mons. Romero citato da papa Francesco

L'Udienza del Papa

L’Udienza del Papa

Prosegue il ciclo di catechesi sulla famiglia parlando delle madri: lavoro e famiglia è una «lotta quotidiana» ma le donne spesso non sono tenute nel giusto conto. Ringrazia il circo: «L’umanità ha bisogno di bellezza»

Iacopo Scaramuzzi Città del Vaticano

Papa Francesco ha citato l’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero, trucidato nel 1980 dagli squadroni della morte, nella prima udienza generale del 2015. Jorge Mario Bergoglio ha proseguito un ciclo di catechesi sulla famiglia, in vista del sinodo dell’ottobre prossimo, parlando delle madri. A fine udienza il Pontefice argentino ha ringraziato il circo, che si è esibito in un breve spettacolo, sottolineando che oggi l’umanità «ha bisogno della bellezza».

Romero

«Ogni persona umana – ha detto il Papa – deve la vita a una madre», ma la madre, «pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico – tante poesie, tante cose belle che si dicono poeticamente della madre – viene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società. Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per ‘risparmiare’ sulle spese sociali». Anche nella comunità cristiana accade che «la madre non sia sempre tenuta nel giusto conto, che sia poco ascoltata». Le madri «dovrebbero trovare più ascolto. Bisognerebbe comprendere di più la loro lotta quotidiana per essere efficienti al lavoro e attente e affettuose in famiglia; bisognerebbe capire meglio a che cosa esse aspirano per esprimere i frutti migliori e autentici della loro emancipazione: una madre con i figli ha sempre problemi, sempre lavoro. Io ricordo – ha proseguito a braccio – a casa, eravamo cinque e mentre uno ne faceva una, l’altro pensava di farne un’altra, e la povera mamma andava da una parte all’altra, ma era felice. Ci ha dato tanto. Le madri – ha sottolineato il Pontefice – sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico: individuo vuol dire ‘che non si può dividere’. Le madri invece si ‘dividono’, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere».

«Sono esse, le madri, a odiare maggiormente la guerra, che uccide i loro figli», ha proseguito Bergoglio. «Tante volte ho pensato a quelle mamme quando hanno ricevuto la lettera: ‘…suo figlio è caduto in difesa della patria…’. Povere donne, come soffre una madre! Sono esse a testimoniare la bellezza della vita. L’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero diceva che le mamme vivono un “martirio materno”. Nell’omelia per il funerale di un prete assassinato dagli squadroni della morte – ha proseguito leggendo un brano di un’omelia del 15 maggio 1977 alle esequie di padre Alfonso Navarro Oviedo – egli disse, riecheggiando il Concilio Vaticano II: «Tutti dobbiamo essere disposti a morire per la nostra fede, anche se il Signore non ci concede questo onore… Dare la vita non significa solo essere uccisi; dare la vita, avere spirito di martirio, è dare nel dovere, nel silenzio, nella preghiera, nel compimento onesto del dovere; in quel silenzio della vita quotidiana; dare la vita a poco a poco? Sì, come la dà una madre, che senza timore, con la semplicità del martirio materno, concepisce nel suo seno un figlio, lo dà alla luce, lo allatta, lo fa crescere e accudisce con affetto. E’ dare la vita. E’ martirio». Il Papa non ha fatto nessun riferimento al processo di beatificazione di Romero, che si è peraltro sbloccato dopo la sua elezione al soglio di Pietro.

Una società senza madri, ha detto ancora il Papa, «sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale» e «senza le madri, non solo non ci sarebbero nuovi fedeli, ma la fede perderebbe buona parte del suo calore semplice e profondo». Il Papa ha terminato la catechesi con un triplice ringraziamento: «Noi non siamo orfani, abbiamo una madre, la Madonna, la madre Chiesa e la nostra mamma. Carissime mamme, grazie, grazie per ciò che siete nella famiglia e per ciò che date alla Chiesa e al mondo. E a te, amata Chiesa, grazie, grazie per essere madre. E a te, Maria, Madre di Dio, grazie per farci vedere Gesù. E a tutte le mamme qui presenti le salutiamo con un applauso!».

A fine dell’udienza, che si è svolta al chiuso dell’aula Paolo VI, il Papa ha ricordato, tra l’altro, il 70esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, salutando i pellegrini tedeschi e polacchi, ed ha incoraggiato le coppie di «sposi novelli» («Io li chiamo i coraggiosi, perché ci vuole coraggio per sposarsi, sono bravi»). Il Papa ha poi dedicato un ringraziamento speciale, a braccio, ai circensi del Golden Circus di Liana Orfei, che si sono esibiti in un breve spettacolo di inizio anno: «La gente che fa lo spettacolo nel circo crea bellezza, sono creatori di bellezza, e questo fa bene all’anima. Quanto bisogno abbiamo noi di bellezza!». Nella vita, ha detto, c’è «il linguaggio delle mani, fare, il linguaggio della mente, pensare, e il linguaggio del cuore, amare, e tutti questi tre linguaggi si uniscono per fare l’armonia della persona e lì è la bellezza. Questa gente che oggi ha fatto questo spettacolo – ha detto ancora il Papa argentino – sono creatori di armonia, di bellezza, che insegnano quella strada superiore della bellezza. Dio certamente è buono, certamente sa fare le cose, ha creato il mondo, ma soprattutto Dio è bello, la bellezza di Dio, e tante volte noi ci dimentichiamo della bellezza. L’umanità pensa, sente, fa ma oggi ha tanto bisogno di bellezza».

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l’abbraccio di papa Francesco ai rom

Papa Francesco riceve e abbraccia un gruppo di rom: “La Chiesa vi è vicina, non disperate”

 

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   “La Chiesa vi è vicina, è sempre accogliente, specie questa parrocchia. Siate sempre vicini alla Chiesa. Non perdete la speranza”. Papa Francesco si è rivolto così ad un gruppo di 40 rom del Campo Nomadi che si trova nella Tenuta Piccirillo, nell’ex campeggio Green River a Prima Porta.
Queste famiglie, una delle quali è composta da 18 persone, sono state “adottate” dalla parrocchia di San Giuseppe all’Aurelio, sulla via Boccea, dove il Papa è recato oggi in visita pastorale.
Nel breve discorso “di speranza e incoraggiamento” che il Pontefice ha pronunciato a braccio, anche l’invito ai rom a “cercare il lavoro e l’integrazione, senza mai disperare”.
“Non perdete mai la speranza nel futuro. Vi ringrazio per l’accoglienza che mi avete riservato”, ha detto inoltre Bergoglio che ha poi salutato (spesso con un abbraccio) ciascuno dei rom presenti e i volontari della Comunità di Sant’Egidio che li aiutano.

 

 

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l’appello delle comunità cristiane in favore di papa Francesco contro i suoi denigratori

APPELLO

Con Papa Francesco a sostegno della sua pastorale teologica

papa-francesco

L’arrivo del Papa «venuto dalla fine del mondo» che assume il nome di Francesco presentandosi non come Pontefice Massimo, ma come Vescovo di Roma, provoca reazioni scomposte dentro la Curia vaticana che, falcidiata da scandali e corruzioni, considera il Papa come corpo «estraneo» al suo sistema consolidato di alleanze col potere mondano, alimentato da due strumenti perversi: il denaro e il sesso.
Dapprima il chiacchiericcio sul «Papa strano» inizia in sordina, poi via via diventa sempre più palese davanti alle aperture di papa Francesco in fatto di famiglia, di «pastorale popolare» e di vicinanza con il Popolo di Dio per arrivare anche – scandalo degli scandali – a parlare con i non credenti e gli atei.
Dopo lo sgomento di un sinodo «libero di parlare», l’attacco frontale di cinque cardinali (Müller, Burke, Brandmüller, Caffarra e De Paolis), tra cui il Prefetto della Congregazione della Fede, ha rafforzato il fronte degli avversari che vedono in Papa Francesco «un pericolo» che bisogna bloccare a tutti i costi.
Rompendo una prassi di formalismo esteriore, durante gli auguri natalizi, lo stesso Papa elenca quindici «malattie» della Curia, mettendo in pubblico la sua solitudine e chiedendo coerenza e autenticità.
Come risposta all’appello del Papa, il giorno dopo, il 24 dicembre 2014, Veglia di Natale, scelto non a caso, il giornalista Vittorio Messori pubblica sul Corriere della Sera «una sorta di confessione che avrei volentieri rimandata, se non mi fosse stata richiesta», dal titolo «I dubbi sulla svolta di Papa Francesco», condito dall’occhiello: «Bergoglio è imprevedibile per il cattolico medio. Suscita un interesse vasto, ma quanto sincero?».
L’attacco è mirato e frontale, «richiesto», una vera dichiarazione di guerra, felpata in stile clericale, ma minacciosa nella sostanza di un avvertimento di stampo mafioso: il Papa è pericoloso, «imprevedibile per il cattolico medio». È tempo che torni a fare il Sommo Pontefice e lasci governare la Curia. L’autore non fa i nomi dei «mandanti», ma si mette al sicuro dicendo che il suo intervento gli «è stato richiesto».
Ci opponiamo a queste manovre, espressione di un conservatorismo, che spesso ha impedito alla Chiesa di adempiere al suo compito «unico» di evangelizzare. Papa Francesco è pericoloso perché annuncia il Vangelo, ripartendo dal Concilio Vaticano II, per troppo tempo congelato. I clericali e i conservatori che gli si oppongono sono gli stessi che hanno affossato il concilio e che fino a ieri erano difensori tetragoni del «primato di Pietro» e dell’«infallibilità del Papa» solo perché i Papi, incidentalmente, pensavano come loro.
Noi non possiamo tacere e con forza gridiamo di stare dalla parte di Papa Francesco. Con il nostro appello alle donne e agli uomini di buona volontà, senza distinzione alcuna, vogliamo fare attorno a lui una corona di sostegno e di preghiera, di affetto e di solidarietà convinta.
La «svolta di Papa Francesco» non genera dubbi, al contrario coinvolge e stimola la maggioranza dei credenti a seguirlo con stima e affetto. Il ministero del Vescovo di Roma e la sua teologia pastorale suscitano speranza e anelito di rinnovamento in tutto il Popolo di Dio e il suo messaggio è ascoltato con attenzione da molte donne e uomini di buona volontà, non credenti o di diverse fedi e convinzioni.
Desideriamo dire al Papa che non è solo, ma che, rispondendo al suo incessante invito, tutta la Chiesa prega per lui (cfr. At 12,2). È la Chiesa dei semplici, delle parrocchie, dei marciapiedi, la Chiesa dei Poveri, dei senza voce, dei senza pastori, la Chiesa che vive di testimonianza e di generosità, attenta ai «segni dei tempi» (Matteo 16,3) e camminando coi tempi per arrivare in tempo.
Allo stesso modo, molti non credenti, atei o di altre religioni, uomini e donne liberi, gli esprimono pubblicamente la loro stima e la loro amicizia. La sètta di «quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re» (Luca 7,25) e non possono stare con un Papa di nome Francesco che parla il Vangelo «sine glossa».
Papa Francesco, ricevi il nostro abbraccio e la nostra benedizione.
Roma, 25 dicembre 2014 – Natale di Gesù

Comunità di San Torpete Genova, con Paolo Farinella, prete
Comunità Le Piagge Firenze, con Alessandro Santoro, prete
Noi Siamo Chiesa-Italia con Vittorio Bellavite
Comunità Parrocchiale di Ronco di Cossato Biella con Mario Marchiori, prete
Ornella Marcato e Fabio Cozzo, coniugi
Aldo Antonelli, prete
Benito Fusco, frate
Chiara Sibona e Diego Rufillo Passini, coniugi – fraternità secolare OSSM

per adesioni scrivere a donmariocossato@libero.it

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