primato di Pietro da rivedere

sinodo della famiglia 2015

papa Francesco: “rivediamo il primato di Pietro”

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parole forti e dal sapore rivoluzionario per gli annunci quelle che Papa Francesco ha tenuto nell’Aula Paolo VI dove si sta celebrando l’anniversario dell’istituzione, cinquant’anni fa, del Sinodo dei Vescovi: proprio mentre si tiene in Vaticano il Sinodo sui temi della Famiglia, il Papa prende posizione riguardo il cammino della Chiesa, il suo ruolo nel mondo e anche la sua organizzazione interna: il tutto mentre continuano i lavori dell’assise che la prossima settimana dovrà affrontare i temi più spinosi all’attenzione dei vescovi: omosessualità, divorziati risposati

 PAPA FRANCESCO: “RIVEDIAMO IL PRIMATO DI PIETRO”

Il discorso di Papa Francesco è dirompente e va a colpire le fondamenta stessa dell’organizzazione ecclesiastica: “Nella Chiesa è necessario che qualcuno si abbassi per mettersi al servizio dei fratelli durante il cammino. La sinodalità, come dimensione costitutiva della Chiesa, ci offre la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico”, dice il Papa, citando San Giovanni Crisostomo, e poi aggiunge: “Il Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come battezzato tra i battezzati e dentro il Collegio episcopale come vescovo tra i vescovi, chiamato al contempo, come Successore dell’apostolo Pietro, a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiesa”. Le parole del Pontefice aprono – e ribadiscono chiaramente – la disponibilità della Cattedra a rivedere il ruolo del Pontefice, all’interno della Chiesa. Le parole del Pontefice in questo senso sono chiarissime.

Quale Vescovo di Roma so bene che la comunione piena e visibile di tutte le comunità, nelle quali in virtù della fedeltà di Dio abita il suo Spirito, è il desiderio ardente di Cristo. Sono convinto di avere a questo riguardo una responsabilità particolare, soprattutto nel constatare l’aspirazione ecumenica della maggior parte delle Comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova

Usa la parola “conversione” per definire il compito della Cattedra di Pietro nella chiesa di oggi: “Serve una conversione del Papato”, dice Papa Francesco, definendolo un compito “necessario e urgente” per la vita della Chiesa. La missione che Francesco sente sulle spalle è quella dell’edificazione di una “Chiesa Sinodale”.

E una Chiesa Sinodale, continua Papa Francesco, è quella in cui tutti camminano come fratelli, senza differenze gerarchiche di importanza, solo di funzioni e comunque nella piena comunione reciproca. Proprio questo, dice il Papa, questo modo di fare Chiesa, è stato alla base dell’organizzazione del Sinodo sulla Famiglia, preceduto dai questionari inviati alla Chiesa locale. Le parole del Papa, sul ruolo dei laici nell’Ecclesia sinodale, appaiono clamorose.

Il sensus fidei impedisce di separare rigidamente tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens, giacché anche il Gregge possiede un proprio fiuto per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa. E’ stata questa convinzione a guidarmi quando ho auspicato che il Popolo di Dio venisse consultato nella preparazione del duplice appuntamento sinodale sulla famiglia. Certamente, una consultazione del genere in nessun modo potrebbe bastare per ascoltare il sensus fidei. Ma come sarebbe stato possibile parlare della famiglia senza interpellare le famiglie, ascoltando le loro gioie e le loro speranze, i loro dolori e le loro angosce?

Ogni battezzato è “un soggetto attivo di evangelizzazione”, sarebbe inadeguato pensare ad uno schema in cui ci sono “degli attori qualificati” e il resto del popolo fedele è “recettivo delle loro azioni”. Questo cammino di ascolto, in cui tutti i fedeli della Chiesa sono soggetti attivi e non passivi, culmina nel Sinodo dei Vescovi in cui i porporati sono “congiunti con il Vescovo di Roma dal vincolo della comunione episcopale (cum Petro) e sono al tempo stesso gerarchicamente sottoposti a lui quale Capo del Collegio (sub Petro)”. E il Papa è, continua Francesco, “chiamato a pronunciarsi come ‘Pastore e Dottore di tutti i cristiani’: non a partire dalle sue personali convinzioni, ma come supremo testimone della fides totius Ecclesiae, ‘garante dell’ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa’”, ha spiegato il Pontefice, che ha poi continuato sostenendo come, se davvero sinodale debba essere, la Chiesa Cattolica non possa basarsi solo su quanto deciso a Roma: “Non è opportuno che il Papa sostituisca gli Episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei loro territori. In questo senso, avverto la necessita’ di procedere in una salutare ‘decentralizzazione’”

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la ‘chiesa missionaria’ dice la sua per il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze

 

BuonSamaritano

 

IL CONTRIBUTO DELLA CHIESA MISSIONARIA CHE E’ IN ITALIA PER FIRENZE 2015

la Chiesa missionaria che è in Italia, raggruppata nelle sigle della Fondazione Missio, la Fondazione CUM, la FOCSIV, la CIMI, il SUAM in occasione del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale che si svolgerà a Firenze dal 9 al 13 novembre prossimi dal titolo “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” lancia un appello alla Chiesa Italiana

Il tavolo degli organismi missionari italiani dice: “Alla nostra chiesa italiana che ha inviato figlie e figli in ogni angolo della terra chiediamo, nonostante le fatiche di questo momento storico, di restare fedele al mandato missionario di Gesù. Sicuri che l’incontro e lo scambio tra chiese sorelle potrà aiutarla e sostenerla nella sua ricerca di un nuovo umanesimo e di vie nuove per annunciare il vangelo in questo nostro tempo”. Il contributo si delinea in cinque punti:
1- I missionari sono uomini e donne in uscita: uscita da se stessi, dai tanti propri mondi, dalle proprie visioni, per incontrare l’altro;
2- Il cammino missionario abita le frontiere dove l’umano è messo alla prova, abita le periferie;
3- Il nostro umanesimo, dicono i missionari, parte dai poveri e si realizza con i poveri. In un mondo sempre più colmo di disumanità;
4- Vivere nelle periferie dei continenti ci ha fatto sperimentare modi diversi di essere chiesa: una chiesa che veste il grembiule, che apre le sue porte all’accoglienza e alla partenza, una chiesa laboratorio di fraternità, di incontro fra popoli e religioni, dove si sperimenta la carità e la solidarietà, dove l’impegno è dei diversi ministeri;
5- Nel proporre un nuovo umanesimo i missionari sentono impellente la necessità di tornare all’uomo Gesù, rimettendo al centro della comunità la Parola di Dio;

Una chiesa in uscita è una chiesa discepola. Una chiesa seduta ai piedi di Gesù, in ascolto della Parola, che annuncia il Regno e progetta vita piena per tutti.

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