al sinodo un voto contro il papa?

 

Il Sinodo si spacca su gay e divorziati: rischio voto anti-Papa

Papa Francesco

di Franca Giansoldati
Avviso ai naviganti: burrasca in vista. Si sta avvicinando la tempesta perfetta. Il bollettino meteo dalle parti di San Pietro non è dei migliori, tutta colpa del documento sinodale contenente rivoluzionarie aperture verso i gay e i divorziati risposati. L’ala conservatrice non ha digerito molti di quei 58 punti e ora pure diversi moderati faticano a riconoscersi. Ai loro occhi è un salto in avanti rispetto alla dottrina, non rispecchiano la sintesi degli interventi fatti in aula la settimana scorsa. Insomma, problemi su problemi. I 191 padri sinodali da lunedì, due volte al giorno, si sono riuniti nei «Circoli minori», gruppi di studio linguistici in cui hanno dato libero sfogo al malumore. «Un testo così formulato non lo voterei; va modificato, mitigato in alcune sue parti» sostiene il cardinale Filoni, prefetto di Propaganda Fide, diplomatico di lungo corso. Da ieri ha preso a tirare una brutta aria.

SORPRESE
Il testo della discordia – stilato in gran parte da monsignor Forte e presentato dal relatore cardinale Erdo – ha sollevato un vespaio. Il Papa osserva silenzioso e preoccupato. A Santa Marta, nella messa mattutina, da giorni martella sul concetto che «non si può sempre rimanere chiusi nei propri sistemi, che occorre aprirsi alle sorprese di Dio». Già, le sorprese. Tante. Innanzitutto le contestazioni aperte, inaspettate, spontanee, istintive rivolte al cardinale Baldisseri specie durante la pausa caffè per come ha organizzato e sta conducendo il Sinodo sulla Famiglia. Un (autorevolissimo) cardinale tedesco ha commentato tranchant, rivolgendosi ad un gruppo di padri sinodali: «Dal letame non nasce nulla» riferito al testo in questione. Un altro porporato, stavolta moderato, scuotendo la testa sconsolato: «Ha un impianto confuso». Clima pesante, difficile da gestire, sicchè Baldisseri ha autorizzato padre Lombardi, il portavoce, a leggere una dichiarazione pubblica che suona come una frenata in corsa: «In seguito alle reazioni e al fatto che la natura del documento non è stata spesso correttamente compresa, si precisa che è solo una piattaforma di lavoro riassuntiva degli interventi e del dibattito della prima settimana, ora passato alla discussione». Uno dei primi padri a fare fuoco è stato Stanislaw Gadecki, presidente della conferenza episcopale polacca: «Con questo documento ci si allontana dall’insegnamento di Giovanni Paolo II, in esso si vedono persino le tracce dell’ideologia antimatrimoniale». L’americano Burke, ultra tradizionalista, da giorni va ripetendo che la fede non si decide con dei voti e che non è possibile adottare una prassi (sul matrimonio e sui gay) scollata dalla verità del magistero. «Questa non è una assemblea democratica dove i vescovi si radunano per cambiare la dottrina a maggioranza». Sulla stessa linea il sudamericano Fox Napier che prende le distanze dal testo: «Non possiamo assumerci la responsabilità per una relazione che non abbiamo scritto e stiamo ancora discutendo: ci sono cose che appaiono controverse al momento, ecco perchè serve la discussione nei circoli linguistici».

LA CONTA
Intanto proprio nei «Circoli minori» si lavora alacremente agli emendamenti. Saranno parecchi. Esattamente come i rischi. Se gli emendamenti non verrano inseriti nel testo la sorpresa più grande potrebbe arrivare dalla votazione in aula. Al momento la maggioranza non sembra favorevole. E la conta potrebbe rivelarsi fatale. Un brutto test per Papa Bergoglio.




i vescovi cambiano linea sulla famiglia

 

sinodo

 

il sinodo dei vescovi spariglia le carte

di Marie-Lucile Kubacki
in “www.lavie.fr” del 14 ottobre 2014

Sorpresa a Roma: spinti da papa Francesco, che ha liberato la parola, i vescovi cambiano linea sulla famiglia. pubblica a Roma il 13 ottobre. Contiene quasi tutte le questioni scottanti: divorziati risposati, convivenze prima del matrimonio, accoglienza degli omosessuali nella Chiesa. Ed un tono radicalmente nuovo. una svolta a 180° da Giovanni Paolo II Certo, è solo una sintesi a metà percorso e i padri sinodali devono ancora “approfondire” le piste citate, come ha dichiarato il cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest e relatore generale del sinodo, che, una settimana prima degli incontri, presentava una sintesi pre-sinodale diametralmente opposta. Ma il tono è dato, e sembra che l’appello del cardinale Walter Kasper che, su richiesta di papa Francesco, aveva aperto la riunione preparatoria un anno fa, invitando ad un “cambiamento di paradigma”, sembra essere stato ascoltato.

o niente non è saggio”. Non si parte più dalla verità e dalla dottrina per andare verso la gente, si parte dalla gente, in qualunque situazione si trovi, per accompagnarla verso la verità della Chiesa e        

del Vangelo. È quello che già accade in molti luoghi. Ma è la prima volta che l’istituzione, a così alto livello, riconosce così chiaramente lo stato di fatto. senso, al termine di un “cammino penitenziale – sotto la responsabilità dal vescovo diocesano –, e con un impegno chiaro in favore dei figli”. Distinguendo tuttavia le “vittime” della separazione dagli “autori”.

relatio, alcuni padri sinodali hanno “deplorato la quasi-assenza della parola peccato, e ricordato quanto Cristo abbia fortemente condannato il pericolo di cedere alla mentalità del mondo”. Il presidente della conferenza episcopale polacca, Stanislaw Gadecki, ritiene personalmente la relatio “inaccettabile” per diversi vescovi.

Francesco si smarca da Benedetto XVI

Ci si potrebbe accontentare di spiegare questo ribaltamento con una volontà di parlare diversamente, di non far fuggire i cattolici delle periferie rivolgendosi a loro in termini dissuasivi. apostolica Evangelii Gaudium, suo programma di pontificato. Dichiarava allora: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita sulle strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di attaccarsi alle proprie sicurezze”. Così, là dove Benedetto XVI faceva della carità una conseguenza della verità, Francesco sembra voler partire dalla carità per condurre verso la verità

 




i cattolici lgbt: le loro attese dal sinodo

 

I cattolici LGBT italiani inviano al Sinodo dei Vescovi le loro proposte per una pastorale inclusiva

dal sito gionata

 gay

Dopo un lavoro di redazione collettiva durato circa sei mesi è stato ufficialmente spedito  alla segreteria del Sinodo dei Vescovi e a tutti i partecipanti italiani al sinodo stesso, il documento di proposte predisposto da omosessuali e transessuali italiani cattolici, riuniti sotto il Comitato Organizzatore del 3° Forum Italiano Cristiani LGBT.
Il documento vuole essere il primo contributo formalizzato al Sinodo dagli omosessuali e transessuali cattolici italiani, per far sentire la loro testimonianza, contribuire fattivamente ai lavori del Sinodo, animati da un’inedita voglia di partecipazione.
Il documento è integralmente disponibile (in ITALIANO ed anche in traduzione INGLESE) all’indirizzo http://www.forumcristianilgbt.it/index.php/home/gruppi-di-lavoro/proposte-sinodo, ed è articolato in 7 capitoli (più una premessa e delle conclusioni) che idealmente ripercorrono il percorso di vita di una persona omosessuale e i suoi rapporti con la Chiesa e le comunità di fede di riferimento: Scoprirsi omosessuali, Un figlio omosessuale, Innamorarsi, Vita di coppia, Genitori omosessuali, Contrasto all’omofobia, Persone transessuali. Ogni capitolo si conclude con le speranze sgorgate dai cuori e dalle penne del gruppo di redazione.
Una sintesi del documento, focalizzata sulle speranze, sarà pubblicamente letta al termine della conferenza teologica internazionale “Le strade dell’amore, per una pastorale con le persone omosessuali e transessuali” che avrà luogo a Roma il 3 ottobre.

Gli estensori del documento hanno dichiarato: “Le nostre proposte mirano a promuovere una cultura ecclesiale inclusiva e rispettosa della diversità di orientamento sessuale, a partire dalla formazione degli educatori (sacerdoti, catechisti, insegnanti di religione e, ovviamente, genitori) e dall’attenzione educativa e pastorale nei confronti delle persone omosessuali e transessuali che non dovrebbero essere trattati differentemente rispetto a chiunque altro, anche in riferimento al desiderio di affettività e alla conseguente apertura alle relazioni di coppia, in un quadro di fedeltà e sostegno reciproco.
Questo documento contiene la voce di tante persone, tante vite, tanti pensieri, tante speranze, tante energie, tanti desideri che, per la prima volta, si sono trovati riuniti per scrivere, produrre, proporre al Sinodo, in ottica collaborativa e partecipativa.
Ci rivolgiamo a tutti i partecipanti al Sinodo straordinario affinché prendano in carico queste speranze, raggiungano la consapevolezza della verità, della bellezza, e spesso anche della fragilità, delle vite e delle realtà di tante persone che da mesi stanno lavorando per passare dall’attesa alla partecipazione.”




l’attualità filosofica francese

filosofia francese

 

 

La rentrée philosophique

Uno sguardo d’insieme sulle novità dell’autunno filosofico francese

di ORAZIO IRRERA e DANIELE LORENZINI
Una panoramica sulle più importanti novità editoriali di settembre presenti nelle librerie francesi per farsi un’idea dei dibattiti che segneranno profondamente la scena filosofica francese durante gli ultimi mesi del 2014.

In questo inizio di ottobre, non è difficile trovare temi di grande attualità sugli scaffali “filosofici” delle librerie francesi. Così, dopo il successo di Perché disobbedire in democrazia? (pubblicato in Francia nel 2010, e ora disponibile anche in traduzione italiana per ETS), Albert Ogien e Sandra Laugier si interrogano sulle forme più recenti prese dalla contestazione politica: occupazioni delle vie e delle piazze, mobilitazioni transnazionali, attivismo informatico, e così via. In Le principe démocratie. Enquête sur les nouvelles formes du politique (La Découverte) i due autori riscontrano in questi movimenti l’emergenza di una nuova forma di vita politica e morale, nella quale la questione del “come” sostituisce quella del “perché” e la rivendicazione del “principio democrazia” mette in crisi le categorie tradizionali del pensiero politico, incarnando un modo inedito di tratta quindi di apprendere come abitare eticamente e politicamente quegli spazi di contestazione che si aprono quotidianamente nelle pieghe di ogni esistenza precaria.

Accanto a questi saggi in presa diretta sull’attualità, troviamo però molte altre novità interessanti nel panorama della filosofia francese contemporanea. Ne è un esempio il corposo inedito di Louis Althusser, Initiation à la philosophie pour les non-philosophes (PUF), una sorta di manuale di filosofia scritto nel 1975 che, lungi dall’essere una semplice opera di volgarizzazione, costituisce al contrario una preziosa sintesi delle tesi più importanti del filosofo francese sulla pratica, sull’ideologia, sulla scienza, sulla religione, e così via. Ne è in qualche modo una testimonianza anche l’ultimo libro di Pierre Macherey, Le sujet des normes (Amsterdam), che inserisce Althusser in una costellazione alla quale appartengono anche Marx, Foucault, Fanon e Deligny, e che fa da sfondo a una serie di riflessioni legate alla questione della soggettivazione all’interno di una “società delle norme”, affermatasi a partire dalla seconda metà del diciottesimo secolo con la rivoluzione industriale, attraverso strutture di socializzazione inedite, nuove forme di esercizio del potere e specifici meccanismi ideologici.

Il tema della costituzione dell’individuo moderno è al centro di un altro importante volume a firma di Georges Vigarello, Le sentiment de soi. Histoire de la perception du corps, XVIeXXe siècle (Seuil), che ripercorre storicamente il tema dell’elaborazione del sé attraverso la percezione del proprio corpo. In particolare, Vigarello si sofferma su una fondamentale discontinuità prodottasi in epoca illuministica, quando emerge un nuovo modo di intendere il sentimento della propria esistenza, non più circoscrivibile, come lo era in passato, all’orizzonte immateriale del pensiero o dello spirito, ma marcato piuttosto dalla coincidenza del sé e del corpo. Quest’ultima troverà espressione nelle forme codificate del diario e, nei secoli successivi, nelle riflessioni sui rapporti tra il corporeo e lo psichico nei fenomeni legati al sogno, alla follia, alle droghe e al sonnambulismo, sino a giungere alle più recenti forme di esplorazione della propria intimità legate a un lavoro di trasformazione del proprio corpo, come avviene nello Yoga e in altre forme di meditazione oggi ampiamente diffuse. Un’ulteriore problematizzazione del ruolo che la soggettività ha svolto in epoca moderna è sviluppata in un libro fondamentale di Lorraine Daston, finalmente disponibile in traduzione francese: in L’économie morale des sciences modernes. Jugements, émotions et valeurs (La Découverte), Daston mostra infatti che, sebbene le scienze moderne abbiano preteso di svuotare del tutto gli interessi personali e la soggettività dal proprio campo, il lavoro dello storico delle scienze consiste al contrario nel tentativo di ricostruire l’intreccio necessario della morale e della scienza. Infine, Sandra Laugier firma Recommencer la philosophie. Stanley Cavell et la philosophie en Amérique (Vrin), interrogandosi sul significato odierno della “filosofia americana” e mettendo in luce le inattese conseguenze della filosofia del linguaggio ordinario sul piano morale, estetico e politico.

La stessa collana (“Philosophie du présent”) che pubblica il saggio di Sandra Laugier, propone anche un corposo volume dedicato dalla celebre storica della filosofia antica Ilsetraut Hadot a Seneca e alla tradizione della direzione spirituale (Sénèque. Direction spirituelle et pratique de la philosophie, Vrin). Destinato a fare data, questo studio rigoroso restituisce alla ricchezza dell’opera di Seneca il suo ruolo essenziale al cuore della storia del pensiero (e della morale) occidentale. Ormai disponibile sugli scaffali è anche la lezione inaugurale al Collège de France tenuta dal grande storico della filosofia medievale Alain De Libera, che si chiede Où va la philosophie médiévale? (Collège de France). Alain Gallerand offre invece una messa a punto

storico-critica della teoria del “significato” nel corpus husserliano (Husserl et le phénomène de la signification, Vrin), mostrando come sia a partire da una riflessione sul modo di essere dell’oggetto intenzionale che la fenomenologia di Husserl ha potuto elaborare lo statuto ontologico del significato, che era stato invece ignorato dalle prospettive psicologiche e referenziali.

La panoramica sulle opere di storia della filosofia non può che concludersi con Heidegger e la spinosa questione delle tracce che, nel suo pensiero, avrebbe lasciato la sua adesione al nazional-socialismo e, specialmente, a un antisemitismo che la recente pubblicazione dei Quaderni neri (scritti tra il 1938 e il 1941) ha portato alla luce. Tra le numerose e reiterate accuse e le non meno numerose arringhe difensive, la traduzione francese del libro di Peter Trawny (lo stesso studioso che ha curato l’edizione dei Quaderni neri), Heidegger et l’antisémitisme (Seuil), costituisce un punto di riferimento imprescindibile. Secondo Trawny, pur rifiutando la versione volgarizzata dell’antisemitismo accreditata durante il Terzo Reich, Heidegger avrebbe comunque trasposto un’istanza antisemita nei termini teoreticamente più rarefatti di una “storia dell’essere” che avrebbe infine orientato la sua interpretazione della storia mondiale. La questione dell’antisemitismo di Heidegger rappresenta una sorta di filigrana i cui contorni problematici appaiono anche in tutti i contributi raccolti da Marie-Anne Lescourret nel volume La dette et la distance. De quelques élèves et lecteurs juifs de Heidegger (L’éclat), dove vengono esaminati i debiti intellettuali che una schiera di importanti pensatori ebrei tedeschi del dopoguerra (Günther Anders, Hannah Arendt, Hans Jonas, Emmanuel Levinas, Karl Löwith, Herbert Marcuse, Leo Strauss, Eric Weil) hanno maturato, non senza qualche paradosso o criticità, nei confronti di Heidegger, loro comune maestro.

Infine, c’è almeno un’autobiografia che non si può non menzionare: Paul Veyne, il grande storico del pensiero romano, firma Et dans l’éternité je ne m’ennuierai pas (Albin Michel), un libro in cui si intrecciano in modo toccante i ricordi di un intero secolo, le incursioni nell’antichità, le riflessioni filosofiche e gli aneddoti ameni di esperienze personali




al sinodo è in ballo una nuova chiesa

piazza_san_pietro-vaticanoIl sinodo. Una nuova chiesa

di Marco Marzano
in “santalessandro” – settimanale diocesi di Bergamo – (http://www.santalessandro.org) del 12 ottobre 2014

 

L’oggetto del confronto, talvolta molto aspro, in atto in questi giorni al Sinodo della famiglia non è solo la questione della riammissione dei divorziati all’eucaristia o l’atteggiamento della Chiesa verso l’omosessualità e le coppie di fatto. In gioco c’è il futuro dell’intera istituzione, il suo assetto interno e il suo rapporto con il mondo e la società moderni. Se a prevalere fosse infatti l’opinione di coloro che rifiutano ogni cambiamento nella dottrina e nella prassi pastorale, si accentuerebbe nel futuro la fisionomia di Chiesa che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno di fatto incoraggiato durante i loro pontificati: un’organizzazione sostanzialmente autoritaria e monarchica, con un capo (il papa) che decide tutto e per tutti, sposando sempre e comunque la fedeltà ad una tradizione considerata come un feticcio immutabile. Un’organizzazione nostalgica dell’epoca presecolarizzata, lontana dallo spirito dei tempi, dal “mondo”, dalla sensibilità e dagli orientamenti profondi delle grandi masse dei contemporanei, destinata inevitabilmente a svolgere, nella nostra società, il ruolo di raccogliere ed assistere non solo le ridotte truppe dei fedelissimi della tradizione, ma anche molte delle “vittime” della modernità, coloro che non ce l’hanno fatta a convivere con la cultura della libertà e della scelta e che per questo cercano rifugio in mondi artificiali e “protetti” come quelli delle sette, anche di quelle cattoliche. Un cattolicesimo che potremmo definire “di resistenza”, “difensivo”, settario perché inevitabilmente separato e in conflitto con la cultura del suo tempo, orgogliosamente geloso della propria minoritaria diversità, di un’alterità rigidissima e irriducibile rispetto al resto dell’umanità. All’estremo opposto di questa forma di Chiesa sta il cattolicesimo che anche Papa Francesco sembra intenzionato, pur con molta gradualità, a promuovere: un’istituzione maggiormente democratica, nella quale non vi è, malgrado l’enorme pressione mediatica in questa direzione, un “uomo solo al comando”, ma nella quale si discute, ci si divide, ci si confronta, si cerca di accantonare la sicumera e l’arroganza di chi giudica e ci si mette in ascolto del prossimo, accettando anche, come inevitabile conseguenza, di dare di sé, come Chiesa, un’immagine meno monolitica e più frammentata, meno ordinata e più plurale. In questa settimana, anticipata dal gigantesco e inedito sondaggio sul tema del sinodo tra i fedeli di tutto il mondo, la “filosofia dell’ascolto” è divenuta realtà, e non solo negli infuocati dibattiti tra gli illustri partecipanti all’assemblea, un fatto comunque senza precedenti nella chiesa-caserma dell’ultimo mezzo secolo dove il dissenso era inammissibile e inesistente, ma anche nelle voci autentiche che sono giunte dalla grande periferia della Chiesa, dalla base cattolica. Non si erano mai sentite in un sinodo pronunciare parole come quelle dei cattolici brasiliani Arturo ed Hermelinda, sposati da quarantuno anni e con tre figli: “i metodi contraccettivi naturali – hanno detto i due responsabili regionali dell’Equipe di Notre Dame – sono buoni, ma nella cultura attuale ci sembrano privi di praticità, tanto che anche le coppie cattoliche nella grande maggioranza non rifiutano l’utilizzazione di altri metodi contracettivi”. Un’altra coppia, gli australiani Pirola, ha raccontato di loro amici che hanno un figlio gay e hanno accettato di conoscere e di accogliere in famiglia il suo compagno. I Pirola hanno poi candidamente ammesso di trovare sconcertanti i documenti della Chiesa dedicati alla famiglia: “Sembrano provenire – hanno detto i due coniugi – da un altro pianeta, sono redatti in un linguaggio difficile e non così terribilmente rilevanti per le nostre esperienze. Molte espressioni sono antiquate e presentano concetti che non necessariamente invitano le persone ad avvicinarsi a Cristo e alla Chiesa”. Parole dure, taglienti come una lama che si infila nel costato per molti di coloro che le hanno udite nell’assemblea. E tuttavia un esercizio di quella parresia che il papa ha invocato all’apertura del
Sinodo, di quel pronunciare verità scomode che a prima vista sembra ferire e sconvolgere, ma che in definitiva consiste in un gesto di amore per gli altri, uno dei più grandi che si possano compiere. E in quella sala forse il segno dell’inizio di un tempo nuovo per la Chiesa Cattolica.