in preparazione al 50° anniversario della pubblicazione dell’enciclica Humanae Vitae

È tempo di rivedere l’Humanae Vitae. Un appello dal mondo teologico e accademico

è tempo di rivedere l’Humanae Vitae

un appello dal mondo teologico e accademico

 
da: Adista Notizie n° 31 del 17/09/2016

«Né la Bibbia né le leggi biologiche che regolano la riproduzione umana offrono alcuna prova che i rapporti sessuali debbano essere aperti in tutte le occasioni alla procreazione, o che usare contraccettivi “artificiali” sia sempre immorale o “intrinsecamente sbagliato”. Al contrario, prove abbondanti dalla Bibbia stessa, dalla biologia evolutiva e dalla sociologia indicano che le persone si impegnano in un rapporto sessuale per una varietà di motivi e scopi legittimi, di cui la procreazione è solo uno, e che né la capacità biologica, né l’intenzione di procreare sono intrinseche a ogni atto sessuale. Di conseguenza, l’uso di contraccettivi per la pianificazione familiare o a uso profilattico può essere una scelta di responsabilità»

È questo, in sintesi, il nucleo del documento redatto da un nutrito gruppo di teologi e studiosi su sollecitazione del John Wijngaards Catholic Research Centre (fondato nel 1983 dal teologo inglese John Wijngaards al fine di promuovere la «formazione a una fede adulta») che, in preparazione al 50° anniversario della pubblicazione dell’enciclica Humanae Vitae, ha voluto riunire una task force interdisciplinare di esperti allo scopo di rivedere la dottrina in materia di contraccezione e di «incoraggiare la gerarchia cattolica a modificare la sua posizione sui cosiddetti contraccettivi “artificiali”». Diffuso in forma ridotta nel mese di agosto e aperto alla sottoscrizione (già un centinaio le firme aggiunte in calce), il documento sarà presentato ufficialmente a New York, presso la sede delle Nazioni Unite, il 20 settembre prossimo.

La legge naturale

«Il divieto di usare contraccettivi “artificiali” nell’ottica di una pianificazione familiare si basa sugli argomenti contenuti nella Humanae Vitae di papa Paolo VI», ricorda il documento in apertura. «Argomentazioni ripetute spesso, e mai sostanzialmente modificate, in successivi pronunciamenti magisteriali degli ultimi 50 anni. Questa dichiarazione – annunciano i firmatari – valuta la loro correttezza».

Riguardo agli argomenti fondati sulla legge naturale – la quale, stabilita da Dio, vuole che ogni atto sessuale abbia un “significato” procreativo e che quindi sia «intrinsecamente sbagliata» qualsiasi azione volutamente contraccettiva – i teologi non hanno dubbi: «Non sono supportati da prove rilevanti». «L’argomentazione contenuta nell’Humanae Vitae è che, poiché le leggi biologiche del concepimento rivelano che il rapporto sessuale ha una “capacità di trasmettere la vita”, ogni rapporto sessuale ha un significato e una finalità procreativa e un’intrinseca relazione con la procreazione. Ma ciò travisa le prove biologiche. La relazione causale tra l’inseminazione e la fecondazione, l’impianto, e, infine, la procreazione è statistica, ma non necessaria. La stragrande maggioranza dei rapporti sessuali non ha la capacità biologica, né l’intenzione, di procreare. Non è quindi corretto affermare che ogni singolo atto del rapporto sessuale debba sempre “significare” o intendere la procreazione, o che le persone impegnate in un rapporto sessuale debbano essere sempre aperte alla procreazione per agire in modo morale».

Inoltre, per i firmatari, affermare «che gli esseri umani non possono interferire con le leggi biologiche che regolano la riproduzione umana perché sono state stabilite da Dio è in contraddizione con l’evidenza empirica di come gli esseri umani interagiscono con l’ordine creato»: «Gli esseri umani hanno una capacità unica di modificare intenzionalmente il calendario delle probabilità inerenti le leggi biologiche, fisiche e chimiche della natura. Questa è una realtà della vita quotidiana: per esempio, qualsiasi tipo di intervento medico, da qualcosa di così insignificante come prendere un antidolorifico a qualcosa di importante come un intervento di chirurgia cardiovascolare, influenza le probabilità di guarigione, di sopravvivenza, di morte, ecc. Inoltre, anche la decisione di non intervenire nei processi naturali influenza quelle probabilità, così come la scelta di intervenire. La questione morale – è l’opinione dei firmatari – non riguarda il modificare o meno il calendario delle probabilità all’interno dei processi naturali, ma piuttosto se, quando e come farlo conduce o meno alla prosperità umana e al fiorire di tutta la creazione».

L’infallibilità del magistero

Un’altra argomentazione che il documento smonta è quella fondata sull’immodificabilità della dottrina in materia. «Secondo la teologia cattolica, affinché una dottrina, anche morale, possa essere definita infallibile e quindi irriformabile, è necessario che sia rivelata o indispensabile per la difesa o la spiegazione della verità rivelata. Se non lo è, allora non può essere definita infallibile. L’insegnamento che l’utilizzo della contraccezione “artificiale” è un male intrinseco sempre e comunque non è rivelato, né è stato mai dimostrato che sia essenziale per la verità della rivelazione cristiana. Di conseguenza, non può essere definito infallibile». Quindi, concludono i teologi, «l’appello a una presunta costante tradizione di insegnamento magisteriale sul tema non può da sola risolvere la questione e chiudere la discussione perché i requisiti per la definizione di infallibilità non sono soddisfatti».

Considerazioni morali

«La moralità di ogni azione umana è determinata dalle motivazioni e dalle intenzioni di chi la pone in essere, dalle circostanze e dalle conseguenze di tale azione», prosegue il documento. «L’utilizzo di contraccettivi moderni ha molti vantaggi comprovati: tra le altre cose, rende molto più facile per gli uomini e le donne la pianificazione di una famiglia e riduce notevolmente la mortalità materna e infantile nonché il ricorso all’aborto. L’evidenza suggerisce anche che la pianificazione familiare comporta miglioramenti sostanziali in materia di istruzione e di contributo al bene comune delle donne». «A causa della eccezionale ampiezza dei suoi potenziali benefici – ricordano poi i firmatari – la promozione della pianificazione familiare attraverso contraccettivi moderni è stata considerata come un elemento essenziale per tutti gli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio» stabiliti dall’Onu. «La decisione di utilizzare contraccettivi moderni – concludono – può quindi essere presa per una serie di motivi moralmente degni e può quindi essere etica».

Quanto poi all’uso di contraccettivi fisici a scopo profilattico – vale a dire al fine di ridurre la probabilità di diffusione del virus HIV o di altre malattie sessualmente trasmissibili – questa, secondo i firmatari, «può essere non solo una scelta responsabile, ma anche un imperativo morale».

E quindi?

Insomma, concludono i teologi, «non ci sono motivi per sostenere l’attuale insegnamento della Chiesa cattolica in materia». Per questo il documento, data l’entità dell’epidemia di HIV/AIDS e considerato che il 25% delle scuole e dei centri sanitari a livello mondiale è costituito da strutture cattoliche, raccomanda alle competenti autorità di invertire la rotta emanando un documento magisteriale in cui si affermi che «l’uso di contraccettivi moderni non abortivi per uso profilattico può essere moralmente legittimo e persino moralmente obbligatorio». Di più: «La dichiarazione – prosegue il documento – potrebbe includere una esplicita disposizione che consenta la distribuzione di tali contraccettivi moderni per fini profilattici da parte delle strutture sanitarie cattoliche».

Circa l’uso dei sistemi contraccettivi a scopo di pianificazione familiare, i firmatari raccomandano alla Chiesa di porsi in ascolto dei teologi cristiani esperti in materia. «Si consiglia inoltre – proseguono – di richiedere il loro parere su altri aspetti di etica sessuale cattolica, che saranno probabilmente interessati da una revisione dell’attuale insegnamento sull’uso di contraccettivi per la pianificazione familiare, vale a dire la valutazione negativa della masturbazione, dei rapporti omosessuali e della fecondazione in vitro».

«Qualora le prove e gli argomenti addotti nella presente relazione siano accettati, il documento magisteriale ufficiale raccomandato dovrebbe revocare il divieto assoluto di uso di contraccettivi “artificiali” e consentire l’uso di contraccettivi non abortivi moderni per scopi sia di pianificazione familiare che profilattici. In seguito, non appena possibile, le Conferenze episcopali nazionali dovrebbero raccomandare che le strutture di assistenza sanitaria a conduzione cattolica rendano disponibili tali contraccettivi». «L’accettazione dell’Humanae Vitae come prova di ortodossia – proseguono – deve essere cancellata da tutte le procedure di selezione, compresa quella dei vescovi e del personale docente delle istituzioni accademiche cattoliche. Ove possibile, i danni alla carriera di studiosi cattolici che sono stati censurati per aver parlato in difesa dell’uso etico dei contraccettivi moderni dovrebbero essere annullati».

Autorità e verità

Non è la prima volta che il John Wijngaards si fa promotore di iniziative di questo tipo. Già nel 2013, in vista del Sinodo dei vescovi sulla famiglia indetto da papa Francesco per l’anno successivo, il Centro di ricerca teologico aveva diffuso un manifesto in cui evidenziava come l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la sessualità sia basato sulle «nozioni astratte e ormai superate della legge naturale» o su concezioni non fondate scientificamente, risultando quindi incomprensibile alla maggioranza dei fedeli (v. Adista Documenti n. 45/13).

Anche stavolta, come avvenuto tre anni fa, il documento ha raccolto numerose adesioni di personalità del mondo teologico e accademico: da Maria Pilar Aquino, docente della San Diego University e cofondatrice dell’Academy of Catholic Hispanic Theologians, a Gregory Baum, della McGill University di Montreal; da Tina Beattie, docente all’University of Roehampton di Londra, a John F. Haught, del Woodstock Theological Center della Georgetown University; dal teologo di origine vietnamita Peter Phan al vescovo emerito di Sidney Geoffrey Robinson, per finire con Charles E. Curran, già docente di Teologia Morale alla Catholic University of America.

«Il documento – spiega quest’ultimo nella sua dichiarazione di sostegno – mostra in modo chiaro, conciso e convincente perché la contraccezione artificiale allo scopo di pianificazione familiare può essere una scelta moralmente buona e finanche obbligatoria per le coppie. Si riconosce il ruolo del Magistero gerarchico nella Chiesa cattolica, ma con precisione si sottolinea che l’insegnamento che condanna la contraccezione artificiale non è un insegnamento infallibile. La dichiarazione – prosegue Curran – si basa implicitamente sull’approccio di Tommaso d’Aquino alla comprensione del rapporto tra autorità e verità. Aquino sollevò la questione: è qualcosa di buono perché è comandato o è comandato perché è buono? Per Tommaso d’Aquino, qualcosa è comandato perché è buono. L’autorità – conclude – deve conformarsi a ciò che è buono».

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il commento di p. Maggi al vangelo della domenica

NON POTETE SERVIRE DIO E LA RICCHEZZA 

commento al vangelo della venticinquesima domenice del tempo ordinario (18 settembre 2016) di p. Alberto Maggi: Maggi

Lc 16,1-13

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:  «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Il denaro per Gesù è uno strumento che serve per star bene e per far star bene, quindi è uno strumento per gli altri, ma è uno strumento. Quando cessa di diventare uno strumento diventa un idolo che sacrifica le persone. Leggiamo questa sconcertante, imprevedibile parabola che ha soltanto l’evangelista Luca nel capitolo 16, nei primi tredici versetti. Perché è sconcertante? Perché Gesù propone come esempio di comportamento una persona disonesta. E questo veramente è alquanto strano.
Scrive l’evangelista Diceva anche ai discepoli, quindi è un insegnamento di Gesù per la sua comunità. “Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi”. Beh, da che mondo è mondo si sa. C’è il proverbio che dice: “Chi ministra minestra”. Da sempre molti degli amministratori, dei fattori e dei mediatori hanno fatto i propri interessi a scapito dell’interesse del padrone e a scapito dei lavoratori. Ebbene quest’uomo se ne accorge.
Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. Quindi il padrone gli chiede i conti. “Fammi vedere un po’ i conti”. Ed ecco l’amministratore che cosa fa?
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza”; (quindi l’impossibilità fisica) “mendicare, mi vergogno.” (l’impossibiltà morale), ed ecco l’astuzia e la furbizia che Gesù loda.   “So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione,…” quindi questo amministratore disonesto è sicuro di essere cacciato via, “ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Cioè si fa amici i debitori del padrone.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. E’ una cifra enorme, sono l’equivalente di mille denari. Un denaro era la paga quotidiana, indicativamente per quell’epoca il frutto di 146 piante di ulivo.
Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”, cioè gli dimezza il debito. Non è chiaro, – gli studiosi non sono arrivati ancora ad un parere unanime – quello che l’amministratore fa. Cosa fa? Rinuncia alla sua commissione, che è probabile, perché dimezza il debito, o è una semplice frode? Questo non è chiaro. Comunque decurta, dimezza il debito.
Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. E qui è un importo ancora più grande. Cento misure di grano a quel tempo facevano 2.500 denari, ricordo che un denaro era la paga quotidiana di un operaio, indicativamente sono come 275 quintali di grano.  Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Qui abbassa un po’ di meno.
Ebbene, stranamente il risultato è che Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. Ed ecco allora la morale di Gesù.
I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Cioè la gente che agisce per interesse, per la convenienza ne inventa tante pur di guadagnare sempre di più. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta.
I rabbini al tempo di Gesù distinguevano tra la ricchezza onesta e la ricchezza disonesta. Per Gesù la ricchezza è sempre disonesta. Se sei ricco è perché sei disonesto. Se non sei disonesto non sei generoso, perché se fossi generoso non saresti ricco.
Perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Cioè impiegate il denaro a favore degli altri di modo che quando sarà il momento del bisogno questi vi accolgano.
E Gesù continua. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Torna importante il tema della disonestà. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, … e Gesù insiste, la ricchezza è sempre disonesta. Se non sei disonesto tu che sei ricco, è stato disonesto tuo padre, se non è stato disonesto tuo padre, sarà stato tuo nonno o il tuo bisnonno, ma alla base di ogni ricchezza c’è sempre la disonesta, almeno questo per Gesù. Chi vi affiderà quella vera? E poi la sentenza finale: Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza»
Il termine ricchezza è l’aramaico “mamon” che significa “la convenienza”, quindi Gesù è chiaro: o il proprio interesse e la propria convenienza, la ricchezza, o Dio. Non si possono mettere insieme le due cose.
Ebbene l’evangelista scrive che Gesù appena fatta questa dichiarazione sente sghignazzare alle sue spalle. Chi sarà? Saranno gli avidi pubblicani? Saranno i peccatori? Sono proprio i pii farisei. I farisei, tanto pii e devoti, tra il canto di un salmo e un regolamento di conti non mettevano alcuna differenza.

 

 

 

 

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