una svolta nel rapporto della chiesa con la mafia

 

il papa

 

 

 

 

 

 

quasi ottantenne, papa Francesco continua ad essere un vero ciclone all’interno della chiesa che ha accettato di guidare

anche nell’ultimo finesettimana, parlano in Calabria contro la mafia, ha mobilitato la chiesa contro la ‘ndrangheta che ruba il futuro ai giovani e avvelena le coscienze: è arrivato fin0 a dichiarare ‘scomunicati’ i mafiosi e a mettere in guardia membri della chiesa nei confronti di qualsiasi collusione con essi

talmente importante questo passo fatto da papa Francesco che credo opportuno offrirne un’ampia rassegna stampa (coll’aiuto insostituibile e imprescindibile del materiale messo a disposizione dal sito ‘finesettimana’) per avere un’ampia panoramica della eco avuta sui quotidiani e delle preziose riflessioni che l’evento ha provocato (ad ogni link corrisponde il testo del rispettivo articolo):

 

“Non era mai accaduto che un Papa dicesse pubblicamente, senza giri di parole, che «i mafiosi sono scomunicati». Papa Francesco l’ha fatto dal pulpito, in una terra di mafia. Dopo quello alla frontiera dei migranti di Lampedusa, dopo quello tra i disoccupati della Sardegna, un nuovo viaggio italiano di Francesco nelle periferie del Paese, in Calabria. È la «geografia» di un Papa che predilige gli ultimi”
“nel carcere di Castrovillari Francesco si è immerso negli occhi pieni di lacrime dei familiari di Cocò… Nel ’93 dietro l’anatema di Karol Wojtyla contro i clan ci fu l’incontro con… i genitori del “giudice ragazzino” Rosario Livatino… Ieri Bergoglio ha compiuto uno storico passo avanti e ha mobilitato la Chiesa del Mezzogiorno contro la ‘ndrangheta che ruba il futuro ai giovani e avvelena le coscienze”
La scomunica e la speranza. La violenza e il bene. L’adorazione del male e del denaro e l’educazione delle coscienze. La ‘ndrangheta e una Chiesa che la combatte. Ma che deve fare di più, soprattutto per rispondere alle richieste dei giovani. Il messaggio di Papa Francesco è come sempre chiaro e diretto.
… è lì, in fondo allo stivale, che si gioca la tanto sbandierata battaglia per la legalità. E se il Papa si muove per risvegliare le coscienze, per farsi apostolo di una fede nel potere soprannaturale del Bene, ora è lo Stato che non ha più alibi per fermarsi a Eboli
il cardinale Pappalardo chiudeva le porte delle chiese ai boss. Poi spalancate da Scordato a divorziati e gay che, ripete la domenica, «non sono peccatori perché l’amore riscatta l’uomo, al contrario di chi si macchia del peccato di mafia, cioè idolatria del boss, cultura del dominio, della violenza, della morte…»
«Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono sco-mu-ni-ca-ti». Francesco aveva preparato un testo nel quale «per la fede nel Dio che è amore» esortava a «rinunciare a satana e a tutte le sue seduzioni», al «male in tutte le sue forme», agli «idoli del denaro, della vanità, dell’orgoglio e del potere».
Finalmente un Papa dice che «i mafiosi sono scomunicati» e tutti capiamo l’antifona: della rivoluzione di Francesco fa parte una semplificazione del linguaggio che lo espone a critiche all’interno della Chiesa, ma che rende comprensibili alle moltitudini le sue parole e a volte – come in questo caso – le mostra ispirate al «sì sì no no» del Vangelo.
«Alcune volte, purtroppo, la Chiesa è rimasta alla finestra rispetto a certi comportamenti lavandosene le mani. Altre volte, invece, è stata addirittura complice. Sono ambiguità non al servizio della verità. E ciò è sempre un male, perché sono comportamenti che tarpano le ali alle energie migliori, a coloro che, invece, vorrebbero mettere le proprie energie al servizio della positività».
Le parole che tutti si aspettano da Francesco in Calabria non sono nell’omelia ufficiale, distribuita alla stampa poche ore prima. Ma sorprendono ugualmente tutti, nel suo discorso a braccio. Jorge Mario Bergoglio alza la testa dai fogli e le pronuncia con voce ferma. Quasi un grido. «La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune» .
“Gli uomini della ‘ndrangheta non sono in comunione con Dio, sono scomunicati”. Le parole di papa Francesco fanno entrare la Chiesa in una nuova era.
Le ha pronunciato in Calabria non a Roma. Le ha pronunciate sapendo che sarebbero arrivate forti e chiare.” “Qualcuno potrebbe credere che sia naturale e scontato per la Chiesa ricordare un bambino ammazzato e bruciato, e denunciare i colpevoli. Ma purtroppo non è così….”
È dalla Piana di Sibari al termine della sua visita a Cassano allo Jonio in Calabria che Papa Francesco ha rinnovato ieri con fermezza la sua condanna per la mafia e per l’ndrangheta. «Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male – ha affermato -, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza e la vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune»
È ancora un vescovo del Sud, Domenico Mogavero, commissario della Cei e pastore di Mazara del Vallo, a dichiarare: «Nella Chiesa ci sono omertà e connivenze con i mafiosi. Ci sono preti che non hanno alcun timore di denunciare, ma non mancano quelli che fanno finta di non vedere. Adesso però c’è un vento nuovo».
mai un Papa si era spinto così tanto nel definire compiti e responsabilità della Chiesa e dei cattolici nell’impegno contro mafia, corruzione e malaffare politico. Se devo dire quello che penso davvero, affermo che quella di ieri è stata una giornata storica per la Calabria.
Non è soltanto il primo papa che lancia la scomunica contro gli uomini del crimine organizzato, qualunque sia il loro nome – mafiosi, camorristi, affiliati di ‘ndrangheta -ma con le sue parole impegna direttamente vescovi, clero, ordini religiosi e fedeli praticanti a recidere ogni legame con il sistema mafioso. Non è una condanna una tantum , è una chiamata all’azione. La Chiesa, che educa le coscienze – sottolinea Bergoglio – deve spendersi sempre di più per affermare il bene e contrastare il male
“la consapevolezza del fenomeno mafioso era percepita in una percentuale molto ridotta” “Esistono tante chiese. Ci sono numerosissime testimonianze di preti che si sono ribellati alla criminalità organizzata e per questo sono morte. Poi c’è da dire che la Chiesa, come istituzione, ha affrontato molto tardi il problema.”
I mafiosi non sono in comunione con Dio. Sono scomunicati”. Papa Francesco pronuncia la sua scomunica alla mafia e quella dell’intera Chiesa cattolica davanti a 250mila fedeli riuniti nella Piana di Sibari. E lo fa con voce fermissima…
“…le parole hanno un valore simbolico importante, soprattutto in un contesto sociale e culturale in cui i padrini guidano le processioni e ricevono talvolta benedizioni ecclesiastiche. E quindi, messe in fila, la beatificazione di don Puglisi “martire di mafia” lo scorso anno, la partecipazione di Bergoglio alla veglia per le vittime delle mafie promossa a marzo da Libera di don Ciotti e ora la «scomunica» degli ‘ndranghetisti offrono strumenti per marcare le distanze. Anche se silenzi, omissioni e collusioni non cesseranno per miracolo.”
“Francesco ha scomunicato i mafiosi «che adorano il male». È risalito alla coscienza… Ma adesso, in concreto, che si fa con i mafiosi scomunicati?… Ci vuole una Chiesa che non lasci soli i preti di frontiera… Galantino riunirà i suoi sacerdoti per parlarne. «Dovremo imparare a gestire queste cose»… La scomunica del Papa «ha una dimensione pubblica e un effetto sociale: aiuta la consapevolezza della gente»”
“Tra Chiesa e mafia si è combattuta, negli anni, una guerra a distanza… a fasi alterne… Così come instabile è stato, nel tempo, l’intervento di Roma contro la strumentalizzazione religiosa puntualmente messa in atto dai vertici di Cosa nostra e delle mafie che infestano il nostro Meridione. Per questo assume valore massimo la scomunica chiara, inequivocabile pronunciata l’altro ieri da Papa Francesco”
“Il peso simbolico della scomunica colpirà la narrazione pseudoreligiosa che la mafia fa di se stessa, aiuterà a recidere i rapporti che i boss hanno avuto con le chiese locali… renderà sempre più difficile il consenso sociale… Per questo Papa Francesco fa benissimo a pronunciare l’anatema contro i mafiosi, ma sarebbe bello anche che impedisse ai suoi collaboratori di utilizzare quell’arma con lo stesso stile di un passato non proprio radioso”
“«C’è chi nelle nostre terre non adora il Signore bensì il dio denaro, chi per i propri interessi usa violenza verso i piccoli, chi per raggiungere i propri obiettivi uccide… i mafiosi che così si comportano, si mettono da soli fuori dalla comunione con Dio, e per questo sono scomunicati. È un dato di fatto. Il Papa ha applicato la Parola di Dio alla realtà. L’ha fatto non per condannare, ma per invitare alla conversione chi è slegato dalla relazione con Dio»”
“Chiesa e mafia, mafia e chiesa. Tutti pregano. In tasca hanno sempre un santino… Sono religiosissimi. E ostentano la loro devozione. Siciliani. Calabresi. Campani… Il confine è ed è sempre stato invisibile. Per secoli… una chiesa che non è mai stata una sola, ma sempre divisa sulla mafia… Anche dopo l’anatema di Giovanni Paolo II… Qualche mese dopo, i sicari di Brancaccio hanno ucciso a Palermo don Pino Puglisi… uno che i ragazzi cercava di strapparli dall’abbraccio dei boss”
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