un grido da ascoltare

summit umanitario mondiale

“ascoltiamo il grido di chi soffre”

Non ci deve essere una famiglia senza casa, nessun rifugiato senza un’accoglienza, nessuna persona senza una dignità, nessun ferito senza cure, nessun bambino senza un’infanzia, nessun giovane senza un futuro, nessun anziano senza una dignitosa vecchiaia.

 A chiederlo è Papa Francesco, nel suo messaggio inviato al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in occasione della prima giornata del Summit Umanitario Mondiale. Dobbiamo impegnarci personalmente e poi tutti insieme – si legge nel testo – “coordinando le nostre forze e iniziative, rispettando le reciproche competenze ed esperienze, non discriminando, ma piuttosto accogliendo”

da Istanbul, Il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

http://media02.radiovaticana.va/audio/audio2/mp3/00531706.mp3

Questo summit, per Francesco “è un’occasione per dare una svolta alle vite di milioni di persone che necessitano protezione, cura e assistenza, e che cercano un futuro dignitoso”. L’auspicio che il Papa rivolge all’assemblea è quindi quello che da questo summit possano arrivare risultati che possano “realmente contribuire ad alleviare le sofferenze di questi milioni di persone”, frutti che “possano essere dimostrati attraverso una solidarietà sincera e un vero e profondo rispetto per i diritti e per la dignità di coloro che soffrono a causa dei conflitti, della violenza, della persecuzione, e dei disastri naturali”. Le vittime, scrive il Papa, sono le persone più vulnerabili, chi vive in condizioni “di miseria e di sfruttamento”
No al “mercato” degli aiuti
Le soluzione dei conflitti oggi sono impedite da troppi interessi, le strategie militari, economiche e geopolitiche costringono le persone a spostarsi, “imponendo il dio denaro, il dio del potere”. Allo stesso tempo – stigmatizza Francesco – gli sforzi umanitari sono spesso condizionati da vincoli commerciali e ideologici. Occorre quindi “un impegno rinnovato per proteggere ogni persona nella sua vita quotidiana e per proteggerne la dignità e i diritti umani, la sicurezza e i bisogni globali”.
Nessuno resti indietro
Al tempo stesso è necessario preservare la libertà e l’identità sociale e culturale dei popoli, senza che ciò ne comporti l’isolamento, ma che al contrario favorisca cooperazione, dialogo e soprattutto pace. “Non lasciare nessuno indietro” e “fare ognuno del suo meglio” (alcuni obiettivi del Summit – ndr) sono esigenze che chiedono che non ci si arrenda, e che tutti noi ci si assuma la responsabilità delle nostre decisioni e azioni riguardanti le stesse vittime.
Conoscere chi si prende cura della società
Francesco si augura quindi che il Summit possa anche essere l’occasione per riconoscere il lavoro di chi aiuta il prossimo, il proprio vicino, di chi contribuisce alla consolazione delle sofferenze delle vittime di guerre e calamità, degli sfollati e dei rifugiati, di chi si prende cura della società, in particolare attraverso scelte coraggiose in favore della pace, del rispetto , della guarigione e del perdono. E’ così, dice il Papa, che si salvano vite umane.
Non amiamo le idee, ma le persone
“Nessuno ama un concetto, nessuno ama un’idea, noi amiamo le persone. Il sacrificio di sé, vero dono di sé, scaturisce dall’amore verso gli uomini e le donne, verso i bambini e gli anziani , i popoli e le comunità… facce, quei volti e nomi che riempiono i nostri cuori”. Da Francesco parte quindi quella che lui stesso definisce “una sfida” al Summit: ai partecipanti chiede di far “ascoltare il pianto delle vittime e di coloro che soffrono”. Di consentire loro di insegnarci una lezioni di umanità. E di consentire a tutti noi di cambiare il modo di vivere, le nostre politiche, le nostre scelte economiche, i nostri comportamenti e atteggiamenti di superiorità culturale. “Imparando dalle vittime e da coloro che soffrono – conclude il Papa – saremo in grado di costruire un mondo più umano”.

(Da Radio Vaticana)




la sfida di papa Francesco al primo vertice umanitario mondiale

papa Francesco

a nessun rifugiato sia negata accoglienza

il messaggio del Pontefice al primo “Vertice Umanitario Mondiale” che si svolge oggi e domani in Turchia

la sfida: salvare vite umane, sostenere chi affronta emergenze e rimuovere le vere cause dei conflitti

 bambini affamati in zone di guerra
 luis badilla – francesco gagliano    

Nessuna famiglia deve essere privata di una casa, a nessun rifugiato va negata l’accoglienza, a nessun ferito siano negate le cure, nessun bambino sia privato della sua infanzia, nessun uomo e nessuna donna devono essere privati del futuro». Così papa Francesco in un messaggio al World Humanitarian Summit di Istanbul, letto in plenaria dal Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin.

«Oggi lancio una sfida a questo Summit: ascoltiamo il pianto delle vittime e di coloro che soffrono. Consentiamo loro di darci una lezione di umanità. Cambiamo i nostri stili di vita, politiche, scelte economiche, comportamenti e atteggiamenti di superiorità culturale», ha aggiunto il papa. 

«Imparando dalle vittime e da coloro che soffrono, saremo capaci di costruire un mondo più umano», ha concluso il pontefice nel suo messaggio. 

Dall’inizio del 2016, ieri, dopo l’Angelus Papa Francesco ha fatto riferimento al «Vertice Umanitario Mondiale» che si è aperto oggi in Turchia (Istanbul) tre volte. «Domani – ha detto – inizierà a Istanbul, in Turchia, il Primo Vertice Umanitario Mondiale, finalizzato a riflettere sulle misure da adottare per venire incontro alle drammatiche situazioni umanitarie causate da conflitti, problematiche ambientali ed estrema povertà. Accompagniamo con la preghiera i partecipanti a tale incontro perché si impegnino pienamente a realizzare l’obiettivo umanitario principale: salvare la vita di ogni essere umano, nessuno escluso, in particolare gli innocenti e i più indifesi. La Santa Sede prenderà parte a questo vertice umanitario, e per questo oggi è in viaggio per rappresentare la Santa Sede il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin».   

Sul Vertice, Francesco, parlò la prima volta nel suo discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 11 gennaio scorso, dicendo: «La Santa Sede auspica che il Primo Vertice Umanitario Mondiale, convocato nel maggio prossimo dalle Nazioni Unite, possa riuscire, nel triste quadro odierno di conflitti e disastri, nel suo intento di mettere la persona umana e la sua dignità al cuore di ogni risposta umanitaria. Occorre un impegno comune che rovesci decisamente la cultura dello scarto e dell’offesa della vita umana, affinché nessuno si senta trascurato o dimenticato e altre vite non vengano sacrificate per la mancanza di risorse e, soprattutto, di volontà politica». 

A Lesbo

Infine, il 16 aprile scorso, nel suo discorso alla cittadinanza di Lesbo, Grecia, il Santo Padre sottolineò queste sue convinzioni: «Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra, bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica realtà: non basta limitarsi a inseguire l’emergenza del momento, ma occorre sviluppare politiche di ampio respiro, non unilaterali. Prima di tutto è necessario costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove. Per questo bisogna contrastare con fermezza la proliferazione e il traffico delle armi e le loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza. Va invece promossa senza stancarsi la collaborazione tra i Paesi, le Organizzazioni internazionali e le istituzioni umanitarie, non isolando ma sostenendo chi fronteggia l’emergenza. In questa prospettiva rinnovo l’auspicio che abbia successo il Primo Vertice Umanitario Mondiale che avrà luogo a Istanbul il mese prossimo».

Ai diplomatici

Il fatto che sia il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, a rappresentare la Santa Sede al Vertice, cosa che il Papa ha voluto dire personalmente e pubblicamente, ieri, dimostra quanta sia per lui grande l’importanza e la posta in gioco di questo summit. Dai tre riferimenti fatti in cinque mesi, infatti, appare chiaro che Francesco considera che in quest’incontro sono tre le questioni centrali da affrontare con coraggio e lungimiranza: salvare vite umane, sostenere chi affronta emergenze e rimuovere le vere cause dei conflitti.

Le cifre e i trend

Le cifra degli esseri umani coinvolti oggi in emergenze umanitarie sono da brivido. Negli ultimi tre anni vi sono stati, e buona parte ancora irrisolti, oltre 400 conflitti di diversa natura (guerre, terrorismo, calamità ambientali, scarsità idrica, scontri etnico-religiosi, pressioni demografiche, repressioni statali contro le minoranze …) che non hanno fatto altro che acuire le conseguenze preesistenti della povertà di centinai di milioni di persone. Le sole emergenze climatiche ogni anno coinvolgono almeno 100 milioni di individui che fanno salire a 250 milioni il numero di esseri umani intrappolati in crisi umanitarie secondo i dati della Banca Mondiale, e intanto aumentano le persone in estrema povertà nei Paesi più fragili e che non sono capaci di far fronte a queste situazioni. La principale emergenza sono i profughi e sfollati che fuggono da un Paese a un altro, da un continente a un altro, oppure all’interno di un nazione senza varcare i confini. Negli ultimi anni sono stati costretti a fuggire oltre 60 milioni di persone e complessivamente oggi sono sempre in aumento. 

Ecco gli ultimi dati (2014): il rapporto annuale dell’Unhcr Global Trends riporta una forte escalation del numero di persone costrette a fuggire dalle loro case, con 59,5 milioni di migranti forzati alla fine del 2014 rispetto ai 51,2 milioni di un anno prima e ai 37,5 milioni di dieci anni fa. L’incremento rispetto al 2013 è stato il più alto mai registrato in un solo anno. L’accelerazione principale è iniziata nei primi mesi del 2011, quando è scoppiata la guerra in Siria, diventata la principale causa di migrazione forzata a livello mondiale. Nel 2014, ogni giorno 42.500 persone in media sono diventate rifugiate, richiedenti asilo o sfollati interni, dato che corrisponde a un aumento di quattro volte in soli quattro anni. In tutto il mondo, una persona ogni 122 è attualmente un rifugiato, uno sfollato interno o un richiedente asilo. Se i 59,5 migranti forzati nel mondo componessero una nazione, sarebbe la ventiquattresima al mondo per numero di abitanti.

Le proposte dell’Unione Europea

In preparazioni a questo Vertice l’Unione Europea ha pubblicato un documento in cui riassume le sue posizioni sulla questione: «L’esito del vertice dovrebbe confermare i principi fondamentali comuni: i valori della dignità, dell’integrità e della solidarietà; i principi umanitari; il rispetto degli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale; l’impegno a mantenere le attività umanitarie distinte dagli interessi politici».

Diritto a essere aiutato

In secondo luogo, l’Unione Europea chiede che sia sempre garantito il diritto delle persone in stato di necessità ad accedere agli aiuti umanitari. In particolare si tratta di facilitare l’accesso degli operatori umanitari alle persone colpite, premessa fondamentale per erogare gli aiuti. Perciò l’UE insiste nel dire: i governi dovrebbero impegnarsi a garantire un ambiente sicuro per l’azione umanitaria. Inoltre dovrebbero disporre di un quadro giuridico e politico adeguato per agevolare l’accesso degli aiuti umanitari. 

Emergenze e vulnerabilità

In terzo luogo, per l’UE è necessario introdurre una nuova questione fondamentale nell’azione umanitaria: mettere la protezione delle persone al centro della risposta umanitaria, poiché le crisi umanitarie spesso rendono le popolazioni colpite vulnerabili allo sfruttamento e ai maltrattamenti. In altre parole, per l’UE, il mancato o insufficiente rispetto dei principi umanitari e del diritto umanitario internazionale aggrava l’insicurezza, le discriminazioni, gli abusi e le minacce alla vita. I più vulnerabili sono spesso i bambini, le donne e le ragazze, gli anziani e i disabili.

 




la rabbia dell’Alitalia contro papa Francesco che sceglie un biglietto più economico

 

spending review

il Vaticano sceglie Ryanair e Alitalia si arrabbia<!-- -->

ryanair ape

<!-- --> bene la spending review, ma poi c’ è sempre qualcuno che si lamenta. Pare facile fare il vescovo-pastore che non bada a orpelli, minimizza su costi per ingiustificate misure di sicurezza, rifiuta biglietti di prima classe e altri lussi così come piace a papa Francesco che è stato il primo a dare questo esempio, dal rifiuto del Palazzo apostolico alla scelta di una utilitaria al posto delle scintillanti berline. Ma anche il corso di sobrietà che pure in tanti nella curia di Francesco intendono percorrere sentendosi più a loro agio con mezzi e metodi spartani, ha le sue spine, e fare scelte low cost quando si è prelati molto in vista ha conseguenze del tutto inaspettate.

È quello che è successo al cardinale Pietro Parolin, il segretario di Stato vaticano che in queste settimane ha preso un volo low cost Ryanair per recarsi a Vilnius, in Lituania. Un gesto che ha fatto notizia perché il fatto che un prelato in carica di così alto rango prenda un volo a basso costo per sbarcare in visita ufficiale non si era mai visto. E in più, se si pensa che il predecessore di Parolin, il cardinale Tarcisio Bertone, amava mobilitare attorno a sé un dispositivo di sicurezza che almeno nelle uscite in Italia coinvolgeva tanto auto della Gendarmeria vaticana quanto della Polizia italiana, c’ è di che stupirsene. Eppure. Scrive il quotidiano nazionale, la ben intenzionata mossa è diventata una specie di piccolo caso oltre le mura leonine. La Ryanair ha colto al volo l’ occasione per farsi sentire col Vaticano, ringraziare per l’ inattesa pubblicità e offrire nuovi voli promo per prossime missioni di esponenti vaticani. E addirittura proponendosi come prossimo vettore per il viaggio di papa Francesco in Polonia in programma a luglio. Tanto bene non l’ ha presa però Alitalia, abituata ad essere la compagnia ufficiale che accompagna il Pontefice nei suoi viaggi internazionali e in genere la linea aerea di prima scelta per le missioni di esponenti vaticani quando si muovono da Roma. La compagnia ha fatto avere in via informale la sua protesta.
Tra l’ altro l’ ex compagnia di bandiera è anche un forte investitore pubblicitario nei media vaticani, si guardi ad esempio al paginone pubblicato qualche giorno fa sull’ Osservatore romano.
Nello staff del cardinale Parolin davanti a tanto inatteso trambusto hanno allargato le braccia: «Quello della Ryanair era il volo che costava meno, e in realtà l’ unico collegamento diretto da Roma per Vilnius». Sotto traccia quindi, per i voli vaticani si profila anche una piccola guerra commerciale. La stessa via della sobrietà e dell’ antispreco è lastricata di involontarie pubblicità a nuovi marchi. Quando Francesco, appena eletto, ha immediatamente optato per utilizzare nei suoi spostamenti alcune vetture Ford che erano rimaste un po’ abbandonate nel parco macchine vaticano, facendo rimettere in garage le ammiraglie Mercedes a bordo delle quali viaggiava Benedetto, anche lì la compagnia americana beneficiò, del tutto inaspettatamente, di una formidabile pubblicità con livelli che nessuna campagna avrebbe mai potuto raggiungere.
Per non dire poi delle Fiat 500 L utilizzate da papa Bergoglio sia nel suo viaggio negli Stati Uniti, sia in quello più recente in Messico che oltre a dare il profilo della sobrietà del Pontefice, sono state protagoniste di uno spot planetario per il marchio torinese.