la violenza della religione in nome di Dio

UCCIDERE IN NOME DI DIO

conferenza di  Alberto Maggi in Ronzano (Bologna) il 15 febbraio 2015

p. Maggi

Metto subito le mani avanti. È un tema antipatico quello che tratto oggi, almeno nella prima parte.
Nel prepararlo sentivo in me una sofferenza nell’analizzare i testi e non vedevo l’ora di arrivare alla parte positiva che è quella di Gesù.
Vi chiedo quindi un po’ di pazienza, nella prima parte che è una parte che dà fastidio. Dà fastidio sentire queste cose ma nella seconda parte finalmente arriveremo a Gesù e ci sarà la soluzione a quello che vedremo.
Dovremmo purtroppo ammettere, toccare con mano, che certe verità “ci fanno fatica”.
Il tema è “Uccidere in nome di Dio”. Avete sentito un mese fa la strage di Parigi e ieri di nuovo a Copenaghen. Quindi è un tema attuale. Sembra impossibile mettere insieme “l’uccisione” con “Dio”, perché Dio – almeno nella nostra religione – è il Creatore, è colui che Ama la vita. Come si può mettere accanto a Lui il verbo uccidere? Eppure Gesù nel vangelo di Giovanni al cap. 16 dice questa affermazione drammatica: “Verrà l’ora in cui chiunque (qualsiasi persona) vi ucciderà, crederà di rendere conto a Dio” Questa è l’affermazione drammatica di Gesù che purtroppo è ancora attuale!
Ci sono persone che pensano che uccidendo un altro si rende onore a Dio. È l’unica volta in cui, secondo i vangeli, Gesù pronuncia questa parola “conto” ed è per associarla al termine “omicidio”. Se chi ammazza pensa di rendere conto a Dio significa che a presentare l’uccisione per rendere culto al Signore non sono criminali ma persone devote; non sono delinquenti ma sono persone profondamente religiose; quindi capite che il tema è molto molto serio. Non si tratta di banditi ma persone zelanti, molto devote che pensano che soltanto la morte possa cancellare l’offesa rivolta al loro Dio.
Chi opprime, chi uccide per motivi legati alla religione si sente investito da un mandato divino e per questo non pensa alle conseguenze del suo gesto. Quindi quello che agli occhi della gente non è altro che un criminale, per chi lo compie è obbedienza alla volontà divina.
Un poeta spagnolo Antonio Gala anni fa scriveva: “Mai si ammazza con tanto gusto come quando si ammazza in nome di Dio” Quindi persone ligie, persone ossequienti, umili dame della religione, persone scrupolose, zelanti per tutto quello che riguarda le regole, le devozioni possono poi all’improvviso diventare dure, spietate per perseguitare quanti, secondo loro, non vivono completamente il loro credo e per (?) convivere, sui peccatori, sugli eretici, gli infedeli, gli apostati (cioè i traditori), ogni forma di violenza diventa lecita.
Andiamo allora a vedere da dove parte tutto questo: “l’uccisione in nome di Dio” e … purtroppo … il libro dove troviamo la radice della giustificazione dell’eliminazione fisica di una persona per rendere conto a Dio è proprio il libro sacro per eccellenza per noi credenti cioè la Bibbia!!!
Infatti l’omicidio cultuale per la difesa e per l’onore di Dio fa la sua comparsa nella bibbia con la frase fratricida compiuta per ordine di Mosè (..?..) con l’episodio conosciuto del vitello d’oro.
Vedete, sono brani – almeno per me – che provocano insofferenza e può darsi anche in voi; ma vedrete, nella seconda parte cercheremo la soluzione nella figura di Gesù.
Nel capitolo 32 del libro dell’Esodo al versetto 26 si legge: “Mosè si pose alla porta dell’accampamento e disse: Chi sta con il Signore venga da me” – quindi c’è da fare una scelta – “Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi e disse loro: Dice il signore, Dio di Israele” –. Naturalmente Mosè non parla con la sua autorità ma parla investito dell’autorità divina – “Ciascuno di voi tenga la spada al fianco, passate nell’accampamento da una porta all’altra, uccidete ognuno il proprio fratello” – quindi va al di là del vincolo di sangue – “ognuno il proprio amico” – il vincolo dell’amicizia – “ognuno il proprio vicino.” – quindi il vincolo sociale. Quindi l’offerta fatta a Dio è più forte del vincolo del sangue, del vincolo dell’amicizia e dei vincoli sociali. Gesù nel suo vangelo a un certo punto dirà che “il fratello darà morte al fratello e il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.” L’adesione a Gesù sarà più forte dei vincoli di sangue.
Ma continua Mosè: “I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e quel giorno perirono circa 3000 uomini del popolo”. C’è stata una strage! Non è che hanno compiuto chissà quale crimine, hanno fatto una festa con dei canti, con dei balli a un vitello d’oro.
Allora Mosè disse: “Ricevete oggi l’investitura del Signore. Ciascuno di voi è stato contro il suo fratello e contro figlio perché oggi Egli vi accordasse la benedizione.” Quindi, aver ucciso quelli che erano considerati i traditori, i peccatori per rendere e restituire onore a Dio non è considerato un crimine ma addirittura una benedizione! La benedizione di Dio è al resto (?) dell’uccisione del fratello, dell’amico, del vicino. È chiaramente un’affiliazione a stampo camorristico!!! Sapete che per la camorra, per la ‘ndrangheta per entrarci a farne parte, bisogna ammazzare qualcuno.
La prima grande strage fratricida la troviamo proprio nella bibbia per restituire l’onore a Dio e l’assassinio compiuto in nome di Dio viene appositamente comandato in quel libro della bibbia così importante che si chiama Deuteronomio e ora leggiamo cosa scrive l’autore: “Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o di tua madre, o il figlio o la figlia o la moglie che riposa sul tuo petto o l’amico .(ecc.)..non dargli retta non ascoltarlo”- ed ecco la sentenza – “Il tuo occhio non ne abbia compassione, non risparmiarlo, non coprire la sua colpa” – e qui c’è un imperativo – “tu anzi devi ucciderlo.” Quindi l’assassinio è considerato come un dovere religioso. “La tua mano sia la prima contro di lui, per metterlo a morte, poi sarà la mano di tutto il popolo. Dilapidalo che muoia, ecc.” Noi possiamo dire: “Va bene, ma questi testi sono della preistoria dell’umanità” NO! Ricordate quando nel 1995 in Israele Arabi fu ucciso da un ebreo? Nel processo lui si giustificò dell’uccisione proprio citando questo versetto: “Lapidalo che muoia perché ha cercato di trascinarti lontano dal Signore tuo Dio!” ..( ? ).. della parte che Arabi iniziava a fare è come un tradimento per cui in nome della Parola di Dio l’autore ha compiuto questo assassinio. Quindi l’omicidio come culto a Dio ha una lunga tradizione nella bibbia e quello che è più grave è che Dio stesso non solo approva, ma “benedice” quanti ammazzano in nome suo.
C’è un episodio che è veramente drammatico contenuto nel libro dei Numeri dove si legge che un giorno trovarono un uomo che raccoglieva la legna. Lo presero, lo portarono da Mosè e gli chiesero cosa gli dovevano fare. Non rubava, quell’uomo ma raccoglieva solamente la legna per riscaldarsi.
Ma! … era in giorno di sabato! Il giorno in cui è severamente proibito compiere qualunque lavoro.
Mosè chiese consiglio a Dio che rispose: “Quell’uomo deve essere messo a morte! Tutta la comunità lo lapiderà fuori dall’accampamento.” Quello morì secondo il comando che il Signore aveva dato a Mosè. Ripeto, l’ucciso non era un criminale, ma era giorno di sabato, per cui l’offesa a Dio andava lavata col sangue. Per cui chi uccide per Dio non viene punito ma addirittura premiato!
Una delle parti che a noi fa rabbrividire di più della bibbia è quella dell’origine del sacerdozio.
Come è nato il sacerdozio in Israele? E’ nato attraverso un duplice fatto di sangue, dove Dio invece di punire l’assassino addirittura lo premia, concedendo al lui e alla sua stirpe un sacerdozio perenne.
Vediamo anche questa parte: quindi che sia possibile di quelli (?) che uccidenti in nome di Dio vengono addirittura premiati e lodati si chiama “Fine” o in ebraico “Pica” il nome è lo stesso. Chi era questo? Un nipote di Aronne. Un giorno si accorge che un ebreo che si chiama Zibri si accoppia con una donna che non era ebrea, era una malianita. Ebbene cosa fa questo Fine? Notate il particolare: “Prende una lancia e li trafisse tutti e due nel basso ventre, mentre erano uniti nell’amore”. L’uomo li trafisse ed è un duplice omicidio!
Perché lo ha fatto? Perché la donna non era ebrea!
Ebbene, anziché essere castigato, quest’uomo viene approvato, viene benedetto e si stabilisce con lui una alleanza di pace.
Questo episodio nel Talmud – il libro sacro degli ebrei – viene commentato con le parole: “Se un uomo versa il sangue del malvagio è come se avesse offerto un sacrificio.” Quindi vedete, le radici di questo omicidio “in nome di Dio”.
Ebbene, la risposta di Dio all’azione di questo assassinio è stata quella di stabilire con lui un’alleanza di pace e si legge nel libro del Siracide: “Fine figlio di Ileazo fu il terzo nella gloria per il suo zelo nel timore del Signore, così a lui e alla sua discendenza fu riservata l’attività del sacerdozio per sempre.”
Ci può venire a questo punto il dubbio: “Ma non c’è il comandamento – Non uccidere? -” C’é! ma è un comandamento che fa acqua da tutte le parti. E’ vero che nei comandamenti nel libro dell’Esodo e nel libro del Deuteronomio viene riportato l’imperativo: “Non ucciderai” ma, ci sono tante tante eccezioni per le quali si può uccidere.
C’è un elenco, ma dirlo tutto sarebbe noioso. Si può uccidere l’omicida, chi percuote i genitori, chi rapisce un uomo, il figlio che maledice il padre e la madre, il figlio ribelle, quello sfrenato, quello bevitore, colui che pratica la magia, per chi si accoppia con una bestia – e un particolare interessante anche la bestia va eliminata – ecc. Mentre la figlia del sacerdote che si prostituisce sarà arsa viva col fuoco. E l’elenco non è completo!
C’era quindi questo comandamento “Non ucciderai” ma c’erano poi tante eccezioni perché poi si poteva uccidere per i motivi più disparati. L’elenco dei massacri perpetrati in onore a Dio nell’A.T. arriva al Nuovo con fiumi di sangue. Non possiamo elencarli tutti, ma cominciamo da Elia.
Elia è considerato, dopo Mosè, il più grande tra i profeti, il più grande tra gli uomini di Israele, con grande zelo per il Signore il Dio degli eserciti. C’è un episodio nel primo libro dei Re al cap.18 dove Elia sfida i sacerdoti di un’antica civiltà. La sfida la vince Elia. Doveva essere contento della vittoria invece non lo è e ordina: “Prendeteli tutti, che non ne sfugga neanche uno, portateli al torrente e… – almeno da quel che appare nella bibbia, ma io non so come abbia fatto, perché son tanti – personalmente ne ha scannati 450! Così c’è scritto nella bibbia. L’onore di Dio era salvo! Un vero fiume di sangue!
Un fiume di sangue che parte dall’A.T. e arriva fino al Nuovo nella figura di Saulo che quando si convertirà prenderà il nome romano di Paolo. Saulo approvò l’uccisione di Stefano – il primo martire cristiano – e lui stesso, una volta convertito dirà: “Anche io ritenni mio dovere compiere molte cose contro il nome di Gesù il Nazzareno, o Dio Padre di Gerusalemme. Molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con il potere avuto dai capi dei sacerdoti e quando venivano messi a morte anche io ho dato il mio voto”.
Saulo, lo sappiamo era un fariseo, zelante osservante di tutti i minimi dettagli della Legge, eppure l’odio contro questa nuova setta era talmente forte che lo ha portato ad essere complice di questi massacri e di omicidi. “In tutte le sinagoghe cercavo sempre di costringerli, con le torture, ad insegnare, e per colpa del mio fervore contro di loro, davo loro la caccia persino nelle città straniere”.
Vedete che questo fiume di sangue inizia nell’A.T. e arriva fino al Nuovo.
La violenza quando viene esercitata in nome di Dio è esente e supera gli esami di coscienza, allora si arriva alla aberrazione di unire la violenza con la lode al Signore.
Troviamo nella bibbia affermazioni che per noi sono aberranti; nel salmo 149 si dice: “Le lodi di Dio sono sulla loro bocca – e qui va bene – e la spada nelle loro mani.” Quindi unire le lodi e la spada non sembra essere di nessuna contraddizione; si può lodare Dio e allo stesso tempo ammazzare i nemici di Dio. Quindi con la bocca si loda il Signore e con la spada si uccidono i nemici e anche i più efferati crimini e le azioni più atroci vengono proclamate come qualcosa di buono e l’omicida più efferato viene considerato beato.
C’è un altro salmo, il 137, che ha qualcosa di rivoltante. Dice: “Figlia di Babilonia (ecc.)… beato chi ti renderà quanto ci hai fatto, beato chi prenderà i tuoi figli e li sfracellerà contro la pietra.”
Quindi, prendere il bambino di un nemico e sfracellarlo contro la pietra viene proclamato addirittura beato!
Bene! Con queste premesse chi si meraviglia che quel – e non lo dico io, lo dice la sacra scrittura – quel figlio di una prostituta che si chiama Ieffe, uno dei condottieri di Israele, venga considerato ispirato dallo Spirito Santo quando, dovendo compiere una battaglia, fa un voto al Signore: “Se tu mi farai vincere, tornando a casa, il primo della mia casa che mi viene incontro, te lo offro a Te.” e quando torna a casa gli va incontro la sua unica figlia! Cosa fa Ieffe? Osserva il giuramento, il voto fatto a Dio e ammazza la propria figlia.
A lui non va bene come ad Abramo che, come sapete, mentre stava per affondare il coltello contro il figlio interviene il Signore e lo ferma.
Questa è la parte negativa. Qui vediamo che le radici della violenza stanno proprio in quello che per noi è il libro più sacro, il più importante. Il libro che è il modello della nostra esistenza e del nostro comportamento.
La soluzione a tutto questo, almeno per noi credenti, per noi cristiani è Gesù. Gesù che è immagine del Dio visibile, Gesù che, l’evangelista Giovanni nel prologo scrive: “Dio nessuno l’ha mai visto, ma il figlio unigenito che sta nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.”
La soluzione a tutto questo, almeno per noi credenti, per noi cristiani è Gesù. Gesù che è immagine del Dio visibile, Gesù che, l’evangelista Giovanni nel prologo scrive: “Dio nessuno l’ha mai visto, ma il figlio unigenito che sta nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.”
Quello che dichiara Giovanni è clamoroso. Come fa a dire che Dio mai nessuno l’ha mai visto? Contraddice la scrittura perché almeno Mosè ed Elia e altri personaggi, lo hanno visto, Dio.
Giovanni non è d’accordo. Hanno avuto visioni parziali, limitate di Dio e per questo non potevano esprimere la volontà di Dio.
“Dio nessuno l’ha mai visto, solo il Figlio unigenito ce lo ha rivelato”. Allora l’evangelista ci invita a questa attenzione verso Gesù perché è dalla sua figura che sappiamo chi è Dio. Gesù non è come Dio ma Dio è come Gesù. Dove è la differenza?
Dire che Gesù è uguale a Dio significa che di questo Dio non ne abbiamo una immagine, abbiamo un’idea, dovuta alla religione, alle tradizioni.
No! L’evangelista dice: “sospendi tutto quello che pensi di sapere, di conoscere su Dio e centrati su Gesù.” Ebbene, Gesù, immagine del Dio visibile, come dice San Paolo nella lettera ai Colossesi: “Spezza in maniera radicale, esclusiva questa pratica catena di violenza esercitata in nome di Dio” e Gesù preferirà accettare su di sé la violenza piuttosto che rispondere con altrettanta violenza. E per Gesù una istituzione religiosa che adori un Dio che accetta come culto la morte dell’uomo, non è altro che una istituzione atea. Atea perché non conosce questo Dio. E’ una istituzione criminale i cui addetti sono soltanto degli assassini anche se muniti di referenti titoli, anche se hanno dei riconoscimenti religiosi. Chi esercita la violenza in nome di Dio è ateo e assassino.
Gesù nella polemica con i capi religiosi dirà: “Voi avete per padre il diavolo, volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è omicida fin dall’inizio.” Quindi chi esercita la violenza in nome di Dio, non conosce e non ha nulla a che fare con Dio e il padre di costoro non è il Creatore ma è il nemico, è il diavolo che è stato assassino fin dall’inizio.
Gesù dirà che chi uccide per rendere culto a Dio in realtà dimostra di non conoscerlo.
In quel versetto che abbiamo citato all’inizio: “Verrà il tempo in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio” Gesù continua: “lo fanno perché non hanno conosciuto ne’ il Padre ne’ me.”
Questo è un punto fermo della spiritualità cristiana. Chi esercita violenza in nome di Dio e si può uccidere in tante maniere e non soltanto l’eliminazione della vita fisica, ma toglie l’onore della persona, toglie la reputazione, toglie il sostegno economico, perseguitandolo dice Gesù e faranno questo perché non hanno conosciuto ne’ il Padre ne’ me.
Anche se chi lo fa lo farà in nome di Dio in realtà non conosce Dio. Perché il Dio di Gesù non ha nulla a che fare con la violenza esercitata in nome suo.
Gesù in questa sua affermazione dice: “E faranno questo perché non hanno conosciuto ne’ il Padre ne’ me”. Mentre prima aveva detto: “Chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio” adesso Gesù non parla di Dio ma di Padre. E’ importante questa distinzione. Mentre il nome di Dio – e Dio è il nome comune in tutte le religioni – e mentre in nome di Dio si può togliere la vita alle persone, in nome del Padre di Gesù si può soltanto dare la propria. Il Dio di Gesù, il Padre, non toglie la vita; in nome suo si può soltanto comunicare e dare la vita agli altri.
Gesù ha detto chiaramente che chi compie questa azione anche se lo fa in nome di Dio in realtà non lo conosce e qui abbiamo la dimostrazione pratica, drammatica di Saulo che quando perseguitava le prime comunità cristiane – conoscete tutti l’episodio – si sentì rimproverare dal Signore che gli disse: “Saulo, Saulo perché mi perseguiti?” E lui si trovò a dover chiedere: “Chi sei, o Signore?” quindi Saulo non conosce Dio. Il suo Dio non era in realtà il vero Signore, e si trova a dovergli chiedere: Chi sei? e si sentì rispondere: “Sono Gesù, che tu perseguiti.”
Quanti accolgono il messaggio di Gesù e quanti conoscono il Padre non saranno mai persecutori in nome di Dio e per conto di Dio, ma saranno sempre perseguitati. Ma nella persecuzione ci sarà la beatitudine. Gesù lo dirà nel suo messaggio: Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di questi è il Regno dei cieli. Quindi Gesù lo dice chiaramente: seguire lui si va incontro non all’applauso, all’oazione della società religiosa ma al rifiuto e alla persecuzione.
Gesù dirà: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi.” Oppure “Se hanno chiamato Belzebul il padrone di casa, tanto più i suoi familiari.”
Gesù assicura che quanti vivono come lui affronteranno il rifiuto, l’ostilità e la persecuzione da parte della società ma, questa persecuzione, è compresa nel programma e non deve meravigliare, stupire, quando avviene. Deve preoccupare quando non c’è. Gesù infatti dirà: “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano come i loro padri con i falsi profeti” Per cui quando capita l’incomprensione prima, l’ostilità e poi si arriva alla persecuzione, la comunità cristiana non si deve meravigliare, è nel programma. C’è da preoccuparsi quando questo non appare. Significa che la comunità cristiana non è spunto, non è fonte di novità, si è ormai assestata allo stile della società. Quando la società loda la comunità cristiana questo è un campanello di allarme.
Il Padre di Gesù però non è neutrale. Tra chi perseguita – anche se pretende farlo in nome di Dio, per conto, per la difesa di Dio – e tra chi è perseguitato, Dio si mette sempre al fianco dei perseguitati.
Gesù, nelle beatitudini, in Marco e anche in Luca, proclama: “Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il Regno dei cieli”.
Al termine delle beatitudini, dopo aver invitato i discepoli ad accogliere il suo messaggio, dice; “quelli che sono perseguitati alla fedeltà di tutto questo: beati! Perché? Perché di essi – il verbo è al presente – è il Regno dei cieli.” Purtroppo in passato la non conoscenza della cultura ebraica, ha fatto travisare questa frase in un lontano, in un futuro, nell’al di là. Per cui “regno dei cieli” è stato inteso come “l’al di là”.
Regno dei cieli è una formula usata esclusivamente da Matteo, dove gli altri evangelisti usano l’immagine di “Regno di Dio”.
Allora perché Matteo usa questa espressione che fa tanta confusione? Perché lui si rivolge agli ebrei e loro – come sapete – non pronunciano e neanche scrivono il nome di Dio, e allora ha usato dei sostituti e uno di questi è “i cieli”. Esattamente come noi, oggi nella nostra cultura quando diciamo: “grazie al cielo” non è che ringraziamo l’atmosfera ma si ringrazia la presenza del Signore.
Allora Gesù dice: “I perseguitati a causa del messaggio, beati, perché? Cosa significa “Regno dei cieli?” Che Dio è il loro Re; Dio si prende cura di loro, per cui gli aspetti negativi, gli aspetti di sofferenza nella persecuzione vengono mitigati dalla presenza viva, attiva e vivificante del Signore.
La persecuzione della comunità non è mai causa di rovina ma causa di crescita ancora più piena.
Nella parabola dei quattro terreni, Gesù ha questa immagine bellissima della persecuzione e si rifà al seme che è sparso tra le pietre e mette le radici. Le radici non possono andare molto a fondo perché il terreno è roccioso e quando spunta il sole la pianta si secca. Ma se la pianta si secca la colpa non è del sole, che è invece fonte di vita per la pianta. La colpa è della pianta che non ha potuto mettere radici. Allora Gesù usa questa immagine per la persecuzione. Quando il credente ha messo le proprie radici nel messaggio di Gesù, la persecuzione non sarà mai causa di rovina ma sempre fonte di energia di forza e fonte di crescita.
Quindi Gesù ci assicura che, non mettersi mai dalla parte dei persecutori ma sempre dalla parte dei perseguitati, e trasforma la persecuzione in motivo di gloria e di abbondanza.
Anche nel vangelo di Matteo leggiamo: “Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi” quindi la sofferenza alla persecuzione viene cancellata dal fatto: “Gioite, rallegratevi ed esultate” Perché? “Perché grande è la vostra ricompensa” Anche qui non è una ricompensa per l’al di là, qui significa Dio. La vostra ricompensa è Dio.
E poi la sottolineatura: “così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi”. Gesù associa la figura del credente, del discepolo a quella del profeta. Chi è il profeta? E’ quell’individuo che non ripete gli stili, le forme, le formule del passato e del presente ma per la sua esperienza di Dio sente il bisogno di formularne delle nuove, di creative, di originali.
Il compito del credente, il compito della comunità cristiana non è quello di ripetere i modi di vivere del passato, ma accogliendo la buona notizia di Gesù, formula stili in una maniera nuova, originale e creativa. Secondo l’insegnamento di Gesù il vino nuovo ha bisogno di otri nuovi.
Perché c’entra la persecuzione? Perché nella vita sociale, ma specialmente in quella – ed è più grave – nella vita religiosa, quella che crede in Dio che fa nuove tutte le cose, lì c’è un imperativo sacro santo e chiunque lo preferisce viene visto con sospetto, viene emarginato e quando si può, viene eliminato. Che cosa è? La non necessità di un cambiamento.
In alcune comunità religiose, ma non solo, nelle comunità parrocchiali o nella vita di tutti i giorni, chissà quante volte di fronte alla proposta di qualcosa di nuovo si sentirà obiettare: “Ma perché cambiare, si è sempre fatto così!”
“Si è sempre fatto così” è la pietra tombale che seppellisce il credente e la comunità cristiana. Il credente in Gesù non si limita al “si è sempre fatto così” No! La vita ogni giorno si presenta in forme nuove, suscitando situazioni nuove e bisogni nuovi e allora il credente deve saper risolvere in una forma nuova, originale e creativa; per cui il credente è quello che crea sempre forme nuove. Chi si limita a ripetere le formule del passato vivacchia ma non vive e naturalmente tutti quelli che cercano formule nuove verranno perseguitati. Perseguitati non dai nemici della religione ma proprio incompresi e perseguitati dai rappresentanti della religione.
Gesù ci esorta a rifiutare qualunque forma di violenza e a metterci dalla parte dei perseguitati, nella certezza che il Signore tutto trasforma in bene. Non c’è nulla che ci venga fatto del male che poi il Signore non trasformi in bene.
La persecuzione è una testimonianza contro i persecutori che per quanto si ritengano di agire in nome di Dio in realtà dimostrano di non conoscerlo.
Nel vangelo di Giovanni, Gesù dirà: “Ma tutto quello che vi faranno, a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. E chi saranno? Le autorità religiose, che sono quelli che non conoscono Dio.
Se Gesù proclama beati i perseguitati poi è di una severità atroce nei confronti dei persecutori.
Una delle pagine di più grande violenza verbale la troviamo nel capitolo 23 di Matteo dove c’è una lunga requisitoria contro le autorità religiose spirituali di Israele che – attenzione – non sono una polemica con l’istituzione giudaica – dalla quale la comunità cristiana ormai si è praticamente distaccata creando forme nuove – ma sono un severo monito, perché all’interno della comunità dei credenti non si ripetano gli stessi perversi meccanismi.
Nel cap. 23 di Matteo c’è una violenza verbale inaudita. Gesù è sempre tenero e dolce con i peccatori, ma ci stupisce perché nei confronti di scribi e farisei ci sta tanta violenza.
Ripeto, non è una polemica con il mondo giudaico ma è un monito perché nella comunità cristiana non ritornino gli stessi aspetti negativi.
Se nella bibbia ci sono scritte queste cose, è o no parola di Dio?
L’abbiamo visto molto bene: “Devi ammazzare”. È un dovere religioso!
Ora leggiamo il brano che poi commenteremo. Gesù dice: “Guai”, il termine si rifà ad una espressione della istituzione funebre ebraica: “uai” con la quale si piange durante la veglia funebre; cioè Gesù piange come morti quelle persone che perseguitano gli altri, quelle persone che comunicano morte agli altri.
“Guai a voi scribi e farisei” Abbiamo detto che gli scribi sono i teologi, il magistero infallibile dell’istituzione religiosa giudaica; i farisei – il termine fariseo significa separato – sono quelli che osservavano tutti i dettami della legge. Ne avevano accumulati ben 613!
“Ipocriti che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti, e così testimoniate contro voi stessi di essere i figli degli uccisori dei profeti”. Quella di Gesù non è una constatazione ma è un ironico imperativo “Colmate la misura dei vostri padri” . L’unica cosa che sapete fare voi è perseguitare e ammazzare.
“…perciò ecco io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni li ucciderete e crocifiggerete e lapiderete…” – sono i 3 verbi che poi appariranno nella passione di Gesù – “… nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra”. Qui la denuncia di Gesù è da rabbrividire. Quello che sta dicendo è clamoroso.
“Dal sangue del giusto Abele – L’uccisione di Abele da parte del fratello Caino appare nel primo libro della bibbia, il libro della Genesi – fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia che venne ucciso tra il santuario e l’altare”. L’uccisione di questo Zaccaria appare nel secondo libro delle Cronache che è l’ultimo della bibbia ebraica.
La bibbia ebraica inizia con il libro della Genesi e termina con il libro delle Cronache; quello che sta dicendo Gesù è tremendo: “Siete assassini dalla prima pagina della bibbia all’ultima.” Oggi diremmo: Siete assassini dalla A alla Z.
E continua Gesù: “Gerusalemme, Gerusalemme che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati. Quante volte ho dovuto raccogliere quei figli come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali e non avete voluto.”
Quindi con riferimento ad Abele e a Zaccaria, Gesù cita il primo e l’ultimo omicidio riportato nella bibbia. E Gesù denuncia una casta religiosa di potere, di essere sempre incapace di riconoscere gli inviati di Dio. Li ricordano dopo, quando sono stati ammazzati. E purtroppo è una sequela tragica: arriva il profeta, viene ostacolato, viene osteggiato, quando è possibile viene messo a morte, poi passa il tempo, viene riconosciuto che era un inviato da Dio, gli si costruisce un monumento e … in nome del profeta morto e “monumentato” (uso questa espressione) si perseguiteranno e si
ostacoleranno i nuovi profeti. (Maggi, Continua)

Conferenza tenuta da fra’ Alberto Maggi ma non rivista dallo stesso, pertanto si chiede al lettore di tenerne conto, cogliendo il messaggio che viene comunicato al di là delle forme e delle modalità con le quali esso è stato trasmesso. In una trascrizione non è possibile infatti rendere il tono della voce, la gestualità, le espressioni di colui che parla, inoltre alcune espressioni possono essere facilmente fraintese da chi trascrive il testo. Si tenga anche presente che la punteggiatura è stata posizionata ad orecchio; i punti in cui la registrazione è incomprensibile sono indicati così: (.?.). Altre informazioni e conferenze si possono leggere o scaricare dal sito: www.studibiblici.it
Trascrizione realizzata da un’amica del CSB “G. Vannucci” di Montefano”

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