il commento al vangelo della domenica

 IL SIGNORE FU ELEVATO IN CIELO E SEDETTE ALLA DESTRA DI DIO

commento al vangelo della domenica dell’Ascensione (17 maggio 2015) di P. Alberto Maggi 

p. Maggi

Mc 16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

L’ascensione del Signore non separa Gesù dalla vita dei credenti, ma il Signore si inserisce nella loro esistenza potenziandola con una forza, con un’energia ancora più grande di quella che prima potevano aver conosciuto. Ci viene proposto l’ultimo brano, l’ultimo pezzo del vangelo di Marco, che però non è di Marco. Il vangelo di Marco termina al cap. 16, vers. 8 con l’annuncio della Risurrezione di Gesù, ma senza le prove delle apparizioni. Questo destò scandalo nella comunità primitiva, per cui negli anni seguenti vennero aggiunte ben tre successive finali a questo vangelo, quella che leggiamo è una di queste.
Quindi non è di Marco, non è dell’evangelista, ma è indubbiamente frutto dell’esperienza della comunità cristiana.
Secondo l’autore di questo brano Gesù dice “andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo a ogni creatura”. La missione dei credenti è di andare, non di rimanere fermi, ma di andare a proclamare che cosa? La buona notizia. Sappiamo che il termine ‘vangelo’ significa ‘buona notizia’. E qual è questa buona notizia? Dio non è buono, è ESCLUSIVAMENTE buono; Dio è amore che chiede soltanto di essere accolto. Dio-amore che si offre non per togliere qualcosa all’uomo, ma per potenziare la sua esistenza. E   da questo amore di Dio nessuna persona, qualunque sia la sua condotta o il suo comportamento, può sentirsi esclusa.
Questa è la buona notizia. Dio ama tutti in maniera incondizionata, e questo va proclamato ad ogni creatura.
Aggiunge l’autore “chi crederà …” – ‘credere’ non significa aderire, accettare una dottrina, una verità, ma ‘credere’ significa accogliere questa potenza d’amore ed essere disposti poi a comunicarla agli altri. L’amore ricevuto da Dio si trasforma in amore comunicato.
“… sarà battezzato”. All’inizio di questo vangelo il battesimo era espressione di una conversione. Per ‘conversione’ si intendeva il ‘cambio di orientamento della propria esistenza’: se fino ad adesso ho vissuto per me, adesso deciso di orientare diversamente la mia vita e di vivere per gli altri. Come segno di questo cambio c’era questo rito del battesimo. Quindi chi aderisce a questo amore, lo accoglie e dimostra pubblicamente questo cambio nella sua esistenza, questi è già nella pienezza di vita.
“Ma chi non crederà sarà condannato”. Chi invece lo rifiuta e rimane nel suo egoismo, centrato soltanto sui propri bisogni e sulle proprie necessità, sarà condannato – non da Dio perché Dio è amore e non condanna, ma è lui stesso che si condanna.
Poi ci sono i segni classici che accompagneranno i credenti nella loro missione, è una protezione contro ogni forma di male, in particolare l’espressione finale “e questi guariranno”, beh, il testo greco non è proprio così. Il testo greco dice “e questi avranno bene”. Gesù, il Signore, non ci da la capacità – magari! – di guarire gli ammalati, ma di far sì che stiano bene, questo sì. Cioè un affetto, una premura, un’attenzione e un servizio in modo che le persona anche nella loro malattia, nella loro infermità, possano in qualche maniera stare bene.
“Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo” – Quando leggiamo il vangelo occorre sempre distinguere ‘quello che l’evangelista ci dice’ da ‘come ce lo dice’. ‘Quello che ci dice’ è la Parola di Dio e questa è valida per sempre, ‘come lo dice’, l’autore usa le sue abilità letterarie, lo stile dell’epoca. Allora, in questo brano, si vede chiaramente la distinzione tra ‘quello che l’autore vuol dire’ e ‘come lo dice’. Dice che “fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio”.  Cos’è che vuol dire l’evangelista? L’evangelista vuol dire alle autorità religiose: “Quell’uomo che voi avete condannato come bestemmiatore, come eretico, in realtà era Dio. Aveva la condizione divina.”
Quindi non era lui che bestemmiava, come hanno denunciato gli scribi la prima volta che hanno ascoltato Gesù, ma “siete voi i bestemmiatori che non avete riconosciuto la presenza di Dio”.
Come lo dice? Lo dice adoperando gli schemi letterari dell’epoca. Il ‘cielo’ non significa l’atmosfera, significa la dimora divina, Dio, Dio stesso, e ‘sedere alla destra’: a quell’epoca nella corte, accanto al re sedeva la persona che deteneva il suo stesso potere, un potere simile al suo. Quindi, l’evangelista adopera queste immagini conosciute dell’epoca per trasmettere una verità.
Che l’ascensione non sia una separazione di Gesù dalla vita dei credenti, lo afferma poi l’autore. Infatti dice “essi partirono e predicarono dappertutto mentre il Signore agiva insieme a loro”. Quindi il Signore
non è andato da qualche parte, ma l’evangelista vuol dire che in Gesù si manifesta la pienezza della condizione divina, e questo porta il Signore a rafforzare l’attività, il comportamento dei suoi discepoli.
“E confermava la parola” – ‘la parola’ è la buona notizia, il messaggio, “con i segni che l’accompagnavano”. La parola non è credibile, non è veritiera, se non è accompagnata da segni quali l’amore, il perdono e la condivisione.

 

 

 

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la ‘lista’ nerissima che ci deve fare arrossire!

lunga-lista

    la lista

di Redazione Témoignage chrétien
in “temoignagechretien.fr” del 6 maggio 2015 (traduzione: www.finesettimana.org)

è la forza delle immagini che ha fatto il giro delle reti sociali: un’immensa lista di 100 metri di lunghezza su cui sono scritti i nomi delle 17306 persone che sono morte tra il 1990 e il 2012 nel Mediterraneo. E il dramma sta accelerando: 6000 morti dal 2013, 1700 morti nel corso dei primi mesi del 2015

La lista è stata posta sul percorso dei parlamentari e del personale europeo che erano quindi obbligati a camminarci sopra. Era martedì 28 aprile, il giorno precedente la discussione sulla situazione catastrofica dei migranti nel Mediterraneo. L’operazione è stata condotta dal “Collectif pour une autre politique migratoire”, che unisce decine di organizzazioni di difesa dei diritti umani, organizzazioni interculturali, migratorie, di educazione allo sviluppo, di economia sociale e solidale, ecologiste e di aiuto ai migranti. Diverse centinaia di persone, principalmente strasburghesi, erano riunite davanti al Parlamento europeo e chiedevano un cambiamento urgente nella politica migratoria europea: “Denunciamo un’Europa accecata dall’ossessione della sicurezza, il cui principale obiettivo è impedire alle persone di accedere al suo territorio, prima di quello di salvare e proteggere. Vogliamo un’Europa solidale nella quale l’insieme dei membri assuma le proprie responsabilità e rispetti i suoi obblighi internazionali”. Tutte le organizzazioni riunite nel collettivo si riconoscevano nello slogan: “L’Europa è in guerra contro un nemico che si inventa, rimettiamo i diritti umani al centro dell’Europa”. Dei deputati europei si sono uniti ai manifestanti. Tutti hanno sottolineato la necessità di invertire la logica di un’Europa fortezza, di permettere la mobilità internazionale, di autorizzare l’accesso al territorio europeo, di rispettare le regole di protezione internazionale e di mettere sotto controllo democratico l’agenzia europea Frontex. Il collettivo è composto in particolare da Amnesty International dell’Alsazia, dall’ATMF (Associazione dei lavoratori maghrebini in Francia), da Attac Strasbourg (Associazione per la tassazione delle transazioni finanziarie e per la cittadinanza attiva), dall’ASTU (Associazione di
cittadinanza attiva interculturale), dall’AMSED (Associazione Migrazione Solidarietà e Scambi per lo Sviluppo), da Artisans du monde, da CALIMA (Coordinamento alsazia migrazione maghrebina), dal CARES (Coordinamento dei residenti stranieri di Strasburgo, dalla Cimade (Servizio ecumenico di mutuo aiuto), dal Collettivo arabo-ebraico e cittadino per la Palestina, dal Collettivo “d’ailleurs nous sommes d’ici”, dal Colecosol (Collettivo per la promozione del commercio equo in Alsazia), dal Collettivo “Justice et Liberté”, da Emmaüs Centre-Alsace, da EELV (Europe Ecologie les Verts), dalla Pastorale dei migranti, da Voix libres, dal Mrap (Movimento contro il razzismo e per l’amicizia tra i popoli), da NPA67 (Nouveaux Parti Anticapitaliste), da Oxfam, dal PCF 67, dal Parti de gauche 67, da TEJE (Travailler ensemble jeunes et engagé-e-s, dall’UJFP Alsace (Union Juivefrançaise pour la Paix), da Watch the Med Alarm Phone, da Europe-Cameroun solidarité, da Wietchip, da Femmes du III millénaire, da Alsace-Syrie, da Femmes en noir, da Vie nouvelle, dagli Amici del Monde Diplomatique, dall’AIPPP, dal Coordinamento dell’Appello di Strasburgo, da Civimed Initiatives. La pagina Facebook di Témoignage chrétien ha diffuso questa iniziativa. Più di 7500 persone sono state raggiunte in 48 ore. TC proporrà nei prossimi giorni un’iniziativa per rompere la logica della chiusura e della paura che prevale nei confronti dei migranti del Mediterraneo. Potete comunicarci le vostre reazioni e le vostre iniziative scrivendo a tc.dialogue@gmail.com  .

foto premio migranti

di seguito una breve rassegna stampa (meritoriamente offerta da ‘rassegna stampa – finesettimana’) a proposito delle decisioni che finalmente l’Europa sembra prendere per ripartire le ‘quote’ dei migranti (è possibile leggere i singoli  articoli tramite il rispettivo link):
“La proposta, semplificata con il termine di “quote”, divide gli Europei. I paesi meno richiesti dai richiedenti asilo la rifiutano. Altri, come l’Ungheria, sono ostili per principio… Quelli che accolgono già un gran numero di rifugiati se ne rallegrano… Danimarca, Regno Unito e Irlanda ne sarebbero esenti… Diverse ONG esprimono timori: richiedenti asilo trattati come merci…”
La buona novella sta nel fatto che ci siano quote e percentuali: e che l’Europa enunci un principio cogente, con le parole del vicepresidente dell’esecutivo, Frans Timmermans: «Diciamo all’Italia: non sei sola, hai diritto all’aiuto degli altri Paesi europei».
Per Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Unhcr), la Commissione Ue ha approvato un testo sull’immigrazione che va nella giusta direzione. Decisivo è l’accordo per la ripartizione dei rifugiati in tutti i paesi europei, anche se non c’è chiarezza sull’opzione militare in Libia. Funzionerà? “Il test principale non può che essere uno: la diminuzione dei morti in mare”
Tutti d’accordo nell’apprezzare i progressi compiuti a Bruxelles dall’Agenda dell’Ue, finora restia a parlare di sbarchi e immigrazione. Ma le critiche del mondo cattolico e delle organizzazioni che aiutano i rifugiati, con diverse sfumature, non mancano.
Tutti d’accordo nell’apprezzare i progressi compiuti a Bruxelles dall’Agenda dell’Ue, finora restia a parlare di sbarchi e immigrazione. Ma le critiche del mondo cattolico e delle organizzazioni che aiutano i rifugiati, con diverse sfumature, non mancano.
Il punto fondamentale dell’intesa raggiunta grazie all’impegno del presidente Jean-Claude Juncker riguarda la distribuzione obbligatoria dei profughi. I 25 Stati della Ue – al momento sono fuori Regno Unito, Irlanda e Danimarca – dovranno dividersi le persone attualmente presenti in Europa in base a un sistema percentuale

 

 

 

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al razzista Salvini non sta bene nulla dei rom

“ora di cultura rom” a scuola

genitori in rivolta in Toscana

in una scuola media di Pisa le ore di italiano fanno posto a un laboratorio di “tradizioni e cultura zigane”. Polemica dalla Lega: “Quando i corsi di accattonaggio?
  ne ‘il Giornale’:
era nata come un’iniziativa per avvicinare culture diverse, ma per il momento sembra aver sollevato più polemiche che altro.
il presidente della Toscana Enrico Rossi con una famiglia rom

A Pisa, nella scuola media “Fucini”, fa discutere l’inclusione nel programma scolastico dell’ora di “cultura rom”, nell’ambito di un programma di integrazione dei piccoli studenti di etnia nomade. Come racconta Libero, il progetto prevede sei ore complessivamente, da tenersi durante le lezioni di italiano.

Per la professoressa Marta Trafeli, che ha dato la disponibilità delle proprie ore per “ospitare” il laboratorio, l’iniziativa serve a “invogliare i ragazzini rom a venire a scuola, anche perché tra loro c’è un alto tasso di dispersione scolastica”. Durante le ore di “cultura rom”, spiega la docente, “viene un educatore che spiega ai nostri studenti la cultura e la tradizione di quel popolo”.

Non tutti, però, hanno accolto con favore la novità. Alcuni genitori, ad esempio, puntano il dito sulla sovrapposizione che si viene a creare con le ore di italiano. Anche perché inizialmente il laboratorio era facoltativo e previsto per il pomeriggio, ma poiché “quasi nessuno aveva deciso di frequentarlo” è stato spostato alla mattina e reso obbligatorio.

Oltre ai genitori preoccupati per il programma curricolare dei propri figli è poi intervenuta la politica: il segretario della Lega Matteo Salvini ha commentato l’episodio suggerendo “corsi di cultura pisana” al posto di quelli di tradizioni rom e concludendo caustico: “A quando i corsi di accattonaggio?”

E c’è anche una mamma che insinua: “Il fatto che l’associazione che ha proposto il corso operi nell’ambito della Società della Salute la dice lunga. Dietro a tutto questo, come al solito, c’è il governo Pd della Toscana che non vede l’ora di spendere soldi per integrare i rom che, di conseguenza, votano quel partito.” E ancora, come non bastasse: “Che titolo hanno poi gli esperti dei rom – insinua Susanna Ceccardi della Lega – per potersi sostituire agli insegnanti di italiano che hanno vinto un concorso?”

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