presto sull’isola greca di Lesbo la solidarietà di papa Francesco ai migranti

informazioni dal sito ‘il sismografo’   

Papa Francesco potrebbe andare presto sull’isola greca di Lesbo, addirittura forse già il 15 aprile, per portare la sua vicinanza e il suo sostegno ai profughi e ai migranti.
È quanto sostengono media greci, citando come fonte una nota del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia.

Secondo quanto riportato dal sito internet Sismografo, solitamente ben informato, Papa Francesco potrebbe recarsi assieme al patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I sull’isola di Lesbo il prossimo 15 aprile, a seguito di una proposta da parte di Hyeronimus, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, che ha avuto il sostegno del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa greca.

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Anche fonti del governo greco hanno confermato la notizia.

Interpellato dall’agenzia Ansa, padre Federico Lombardi ha affermato: «È un argomento di cui si sta parlando, ci sono contatti in corso. Non smentisco le voci ma al momento non posso dichiarare altro perché non ci sono decisioni, date né programmi definiti».

Stando a quanto riportato dal sito Vatican Insider: «La cifra del viaggio papale, che può essere iscritta tra le “trasferte mensili” in luoghi della sofferenza che Papa Francesco ha deciso di realizzare una volta al mese durante l’Anno Santo della Misericordia, è ovviamente connessa alla tragedia dei migranti che cercano di attraversare il Mare Nostrum per raggiungere l’Europa».

I precedenti viaggi
Se queste informazioni dovessero essere confermate e Papa Francesco dovesse recarsi su Lesbo, si tratterebbe del secondo viaggio compiuto assieme a Bartolomeo, dopo quello in Terra Santa del maggio 2014.

Da ricordare anche che si tratterebbe del secondo viaggio di un Pontefice in Grecia (dopo Giovanni Paolo II nel 2001) e il secondo viaggio di Papa Francesco in un’isola del Mediterraneo per incontrare profughi e rifugiati dopo quello dell’8 luglio 2013 a Lampedusa dove celebrò la Messa nel campo sportivo “Arena”.

L’attenzione ai migranti
Oltre al viaggio a Lampedusa, ci sono stati innumerevoli gesti che Papa Francesco ha compiuto per testimoniare la sua prossimità al dramma dei migranti: l’ultimo il 24 marzo scorso, Giovedì Santo, con la lavanda dei piedi ai richiedenti asilo ospitati nel Centro richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto. Il 6 settembre 2015, inoltre, durante l’Angelus il Papa rivolse una appello a tutte le parrocchie d’Europa affinché ciascuna accogliesse una famiglia di profughi “a iniziare da Roma e dal Vaticano”. Un invito che è stato accolto: a oggi sono transitati per le strutture ecclesiastiche in Italia 45 migranti, e 22mila di questi sono accolti al momento.

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la ragazza rom di Roma che studia alla Sorbona da avvocato

 

da un campo rom a Roma all’università La Sorbona

dal sito www.romatoday.it

Da un “campo rom” a Roma, dove per sopravvivere la sua famiglia si vedeva costretta a chiedere l’elemosina per strada, all’università La Sorbona di Parigi, una delle più prestigiose d’Europa, dove studia per diventare magistrato.

È la storia di Anina Ciuciu, giovane rom rumena di 26 anni, che nei prossimi giorni, dopo ben 19 anni, rimetterà piede a Roma per partecipare ad alcuni eventi organizzati da Associazione 21 luglio in occasione della Giornata Internazionale dei Rom e Sinti, che si celebra l’8 aprile di ogni anno.

 

Venerdì 8 aprile, in Senato, nel corso di un dibattito che seguirà la proiezione al pubblico del film “Gitanistan. Lo Stato immaginario delle famiglie rom salentine”  – Sala dell’Istituto Santa Maria in Aquiro, Piazza Capranica 72, Roma, ore 18.30 – Anina racconterà la sua storia

 

Parlerà della vita di stenti che ha dovuto affrontare quando, all’età di sette anni, è dovuta scappare dal suo Paese, la Romania, per raggiungere l’Italia e Roma. Parlerà di come si sentiva a ritrovare la sua vita, la sua infanzia e i suoi sogni soffocati, seppur per qualche mese, nella dinamica ghettizzante e discriminatoria del “campo rom”. Chissà, se fosse rimasta in quella baraccopoli probabilmente avrebbe continuato a mendicare per sopravvivere, condannata a una esistenza di difficoltà e degrado, di esclusione sociale e rinuncia ai propri sogni e alle proprie aspirazioni.

Andrà ascoltata con attenzione la testimonianza di Anina, la cui autobiografia dal titolo “Je suis Tzigane et je le reste” è già stata pubblicata in Francia, perché ci dimostra che vivere in un ghetto quale è un “campo rom” non è frutto della scelta e dei desideri di una famiglia rom, bensì l’effetto devastante di politiche discriminatorie su base etnica che in Italia, e nella Capitale in particolare, sono state ritagliate su misura per i rom, basandole sul presupposto infondato del presunto nomadismo di famiglie che non vorrebbero vivere come tutti gli altri, in una casa, nella societ

Da quella baraccopoli romana, nel lontano 1997, Anina e la sua famiglia riuscirono ad andar via e a trasferirsi in Francia dove, grazie all’iniziale aiuto di due donne, trovarono un appartamento. Anina è andata a scuola, ha studiato il francese, si è laureata in giurisprudenza e ora frequenta un master alla Sorbona. Dice di sentirsi profondamente francese, oltre che rom e rumena. Europea nell’essenza, insomma.  

Ha avuto una opportunità Anina e l’ha colta al volo. Così come l’ha colta la sua famiglia. Quelle stesse opportunità che invece la politica della ghettizzazione nelle baraccopoli romane annienta in modo inesorabile. E con esse i sogni, le speranze e il futuro delle persone

 

 

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