contro l’intolleranza e l’estremismo presenti anche oggi

coi tempi che corrono mi sembra di capitale importanza riflettere su questo appello che S. Morgan rivolge a tutte le fedi e le visioni della vita per sradicare da se stesse quel cancro che distrugge la vita stessa: “l’estremismo è un mostro… che sale dagli abissi più oscuri. Ieri, cristiano, erigeva roghi. Ateo, costruiva i gulag. Oggi è diventato spettacolare nell’islam … “

 tutte le fedi e le religioni e le visioni della vita hanno avuto e hanno tutt’ora la tentazione dell’estremismo: “oggi, lo spirito dell’Inquisizione non è morto. Forse non si innalzano più roghi, ma si continua a giudicare e a condannare… Basta vedere certi interventi dei patriarcati ortodossi, o di certi pastori  o preti conservatori, o leggere certi commenti di forum associati alla Manif pour tous per rendersi conto fino a che punto questo spirito è ancora vivo, fino a che punto vi sono persone che sognano un mondo in cui ogni uomo (e soprattutto ogni donna) sia rinchiuso in una casella ben definita. E tutto questo contribuisce a distruggere e a sfigurare ogni giorno di più il cristianesimo che, pure, quelle persone dicono di difendere”

 

 

Contro l’estremismo

appello alle persone di diverse spiritualità

di Sébastien Morgan

in “www.lemondedesreligions.fr” del 29 agosto 2014 (traduzione: www.finesettimana.org)

L’estremismo è più che mai attivo nelle nostre società. Come una peste, si diffonde in tutte le religioni senza distinzione, ma anche all’interno dell’ateismo che, con il pretesto della laicità, non esita a partire in crociata contro la spiritualità. L’estremismo è un mostro, una creatura infame che sale dagli abissi più oscuri. Ieri, cristiano, erigeva roghi. Ateo, costruiva i gulag. Oggi è diventato spettacolare nell’islam. La sua particolarità: è come le cellule cancerose che distruggono l’organo in cui sono generate. Esaltando apparentemente il pensiero nel quale nasce, l’estremismo snatura questo pensiero, lo svuota della sua sostanza, prima di rivoltarglielo contro, in un processo di distruzione e di annichilimento totale. La volontà di normalizzazione è spesso un segno di estremismo. Consiste nell’emanare delle regole tanto rigide quanto assurde nei contenuti e nel condannare chiunque non vi si conformi. Coloro che emanano tali leggi dispongono allora di una potere d’azione sulla popolazione che si trova in loro balia. Giocando sulla superstizione, sul senso di colpa e sulla paura irrazionale (dell’Inferno, del Diavolo, del fare male…), gli integralisti dettano le loro norme e condannano coloro che non vi si adeguano. Norme che, a loro dire, provengono da “leggi naturali”, dalla “volontà divina” o dalla conformità razionale e scientifica. Così, la caccia all’eresia e l’Inquisizione sono direttamente responsabili della perdita di credibilità della Chiesa e del cristianesimo in generale. Instaurando una polizia del pensiero, una Gestapo dogmatica, inventando il concetto di eresia, torturando povere ragazze innocenti, la Chiesa è riuscita a ridare corpo ai mostri che lo stesso Cristo aveva combattuto: il farisaismo mortale, il giudizio dell’altro e il patriarcato a cui è spesso associato. Le prime vittime dell’estremismo cristiano furono altri cristiani ritenuti devianti (ariani, gnostici, catari, protestanti, ecc…). Oggi, lo spirito dell’Inquisizione non è morto. Forse non si innalzano più roghi, ma si continua a giudicare e a condannare… Basta vedere certi interventi dei patriarcati ortodossi, o di certi pastori o preti conservatori, o leggere certi commenti di forum associati alla Manif pour tous per rendersi conto fino a che punto questo spirito è ancora vivo, fino a che punto vi sono persone che sognano un mondo in cui ogni uomo (e soprattutto ogni donna) sia rinchiuso in una casella ben definita. E tutto questo contribuisce a distruggere e a sfigurare ogni giorno di più il cristianesimo che, pure, quelle persone dicono di difendere. Nell’islam, l’estremismo ci sguazza, attaccando i cristiani che sono l’oggetto di un vero genocidio in Oriente, ma prendendosela anche e soprattutto con altri musulmani e con l’islam. In quanto cristiano, detesto lo spirito di Inquisizione che mi sembra essere agli antipodi dell’elevazione spirituale e della rigenerazione individuale proposta da Cristo. Immagino che ogni vero sufi che vive ontologicamente l’Amore di Dio, non possa che considerare con la stessa repulsione il terrorismo e la schiavitù della donna predicata dagli islamisti. Ci si potrebbe pure diffondere ampiamente sulle forme di estremismo ebraico che vanno contro lo spirito di universalità e di apertura presenti nell’anima ebraica, e parlare anche delle manifestazioni d’ombra in certe correnti buddiste o induiste. Che cosa dobbiamo concluderne? Che ogni religione possiede la propria parte d’ombra, la propria parte malefica? Oppure che ogni religione è come ogni individuo che, nel suo percorso spirituale, lotta con se stesso per far sbocciare l’immagine divina che è in lui. Immagine che deve portare alla somiglianza con Dio e trasformare ogni essere in fonte d’Amore e di Compassione. Le resistenze interiori a questa trasformazione fanno parte del processo che deve portare alla trasfigurazione.Sono come innumerevoli ferite e determinismi che, come immense dighe, bloccano la libera circolazione dell’Acqua Viva e del Soffio dello Spirito. Sono questi blocchi interiori che ognuno deve far saltare per diventare realmente libero e compiuto. Sono queste molteplici ferite che devono essere guarite perché si possa vivere Dio come Egli è, e liberarsi dall’immagine sbagliata che ci si fa di Lui. È ora che la civiltà guarisca dalla barbarie, è ora di incarnare l’amore divino quaggiù, è ora di vivere realmente Dio. I veri spirituali di ogni religione, donne e uomini di buona volontà, devono sentire la responsabilità di ergersi contro le idee di morte che nascondono il gioiello divino di cui sono custodi. Devono sentire la responsabilità di immergersi sempre più profondamente nel cuore della loro religione per farne scaturire la sorgente immortale per liberarla dalle scorie che la sfigurano.

*Sébastien Morgan è autore di: Devenir soi-même, chronique d’un chrétien du XXI siècle, 2013,

ed. Mercure Dauphinois.

image_pdfimage_print

polemica sui campi rom di Pisa e sgomberi

sgmbr_web

 

l’intervento di Africa insieme e del Progetto Rebeldia sulle vicende riguardanti il dibattito e lo sgombero dei campi rom di Pisa

gli articoli cui si fa riferimento si possono leggere nei link in fondo all’intervento:

 

Come in un inquietante gioco dell’oca, la politica pisana torna di tanto in tanto alla casella di partenza, e si dimentica del percorso fatto. È quanto sta accadendo negli ultimi giorni, a proposito del dibattito sui rom: un dibattito pieno di discorsi vecchi e di stereotipi banali. Che però feriscono persone in carne e ossa, e creano esclusione e discriminazione.

Il direttore del Parco solleva il tema del (presunto) smaltimento irregolare di rifiuti nei campi nomadi: cita fatti gravi senza circostanziarli, e accusa l’intera comunità rom di episodi che – se accertati – sarebbero comunque responsabilità dei singoli. Confcommercio definisce “inaccettabile” il campo della Bigattiera, e ne chiede lo sgombero. 

sgomberi

Che i campi nomadi siano “inaccettabili”, lo dicono gli stessi rom che sono costretti ad abitarvi. I campi sono luoghi di segregazione – veri e propri “ghetti” – che rappresentano la vergogna dell’Italia, e che le istituzioni internazionali (Unione Europea, Consiglio d’Europa) ci chiedono di superare. 

“Superare i campi” non vuol dire però sgomberarli con la forza. Non è difficile capire che una famiglia allontanata da un campo, se priva di alternative, costruirà un altro campo a poche centinaia di metri. 

Gli sgomberi sono inutili, controproducenti (aggravano le condizioni di marginalità), e hanno costi altissimi a carico dei contribuenti: si calcola che ogni intervento costi decine di migliaia di euro. Per di più, sono illegali ai sensi del diritto internazionale, e non si può invocare la “legalità” solo quando fa comodo… 

Invece di ricorrere a stereotipi e frasi fatte, sarebbe utile ricordare un po’ di storia recente. L’UE ha stanziato fondi consistenti per “superare i campi”, e per garantire una sistemazione dignitosa alle famiglie che li abitano. I rom della Bigattiera, assieme a tante associazioni, chiedono che il Comune acceda a questi fondi, e avvii un programma di inserimento abitativo. Il Consiglio Comunale aveva approvato persino una mozione in questo senso, che è rimasta però lettera morta: ad oggi, i rom della Bigattiera vivono in un luogo senza luce, senza acqua e senza scuolabus per i bambini. Questa è la cosa davvero “inaccettabile”, che però non viene neanche menzionata nei comunicati di Gennai e di Confcommercio. E di questo si dovrebbe seriamente discutere. Si preferisce invece invocare gli sgomberi, e attizzare un po’ di odio verso i rom, invocando la “legalità” a sproposito (è ovvio che chi commette un reato debba essere perseguito, ma è altrettanto ovvio che le responsabilità sono personali, e non coinvolgono i rom come categoria). L’esito di queste dichiarazioni è scontato: vi saranno più controlli di polizia nei campi (come già è accaduto in questi giorni), e si farà qualche sgombero “muscolare” per accontentare chi protesta. Nel frattempo, i problemi rimarranno intatti sul tavolo, e i rom continueranno a restare senza acqua, senza luce e senza scuolabus. Un bel capolavoro.

PISA, 27 AGOSTO 2014

Associazione Africa Insieme

Progetto Rebeldia

 

29-08-2014 – Il Tirreno – Rifiuti pericolosi trovati nei campi nomadi”

28-08-2014 – Pagina Q – Campi rom: si accende la polemica sullo sgombero della Bigattiera

28-08-2014 Il Tirreno – Blitz nei campi nomadi di Coltano e della Bigattiera

28-08-2014 – La Nazione – Nomadi, blitz a Coltano e alla Bigattiera

27-08-2014 – La Nazione – “Via il campo nomadi sulla Bigattiera: è inaccettabile”

26-08-2014 – La Nazione – Nerini in azione “Basta rinvii su sicurezza e campi rom”

25-08-2014 – La Nazione – “Nei campi nomadi rifiuti pericolosi”

se ‘Rebeldia’ e ‘Africa insieme’ giustamente criticano la durezza e spietatezza usate troppo spesso nel demolire le baracche e le umilissime abitazioni dei campi rom e se certamente è vero che molte volte (per cause che sbrigativamente e superficialmente vengono ricondotte alle responsabiltà dei rom) appaiono come luoghi e abitazioni di degrado e di ghetto, certo è che la soluzione che si cerca di imporre con la teorizzazione del superamento dei campi nella teoria dell’ ‘oltre i campi’ (che vede come unica soluzione l’inserimento forzato in) è troppo rigida e poco rispettosa dei veri desideri e sensibilità e cultura di questo popolo
di questo pare sia convintissimo anche don Agostino la cui roulotte è stata abbattuta per ultima (vedi articolo de ‘la Nazione’ rortato in foto qui sopra), e che esprime il suo disagio, condiviso da diversi rom che  con lui abitavano quello spazio, col seguente grido:

“Ridatemi per cortesia il campo di prima!”

 
Da diverso tempo tutti gridano con disinvoltura e sicurezza che bisogna andare oltre i campi, che bisogna superare questa vergogna tipicamente italiana, e anche questo è falso! E’ un altro stereotipo, ma che si tiene volutamente nascosto. Perchè ognuno ha la sua ricetta magica da proporre.
Di campi o di terreni dove vivono famiglie Rom e Sinte ce ne sono in Francia, in Spagna, in Inghilterra e chissà dove altro. Toh, in Francia nomadizzare è previsto, non è scandaloso o offensivo. Le municipalità con oltre 10.000 (?) abitanti hanno l’obbligo di prevedere uno spazio riservato alle “genti di viaggio”.
Ma non voglio tifare per un modello a scapito di un altro..Credo invece che debbano essere loro, i Rom a scegliersi (liberamente) come e dove vivere la loro famiglia, che a noi piaccia o no. Quando si parla di smantellamento o di sgombero di campi Rom, l’unica prospettiva percorribile sembra essere quella della casa. Casa=integrazione, ma ne siamo così sicuri?
Mi domando: quando i Rom di Coltano stavano nel campo in baracche e roulotte “vivevano” meglio, rispetto ad ora che abitano in appartamenti del nuovo villaggio, sotto continuo ricatto e minaccia di allontanamento? Dove erano più felici, più veri? Andando a vivere in appartamenti cosa è cambiato in loro? E’ migliorata o peggiorata la loro vita?
Ora sono più integrati rispetto a prima? Non mi sembra proprio!
Casa=integrazione è un altro stereotipo!
Ciao Ago

 

 

 

image_pdfimage_print

le ruspe a Coltano

 

Pisa, in azione le ruspe nell’ex campo rom di Coltano

<br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<?EM-dummyText Didascalia></p><br /><br /><br /><br /><br />
<p></p></p><br /><br /><br /><br /><br />
<p>

sgomberi nei capi rom di Pisa: vergogna!

Due ruspe, di cui una grande e una piccola, quattro camion scarrabili, un furgone e nove operai. Sono le ”forze” messe in campo da ieri mattina da Pisamo e Avr impegnate nella pulizia e bonifica dell’ex campo rom di Coltano e da cui ieri mattina è stata allontana la penultima delle quattro famiglie che vi abitavano abusivamente (altre due, infatti, se ne erano già andate da tempo mentre l’ultima, non può essere allontanata in quanto in attesa di processo da parte dell’autorità giudiziaria), come previsto al momento della realizzazione delle casette minime, intervento che aveva come presupposto la chiusura e la bonifica della vecchia area di sosta.

don Agostino

Un’operazione cominciata nella giornata di ieri e che, oltre ai mezzi impegnati nella bonifica, ha visto impegnati congiuntamente anche vigili urbani, carabinieri, polizia e guardia forestale oltre agli operatori della Società della Salute e della Croce Rossa. Che sta proseguendo oggi: fino ad ora sono stati portati via circa 360 quintali di rifiuti, quelli più voluminosi come le lamiere e gli altri materiali della baracca, del container del camper e delle due roulotte abbandonate che sono stati abbattuti. Rimasta al sul posto, invece, quella di padre Agostino Rota Martir, il sacerdote che da anni vive nell’insediamento.

camper-di-Agostino-Copia1-1024x768

Uomini e mezzi sono ancora in azione per completare la pulizia: l’obiettivo, infatti, è quello di finire il lavoro nella giornata di oggi o, al più tardi, nella mattina di domani.

image_pdfimage_print
image_pdfimage_print