teologa musulmana che invita al dialogo

una teologa musulmana: “generalizzare causa nuove violenze”

un invito a evitare critiche generalizzate al mondo islamico, dopo gli attacchi terroristici in Francia, arriva dalla teologa musulmana Shahrzad Houshmand, docente alla Pontificia Università Gregoriana di Islam sciita nella facoltà di Missiologia, e all’Università La Sapienza di Roma
l’intervista è di Fabio Colagrande:

 

«Quello che si sta un po’ facendo è questa generalizzazione che non sarà a favore di nessuno, non solo non a favore dei musulmani, ma nemmeno a favore dell’Occidente stesso, perché se non si usa con sapienza un atteggiamento accogliente, capace di un’analisi vera e profonda, questo non farà altro che causare altre forme di violenza. Io chiedo all’homo sapiens sapiens di oggi, che nonostante la sua sapienza ha messo in primo piano le fabbriche belliche e l’economia, di rivedere il messaggio profondo della rivoluzione francese: libertà, uguaglianza e fratellanza»

 

fedeli musulmani in preghiera

Generalizzare, atto di ignoranza
R. –    E’ chiaro che non si può in nessun campo giustificare un atto violento e l’uccisione di persone innocenti, questo è senz’altro condannato da tutti i capi religiosi, non solo islamici, perché qui non si tratta della violenza islamica ma è la violenza che ha colpito il cuore dell’uomo, in sé. Come diceva Ghandi: chi non è in pace con sé stesso è in guerra col mondo intero. Riprendo le parole anche di questo grande messaggero di pace che è Papa Francesco, che riprende, illumina, ci sveglia, ci scuote – come ripete sempre – da questa “globalizzazione dell’indifferenza” che alla fine è, anch’essa, la causa del malessere che viviamo oggi. Lui, infatti, ripete spesso di non generalizzare. Questo sarebbe un atto di grande ignoranza e un’altra violenza verso una grande fetta dell’umanità che comprende un miliardo e mezzo di persone. Quello che si sta un po’ facendo è questa generalizzazione che non sarà a favore di nessuno, non solo non a favore dei musulmani, ma nemmeno a favore dell’Occidente stesso, perché se non si usa con sapienza un atteggiamento accogliente, capace di un’analisi vera e profonda, questo non farà altro che causare altre forme di violenza. Io chiedo all’homo sapiens sapiens di oggi, che nonostante la sua sapienza ha messo in primo piano le fabbriche belliche e l’economia, di rivedere il messaggio profondo della rivoluzione francese: libertà, uguaglianza e fratellanza. Se non approfondiamo questo terzo slogan – fratellanza – fin quando l’homo sapiens sapiens, che pensiamo di essere noi, non punterà su questo terzo punto, discrimina una fetta dell’umanità e non sceglie politiche sociali intelligenti per l’integrazione, per la dignità e per il rispetto, ma sceglie la generalizzazione, andremo a cadere in altre forme di violenze.

L’Islam, ma non solo, ha bisogno di riforma
D. – C’è chi dice che eventi tragici come quello di Parigi si ripeteranno fino a che non verranno purificate le fonti di questa violenza che sono in alcune forme di cultura islamista…

R. – Ogni essere umano ha bisogno di riformarsi sempre. L’individuo ha bisogno di riformarsi, come le comunità, le società, anche le religioni. Tutti questi eventi ci portano a riflettere e rivedere alcune delle nostre posizioni. Questo vale anche per una fetta dei musulmani nel mondo che hanno una visione stretta dell’islam, soprattutto quelle scuole coraniche: lo Stato del Pakistan dice di non avere le risorse sufficienti per aumentare le scuole pubbliche e i privati – che non si sa da dove esattamente vengono – costruiscono queste scuole coraniche che danno una visione particolarissima del Corano. Allora, la riforma dovrebbe avvenire sicuramente nell’islam ma anche l’Europa ha bisogno di una riforma, di uscire da questo eurocentrismo profondo che non vede nelle altre culture nessuna positività, nessuna forma di democrazia, di benessere. Allora, questo atteggiamento dovrebbe essere reciproco. Abbiamo bisogno di riformarci a livello umano, di ripensare la fraternità e di medicare le ferite non con le bombe ma con l’istruzione, il dialogo e l’incontro. Infatti, leggo il paragrafo 253 della bellissima Esortazione “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco: “Per sostenere il dialogo con l’Islam è indispensabile la formazione adeguata degli interlocutori, non solo perché siano solidamente e gioiosamente radicati nella loro identità, ma perché siano capaci di riconoscere i valori degli altri, di comprendere le preoccupazioni soggiacenti alle loro richieste e di fare emergere le convinzioni comuni”. Dobbiamo riformarci tutti, veramente.

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“il cristiano in questo tempo deve essere rivoluzionario”: parola di papa Francesco

il cristiano se non è rivoluzionario non è cristiano!

papa-francesco

“il cristiano deve essere rivoluzionario! Noi siamo liberi perché viviamo sotto la Grazia. Non siamo più schiavi della legge, siamo liberi perché Gesù Cristo ci ha liberato.
Questo passaggio da sotto la legge a sotto la Grazia è una rivoluzione che cambia in profondità il cuore dell’uomo. E noi siamo rivoluzionarie e rivoluzionari. Un cristiano se non è rivoluzionario in questo tempo non è cristiano. Non si compra e non si vende. Quante persone tristi, senza speranza, anche tanti giovani, che dopo aver sperimentato tante cose non trovano senso alla vita. La società che è crudele, non può darti speranza. Noi non possiamo essere indifferenti, e l’annuncio del Vangelo è questo. Con la mia parola, con la mia testimonianza dire: “Io ho un Padre, non siamo orfani”.
“Non si tratta di fare proseliti. Tu semini, con parole e testimonianze, ma poi non fai statistica di come va a finire. Non facciamo il raccolto, lo farà qualcun altro, la nostra gioia è seminare con la testimonianza, perché la parola sola è aria. Le parole non bastano. Il cristiano è coraggioso, va avanti di fronte a una crisi, fare le cose, portare sulle spalle le cose che non si possono cambiare ancora. Voi dovete andare fuori. Non capisco le comunità cristiane che sono chiuse, in parrocchie.
Nel Vangelo è bello il brano del pastore che si accorge che manca una pecorella e le lascia tutte per cercarla. Fratelli e sorelle, ne abbiamo una, ne mancano 99.. dobbiamo uscire!! E’ più facile stare a casa con quell’unica pecorella, stare a casa, carezzarla. Ma il Signore ci vuole pastori, non pettinatori di pecorelle. E’ una lotta di tutti i giorni, contro l’amarezza, contro il pessimismo. Seminare non è facile è più bello raccogliere, questa è la lotta di tutti i giorni dei cristiani. Possiamo rifiutarci di andare in quei luoghi dove nessuno vuole andare per la paura di comprometterci e del giudizio altrui e così negare a questi nostri fratelli l’annuncio della parola di Dio? Noi abbiamo ricevuto questa Grazia gratuitamente, dobbiamo darla gratuitamente. Avanti!”
Discorso di Papa Francesco all’apertura del Convegno ecclesiale diocesano

17 giugno 2013

 

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