i frati cappuccini di fronte al problema dei profughi e rifugiati

  il programma dei cappuccini per i rifugiati a Malta

Ogni anno decine di migliaia di migranti e richiedenti asilo attraversano il Mar Mediterraneo nella speranza di raggiungere l’Europa. Molti di loro finiscono nella piccola isola, nazione, di Malta. Con una popolazione di 420.000, Malta è uno dei paesi più densamente popolati al mondo. In più la piccola isola, con più di 20.000 rifugiati ha uno dei numeri più alti di rifugiati procapite. Negli ultimi tre anni i frati cappuccini a Malta hanno ricevuto e accompagnato eritrei rifugiati

Molti di loro scappavano dalla povertà, dal regime totalitario e dalla mancanza di opportunità. Nel 2011 Tegle, uno degli eritrei rifugiati ha deciso di lasciare l’Eritrea e di cercare una vita migliore più sicura in Europa, proprio come avevano fatto diversi altri del suo villaggio. In primo luogo giunse in Sudan,poi affronta il rischio di un duro e infido viaggio attraverso il de-serto del Sara in direzione della Libia. “In Libia abbiamo avuto molti problemi, siamo stati messi in prigione, per essere rilasciati abbiamo dovuto corrompere i poliziotti, ciascuno ha dovuto pagare 1600 USD ai trafficanti per farci portare in Europa attraverso ìl mar Mediterraneo, alcuni sono morti nel mare” ci ha riferito Tegle. In risposta all’arrivo di molti migranti e alle difficoltà che essi incontrano, i frati cappuccini a Malta hanno iniziato un programma di sostegno ai rifugiati. Oltre a provvedere alle necessità di base, il programma prevede aiuto spirituale e psicosociale ai rifugiati. Fr. Philip OFMCap, il segretario delle missioni e il capo del programma mi ha spiegato gli obiettivi del programma che include l’assistenza spirituale ai rifugiati cattolici, provvedendo cure sanitarie, specialmente consulti psicosociali e educazione di base, come lezioni di inglese. Fr. Philip lavora con Vanja Vajagic, l’amministratrice del programma, originaria della Serbia. “Mi considero come un immigrante, perciò condivido il sentire dei rifugiati e la mia missione è supportarli nel loro viaggio”. Così ci ha riportato Vanja, consulente di casi di tossicodipendenza. “I rifugiati fronteggiano diverse sfide che includono la mancanza di lavoro, discriminazioni razziali, conflitti culturali, barriere linguistiche e solitudine. Questo li porta all’abuso di sostanze, comprese le droghe e l’alcool”. Nel recente passato molti rifugiati hanno perso la loro vita a causa della frustrazione. Tegle mi ha raccontato come uno dei rifugiati provenienti dall’Eritrea sono saltati da un ponte a causa della stanchezza e delle sofferenze. In questo caso il programma rifugiati dei cappuccini prevede un programma di consulenza trans culturale e un servizio di prevenzione dall’uso di droghe, con lo scopo di far integrare i rifugiati nella società maltese. I frati e Vanja sono sempre al servizio dei rifugiati. Qui ci sentiamo come una famiglia, apprezzati e curati dai frati cappuccini”, ammette Tegle, mentre mangiamo injera, nel pasto serale preparato da uno dei rifugiati della famiglia. Secondo il programma dei frati maltesi per i rifugiati, il santuario cappuccino a Floriana è stato eretto a parrocchia per i migranti. Ogni domenica vi si celebra la Messa. I rifugiati preparano e guidano la liturgia. “Questo è un grande onore per noi come cappuccini, essere riconosciuti come frati al servizio dei migranti da parte della diocesi” ha affermato il Ministro Provinciale, fr. Martin. “Nei tempi duri migliaia di maltesi e altri europei migravano verso il Nord America e l’Australia, i frati li seguivano per provvedere ai bisogni spirituali e alla cura pastorale. Ora i rifugiati stanno arrivando da noi, dobbiamo rispondere come frati di questi tempi, amare e prenderci cura di loro come se fossero nostri fratelli e sorelle, poiché questo è il nostro carisma di cappuccini francescani”. Martin e Philip hanno ringraziato la curia generale per aver supportato il programma sia a livello finanziario che fraterno grazie alla visita di Benedict dell’ufficio di Giustzia, pace e integrità del Creato.

foto di Frati Cappuccini Italiani.




l’iniziativa di pax christi Italia e Austria al Brennero una riflessione di p. Agostino Rota Martir




dietro al nuovo attacco a papa Francesco c’è la teologia di Ratzinger

il bravo e stimato vaticanista del tg1 fa riemergere improvvisamente la sua anima opusdeista che sembrava aver superato negli ultimi anni  (ha scritto perfino appezzabili riflessioni nel suo libro dedicato al card. Martini);

di seguito una breve ‘rassegna stampa’ della notizia e del dialogo tra Andrea Grillo che gli addebita ben 6 prergiudizi nei confronti della teologia di papa Francesco e lostesso A. M. Valli che ribadisce  il proprio punto di vista, senza però tener veramente conto delle osservazione critiche rivoltegli da Grillo, e avendo come teologi di riferimento Ratzinger e Inos BiffiValli

(nei link sottostanti la discussione che si è sviluppata in proposito)

 

il vaticanista del Tg1 all’attacco del Papa

di Carlo Tecce
in “il Fatto Quotidiano” del 4 giugno 2016

Carlo Tecce

Aldo Maria Valli è il vaticanista del Tg1, esperto e stimato. Il giornalista gestisce un portale in Internet che alimenta con lunghe riflessioni, mai banali. Con un pezzo di tre pagine, qualche giorno fa, ha stroncato il pontificato di papa Francesco, che avrebbe introdotto una fastidiosa confusione nella Chiesa con la logica del “ma anche” (per chi è appassionato di politica, rievoca la retorica di Walter Veltroni): “Da qualche tempo (…) sembra di notare che alla logica dell’et et si stia sostituendo nella nostra Chiesa una logica diversa: quella del non solum, sed etiam, cioè del ‘non solo, ma anche’

Potrebbe sembrare che, tutto sommato, non vi siano differenze, ma non è così”. Valli contesta l’esortazione apostolica di papa Francesco, Amoris laetitia, la sintesi dei sinodi sulla famiglia: “Pensiamo ad Amoris laetiti a, nella quale la logica del ‘ma anche’ si trova un po’ ovunque. Dando vita spesso ad affermazioni singolari. Prendiamo per esempio il punto 308, dove si dice: ‘I Pastori che propongono ai fedeli l’ideale pieno del Vangelo e la dottrina della Chiesa devono aiutarli anche ad assumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti’. Dobbiamo dedurne che il modo più efficace per essere compassionevoli non è esattamente quello di proporre l’ideale pieno del Vangelo? Quanto poi alla vexata quaestio circa la comunione ai divorziati risposati, qual è la conclusione? Dopo aver letto e riletto il testo più e più volte, la risposta è: comunione sì, ma anche no. Oppure: comunione no, ma anche sì. Nel documento, in effetti, entrambe le conclusioni sono legittimate. A ciò conduce la logica del caso per caso, a sua volta figlia dell’etica della situazione. Mi devo considerare un peccatore? Sì, ma anche no. No, ma anche sì. Dipende”. Per l’autorevolezza del giornalista e per l’impatto mediatico che ne scaturisce, molti quotidiani hanno ripreso e commentato l’articolo di Valli. E anche in Vaticano, ovvio, l’hanno esaminato con attenzione. Il vaticanista Roberto Balducci (Tg3), dopo un servizio in cui definiva “quattro gatti” i fedeli che ascoltavano papa Ratzinger (effettivamente, piazza San Pietro era vuota), fu rimosso dall’incarico e il direttore Antonio Di Bella fu costretto a scusarsi. Stavolta, la vicenda è diversa. Valli non è intervenuto dagli schermi della televisione pubblica, ma l’opinione di Valli –la voce e il volto di Viale Mazzini che accompagna Jorge Mario Bergoglio –è da valutare con assoluta considerazione. Anche perché, allargando lo sguardo, il gruppo di vaticanisti critici con papa Francesco è sempre più folto. Il cronista del Tg1, in maniera forse involontaria, ha compilato un manifesto dei non bergogliani: “Essere uomini e donne dell’et et significa non essere ambigui e non lasciare spazio alla confusione. La logica dell’et et sfocia nell ’inclusione, non nella confusione. Gesù, campione dell’et et e non dell’aut aut, ha raccomandato che il nostro parlare sia ‘sì sì, no no’. La confusione e la doppiezza sono specialità del diavolo, che in questo modo persegue il suo obiettivo: separare”.Andrea Grillo

 

A. M. Valli e la caricatura di papa Francesco. Gli stereotipi tradizionalistici di bravi giornalisti

di Andrea Grillo in Come se non del 3 giugno 2016 (http://www.cittadellaeditrice.com/munera/come-se-non/)

i 6 pregiudizi di una lettura teologica del pontificato di Francesco del tutto inadeguata, falsa e profondamente fuorviante:

1) non è vero che Francesco ponga attenzione solo al soggetto a scapito del riferimento alla verità (è stato Benedetto Xvi ad appiattire il vangelo solo sulle verità oggettive, erodendo ogni possibilità di discernimento)
2) la dottrina se vuol essere nutriente deve farsi pastorale
3) pressapochismo sui concetti di legge e di coscienza, che vanno messi in relazione, e il giudizio finale non va anticipato
4) società liquida non è società malvagia
5) il punti di partenza non è un obbligo ma un dono
6) una problematica figura paterna. Incapsulato in categorie tradizionalistiche
di Aldo Maria Valli in www.aldomariavalli.it del 2 giugno 2016
Aldo Maria Valli risponde a Andrea Grillo, ribadendo il proprio punto di vista, senza però tener veramente conto delle osservazione critiche rivoltegli da Grillo, e avendo come teologi di riferimento Ratzinger e Inos Biffi. Il rapporto tra dottrina e pastorale, la pastorale vista come applicativa di una dottrina (che ha a questo punto il primato assoluto). La contrapposizione tra oggettività della verità e soggetto ricondotto al soggettivismo-relativismo: senza alternative. Non riesce a fare davvero i conti con la modernità
di Andrea Grillo in Come se non del 5 giugno 2016 (http://www.cittadellaeditrice.com/munera/come-se-non/)
poiché di recente è stato A.M. Valli a “tradurre” il linguaggio più reazionario in “parole di buon senso per pater familias”, userò le sue stesse formulazioni per mostrarne meglio la infondatezza e la falsità. “Sono preoccupato per questo bisogno di costruire caricature maldestre e distorte del papa, sulla base delle quali si cerca di portare gli altri a sdegnarsi per “fatti” che si rivelano menzogne senza fondamento.”