non deve ovviamente essere demonizzata. E’ parte integrante della vita di ogni adolescente. In primo piano è la legittima curiosità per un mondo nuovo di conoscenze, di sensazioni e di sperimentazioni che ruotano attorno al corpo sessuale. Il risveglio di primavera della giovinezza esige infatti che questo corpo trovi all’esterno della famiglia le sue soddisfazioni. Il problema è che questa apertura necessaria può dar luogo ad un accumulo disordinato di sensazioni che anziché costituire una esperienza tendano a distruggere ogni forma di esperienza. Bion definiva il tossicomane come colui che non sa aspettare.
Il consumo febbrile di materiali pornografici o l’accumulo superficiale di relazioni sessuali
occasionali, possono essere una manifestazione significativa di questa difficoltà. Ma l’attesa, come, del resto, il velo e la distanza, la poesia e la cura, è una figura fondamentale del desiderio. Non sapere aspettare nella distanza può significare procedere nel senso del consumo compulsivo di sensazioni senza che si dia possibilità di renderle una esperienza che contribuisce a dare forma alla vita. Accentuando il consumo senza filtro delle nuove sensazioni anche l’esperienza erotica – non solo quella dell’amore – vien resa impossibile. Come se ne esce? E’ proprio la cultura ad insegnarci, ben più a fondo di quello che potrebbe fare qualunque corso specializzato di educazione sessuale, che si dovrebbe imparare a trattare un corpo come se fosse un libro. Non a caso in diversi oggi                      parlano anche della morte del libro. Non si può leggere un libro senza darsi il tempo giusto, senza concedersi una pausa, una riflessione, senza la cura e la dedizione che l’esercizio della lettura richiede. Non vale forse lo stesso per l’incontro erotico tra i corpi? La ricerca compulsiva del porno come oggetto di consumo immediato che soddisfa l’iperattivismo neo-libertino del nostro tempo non introduce affatto alla vita erotica, ma solo ad un consumismo senza desiderio.
Il corpo erotico, infatti, diversamente dal corpo porno, è un corpo che diviene soggetto di
esperienza. Non è sempre necessario il grande amore perché questo avvenga, ma una cultura che renda i nostri figli e le nostre figlie sensibili alla presenza dell’altro non come oggetto da saccheggiare ma come un soggetto da conoscere. Il corpo porno esclude la dimensione della relazione dalla vita sessuale, laddove invece il corpo erotico si fonda proprio sull’esistenza di una relazione. Ma il problema più generale è che il nostro tempo tende sempre più a privilegiare gli oggetti alle relazioni. Si tratta di una vera e propria intossicazione. E’ quello che Pasolini definiva già nel suo tempo “sistema dei consumi”.




il commento al vangelo della domenica

Dio è vicino alle porte. Viene come un abbraccio

il commento di Ermes Ronchi al vangelo della  XXXIII Domenica del tempo ordinario

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte (…). Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina (…)».

In quei giorni, il sole si oscurerà, la luna si spegnerà, le stelle cadranno dal cielo… L’universo è fragile nella sua grande bellezza, ma “quei giorni” sono questi giorni, questo mondo si oscura con le sue 35 guerre in corso, la terra si spegne avvelenata, sterminate carovane umane migrano attraverso mari e deserti… Ti sembra un mondo che affonda, che va alla deriva? Guarda meglio, guarda più a fondo: è un mondo che va alla rinascita.
Gesù ama la speranza, non la paura: dalla pianta di fico imparate: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Gesù ci porta alla scuola delle piante, perché le leggi dello spirito e le leggi profonde della realtà coincidono. Ogni germoglio assicura che la vita vince sulla morte.
Imparate dalla sapienza degli alberi: quando il ramo si fa tenero… l’intenerirsi del ramo neppure lo immagini in inverno; il suo ammorbidirsi per la linfa che riprende a gonfiare i piccoli canali è una sorpresa, e uno stupore antico. Le cose più belle non vanno cercate, vanno attese. Come la primavera. E spuntano le foglie, e tu non puoi farci nulla; forse però sì: contemplare e custodire.
Allora voi capite che l’estate è vicina. In realtà le gemme indicano la primavera, che però in Palestina è brevissima, pochi giorni ed è subito estate. Così anche voi sappiate che egli è vicino, alle porte. Dio è vicino, è qui; bello, vitale e nuovo come la primavera del cosmo.
Da una gemma imparate il futuro di Dio: che sta alla porta, e bussa; viene non come un dito puntato, ma come un abbraccio, un germogliare umile di vita. «Il mondo tutto è una realtà germinante» (R. Guardini).
Allora mi sento come una nave, che non è più in ansia per la rotta da seguire, perché sopra di essa soffia un Vento di cielo, e la lampada della Parola è accesa sulla prua della nave.
Passano il sole e la luna, che sono l’orologio dell’universo, si sbriciola la terra, ma le mie parole no, sono un sole che non tramonterà mai dagli orizzonti della storia, dal cuore dell’uomo.
Siamo una generazione lamentosa, che non sa più ringraziare, che ha dissipato i profeti e i poeti, gli innamorati e i buoni. E invece essi sono la parabola, il germoglio, ramo di fico o di mandorlo del mondo salvato. Lo sono qui e ora, sulla terra intera e dentro la mia stessa casa, come germogli buoni, imbevuti di cielo, intrisi di Dio. Chi mi vuole bene è lampada ai miei passi.
Guardali bene, una goccia di luce è impigliata in ogni ruga, un grammo di primavera e di futuro ha messo radici in ogni volto. La fede mi ripete che Dio è alle porte, è vicino, è qui, è in loro. «Ognuno un proprio momento di Dio» (D. M. Turoldo).

(Letture: Daniele 12,1-3; Salmo 15; Lettera agli Ebrei 10,11-14.18; Marco 13,24-32)