10 ottobre 1944 anno orribile per i bambini rom

10 ottobre 1944

olocausto dei bambini rom ad Auschwitz

i pregiudizi, oggi, su cui riflettere

sono passati 71 anni dal terribile massacro di 800 bambini rom ad Auschwitz: scopriamo, oggi, quali sono i pregiudizi verso questo popolo che devono essere sfatati

pregidizi Rom

era il 10 ottobre 1944 quando ad Auschwitz si è consumata una delle tragedie più drammatiche di tutti i tempi, per quanto spesso dimenticata: stiamo parlando dell’Olocausto di 800 bambini rom

Da sempre la storia dei rom è segnata da deportazioni e stermini, a partire dal Medioevo – quando il nomadismo veniva considerata una maledizione e le arti divinatorie un aspetto correlato alla stregoneria – fino ad arrivare ai giorni nostri, come dimostrano i messaggi lanciati da diverse forze politiche, in Italia ma non solo. Molti i paesi europei che hanno cercato di espellerli, fino ad arrivare all’eliminazione fisica, che è diventata programmatica durante gli anni del Nazismo in Germania.

Proviamo a vedere quali sono i miti da sfatare attorno alla cultura rom, di cui, ad oggi, non riusciamo a liberarci.

– Nomadismo. Come documentato nel Rapporto annuale 2014 a cura dell’Associazione 21 luglio, che fotografa la situazione di Rom e Sinti in Italia, la maggioranza delle popolazioni rom presenti sul territorio italiano – 4 persone su 5 – conduce una stile di vita sedentario, vivendo in abitazioni regolari.

– Gli “zingari” rubano i bambini? Dal dopoguerra ad oggi (dati aggiornati al 2008) solo una sentenza ha condannato un Rom o Sinti per un reato del genere: stiamo parlando di Angelica, la minorenne condannata nel 2008 per aver provato a rapire una neonata a Napoli (pag. 32 del “Rapporto conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia” a cura del Senato della Repubblica).

– Il problema dei campi. Sono 40mila su 180mila i Rom in Italia che vivono in roulotte, container o baracche di fortuna, nelle periferie di grandi città: si tratta di strutture autorizzate in buona parte dalle leggi locali, pensate però per la sosta temporanea e non per una vita sedentaria. Osserva la Comunità di Sant’Egidio: “Molte municipalità hanno dato autorizzazioni (temporanee) a “campi” senza le minime strutture d’accoglienza previste dalla legge (acqua corrente, fogne, luce) e ciò ha comportato che 2-3 generazioni di Rom/Zingari siano sostanzialmente nate e vissute in luoghi non molto dissimili dalle discariche, con tutte le conseguenze umane e sociali.” Il risultato? L’aumento della devianza minorile.

– Rom e criminalità. L’impossibilità di trovare lavoro a causa dei pregiudizi diffusi genera un terreno fertile per comportamenti socialmente poco accettati, come l’accattonaggio, o atti criminali di varia entità che contribuiscono a rafforzare il pregiudizio: per i dati, rinviamo al rapporto già citato. L’unica via d’uscita? Lavorare per l’integrazione.

 




L. Boff sulle coppie gay: omosessualità o omoaffettività?

“sì alle coppie gay ma Monsignor Charamsa ha sbagliato” 

 

‘Oggi’ ha intervistato in esclusiva il teologo brasiliano della Liberazione, che dice la sua anche sull’omosessualità: più che di omosessualità bisognerebbe parlare di “omoaffettività: che comprende l’affetto, l’amore, la simpatia, la sessualità come relazione profonda di tenerezza, di auto-aiuto. Quando c’è amore, anche tra due uomini o due donne, lì c’è Dio. E dinanzi all’amore bisogna avere rispetto”

Leonardo Boff, il teologo brasiliano della Liberazione, è in Italia per presentare i suoi ultimi libri (pubblicati da Emi). Nel 1984 fu processato dal cardinale Ratzinger per la sua critica alle gerarchie e le sue posizioni teologiche non proprio in linea col cattolicesimo romano, e nel ‘92, sotto Giovanni Paolo II, lasciò l’ordine dei francescani. Ora a Oggi confida: «Spero di incontrare papa Francesco. La sua enciclica Laudato si’ è dirompente».

L’enciclica è rivoluzionaria?
«Sì, è un appello urgente a tutti gli uomini. Li avverte che la Madre Terra non è mai stata tanto maltrattata come negli ultimi due secoli. Se non cambiamo rotta, finiremo nel baratro».

 

Laudato si’ parla del «grido della Terra, grido dei poveri». Riabilita la Teologia della Liberazione?
«Il Papa viene dalla Teologia della Liberazione ma nella sua versione argentina, che non usava le analisi di classe perché la repressione militare era troppo forte. Era una “teologia del popolo oppresso”. Da giovane, Bergoglio prese l’impegno di vivere radicalmente la povertà e ogni settimana andava in una favela».

Però il Papa ha chiarito che non è un comunista.
«Ma lui riconosce di essere un comunista nel senso del Vangelo e degli Atti degli apostoli, che mettevano tutto in comune. L’ha detto più volte».

Se lei potesse intervenire al Sinodo, che cosa direbbe?
«Direi che il papa ha uno sguardo nuovo sui problemi delle famiglie ferite. È per una pastorale di misericordia e perdono.  Non vuole trattare questi casi per condannarli ma perché si prendano le loro responsabilità davanti a Dio. È una rivoluzione, perché dove impera il potere non c’è amore né misericordia. E l’incontro a Roma tra conservatori e progressisti è l’incontro tra potere e amore. Nel Vangelo, è centrale l’amore».

I divorziati risposati dovrebbero poter fare la comunione?
«Il papa dice che i sacramenti sono per i malati e i vulnerabili, non per i santi».

A proposito degli omosessuali, molti vescovi dicono: accogliamoli purché vivano castamente…
«È una visione molto riduttiva, perché pensa all’omosessualità come relazione genitale. Invece il nome giusto è omoaffettività: comprende l’affetto, l’amore, la simpatia, la sessualità come relazione profonda di tenerezza, di auto-aiuto. Quando c’è amore, anche tra due uomini o due donne, lì c’è Dio. E dinanzi all’amore bisogna avere rispetto».

Ha fatto bene monsignor Charamsa a fare coming out?
«No. Credo sia una trappola montata dagli ambienti di destra nella Chiesa che si oppongono al papa. Perché non lo ha fatto in modo semplice ma provocatorio, per creare un problema al Sinodo e a Francesco. Ostentare in quel modo la sua scelta, il suo compagno… Non si deve giocare per mettere il papa alle strette».

(l’intervista completa sul numero di Oggi in edicola mercoledì 14)




il grido di p. Agostino che fa suo il grido dei rom della Bigattiera

NON SIAMO DA BUTTAR VIA!

agostino

Coltano – campo Rom –

8 Ottobre 2015.

Gli appelli di papa Francesco sono incessanti e molteplici: “Nessun essere umano va trattato come uno scarto” e sottolineerei: anche se non frequenta alcuna scuola! Faccio fatica a vedere il rom di serie A e B. “Chi va a scuola ha la mia comprensione, chi non ci va pazienza!

camper di Agostino

I Rom della Bigattiera di fatto, si sono trovati tutti sullo stesso “treno deragliato”, perché qualcuno già da tempo aveva manomesso i binari dei diritti uguali per tutti.

Esattamente quello che l’’Amministrazione di Pisa sta attuando da tempo verso in Rom in particolare, oggi è toccato ai Rom della Bigattiera.

Una politica che scarta, in nome di calcoli elettorali, perché questa è la motivazione di fondo, ha smarrito quel suo nobile scopo di prevenzione, di messa in campo di azioni in grado di accompagnare e sostenere le fasce più deboli della società, a lungo andare diventa cancerogena e nociva anche per l’intera società.

Da anni purtroppo, con i Rom assistiamo a questo degrado sociale e politico. I Rom sono sistematicamente esclusi da una partecipazione reale e concreta al loro sviluppo, al loro futuro. Le politiche sociali hanno occupato questo spazio in modo invadente, minaccioso e escludente.

Siamo testimoni di atteggiamenti arroganti, falsi e bugiardi da parte di “responsabili” che spesso non esitano a far uso anche di intimidazione, pur di ottenere i loro obiettivi.

Se non fai così gli assistenti sociali ti prendono i tuoi bambini.”

“ Se non fai così, la Questura ti darà l’’espulsione.”

L’’integrazione, strano ma vero rischia di essere minata proprio da quei soggetti chiamati a promuoverla e sostenerla. La pietà è vista come un ostacolo all’integrazione e spesso sono i responsabili del comune che mostrano il disprezzo verso i Rom, la pietà verso la vita dei Rom è bandita. Come mai , in genere oggi sono proprio le donne (assistenti sociali, responsabili, assessori..) che ostentano questa carenza di pietà umana, un tempo tipica del cuore femminile? Così facendo si inietta nell’opinione pubblica l’idea della “normalità del male”, la si accetta senza alcuna reazione, la si giustifica in nome di una falsa e distorta comprensione della realtà dei fatti.

Le vicende del campo Rom della Bigattiera sono un esempio parlante. Anni fà (estate 2012) lo stesso comune ordina la chiusura dell’acqua e della luce, obbligando di fatto una intera comunità Rom, con tanti minori e degli adulti ammalati, a vivere nel disagio.

L’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani.”

Ce lo ricorda papa Francesco in Laudato Sì, n° 30.

Oggi lo stesso comune firma l’’ordinanza di sgombero della Bigattiera, motivandola per le condizioni igienico-sanitarie insostenibili del campo! C’è da rimanere sbigottiti per questi “giochetti”..chissà noi come avremmo reagito se privati per capriccio di qualcosa, di ciò che spetta ad ogni essere umano. Succede questo nel resto d’’Europa?

I Rom li considerate esseri umani? E’ la domanda (non provocatoria!) che rivolgo agli amministratori di Pisa e che molti cittadini oggi si pongono, a motivo delle vostre scelte.

Lo sgombero di persone è condizionato ad una concreta, immediata alternativa percorribile, lo dice la Commissione Europea. Dovrebbe essere sancita anche da una legge che obbliga i responsabili ad agire di conseguenza, diversamente si giustifica la disumanità e si incentiva quel degrado che si dice di voler combattere. Oggi la schiavitù è un reato, come lo stupro, la violenza, lo sfruttamento minorile..ecco vorrei che entrasse anche nella nostra coscienza e soprattutto negli atti amministrativi che sgomberare persone, lasciandole per strada, allo sbando privandole anche di una semplice baracca, è una violazione e in quanto tale illegittima, come è lo sfruttare un lavoratore, abusare o plagiare un minore o ridurre un essere umano schiavo di qualcuno.

Non siamo da buttar via”, mi diceva un Rom qualche giorno prima dello sgombero: è vero qualcuno lo pensa e lo programma.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, dice un proverbio italiano..sarà ancora vero? Quando si tratta della vita dei Rom, oggi a Pisa e altrove, il confine é diventato sottile..non più un mare che ci difenda, ma le ruspe che spianano anche le ormai fragili obiezioni delle nostre coscienze.

p. Agostino Rota Martir




profughi sì e migranti no?

distinzione criminale

di Alesssandro Dal Lago
in “il manifesto” del 9 ottobre 2015

migranti

In un vecchio film di guerra, alcuni soldati in trincea discutono di pace. Il modo migliore per ottenerla — dice uno — è , in caso di controversie tra gli stati, obbligare re e capi di governo a salire con i guantoni sul ring e suonarsele di santa ragione finché uno non vince. La battuta mi è tornata in mente quando ho letto del piano segreto, elaborato dai ministri degli interni dell’Unione europea, per il rimpatrio di 400.000 migranti «economici». Giusto per dare un’idea a questi pensosi statisti di che cosa significhi migrare oggi si potrebbe, che so, portarli (a cominciare dall’ineffabile onorevole Alfano) in qualche paese del centro Africa e poi, con un po’ di dollari o Euro raccolti tra altri ministri e sotto-segretari, trasportarli in autobus in Libia, imbarcarli su un gommone , farli rischiare il naufragio e arrivare fradici e affamati a Lampedusa, rinchiuderli nel Cie e, dopo una detenzione di durata indefinita, riportarli al punto di partenza. E chiedere loro: la pensate come prima? Avete ancora voglia di distinguere tra profughi e migranti economici? Non sarebbe il caso di rivedere questa distinzione ipocrita, utile solo per manipolare opinioni pubbliche paranoiche e destrorse? In un sogno o in un film, in caso di risposta sbagliata si potrebbe ricominciare con loro daccapo…

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Quando Angela Merkel e il vice-cancelliere tedesco Gabriel hanno dichiarato, nello scorso agosto, di aprire le porte della Germania a 5 milioni di profughi, hanno realizzato un buon numero di obiettivi: rispondere a un’opinione pubblica tedesca complessivamente non insensibile agli Asylanten presenti e futuri, nonostante la rumorosa presenza del partito xenofobo Pegida e dei neo-nazisti, isolare le frange di estrema destra e, di fatto, assumere la guida politico-morale di un’Europa fragile, litigiosa e incerta sul da farsi in campo internazionale. Ovviamente, considerazioni demografiche e finanziarie, in un paese in cui non nascono più bambini, devono avere avuto il loro peso, ma sta di fatto che l’odiosa Germania della crisi greca è diventata la nobile Germania d’agosto, non offuscata nemmeno dalla crisi della Volkswagen. Ma tutto questo ha come contrappeso la distinzione tra profughi (vittime di guerra ecc.) e migranti economici, i quali affronterebbero deserti e mari, per non parlare di prigioni ungheresi e manganelli di mezza Europa, così, per sport o sete d’avventura, e non per sopravvivere o vivere meglio. Una distinzione insensata, che non riesce a mascherare l’assoluta mancanza di una strategia europea nei rapporti con gli altri mondi e con le persone che per qualsiasi ragione ne provengono. Una distinzione che serve a tacitare le strumentalizzazioni lepeniste, leghiste e di Grillo (che sul suo blog ha pubblicato tempo fa un encomio di Orbán). In termini puramente quantitativi, 3 milioni di migranti «economici» in dieci anni non cambierebbero in nulla l’assetto demografico di una Ue che conta oggi 500 milioni di abitanti distribuiti su 4 milioni di chilometri quadrati. Ma bisognerebbe cambiare metodo, emarginare sul serio gli Orban, i Salvini e Le Pen, impedire le stragi in mare, che continuano imperterrite alla faccia di Frontex, immaginare un’integrazione sociale decente per gli stranieri e disporre di una vera politica internazionale comune – invece che manganellare i migranti a Ventimiglia e Calais, moltiplicare i Cie e litigare in modo miserabile alle frontiere. Ed ecco perché i ministri degli Interni, riuniti da qualche parte a stilare piani segreti di espulsione lasciano filtrare cifre prive di qualsiasi senso (400.000, 300.000, nessuno, tutti?). Per coprire la loro mancanza di idee, che non siano lo sfruttamento della forza lavoro straniera e le preoccupazioni per le prossime elezioni. Nel frattempo, la ministra Pinotti e Matteo Renzi, che su queste materie non hanno mai nulla da dire, fanno scaldare i motori dei Tornado.