un sogno ad … occhi molto aperti

ho sognato il papa

«È uno scandalo che vi siano persone o istituzioni della Chiesa che non si interessano del povero e vivono tranquillamente»

Oscar Romero

 

 

Non mi capita spesso ma questo sogno desidero raccontarlo perché è speciale: è fatto ad occhi aperti.

C’erano molte persone raccolte in Piazza San Pietro, visibilmente emozionate. Guardavano in alto, in attesa che il nuovo Papa si affacciasse dal balcone. Si aprì, invece, il portone della Basilica e il pontefice neoeletto, senza scorta, uscì per salutare i fedeli presenti. Gli porsero, poco dopo, un megafono per farsi ascoltare dai più lontani. Prese a dire parole inaudite:

«Buonasera fratelli e sorelle! Desidero, innanzitutto, comunicarvi che oggi inizia un nuovo cammino per la Chiesa. Il cambiamento consisterà soprattutto nella rinuncia ad ogni forma di Potere, ai privilegi e ai comportamenti che ci allontanano dalla vita reale. Ci faremo guidare unicamente dal Vangelo, riscopriremo il carisma profetico denunciando le strutture di peccato, ci schiereremo, senza indugio, dalla parte dei poveri, degli oppressi e di tutti quelli a cui viene negata una seconda possibilità. Non faremo più calcoli, non guarderemo più alle convenienze sociali, non difenderemo più la Chiesa con mezzi umani, perché la Chiesa ha già il suo difensore: Cristo. Infatti a noi spetta imitare la sua prassi e condividere le sue opzioni. Quindi il nostro programma da oggi sarà quello indicato nel Vangelo di Luca – annunciare ai poveri un lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione, la vista ai ciechi, la libertà agli oppressi, predicare la misericordia di Dio – e in quello di Matteo al capitolo 25. Ascolteremo i poveri e solo quando avremo finito con loro daremo spazio ai c.d. Capi di Stato. Consegneremo il Vaticano alle autorità civili, metteremo a disposizione della comunità tutte le ricchezze in esso contenute. La Chiesa vivrà nel mondo e stabilirà la sua sede legale in tutti i luoghi in cui l’uomo soffre. Lasceremo i Palazzi ed andremo negli ospedali, nelle carceri, negli accampamenti dei disperati, nelle fabbriche, nei call center… Liquideremo la Banca e la sostituiremo con l’unica Banca coerente con la testimonianza evangelica: quella della tempo e della solidarietà. Da oggi investiremo solo in gratuità e confideremo solo nelle risorse provenienti dal Fondo chiamato ‘Provvidenza’. Non useremo più elicotteri, ma ci sposteremo con i mezzi di trasporto che usano i poveri: quelli pubblici. Incontrerete il Papa su un autobus o in una metro e la sua nuova abitazione sarà presso una parrocchia di periferia. Sposeremo la causa degli ultimi perché lo richiede il Vangelo e perché la Chiesa ha bisogno di conversione. Rinunceremo alle sovvenzioni statali per vivere la grazia della sobrietà e per condividere la condizione di chi non riceve simili aiuti. Saremo una Chiesa povera e dei poveri sia per testimoniare che l’Amore di Dio –che è l’essenziale – è gratuito, sia per denunciare l’iniquità dell’attuale sistema economico-sociale che per garantire il profitto a pochi avidi sfrutta i popoli e devasta l’ambiente. Saremo radicali e ci inginocchieremo solo per pregare e non per ottenere qualcosa in cambio dai potenti. Saremo la voce dei poveri, la coscienza critica, avremo paura ma chiederemo a Cristo la forza per percorrere la sua stessa strada».

A questo punto mi sono svegliato, e rimango nell’attesa che tutto ciò diventi realtà.

da ‘altranarrazione’




gli ‘scarti umani’ e l’opera d’arte del Dio di Gesù

prima gli oppressi

«con gli scarti di questa umanità vulnerabile, alla fine del tempo, il Signore plasmerà la sua ultima opera d’arte»

(‘gaudete et exultate’ 61)

 

Se gli oppressi non hanno dove posare il capo, hanno però un luogo dove trovare consolazione*. Il cuore di Dio è innanzitutto per loro. Gli altri dovranno attendere prima di essere ammessi. Udranno parole uniche che Dio rivolgerà solo a loro. Nessun altro potrà ascoltarle, neanche origliando. Riceveranno spiegazioni, ogni interrogativo troverà risposta, e scopriranno che Dio non ha dimenticato nulla della loro sofferenza. Ogni lacrima degli oppressi è stata annotata con la mano di un ragioniere scrupoloso, mentre del bilancio dei peccati sembra che se ne siano perse le tracce. È fatto così il nostro Dio: diligente nel medicare ferite, negligente nell’assegnare colpe. D’altronde sembra abitare più in un ambulatorio che in uno di quei lussuosi palazzi dove si emettono sentenze civili o religiose. Ma sempre “umane”, nel senso di terrene. Com’è diverso il senso della Giustizia nella sua logica: per Lui significa riscattare l’infelicità di quest’esilio vissuto dai suoi figli al buio ed esposti ad ogni genere di male. Se per l’uomo giustizia è punire per il Signore è guarire. Attualmente però Dio è impegnato nella ricerca di persone che si rendano disponibili ad anticipare il suo conforto agli ultimi, qui sulla terra. Le selezioni sono molto difficili e vanno spesso deserte per gli improrogabili impegni degli uomini: accumulare denaro, programmi televisivi, partite di calcio**. È così che a Dio gli tocca vedere morire i suoi figli prediletti nella solitudine. Questa assurda separazione, che ci fa rinviare le dinamiche del Regno all’aldilà, produce molte vittime. Il rinvio è il lago in cui sguazza il male. Non servono lamenti ed invocazioni se non ci convertiamo dalla passività e ci continuiamo a dimenticare che non solo la terra ma anche i nostri/e fratelli/sorelle ci sono stati affidati in custodia.

* “venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Vangelo di Matteo 11,28)

** vangelo di Matteo 22,1-14