la grande attesa del sinodo

Il sinodo sulla famiglia sta per aprirsi tra forti aspettative e dubbi sullo svolgimento

di Dennis Coday
(in “ncronline.org” del 26 settembre 2014)

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La prima importante iniziativa del pontificato di papa Francesco si aprirà il 5 ottobre a Roma, quando Francesco riunirà il Sinodo dei vescovi per discutere sulla vita familiare nella società contemporanea. Il tema è “le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, e i membri del sinodo saranno interrogati sulle nuove vie da trovare per migliorare l’applicazione pastorale degli insegnamenti della chiesa, i modi di spiegarlo, e i modi per aiutare i cattolici a viverlo. Il Sinodo proseguirà fino al 15 ottobre. L’interesse e le aspettative per questo sinodo sono state molto forti, in parte a causa dell’inchiesta basata sul questionario di 39 domande inviato l’anno scorso dal Vaticano ai vescovi di tutto il mondo e alle loro conferenze episcopali. Una lettera dal segretariato del sinodo chiedeva ai vescovi di consultare “immediatamente” e “il più ampiamente possibile” i fedeli nelle loro diocesi e parrocchie su temi come la contraccezione, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, il divorzio e altri argomenti riguardanti la vita familiare. L’intenzione era quella di ottenere una consultazione importante a livello locale. Lo svolgimento molto differenziato della consultazione causò grande stupore tra molti laici cattolici, cosa per cui molti si chiesero se il sinodo sarebbe stato un mero laboratorio di discussione tra vescovi. Gli osservatori vaticani mettono in risalto tre aspetti che potrebbero rendere questo sinodo diverso da quelli precedenti. Innanzitutto, ci si aspetta che Francesco partecipi attivamente come presidente del sinodo. L’argomento è stato scelto esplicitamente da Francesco. Lo ha promosso fin dal primo incontro con il segretariato del sinodo tre mesi dopo la sua elezione e ne ha fatto un punto chiave della sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium (“La gioia del vangelo”) lo scorso novembre. La necessità di un aiuto misericordioso alle famiglie in difficili circostanze è un tema frequente delle sue omelie e dei suoi interventi. Quando Giovanni Paolo II era presente alle assemblee sinodali, leggeva e pregava col suo breviario. Papa Benedetto XVI era un osservatore silenzioso. Francesco, invece, agli incontri è solito rivolgersi agli oratori con domande, battute e commenti. In secondo luogo, il segretariato del sinodo sta cercando di strutturare gli interventi in maniera da incoraggiare la discussione. Gli interventi formali devono essere presentati per iscritto prima dell’inizio del sinodo. Per la prima metà del sinodo, i partecipanti devono limitarsi ad interventi di quattro minuti e sono invitati a toccare un solo punto. Sono inoltre invitati a rispondere ad altri interventi. Questi brevi discorsi sono pensati per stimolare la discussione nelle sessioni in piccoli gruppi che costituiscono la seconda metà del sinodo e dovranno essere il cuore dell’incontro. Lo stile dell’incontro dei vescovi segue il modello che Francesco era solito proporre fin dal tempo in cui era membro della Conferenza episcopale latinoamericana, specialmente quando diresse un’assemblea generale ad Aparecida, in Brasile, nel 2007. Infine, il sinodo non deve portare a conclusioni né a fare proposte. Deve discutere sulle esperienze delle famiglie attuali. Invece di un’esortazione, ci si aspetta che il sinodo produca un resoconto delle discussioni che sarà inviato alle diocesi in tutto il mondo in preparazione di un altro sinodo il prossimo anno. Qualsiasi cambiamento nelle pratiche della Chiesa su matrimonio e vita familiare non sarà introdotto ora, ma nel prossimo anno. Il Vaticano ha pubblicato la lista dei partecipanti al sinodo il 9 settembre. La lista comprende 250 persone, compresi i membri votanti e gli esperti e gli uditori non votanti. I membri votanti comprendono 114 rappresentanze delle conferenze episcopali nazionali, 13 capi delle chiese cattoliche orientali e 25 capi delle congregazioni e dei consigli vaticani.

Udienza Generale del mercoledì di Papa Francesco

Il papa ha  nominato 26 padri sinodali. Quasi tutti sono europei, 14 sono cardinali. Tra gli esperti e gli uditori non votanti vi sono 14 coppie sposate, la maggior parte delle quali svolgono incarichi all’interno della Chiesa, nei ministeri della vita familiare o come canonisti o esperti di teologia morale. Una suora irlandese è l’unica donna religiosa invitata al sinodo. Le regole del sinodo permettono all’Unione dei Superiori Generali, il gruppo che rappresenta la leadership delle congregazioni religiose maschili in tutto il mondo, di inviare tre delegati, mentre il corrispettivo femminile, l’Unione internazionale delle Superiore Generali, non è rappresentata. Annunciando la lista dei partecipanti in Vaticano, il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi nominato da Francesco, affermava che “l’aggiornamento della istituzione del sinodo” rientrava nella “dinamica di rinnovamento della Chiesa ordinato da Francesco”. “Questo progetto… sviluppa un modo nuovo e rinnovato, con azioni concrete”, disse Baldisseri. Data la lista dei partecipanti, tuttavia, alcuni sono stati in difficoltà nel trovare “un modo nuovo e rinnovato”. Il gruppo riformatore irlandese di Noi Siamo Chiesa si è dichiarato “estremamente deluso” della lista dei partecipanti. “È spettacolare e vergognoso che non sia presente neppure una persona cattolica irlandese sposata per parlare delle esperienze vissute in famiglia e per consigliare il sinodo che è incaricato specificamente di offrire soluzioni alle gravi sfide che si trovano ad affrontare le famiglie nel nostro mondo contemporaneo”, ha detto il portavoce del gruppo, Brendan Butler, in una dichiarazione il 16 settembre. Nell’aprile scorso, Noi Siamo Chiesa irlandese aveva scritto all’ufficio di Baldisseri suggerendo Mary McAleese, ex presidente irlandese, e la teologa laica Gina Menzies “come qualificate e idonee rappresentanti irlandesi al sinodo”. Butler ha dichiarato che l’ufficio del sinodo non ha risposto alla loro richiesta. Sul sito online di NCR, il giorno successivo all’annuncio di Baldisseri, il gesuita Thomas Reese aveva definito la lista dei partecipanti “una delusione per coloro che speravano nella riforma della Curia e per coloro che speravano che i laici sarebbero stati ascoltati al sinodo”. L’attuale legge canonica riguardante i sinodi stabilisce che “vi partecipano anche i capi degli uffici della Curia romana”, ma Reese nota che tale legge permette al papa di nominare ulteriori vescovi e osservatori laici e presbiteri. “La partecipazione al sinodo di membri della curia rischia di non far percepire che essi dovrebbero essere lì a servizio, non come persone che definiscono la linea”, scriveva Reese. “Potrebbero partecipare al sinodo come “staff”, ma non come membri con diritto di voto. In massima parte, dovrebbero essere osservatori e non persone con diritto di parola. Hanno tutto il resto dell’anno per consigliare il papa. Questo è il momento in cui spetta ai vescovi provenienti dal resto del mondo esprimere le loro opinioni. Se Francesco e il Consiglio dei cardinali non intendono cambiare la composizione del Sinodo dei vescovi, è difficile credere che vogliano realmente “sistemare” la Curia romana. Reese si poneva domande anche sulle nomine dei 38 uditori. “Molti osservatori sono dipendenti della Chiesa cattolica o capi di organizzazioni cattoliche…  è difficile sostenere che rappresentino tutti i cattolici. Certamente non li rappresentano alcuni che pensano che la pianificazione familiare naturale sia il grande regalo della Chiesa ai laici. E coloro che sono dipendenti della Chiesa potrebbero temere di perdere il posto di lavoro se dicessero la verità”. Mentre la lista dei partecipanti è densa di membri della curia e di altre persone riluttanti ad allontanarsi dall’insegnamento tradizionale della chiesa sulla famiglia, Robert Mickens, da lungo tempo osservatore vaticano, fa notare che Francesco ha anche nominato degli alleati per un approccio nuovo, in particolare l’arcivescovo Victor Emanuel Fernandez, rettore della Pontificia Università Cattolica d’Argentina, e il cardinale tedesco Walter Kasper. Francesco ha nominato vescovo il teologo Fernandez, cinquantaduenne, in uno dei suoi primi atti da papa. “È ben noto che Fernandez è stato il principale estensore dell’esortazione apostolica del papa”, dice Mickens. Il documento era un invito ad un approccio misericordioso verso le persone
che vivono situazioni matrimoniali irregolari, come altre che vengono considerate al di fuori delle regole previste dagli insegnamenti morali della Chiesa. “Il vescovo argentino dovrebbe essere un alleato chiave per il papa nel suo sforzo di introdurre una risposta e una prassi di misericordia per i divorziati risposati cattolici”, ha detto Mickens. Nel frattempo, Kasper viene visto come il teologo di Francesco. Francesco lo designò a pronunciare il discorso di apertura al concistoro dello scorso febbraio, e Kasper sfruttò l’opportunità per argomentare a favore di una maggiore apertura verso i divorziati risposati cattolici. Da allora, Kasper ha compiuto effettivamente un “tour di promozione” della sua idea in tutto il mondo. L’idea di Kasper è stata ben accolta da molti vescovi. Padri sinodali dalla Germania, dall’Austria e dal Belgio sono disposti a puntare ad una maggiore apertura verso le famiglie in situazioni “irregolari”. Ma Kasper ha anche incontrato un’agguerrita resistenza. Proprio a pochi giorni dall’inizio del sinodo, cinque cardinali – compreso Gerhard Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e Raymond Burke, prefetto della Segnatura Apostolica – hanno insieme scritto un libro in cui difendono la dottrina della Chiesa su divorzio e successivo matrimonio. Permanere nella verità di Cristo: matrimonio e comunione nella Chiesa cattolica” sarà pubblicato negli USA da Ignatius Press. Questi cardinali saranno al sinodo. “Questo dovrebbe rendere più dinamica l’atmosfera dell’incontro”, ha detto Mickens. Se Francesco può dominare queste discussioni lo dobbiamo ancora vedere. Mickens spera che la gente non si precipiti a dare giudizi. Francesco ha detto più di una volta che vuole sviluppare il Sinodo dei vescovi come una delle componenti importanti della governance della chiesa universale. Ma si tratta in gran parte di “un lavoro in corso d’opera, ancora alle prime battute”, ha detto Mickens.

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caro papa, ci sono discriminazioni nella chiesa

due omo

 

 

 

 

Salva la mia vocazione

di Benjamin Brenkert

  Caro Francesco,

da quando sei papa, il tuo impegno contro la povertà ha risvegliato la coscienza del mondo sui mali della globalizzazione, del capitalismo, del materialismo. Molti ora comprendono che la povertà è un peccato strutturale e un male sociale. Attraverso le tue dichiarazioni, hai ridestato l’interesse dei cattolici e dei non cattolici, dei credenti e degli atei. Il mondo guarda a te come a un pastore, un uomo colmo della gioia del Vangelo.

Eppure, mentre ti sei concentrato sulla povertà fisica e materiale, i membri della mia comunità – lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer – si sono sentiti trascurati. Restano ai margini, vivendo vite spiritualmente povere. Alcuni hanno bisogno della voce di cardinali, come Walter Kasper, che dicano loro che Dio li ama. Altri sanno che Dio li ama, ma la leadership della Chiesa li respinge definendo la loro condotta disordinata e priva di orientamento. La tua profetica domanda – “Chi sono io per giudicare?” – incoraggia le persone ad avere un atteggiamento non giudicante verso i membri della comunità lgbtq. Ma non giudicare non basta, specialmente quando Gesù ci dice di essere come il buon samaritano e di fare come lui.

papa-francesco

Ma chi sono io per scriverti?

Gay dichiarato, ho passato gli ultimi 10 anni della mia vita nella Compagnia di Gesù. Sono pieno di gratitudine per questo periodo. Ho amato il fatto di essere un gesuita, un figlio di Ignazio di Loyola.

In luglio però ho lasciato la Compagnia. In coscienza, io, gay dichiarato, non posso più proseguire il cammino sacerdotale in una Chiesa in cui persone gay e lesbiche sono licenziate dal proprio posto di lavoro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il caso della donna lesbica sposata, ministro della giustizia sociale, licenziata da una parrocchia gesuita a Kansas City.

Questa emarginazione è contraria a quello che molte persone hanno chiamato “effetto Francesco”. Questi licenziamenti contraddicono l’enfasi con cui hai trattato la questione dello sradicamento della povertà, perché la disoccupazione avvicina uomini e donne alla povertà fisica e materiale. Licenziare qualcuno a causa della sua sessualità è discriminazione. È ingiusto, specialmente considerando che molte istituzioni cattoliche hanno adottato clausole antidiscriminatorie in termini di pari opportunità lavorative, in accordo con leggi federali, statali e locali che proibiscono discriminazioni lavorative basate su razza, origini, età, genere, religione, disabilità, stato civile, orientamento sessuale, status di veterani o di ex detenuti.

Nella lettera con la quale ho comunicato al provinciale la mia decisione ho sottolineato che l’ingiustizia nei confronti delle persone lgbtq contraddice il Vangelo. Inoltre, ho fatto presente che a farmi mettere in discussione la mia appartenenza alla Chiesa è stata la mancanza di reazione da parte della Chiesa a quelle legislazioni anti-gay approvate in Paesi come Uganda e Russia. Mentre prego per ciò che mi ha portato a lasciare la Compagnia di Gesù – l’ingiustizia nei confronti delle persone lgbtq nella Chiesa – continuo a pronunciare l’invocazione di Sant’Ignazio: «Ricevi, Signore, l’intera mia libertà. Ricevi la memoria, l’intelletto, la volontà tutta. Quanto possiedo, tu me l’hai dato; tutto io ti restituisco e rimetto interamente al governo della tua volontà. Dammi solo il tuo amore e la tua grazia ed io sono ricco abbastanza, né domando altro».

Prego che Dio continui a darmi la grazia di adempiere ai miei voti, di rispondere alle necessità del nostro mondo, a una realtà incarnata che ha bisogno di una Chiesa ecumenica capace di rispondere ai bisogni sia fisici che spirituali del povero, come si legge in Matteo 25. Vorrei non essere più un outsider o un emarginato. Eppure, a me, uomo apertamente gay, è stato detto dai miei superiori di concentrarmi su altre questioni pastorali. Perché?

Come gay, ho voluto essere ordinato perché ho sentito che Dio mi chiamava al sacerdozio. Dall’età di 15 anni ho pregato per comprendere tutto questo. Ho pregato non per scappare ma per essere trovato. Ogni volta che direttori spirituali e superiori hanno testato i miei più profondi desideri, mi hanno trovato orientato e non disordinato, disponibile al sacerdozio per buone e sante ragioni.

Da quando ho cominciato il noviziato, Dio mi ha aiutato a conoscere me stesso, a vedere me stesso come un uomo gay pienamente sereno e integrato. Nel corso del tempo, ho capito che avevo doni da offrire come ministro sensibile, empatico, gioioso, amorevole, orante, colto. Mi sento un sacerdote, nonostante la mia umanità e fragilità.

Papa Francesco, con la mia vocazione che evolve, continuo a sentirmi prete. Ti scrivo affinché tu possa aiutarmi a salvare la mia vocazione, qualunque sarà la sua forma in futuro. Ti chiedo di incaricare la Conferenza episcopale degli Stati Uniti di far sì che le istituzioni cattoliche non licenzino i cattolici lgbtq. Ti chiedo di pronunciarti contro le leggi che criminalizzano e opprimono le persone lgbtq nel mondo. Queste azioni porterebbero vera linfa alla tua frase: “Chi sono io per giudicare?”.

Mentre continuo la mia transizione alla condizione di laico, mi viene in mente che, come ogni gesuita, sono “un peccatore chiamato a essere compagno di Gesù come lo fu sant’Ignazio di Loyola”. E come molti miei fratelli gesuiti nel mondo, gay o etero, continuo a riflettere sulle tre principali questioni della preghiera dei gesuiti: “Cosa ho fatto per Gesù? Cosa sto facendo per Gesù? Cosa farò per Gesù?”. E per questo sono pieno di gratitudine.

Come ex gesuita, so che al cuore degli esercizi spirituali di Sant’Ignazio c’è l’incontro con Dio, gli altri e se stessi. Questo incontro avviene in un modo dinamico che attinge ai nostri desideri umani e divini di relazione e di amore. In breve, è un pellegrinaggio che pone Gesù al centro della vita. Questo pellegrinaggio è aperto a omosessuali ed eterosessuali. Gesù a tutti disse di essere buoni samaritani, di fare come lui.

Con amore e affetto

 

 

 

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