H. Kung: “chiesa e fedeli troppo distanti”

Kung: "Chiesa e fedeli troppo distanti ora Francesco deve cambiarla"
Hans Kung 

H. kung: chiesa e fedeli troppo distanti: ora papa Francesco deve cambiarla

il teologo H. Kung sente che la chiesa sta vivendo un momento importante: l’arrivo di papa Francesco rappresenta una svolta possibile a motivo anche delle risposte che i molti fedeli delle varie chiese locali e conferenze episcopali hanno dato al ‘questionario’ preparativo del ‘sinodo’ sulla famiglia raffigurando al meglio un distacco enorme tra chiesa istituzionale e popolo di Dio
Kung sembra confermato anche dal ‘sondaggio sui cristiani nel mondo’ dove si rende evidente appunto quest ‘scisma sommerso’ come lo chiama P. Prini
è contento Kung ma non lo considera una vittoria personale ma del Concilio: qui sotto l’intervista su tutto questo che Kung rilascia a A. Tarquini per ‘la Repubblica’ odierna:
Il teologo: “Ratzinger mi ha scritto che il Papa va sostenuto”
 “Adesso papa Francesco  può appellarsi al responso  della  maggioranza dei fedeli su temi così importanti, nel confronto con i  reazionari della Curia. Il Papa emerito Benedetto  XVI mi ha da poco  scritto,  a me eterno ribelle, una missiva  affettuosa in cui s’impegna a  sostenere Francesco sperando in ogni suo successo». Insomma, in sostanza è quasi dire  Francesco come Gorbaciov,  l’uomo  nuovo contro gli ortodossi,  ma con la gente al suo fianco. Ecco la voce  di Hans Küng, massimo teologo  cattolico critico vivente, sul  sondaggio-  shock pubblicato ieri su Repubblica e il suo effetto nella Chiesa.
Professor Küng, come giudica il sondaggio sui cristiani nel mondo?
«Presi  insieme e analizzati, questi dati rivelano la straordinaria discrepanza   tra gli insegnamenti della Chiesa sui temi fondamentali, come la  famiglia, e invece la visione reale dei cattolici nel mondo».
Per lei tra i molti risultati del sondaggio  quali sono i più importanti?
«Per  me la cosa più importante è comunque la stragrande maggioranza  di  consensi per papa Francesco: l’87 per cento dei cattolici interrogati in  tutto il mondo e il 99 per cento degli  italiani sono d’accordo con  lui. È un’enorme manifestazione di fiducia  per il Sommo Pontefice  Francesco.  Per me è un piccolo miracolo, dopo gli anni della crisi di  fiducia che aveva investito la Chiesa negli anni di papa Benedetto.  Adesso in meno d’un anno papa Francesco è riuscito nell’inversione di  tendenza dei sentimenti  dei fedeli di tutto il mondo».
E il papa emerito Benedetto secondo  lei sarà felice o triste del responso  del sondaggio?
«Naturalmente  lo rattristerà vedere  questi risultati, specie ripensando oggi agli  ultimi mesi vissuti da lui come  Pontefice, nel suo mandato. Però  sicuramente si rallegrerà del fatto che adesso si va avanti, e lui  secondo me pensa più al destino della Chiesa che non di quanto riguardi  se stesso».
È solo una sua supposizione o può provare quanto dice sui sentimenti di Joseph Ratzinger in questo momento?
«Io credo che spiegherò al meglio il pensiero di Benedetto citandole frasi della sua recentissima lettera a me».
Benedetto le ha scritto, dopo anni di contrasti? E che cosa le ha scritto?
«Ecco,  attenda solo un momento, mi lasci prendere qui sulla mia scrivania   affollata quel manoscritto con la carta della Santa Sede intestata a lui  personalmente dalla sua residenza di Papa emerito. Data, 24 gennaio 2014.  Intestazione, “Pontifex emeritus  Benedictus XVI”. “Io sono grato di  poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di  cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito  sostenere  il suo Pontificato nella preghiera  ». Credo siano parole  molto belle. Certo, scritte prima della pubblicazione  del sondaggio.  Tanto più questa scelta di schieramento del Papa  emerito Benedetto mi  convince».
E che cosa significa il sondaggio per i vescovi, e in generale per le gerarchie  ecclesiastiche?
«Io  vorrei distinguere tra tre categorie  di prelati. Per i vescovi pronti  alle  riforme, e ne esistono in tutto il mondo, i risultati del  sondaggio significano  un grande incoraggiamento:  dovranno impegnarsi  apertamente  per le loro convinzioni, e non restare troppo timidi.  Secondo, per i conservatori che hanno le loro riserve:  dovrebbero  riflettere sulle loro riserve,  e dovrebbero ascoltare gli argomenti   dei rinnovatori. Terzo, per i vescovi reazionari, presenti non solo in  Vaticano ma in tutto il mondo, dovrebbero  abbandonare la loro  resistenza caparbia e scegliere la ragionevolezza  ».
che cosa  significa il sondaggio per la base, per i cristiani? Incoraggiamento   alla riforma dall’interno, come sognò invano Gorbaciov per il socialismo  reale e l’Impero sovietico?
«È importante il segnale che il  movimento  per la riforma all’interno della Chiesa ha dalla sua parte la  grande maggioranza dei fedeli. Il movimento  di riforma è appoggiato  dalla  base — movimenti di riforma come “Noi siamo Chiesa” — più di  quanto non sia apparso finora, più di quanto non sia appoggiato  all’interno della Chiesa ufficiale. È un fatto a livello internazionale».
Professore,  Lei da decenni chiede cambiamenti e aperture nella Chiesa,  fu il primo  e ne pagò le conseguenze.  Per Lei questo sondaggio è una vittoria, una  vittoria amara, o cos’altro?
«Non mi considero come vincitore,  non  ho condotto la battaglia per me ma per la Chiesa. Ho fatto evidentemente   molte esperienze amare, ma è bello vedere un cambiamento nella  direzione del Concilio Vaticano II. Ho avuto la grande gioia di poter  vedere ancora da vivo il successo delle  idee di riforma della Chiesa  per cui ho combattuto così a lungo, di poter vedere l’inizio della  svolta. Per me è un nuovo impulso vitale, come dice Benedetto, per  quest’ultimo tratto del percorso della vita che noi ora abbiamo davanti».
Papa Francesco che conseguenze dovrebbe trarre dai risultati di questo  sondaggio?
«Se  posso dargli un umile consiglio,  dovrebbe andare avanti con coraggio   sulla via su cui si è incamminato  e non avere paura delle conseguenze ».
Concretamente che significa?
«Spero  che usi l’arte del Distinguo che abbiamo imparato entrambi alla  Pontificia Università Gregoriana: dove c’è secondo il sondaggio consenso   nella Comunità ecclesiale dovrebbe  proporre una soluzione positiva   al Sinodo. Dove c’è dissenso dovrebbe  permettere e suscitare un libero   dibattito nella Chiesa. Dove egli stesso è di altra opinione rispetto  alla maggioranza dei cattolici, come sul sacerdozio per le donne,  dovrebbe nominare una task force di teologi e di altri scienziati, di  uomini e donne, per affrontare il tema».



la netta separazione tra la morale ufficiale della chiesa e il senso morale dei fedeli

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 il filosofo P. Prini in un bel libretto di qualche anno fa parlava di ‘scisma sommerso’ in riferimento allo scollamento enorme tra le posizioni ufficiali della chiesa istituzionale e quelle del popolo dei fedeli in problemi di carattere morale e di morale sessuale in specie, oltre che su ciò che riguarda posizioni dogmatiche

ne abbiamo una chiara dimostrazione in questi giorni di preparazione al ‘sinodo’ straordinario con le risposte al ‘questionario’ su queste precise tematiche che papa Francesco ha voluto che fosse messo in mano a tutti i singoli fedeli, cosa che hanno stentato a fare le conferenze episcopali, anche se poi alcune hanno finito per assecondare le intenzioni e la volontà del papa, altre, come la nostra C. E. I. , hanno agito con molta ‘prudenza’ preferendo mettere in mano il ‘questionario’ quasi solo ai movimenti ecclesiali più vicini alle gerarchie e in genere tradizionalisti

qui di seguito i risultati di un sondaggio operato da un’azienda internazionale di consulenza: gli interessanti risultati sono presentati da M. Ansaldo , su ‘la Repubblica’ odierna, nell’articolo dal titolo significativo:

Dall’aborto ai profilattici: tutti i no dei cattolici alla morale della Chiesa

di Marco Ansaldo

in “la Repubblica” del 9 febbraio 2014

I fedeli contro la dottrina ufficiale. La maggior parte dei cattolici di tutto il mondo non condivide le posizioni del Vaticano su temi decisivi per la famiglia. E non è una contraddizione. Ad esempio in materia di divorzio, aborto, contraccettivi. Non solo. Ma la maggioranza dei credenti di Europa, America Latina e Stati Uniti è in totale disaccordo con le politiche che non ammettono il matrimonio dei preti o il sacerdozio per le donne.

Questi risultati sorprendenti emergono da un sondaggio condotto per Univision, la  v degli Stati Uniti in lingua spagnola, dall’azienda internazionale di consulenza Bendixen & Amandi, che in passato ha lavorato per Nazioni Unite, Banca Mondiale e Casa Bianca. Presi insieme, e analizzati, questi dati rivelano una straordinaria discrepanza fra gli insegnamenti della Chiesa su temi fondamentali come la famiglia e invece la visione reale che ne ha il miliardo di cattolici nel mondo.

È, dovrebbe essere, un campanello d’allarme per il Vaticano. Perché più rilevante appare il fatto che le generazioni di giovani cattolici hanno su questo tipo di argomenti posizioni ancora più radicali e contrarie alla dottrina guardata come tale. Con un’eccezione. Esiste infatti una sola area in cui il sentimento pubblico si mostra quasi allineato con gli nsegnamenti tradizionali, ed è il matrimonio gay. Difatti, con l’esclusione di Stati Uniti e Spagna, la maggior parte dei cattolici nel mondo si oppone all’unione fra due persone dello stesso sesso, con un margine di 2 a 1. Questa indagine anticipatoria arriva nell’anno in cui in Vaticano si svolgerà, a ottobre, l’importante Sinodo sulla famiglia. Non più tardi di due giorni fa, lo stesso Papa Francesco ha parlato del nucleo famigliare come della «cellula fondamentale della società». E a proposito del nuovo Pontefice, il sondaggio di B&A conferma il pieno successo che raccoglie Francesco su scala internazionale, a quasi unanno dalla sua elezione nel Conclave del 13 marzo 2013. Il rating di gradimento di orge

Mario Bergoglio è altissimo: ben superiore all’80 per cento, con segni di non gradimento solo sotto il 5 per cento. Già lo scorso ottobre il Vaticano aveva lanciato un proprio sondaggio alle diocesi di tutto il mondo, nviato per raccogliere informazioni e opinioni utili a preparare i cosiddetti “lineamenta” del Sinodo. Una sfida complessa, perché è un tentativo di trovare elementi basso per costruire la Chiesa di domani. Ora, lentamente, le prime risposte di quell’indagine ufficiale cominciano ad affluire.

Secondo quanto anticipa il Sir (Servizio Informazione Religiosa) su questo ampio  rilevamento vaticano, vi si legge già l’esigenza di una Chiesa «più aperta». Dove una questione particolarmente avvertita, ad esempio dai cattolici belgi, è quella che «riguarda le persone omosessuali e i divorziati». Oppure, nella Conferenza episcopale tedesca, «l’esclusione dai sacramenti dei divorziati risposati» è addirittura percepita come «una discriminazione ingiustificatae una crudeltà».

Come si vede, si tratta di elementi che collimano con il rilevamento operato invece dalla B&A, il cui spirito è quello di tentare di anticipare, interpretare e comprendere quei dati. Un’indagine svolta in 12 Paesi che rappresentano Africa, Asia, Europa, America Latina e Nord America. Per il Vecchio continente sono stati scelti Francia, Spagna, Polonia e Italia.

Per quanto riguarda i dati disaggregati che riguardano solo il territorio italiano, alla domanda «come giudica il lavoro che sta facendo Papa Francesco?», il 74% risponde «eccellente », e il 25% «buono», mentre solo l’1% replica «mediocre», e lo 0% «male». Sul tema del divorzio, al quesito se si è d’accordo o meno con la politica della Chiesa secondo cui «una persona che ha divorziato e si è risposata vive nel peccato e non può ricevere la comunione », il disaccordo raggiunge il 79%, e solo il 16 si dice d’accordo. Sul fatto poi se i preti possano sposarsi il 57% degli italiani risponde sì, e il 38 no. E sulle donne sacerdote la replica è a favore con il 59%, con un 35% di contrari. Aborto: il 15% afferma che la necessità dell’intervento dovrebbe essere permessa in tutti i casi, il 68% in casi particolari dove ad esempio la vita della madre sia in pericolo, e solo il 13% risponde negativamente. Per i contraccettivi, la stragrande maggioranza è favorevole: 84%, con solo il 12% contrario. Sul matrimonio fra omosessuali, il 30% lo sostiene, mentre il 66% vi si oppone. Gli italiani intervistati nel sondaggio vanno in maggioranza a messa di frequente (il 65%, ogni settimana o almeno un paio di volte al mese). Chi va in chiesa solo a Natale o quasi è invece il 34%. Dati che appaiono piuttosto significativi. Interessante, in fondo, è capire se chi si chiama fuori dalla dottrina della Chiesa lo faccia per ragioni proprie, oppure se in disaccordo con gli insegnamenti ufficiali. Davvero un punto di riflessione per il Vaticano. Molto utile per l’opera riformista che Francesco vuole imprimere al suo pontificato.




p. Maggi commenta il vangelo

p. Maggi

VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO 

 commento al Vangelo della quinta domenica del tempo ordinario (9 febbraio 2014)

di p. Alberto Maggi

Mt 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Dopo aver proclamato le beatitudini Gesù si rivolge ai suoi discepoli che l’hanno accolto e dice loro:  «Voi siete il sale della terra»”.

Qual è il significato di questo sale? Da sempre nell’antichità il sale aveva il significato di quello che conserva gli alimenti. Gli alimenti, non esistendo i frigoriferi, si mettevano sotto sale e questo permetteva loro di essere conservati.

Da questo fatto di conservare gli alimenti poi il sale passò, in maniera figurata, a rappresentare ciò che rende valida e vera un’alleanza. Ad esempio per dare valore e validità continua a un documento, si spargeva sopra del sale.

Allora questo sale, nell’Antico Testamento, è diventato addirittura il segno dell’alleanza di Dio con il suo popolo. Nel libro del Levitico, per esempio, si legge: 

“Non lascerai mancare il sale”, cioè la fedeltà, “dell’alleanza del tuo Dio”.

Quindi il sale rende valida e continua l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Gesù nelle beatitudini ha proclamato la nuova alleanza tra Dio e il suo popolo; ebbene, quelli che l’accolgono, i discepoli, devono essere, col loro atteggiamento e con la loro vita, i garanti di tutto questo. Quindi la fedeltà dei discepoli alle beatitudini rende valida la nuova alleanza e permette l’inaugurazione del regno. Allora Gesù dice «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore …»”, l’evangelista in

realtà adopera un verbo che non sia applica per le cose, ma per gli uomini, perché l’evangelista letteralmente scrive “se il sale impazzisce”. Cosa significa questo ‘impazzire’?

Si rifà al termine ‘pazzo’ che poi ritroviamo nel capitolo 7 di questo vangelo, al versetto 26, dove Gesù parla di un pazzo che è andato a costruire la sua casa sulla sabbia; quando è arrivata la fiumana la casa stata travolta. E questo pazzo che costruisce sulla sabbia è colui che ascolta le parole del Signore, ma poi non le mette in pratica. Allora questo sale che impazzisce indica l’atteggiamento di quei discepoli che accolgono con entusiasmo il messaggio di Gesù, ma poi non lo mettono in pratica. Quindi Gesù dice: «Se il sale impazzisce »”,  cioè se non mettete in pratica queste mie parole, null’altro riesce a renderlo salato. “«A null’altro serve che ad essere gettato via»”,

letteralmente l’evangelista scrive ‘fuori’, che nel vangelo di Matteo ha sempre un significato di lontananza da Dio, quindi è sempre un significato negativo, «e calpestato »”,  Matteo adopera un verbo che dà proprio l’idea di qualcosa che viene triturato, calpestato “ «dalla gente»”. Cioè, se voi non siete fedeli, sta dicendo Gesù ai discepoli, a questa nuova alleanza, alle beatitudini, voi che mi seguite, meritate soltanto il disprezzo della gente; la gente che attende da voi un’alternativa a questa società, che attende da voi una modalità diversa nella vita, se vede che voi avete accolto questo messaggio a parole, ma poi non lo praticate, rimane delusa e si perde. Quindi meritate il disprezzo. Poi Gesù passa a un altro esempio, «Voi siete la luce del mondo »”. Luce del mondo a quel tempo si considerava Gerusalemme, si considerava Israele. Il profeta Isaia nel capitolo 60 scriveva, “Cammineranno le genti alla tua luce”. Ebbene ora la luce del mondo non è più qualcosa di statico,  ma qualcosa di dinamico, il gruppo di discepoli che poi, alla fine del vangelo, Gesù li manderà ad annunziare questa buona notizia. E qui Gesù fa degli esempi riguardo questa luce. Dice che «La lampada non si accende per metterla sotto il moggio»”.  Perché l’evangelista adopera questo termine ‘moggio’. Il moggio era il recipiente che si adoperava per misurare o conservare i cereali, in particolare il grano. Ebbene il moggio è immagine di quello che si dona, di quello che si dà. Il moggio allora non deve nascondere la luce, ma ne deve essere l’espressione. Questa luce si manifesta nel dono, nel donare se stessi . Infatti dice «Ma sul candelabro, così fa luce a tutti quelli che sono nella casa »”.  Dice poi «Risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone »”.  Ecco, la luce sono le opere buone. Sono le opere che manifestano questa luce. Quindi Gesù non invita ad insegnare una dottrina, ma una pratica; la pratica delle beatitudini manifesterà visibilmente chi è Dio, chi è l’uomo e sarà questa luce che inonda la società. Ma queste opere che sono la luce del mondo, aggiunge Gesù, «E rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli »”. Quindi non la propria gloria, la propria ammirazione. Gesù poi nel capitolo 6 rimprovererà gli ipocriti, cioè teatranti, commedianti, e dirà: «Guardatevi dal compiere le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati »”,  questo è il peccato di idolatria. L’ammirazione e la gloria di queste opere vanno dirottate, e per la prima volta nel vangelo di Matteo, Dio viene presentato come Padre. Padre, nella cultura dell’epoca, è colui che genera e che comunica la vita, «al Padre vostro che è nei cieli »”. Quindi l’invito di Gesù è che la pratica delle beatitudini sia questa luce che piano piano inonda la società che sta nelle tenebre e che è assetata della buona notizia.




l’onu accusa il Vaticano

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la condanna del Vaticano sui diritti dei minori

 

 l’Onu si è espresso, chiaramente, duramente: il Vaticano e la chiesa cattolica non hanno fatto tutti gli sforzi per essere concretamente e coerentemente dalla parte dei bambini, per combattere efficacemente la pedofilia tra il clero denunciando i colpevoli, superando l’omertà e aprendo gli archivi

così M. Rita Parsi, membro della commissione che ha emesso un così duro giudizio:

“É stato un lavoro complesso e difficile… Abbiamo parlato di aborto… ma per ricordare le madri premature, bambine anche loro… Anche il tema della contraccezione, dell’educazione sessuale e all’affetto va visto in quest’ottica… Un bambino non va discriminato perché proviene da una famiglia gay o per l’orientamento sessuale. Come non vanno discriminati perché neri, rom, profughi o poveri. Anche qui, siamo nel Vangelo. Non giudicare. L’ha detto Gesù e l’ha ripetuto Papa Francesco”

di seguito un’ampia rassegna stampa che dà il senso preciso della consistenza del problema nella varietà delle posizioni:

“Il Vaticano ha violato la convenzione sui diritti dei bambini… non ha fatto tutto ciò che avrebbe dovuto” per proteggere i bambini… la persistenza di “processi canonici” opachi… riduce la credibilità della messa in atto delle raccomandazioni ufficiali… Al di là della “sorpresa” suscitata dall’ampiezza delle critiche… il Vaticano ha denunciato “un tentativo di ingerenza” nella dottrina in materia di contraccezione, omosessualità e aborto”
“Il Comitato per i diritti del bambino si dichiara preoccupato del fatto che il Vaticano non riconosca l’estensione dei crimini e non prenda le necessarie misure per impedire gli abusi e difendere i bambini, si afferma nella relazione presentata mercoledì… La Santa Sede deplora che la commissione nella sua relazione abbia tentato di intromettersi nella dottrina della Chiesa cattolica relativamente alla dignità umana e all’esercizio della libertà religiosa”
“Condanna a Ginevra, sorpresa a Roma… il Comitato dei diritti del bambino delle Nazioni Unite ingiunge alla Chiesa di rivedere totalmente le sue pratiche, norme e insegnamenti in riferimento ai bambini. Il Vaticano, invece, si dice scioccato da un approccio giudicato assolutamente parziale ed ideologico”

 

“Vengono di fatto ignorati i passi compiuti negli ultimi 15 anni… E vi è la solita confusione di piani giuridici… La Santa Sede viene invitata «a rivedere le sue posizioni sull’aborto»… Seguono le contestazioni sull’omosessualità… ciliegina sulla torta: il Comitato esorta la Santa Sede a «valutare il numero di bambini nati da preti cattolici, scoprire chi sono e prendere tutte le misure necessarie per garantire i diritti di questi bambini a conoscere e ad essere curati dai loro padri»”
“Il compito del Comitato ONU è analizzare i rapporti periodici… sull’attuazione della Convenzione… Lo scorso 16 gennaio è toccato alla Santa Sede… Tomasi in quell’occasione… ha ricordato i diversi livelli su cui si è articolata la risposta della Chiesa: quello dello Stato sovrano della Città del Vaticano… quello internazionale… quello del governo della Chiesa universale, con le linee guida… e le innumerevoli misure adottate dalle Chiese nei vari Paesi”
“Un documento che la Santa Sede, nel prenderne atto e assicurando che «le osservazioni sui propri Rapporti… saranno sottoposte a minuziosi studi ed esami nel pieno rispetto della Convenzione», nella sostanza respinge al mittente, mentre esprime «rincrescimento» nel «vedere in alcuni punti delle Osservazioni Conclusive un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa»”
“Di fatto l’invito a comparire davanti ad una Commissione Onu per rendere conto delle accuse di pedofilia non ha precedenti storici. E pensare che tutto nasce dalla tenacia di un gruppo di vittime, uomini abusati quando erano ragazzi da un potentissimo prete messicano ora scomparso, padre Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo. Senza mai scoraggiarsi hanno dato vita ad un movimento che piano piano ha reso possibile tutto questo. “
«Quello che si nota è che il rapporto finale affronta un ventaglio di questioni troppo ampio. Non tratta solo il tema degli abusi, ma anche quello dei diritti dei bambini illegittimi, e poi parla spiacevolmente della dottrina morale della Chiesa, come dovrebbe cambiare secondo l’Onu. Insomma un po’ eccessivo».
da un lato l’Onu accusa il Vaticano di aver violato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, e invita la Chiesa cattolica a una maggior apertura in campo etico e religioso; dall’altro lato la Santa Sede nega di aver coperto i preti colpevoli o di essersi interessata più della reputazione dei sacerdoti che della sicurezza dei minori; e rivendica che proprio i principi religiosi e morali del cattolicesimo – se ben intesi – sono fecondi per la difesa dei diritti dei bambini e per la promozione dei compiti dello sviluppo. Un dialogo difficile
Sulla pedofilia l’Onu condanna il Vaticano. «Ha violato la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti per l’infanzia. Dovrebbe sollevare dai loro incarichi e consegnare alla polizia tutti coloro che sono colpevoli di abusi sessuali su minori», ha dichiarato ieri il presidente della Commissione Onu sui diritti dei minori Kirsten Sandberg
«La denuncia delle Nazioni Unite è di straordinaria importanza, e apre uno spiraglio di speranza. Semmai sarebbe dovuta venire prima. Ma se oggi è stata possibile, credo che molto sia dipeso anche dalle aperture coraggiose dell’attuale Pontefice. Ora chiediamo che la Chiesa di Papa Francesco prosegua su questa strada, con atti concreti
Francesco Zanardi non odia i preti. Nemmeno don Nello Giraudo, il parroco che per anni lo ha violentato in una parrocchia di Spotorno: “Mi fa pena, ma anche lui è una vittima della chiesa”. Ha 43 anni, fa l’elettricista ed è portavoce di Rete l’Abuso, un’associazione di supporto per le vittime dei preti pedofili…
“Suor Mary Ann Walsh, portavoce della Conferenza Episcopale americana, commenta con sagacia il testo Onu: “Chiunque porti attenzione sul problema (degli abusi sessuali) contribuisce a risolverlo…”, ma mischiarlo con aborto e contraccezione rischia di far caos… “Aborto e contraccezione sono temi che scatenano guerre culturali, gli abusi sessuali… sono un peccato e un crimine”.  C’è, tra mille verità, un eccesso di giacobinismo moralistico che indebolisce il rapporto Onu”
“«Per via di un codice del silenzio… casi di abusi sessuali su minori sono stati difficilmente denunciati…» è l’accusa più pesante contenuta nel rapporto che la Commissione Onu per i diritti del fanciullo ha pubblicato ieri, dopo le audizioni dei rappresentanti del Vaticano il 16 gennaio scorso… critiche che riguardano soprattutto comportamenti del passato ora combattuti, mentre colpisce «il tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa Cattolica»… su temi come aborto, famiglia o omosessualità”
“La delusione è grande, ma nessuno Oltretevere ha voglia di elevare il livello dello scontro. «Sembra quasi che il rapporto sia stato preparato prima» dell’audizione della delegazione vaticana, dice mons. Tomasi… «risposte precise su vari punti» da parte della Santa Sede «non sembrano essere state prese in seria considerazione»… Di certo il rapporto Onu identifica problemi aperti: le norme non bastano a combattere il fenomeno se non cambia davvero la mentalità”
“É stato un lavoro complesso e difficile… Abbiamo parlato di aborto… ma per ricordare le madri premature, bambine anche loro… Anche il tema della contraccezione, dell’educazione sessuale e all’affetto va visto in quest’ottica… Un bambino non va discriminato perché proviene da una famiglia gay o per l’orientamento sessuale. Come non vanno discriminati perché neri, rom, profughi o poveri. Anche qui, siamo nel Vangelo. Non giudicare. L’ha detto Gesù e l’ha ripetuto Papa Francesco”
Severissimo atto d’accusa nei confronti del Vaticano da parte della Commissione Onu per i diritti dei minori sulla questione dei preti pedofili. «La Santa sede … non ha riconosciuto l’ampiezza dei crimini commessi, non ha preso le necessarie misure per affrontare i casi di abuso sessuale e per proteggere i bambini e ha adottato politiche e pratiche che hanno portato a una continuazione degli abusi e all’impunità dei responsabili». In particolare: trasferimenti di preti pedofili, mancanza di trasparenza, mancata denuncia alla magistratura
“Non crede che la pressione di questo rapporto, e l’arrivo del nuovo Papa Francesco, spingeranno il Vaticano a cambiare? «Lo dubito, sono secoli che si comportano così. Francesco ha fatto passi nel governo della Chiesa, ma è Papa da un anno e non ha salvato un solo bambino dai predatori che colpiscono ogni giorno». Cosa dovrebbe fare? «Denunciare i colpevoli, farli giudicare dalla giustizia ordinaria, e punirli anche dal punto di vista canonico. Rimuovere i vescovi che hanno protetto i molestatori»”
Le anticipazioni circa alcune osservazioni del Comitato per i diritti del fanciullo dell’Onu suscitano sorpresa e qualche preoccupazione. Non tengono conto del forte impegno profuso dalla Chiesa negli ultimi anni a difesa e protezione dei diritti del fanciullo, sia a livello centrale sia a livello di singole conferenze episcopali.
«Il nostro è più che altro un invito perché la Santa Sede aderisca in pieno a tutti i 54 articoli della Convenzione a tutela dei diritti di bambini, preadolescenti e adolescenti, e perché armonizzi ancora di più le sue visioni a quelle dell’Onu, che condanna tutte le forme di discriminazione possibili a danno dei minori».
Uno tsunami di accuse durissime, arrivato a mezzogiorno e condensato nelle 16 pagine di osservazioni finali del
Non giova a nessuno procedere con schemi ideologici su simili tragedie: non certo alle vittime, né alla chiesa, ma nemmeno alla società civile che evita in tal modo di porsi interrogativi fondamentali su un’etica condivisa e sulla degenerazione di un clima che disprezza l’altro e offende il più debole.
«La Santa Sede ha adottato sistematicamente politiche e pratiche che hanno portato alla prosecuzione degli abusi sui minori e all’impunità dei colpevoli. La Santa Sede ha sempre posto la salvaguardia della reputazione della Chiesa e la tutela degli interessi dei colpevoli sopra a quella dei bambini». È la dura accusa della Commissione Onu per i diritti dei minori nei confronti del Vaticano
«… non si possono mettere insieme casi di trenta o quarant’anni fa con la situazione di oggi, come se nel frattempo non ci fosse stato un lungo lavoro di purificazione, modifiche legislative e misure disciplinari più severe approvate negli ultimi anni. Non so, c’è una sorta di scarto, di sfasatura. Quello che mi ha sorpreso è l’impressione che fosse già stato scritto, magari con l’aggiunta di qualche paragrafo dopo l’incontro del Comitato con la nostra delegazione…»
Pochi contenuti concreti nello scontro Onu Vaticano …  dovuto per metà all’invadenza dell’ideologia e per metà al peso della storia. Ma forse lo scontro non risulterà inutile se spingerà gli ambienti Onu a prestare maggiore attenzione alla nuova politica vaticano-cattolica… e se stimolerà il Papa e i suoi a dare compiti adeguati alla «Commissione per la protezione dei fanciulli» annunciata il dicembre scorso.
“La folgore dell’Onu cade sul Vaticano e illumina violentemente colpe, omissioni, ritardi nel contrastare gli abusi sessuali del clero. Al tempo stesso costringe la Santa Sede a rendere conto di quanto ancora non sta facendo per portare alla luce i crimini commessi e assicurare alla giustizia i preti delinquenti. Ci sono passaggi nel rapporto del Comitato per i diritti dell’infanzia, che sembrano scritti prima del 2010… Il rapporto Onu, rifacendo tutta la storia, mette però in luce tutto ciò che oggi ancora non funziona.
le Nazioni Unite pubblicano un atto d’accusa durissimo contro il Vaticano per i preti pedofili e per le posizioni sull’omosessualità (e pure per l’aborto e la contraccezione). L’attacco frontale è in un rapporto del Comitato dell’Onu sui diritti dell’infanzia diffuso a Ginevra.
Il rapporto delle Nazioni Unite è innocuo perché in ritardo rispetto alla attuale situazione della chiesa, ed è innocuo  perché chi non vuole cambiare le cose è ben contento che si parli d’altro, come la contraccezione e l’aborto. È però preoccupante perché il livello di scontro tra visione morale e visione medica della sessualità si è alzato.
Il foglio chiama alle armi: “Non è tempo di reazioni solo diplomatiche.”
La prima reazione del Vaticano al rapporto del Comitato Onu per i diritti dell’infanzia è una robusta cortina fumogena. I termini negativi si sprecano… In realtà, dietro il muro di gomma innalzato per reagire al colpo, il Vaticano si sta interrogando seriamente sul modo migliore di affrontare la questione… Al di là di singoli passaggi del documento il comitato di Ginevra ha posto domande precise al Vaticano
“È stato tra i processi più clamorosi mai celebrati in Italia, sia per il numero elevato delle vittime che per la caratura del sacerdote imputato, il quale, come emerso nel dibattimento che si è concluso con una condanna in secondo grado…”



così i cristiani tedeschi chiedono a Roma di cambiare

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Chiesa e sesso: testo chiaro inviato a Roma

i cattolici tedeschi vogliono un radicale cambiamento per quanto riguarda la dottrina ufficiale della loro chiesa per quanto riguarda la sessualità e i risultati delle loro risposte al ‘questionario’ in vista del sinodo straordinario sulla famiglia del prossimo autunno rivelano novità scottanti

 “Osservatori critici… si erano aspettati che i vescovi tedeschi avrebbero nascosto in totale silenzio i risultati scottanti dell’indagine sull’etica sessuale tra i cattolici. Invece è successa una cosa diversa”… “La maggior parte dei fedeli considera la morale sessuale lontana dalla vita”, scrivono i vescovi tedeschi… Che essi tentino per la prima volta di superare quell’ipocrisia che spesso si accompagna all’ambiente cattolico, è qualcosa che ha a che fare con l’atmosfera favorevole promossa da papa Francesco

questo il punto della situazione fatto da  Thomas Seiterich

in “www.publik-forum.de” del 4 febbraio 2014 (traduzione: www.finesettimana.org)

Degli osservatori critici della Chiesa cattolica romana in Germania si erano aspettati che i vescovi avrebbero nascosto in totale silenzio i risultati scottanti dell’indagine sull’etica sessuale tra i cattolici. Invece è successa una cosa diversa. I vescovi parlano chiaramente con Roma. Tra l’altro si oppongono alla discriminazione dottrinale delle persone omosessuali. Come reagirà Francesco?

È successo qualcosa di sorprendente dietro le spesse, alte mura del convento di Würzburg Himmelspforten nella seduta del Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca. I capi delle 27 diocesi hanno preso visione dei risultati dell’indagine vaticana. Cosa pensano i cattolici su amore e sessualità? E che cosa pensano della dottrina ecclesiale su questi temi molto personali?

Benché il questionario fosse formulato dai collaboratori vaticani in maniera molto circostanziata e molto particolare in un linguaggio “romano”, migliaia di comunità e di gruppi, nonché singole persone non si sono lasciate spaventare. E hanno quindi espresso le loro risposte.

Il risultato: una travolgente maggioranza di cattolici tedeschi rifiuta punti centrali dell’etica sessuale vaticana. I vescovi riassumono: “Le risposte dalle diocesi evidenziano quanto grande sia la differenza tra i fedeli e la dottrina ufficiale soprattutto in riferimento alle convivenze prima del matrimonio, dei divorziati risposati, della regolazione delle nascite e dell’omosessualità”. Le relative affermazioni ecclesiali non vengono praticamente accettate o vengono esplicitamente rifiutate. Come conseguenza, la Conferenza episcopale tedesca insiste perché ci siano delle riforme.

Da parte dei vescovi viene anche espressa una critica relativamente ai testi dottrinali come ad esempio il documento fondamentale “Gaudium et Spes” del Concilio Vaticano II “poco o per nulla conosciuto dai fedeli”. Tali testi dottrinali, secondo i vescovi, non hanno un significato immediato per la condotta di vita personale. I vescovi avvertono che tali testi, a causa della lingua utilizzata e del loro approccio autoritativo, non sono fatti in modo da risvegliare l’attenzione e la comprensione dei fedeli.

Su disposizione di papa Francesco, il Vaticano nell’ottobre 2013 aveva inviato in tutto il mondo un lungo elenco di domande che si rivolgeva non solo agli ecclesiastici, ma anche ai laici. Dovevano indicare ciò che sapevano sulla dottrina cattolica relativa alla famiglia e alla sessualità e qual era il loro atteggiamento in merito. I risultati serviranno come base di discussione di un sinodo universale straordinario dei vescovi che si terrà dal 5 al 19 ottobre 2014 e che dovrà affrontare “le sfide pastorali della famiglia nel quadro dell’evangelizzazione” – questo il titolo dell’incontro.

“La maggior parte dei fedeli considera la morale sessuale lontana dalla vita”, scrivono i vescovi tedeschi, che si esprimono molto chiaramente. Indicano i fatti, non cercano di costruire ponti pastoral-diplomatici tranquillizzanti nei confronti della dottrina romana. Il quotidiano “Die Welt” commenta: “I vescovi tedeschi fregano papa Francesco”. E ha proprio ragione: il documento estremamente schietto renderà difficile ai padri sinodali e anche al papa nel prossimo autunno “teologizzare carinamente” i risultati che arriveranno da tutto il mondo.

Sarà molto interessante conoscere i risultati che arriveranno dall’Africa, dall’America Latina, dall’Europa dell’Est e dall’Asia. Comunque i vari vescovi locali hanno molteplici possibilità di mascheramento. Oppure apparirà una spaccatura negli animi dei fedeli, come era il caso in faccende di sesso anche qui da noi in Germania. Quello spaccare e reprimere, quell’ipocrisia che troppo spesso si accompagna al cattolico, i vescovi tedeschi la vogliono evidentemente superare.

Che essi tentino questo per la prima volta, ha a che fare con papa Francesco. A tali tentativi fatti da responsabili della chiesa, lui offre un vento favorevole. L’atmosfera da lui creata favorisce i cambiamenti. Non nella legislazione canonica, ma negli ambiti sensibili di presenza della Chiesa, vicini al vissuto quotidiano dei fedeli.




un piccolo specchio per capire se sei tollerante o intollerante

le 8 abitudini di chi è intollerante

come descrivereste una persona intollerante? Lo psicoterapeuta Mark Goulston, durante la sua lunga carriera, si è reso conto che ci sono alcuni tratti che accomunano chi non sopporta il proprio prossimo. Goulston ha delineato 8 caratteristiche che contraddistinguono i soggetti intolleranti.

1. Tendono a essere fanatici – Non è il semplice credere profondamente in qualcosa, è il non dare spazio ad altre interpretazioni. Il loro punto di vista è l’unico possibile e qualunque cosa sia lievemente diversa viene etichettata come sbagliata ed è quindi un nemico che va attaccato.

2. Hanno una psiche rigida – Ogni altro punto di vista li rende estremamente ansiosi e lotteranno fino in fondo affinché gli altri passino dalla loro parte. Il loro esagerato senso di auto-protezione li porta a vedere il “diverso” come una minaccia alla propria identità. Le azioni che compiono – così pensano loro – sono autodifesa contro “l’assalto” del nuovo punto di vista.

3. Sono saputelli – Sanno alla perfezione un minuscolo argomento e questo li rende in dovere di applicare tale “conoscenza” a ogni minimo aspetto della vita. Se sfidati battono in una ritirata strategica, valutano come agirebbero in “quell’ambito” e poi, con un’aggressività ancora maggiore della precedente, tornano all’attacco.

4. Sono pessimi ascoltatori – Toh che novità! Raramente ascoltano o provano a comprendere chi li circonda e il loro stato d’animo. A meno che non la pensino come loro.

5. C’è tensione nelle loro relazioni – Sorpresi? In effetti la loro mania di avere tutto sotto controllo li porta ad avere relazioni solo con chi ubbidisce, è sempre d’accordo e si sottomette alla loro volontà. Ma questo spesso confluisce, ad esempio, con dei rapporti infernali con i propri figli adolescenti.

6. Vedono il mondo in bianco e nero – Le scale di grigio non sono minimamente contemplate. Spesso vengono da famiglie in cui c’era un estremo controllo o, viceversa, caos. Genitori autoritari finiranno per far credere ai figli di aver pagato in anticipo il brutto della vita, lasciandosi andare; famiglie caotiche, invece, porteranno le successive generazioni a imporsi una maggior disciplina, rischiando di superare il limite.

7. Non lasciano nulla al caso – Hanno una salda convinzione che lasciare qualcosa al caso comporti, automaticamente e necessariamente, qualcosa di brutto. Per Einstein la decisione più importante è “scegliere se il mondo in cui vivi è sicuro o pericoloso”. Per qualche astrusa ragione, questi soggetti credono che il loro sia un mondo pericolosissimo. E si sentono, quindi, giustificati se mostrano comportamenti aggressivi e ostili verso gli altri. Quegli altri che, dicono loro, sarebbero pronti per attaccarli per primi (sembra una politica estera di nostra conoscenza?).

8. Soffrono di un’indomabile gelosia – Forse questa è l’osservazione più interessante. Essere invidiosi significa desiderare ciò che un’altra persona ha; essere gelosi significa arrabbiarsi con la persona per il solo fatto di averla. Chi è intollerante è anche geloso, perché non si sente felice. Al contrario, è frustrato perché, pur seguendo tutte le regole, non hanno pace. Di conseguenza, quando ad esempio vedono due persone disposte a infrangere regole e convenzioni pur di trovare il vero amore ed essere felici, non sono solo invidiosi, ma gelosi. Ecco perché tanta veemenza contro il matrimonio gay, anche se le relazioni di altre persone non li sfiorano neanche da lontano.

 

 




una suora davvero speciale!

La teologa femminista e queer: “Non rispondi a interessi precisi? Scomoda, per gli uni e gli altri!”

teresa-forcades

 

A Berlino esiste una suora catalana che insegna teologia queer. Eva, del gruppo traduzionimilitanti, ha tradotto una intervista fatta a lei su picaramagazine.com (traggo questo interessantissima intervista dalla rassegna stampa di ‘finesettimana)

Buona lettura!

Teresa Forcades è dottoressa in medicina e teologia e monaca benedettina nel monastero Sant Benet de Montserrat. Bersaglio assiduo delle lobby economiche e politiche per la sua denuncia coraggiosa sul peso degli interessi delle multinazionali farmaceutiche nella gestione della pandemia dell’influenza A nel 2008, e più recentemente, nella vaccinazione non necessaria del Virus del Papilloma Umano nelle ragazze adolescenti, così come per aver criticato le posizioni della cupola ecclesiastica sui temi come l’aborto o i rapporti con il franchismo, promuove il Processo Costituente in Catalugna mentre impartisce lezioni di teologia queer a Berlino.

Cosa pensi del disegno di Legge su “protezione del concepito e diritti della donna incinta” presentato in Consiglio dei Ministri lo scorso 20 dicembre?

La mia posizione è quella del Processo Costituente: critica e rifiuto frontale, poiché tenta di regolare socialmente in funzione di valori imposti. Detto questo, adesso viene la mia motivazione personale della quale sono responsabile a livello individuale: credo che sia una violazione chiara del diritto all’autodeterminazione di una donna che una legge la obblighi ad essere madre. E’ troppo prezioso per me il significato di esserlo. Credo che una donna che è rimasta incinta senza volerlo, anche attraverso la violenza, possa vivere la gravidanza in positivo, ma sono favorevole a permettere l’aborto quando il feto non è formato e questo a prescindere dai motivi della scelta.

C’è un vero conflitto etico, un bioconflitto, tra il diritto all’autodeterminazione della madre e il diritto alla vita dell’essere che è in gestazione. In una situazione in cui la madre non ha opzioni, i suoi diritti di autodeterminazione meritano il massimo rispetto. Può anche esserci una madre che vuole fare nascere e accompagnare un nascituro con una malformazione molto grave anche se sa che soffrirà e che subito dopo essere nato morirà. Obbligarla ad abortire sarebbe l’altro estremo e io sono contro, credo che questo nascituro sia immagine di Dio e mi piacerebbe che avessimo un mondo in grado di accoglierlo. Ma questo è ciò che io penso, e non posso imporlo a un’altra donna: “A lei, per legge, voglio che lo Stato la obblighi a fare questo perché io penso sia buono”.

Le Cattoliche per il Diritto di Scelta spiegano che il diritto canonico assolve le donne che abortiscono quando sono minori di 16 anni, in caso di stupro, bisogno, per rimediare un danno, per  legittima difesa… Perché pensi che questa legge è persino più restrittiva che il diritto canonico a partire da Papa Giovanni XXIII?

Ci sono gruppi che, riparandosi nella fede cattolica, spingono leggi restrittive per polarizzare la società in gruppi di interessi e tentare di creare un dibattito che a volte si allontana dei temi più trascendentali, come possono essere in questo momento il tema sociale e la crisi. Nel 1992 sono andata negli Stati Uniti per la prima volta: c’era un sacco di gente per strada con immagini di feti insanguinati, dicendo che le donne che abortiscono sono assassine… Durante quegli anni un ginecologo che praticava aborti [i] e la persona che l’accompagnava furono assassinati a colpi di pistola. Questa polarizzazione ricercata e voluta a fini politici è arrivata fin qui, e non è stato spontaneo.

Ci sono gruppi e movimenti che lavorano per la giustizia sociale e molti cristiani sarebbero d’accordo, ma quando entriamo nell’omosessualità, i diritti di matrimonio e adozione, l’aborto, il diritto a decidere sul proprio corpo, si problematizza fino a estremi assurdi. E’ un modo preciso di dividere il corpo sociale che unito farebbe molta paura. Si era disarticolato un potenziale di lotta sociale molto forte e adesso lo stiamo di nuovo intrappolando.

Lidia Falcón analizza questa legge come una punizione per tutti i passi avanti in equità e parità di genere raggiunti nelle ultime decadi, incarnato nel corpo delle donne e frutto del continuismo con la visione nazionalcattolica del proprio corpo delle donne e dell’aborto. Cosa ne pensi?

Leggi come questa rispondono ad un fenomeno che ho pure studiato con il tema delle streghe: tanto in Oriente come in Occidente, nei differenti momenti di crisi sociale, sconcerto, angoscia, perdita di riferimenti, la figura materna emerge come quella che risolverà il problema e quella che deve essere controllata in maniera speciale come una sorta di esorcismo collettivo, per essere il capro espiatorio: “Mettiamo le donne al loro posto e le cose andranno meglio”. Ma questi strateghi di destra non avrebbero successo se non ci fosse qualcosa nella popolazione che si aggiungesse. E perché li appoggiano? Per questa parte psicologica che fa in modo che si sentano protetti con questo tipo di leggi.

Credo che il patriarcato sorge da strutture tras storiche psichiche che abbiamo, basati sull’affermazione psicoanalitica del oggetto erotico primario, che tanto nei bimbi come nelle bimbe è la madre o il suo sostituto, rispetto al quale si origina una binarietà: a chi si identifica con l’oggetto del desidero lo chiamiamo bimba, e chi no, lo chiamiamo bimbo. Il patriarcato ci dice che in vita adulta dobbiamo essere così; io dico che dobbiamo attraversare questa fantasia primordiale, in linguaggio lacaniano, e, se usiamo il cristianesimo, nascere di nuovo. Se il referente identitario è la figura materna, le donne tendono a fare da badanti e gli uomini aspettano di essere accuditi.

Come ti sembrano le iniziative per costruire un’alleanza ampia di donne di tutti i settori sociali contro la riforma dell’aborto come il patto di tre deputate promossa dalla Piattaforma Femminista di Alicante e alla quale hanno aderito le politiche socialiste, invitando anche le donne di destra?

Eccellenti. Questa alleanze tra donne, questa prossimità e questo rendersi conto che c’è un interesse comune, pratico, nelle lotte viste giorno per giorno, sono sempre state presenti nella storia ed è la nostra forza: nel secolo XVII, la grande battaglia tra le confessioni cristiane dopo la Riforma e la Controriforma la fecero gli uomini, mentre le donne si scrivevano lettere le une alle altre e una era protestante, l’altra anglicana, l’altra cattolica…

Trovarono il modo di fare ponte tra di loro prescindendo da queste diversità confessionali. Negli albori del cristianesimo, durante l’Impero Romano, una legge vietava alle donne cristiane di lasciare che i loro vestiti fossero indossati dalle pagane quando andavano al circo. Questo significa che lo facevano!

Hai detto che la Chiesa spagnola deve chiedere perdono per la sua connivenza con il franchismo e rinunciare ai privilegi che ne derivano. Questo include derogare il concordato del 73 con la Santa Sede, i privilegi ecclesiali al momento di destinare la dichiarazione dei redditi?

La chiesa non solo tollerò il franchismo, che fu un governo criminale, bensì diede un appoggio senza  il quale probabilmente non avrebbe resistito. La forma migliore di continuare come istituzione dopo una esperienza del genere è riconoscerlo e, senz’altro, abolire tutti i privilegi che gli aspettano per il semplice fatto di essere chiesa.

Ma con la Legge Wert torniamo alla segregazione scolastica per sessi, privilegi alle strutture concertate, il rinserimento della religione cattolica come materia obbligatoria…

Nella scuola non deve esserci catechesi di nessuna religione. Una materia che fa enfasi nella religione come cultura sarebbe molto interessante, non una materia facile, ma ben fatta, e non solo sul cristianesimo, si deve disegnare e pensare bene il suo curriculum. C’è un valore nel conoscere la storia di un paese, e non perché il Vangelo dal  punto di vista culturale debba essere preminente riguardo un altro libro sacro.

Privilegiare le scuole religiose concertate, in modo alcuno. Questo si inquadra in questa tendenza alla privatizzazione: in Spagna avevamo un buon livello universitario e, in alcuni casi, d’avanguardia. Adesso, i dipartimenti che funzionavano meglio verranno privatizzati e diventeranno istituzioni d’élite.

Si potrà arrivare se hai una borsa di studio, ma non si tratta di prendere i cervelli vivaci e i ricchi, ma di fare si che la popolazione generale abbia accesso alla cultura superiore e universitaria.

Ti aspetti che Papa Francesco affronti riforme strutturali in seno alla chiesa. Questo include rendere possibile il sacerdozio femminile, che il celibato sia facoltativo e che il clero possa sposarsi?

Le riforme non vengono mai dall’alto, nella società come nella Chiesa. Questa si è allontanata della società nel suo insieme e non credo che adesso, all’improvviso, un papa carismatico farà un cambiamento strutturale dall’alto e produrrà una discontinuità verso una maggiore giustizia sociale. Sicché è certo possibile che, come accadde con Giovanni XXIII, un leader della Chiesa promuova cambiamenti verso una maggiore giustizia, dopo essersi reso conto che le basi ecclesiali erano anni non solo che chiedevano ma che lo preparavano, sperimentando, innovando, creando istituzioni come la Nouvelle Teologie (nuova teologia), il movimento liturgico e il movimento biblico.

Giovanni XXIII disse: “Dobbiamo aprire le finestre perché entri l’aria poiché qui odora di chiuso”. Adesso siamo in una situazione parallela, ci sono molti gruppi che si ispirarono al Concilio Vaticano II, per vedere come li si chiudevano le porte, e ciò che avevano cominciato arretrava. Per esempio, a partire dal Concilio Vaticano II si dice che le decisioni nel consiglio parrocchiale si prendono collegialmente. In molte parrocchie questi consigli sono stati smantellati o non hanno peso verso il reggente, e i gruppi di donne, di giovani, quelli che con preoccupazione sociale ne facevano parte sono stati man mano sommersi, escludendoli dalle attività…

A dispetto delle difficoltà, in tutti questi anni c’è stata una base cattolica crescente che vedeva come urgenti queste riforme, aperture e possibilità di democrazia all’interno della chiesa. Si sono creati movimenti come We are the Church (Siamo la Chiesa), come le cattoliche per il Diritto a Decidere, come i preti che chiedono un celibato facoltativo…

La teologia della liberazione, evidentemente, con tutto il suo compromesso politico, e la necessità di incarnare politicamente il vangelo. Vedremo se il Papa Francesco permette che tutto questo abbia un proprio spazio crescente dentro della Chiesa.

Dici che la teologia femminista si inserisce dentro le teologie critiche di liberazione e, pertanto, si centra nella situazione delle donne e la sua concezione dal punto di vista della struttura ecclesiastica, ma anche nelle disuguaglianze e discriminazioni per classe, etnia, opzione sessuale, identità di genere…

Le donne come collettivo trovano una struttura ecclesiastica che dice: “Dio giustifica la vostra sottomissione”, e nella storia ci sono gruppi di donne e uomini che dicono che Dio è per l’uguaglianza e la libertà di tutti, e in virtù di questo giustificano la loro liberazione.

Subito dopo il Concilio Vaticano II, Mary Daly e Elizabeth Schußler Fiorenza chiesero la parità assoluta nella Chiesa e le cattoliche fummo pioniere nel fare la petizione di sacerdozio femminile. Nel 74, con le prime ordinazioni di donne nelle chiesa episcopaliana (credo furono nove o undici, tra loro la teologa Carter Heyward, che ancora non aveva reso pubblico che era lesbica), Paolo VI incaricò una commissione biblica pontificia di studiare se nelle sacre scritture ci fosse qualcosa contraria all’ordinazione delle donne. La commissione lavora per due anni e la sua conclusione è che non c’è nulla in contrario. Paolo VI fece un motu proprio (un Papa può prendere l’ultima decisione) e gli parve che pastoralmente non era il momento. Dopo ci sono state dichiarazioni contro da parte di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, ma mai si è detto che fosse un dogma della Chiesa. Ci sono state molte affermazioni nella Chiesa che sono cambiate: durante molti anni si è detto che la schiavitù era voluta da Dio. Agli schiavi nordamericani i coloni bianchi dicevano questo e, quando imparano a leggere, prendono la bibbia, dissero che Dio non era con i coloni bianchi ma con la liberazione degli schiavi, e si creò tutta una forza spirituale a partire di questo messaggio: “Go down moses, let my people go”.

Con i dogmi di fede della Chiesa cattolica non ho nessun problema, perché mai ho pensato che la teologia fosse una filosofia, che nasce dalla ragione. La teologia nasce dei postulati rivelati e lavora con la ragione. Dice: Dio esiste e si fa presente nel tempo e nello spazio incarnandosi in una persona, ciò che festeggiamo a Natale. Mi piace il dogma mariano che dice che Dio domandò a Maria, e solo a lei. Festeggiamo che chi può esercitare il potere assoluto non lo fa, perché concede senso e rispetto all’altro, all’amore e all’aprire spazi di libertà. E per apparire nel mondo, Dio non ha bisogno di una coppia eterosessuale, solo una coscienza umana libera che dica sì.

Una coscienza femminile.

Può essere femminile o maschile, ma è evidente che quella femminile incarna tuto il potere dell’umanità. Gesù lo si chiama figlio dell’uomo, ma lo è stato solo di una donna, Maria, e lo Spirito Santo, espressione della parte più personale e libera di Dio, fa una proposta, e lei gli dice: “D’accordo”. Questo è pensare la relazione con Dio come una relazione, consensuale, di tu per tu.

Questa è la visione comunitaria e egualitaria della Santissima Trinità che rivendichi nella tua tesi dottorale.

Dio non è un sovrano solitario che incarna il delirio di onnipotenza infantile dello psicotico. È una comunità, una relazione di libertà. Maria indica il figlio, che indica il padre, e questo indica il figlio, e lui indica te, perché, certo, se non passa da te… La Trinità disarticola tutto il sistema piramidale, che non l’ha inventato il cristianesimo. In molte culture, organizzazioni sociali, la tendenza alla piramide è propria di questa insicurezza infantile, e se le religioni hanno qualche senso, è ispirarci per superare questa paura, capire che la realtà può essere assolutamente orizzontale. Nelle comunità, le società, ci sono ostiche le strutture piramidali.

L’orizzontalità la vedo nella teologia, nella regola benedettina, che vivo nella mia comunità, e nella chiesa in generale. Richiede fiducia e che ognuno sia maturo per rompere questi rapporti di dipendenza, per creare il regno di Dio in terra e trattarci gli uni agli altri come Dio ci tratta. La parola testamento (Vecchio e Nuovo) significa alleanza, ciò che si fa quando le persone hanno lo stesso potere. Questo è il cuore di questa religione.

Come arrivi alla teologia queer?

Studiando Judith Butler. Ritengo che il queer rivendichi il carattere di pezzo unico di ogni persona, e che qualunque etichetta identitaria, di genere, di razza, nazione… è una stampella che rispecchia la tua paura alla libertà personale. Il processo di spiritualizzazione, cristificazione e divinizzazione è osare a essere concezione dell’amore e della libertà che sono Dio stesso, quando dice ‘sei fatta a mia immagine”. Il buddismo dice che l’identità personale è una finzione e deve superarsi perché tutto è un’identità indifferenziata. Questo vuoto personale è solo un primo passo perché si arrivi alla coscienza di unità. Ma, con la Trinità, l’unità non è mai al di là della differenza. La Trinità dice che la diversità è tanto eccelsa come l’unità, giacché un cosa è l’unità e un’altra molto diversa l’uniformità.

L’analisi religiosa che interpreta il rapporto sessuale come qualcosa che ha il fine di concepire è una visione utilitarista dell’amore umano e contraria alla spiritualità cristiana. Consegnarsi al mistero di un rapporto interpersonale è consegnarti al crescere nella direzione di essere immagine di Dio, di incarnare ciò che Dio rappresenta in terra. Addentrandoti, ricevi un regalo, che questa unione possa concepire un figlio, ma questo è perfettamente compatibile con l’essere responsabile e usare i metodi contracettivi quando lo consideri opportuno.

Contrario alla morale cristiana è pensare come se ci fossero due modi di usare il corpo della donna, solitamente basate nella prospettiva maschile: la cattiva, usarlo perché ti dia piacere, che sarebbe la lussuria, e che è condannata da tutti i padri della Chiesa, e l’altra, usarlo perché ti dia figli, e questo è buono. No! Sarebbe denigrare l’integrità della coppia, l’altra persona.

Per questo capisco che l’amore omosessuale sia perfettamente assimilabile dalla Chiesa, perché ha l’essenziale: non è avere figli, bensì un’intimità aperta verso un rapporto interpersonale che include il rispetto per l’integrità dell’altro. Due persone che si amano, si desiderano e si rispettano l’un l’altra danno una testimonianza: questo è il sacramento, un segnale visibile, come il battesimo, che sta dicendo: “questa creatura è accettata in questa comunità come uno in più”. La teología trinitaria dice che tutti i sacramenti rappresentano una raffigurazione dell’amore di Dio. Dio padre, il figlio e lo Spirito Santo, sono diversi ma non sono complementari. L’amore non è bisogno, non è quando ho bisogno perché mi manca qualcosa, non può essere l’amore utilitarista.

Alcuni settori e spazi politici e sociali previamente organizzati all’irruzione del Processo Costituente (PC) in Catalugna hanno criticato la velocità del processo e il personalismo per la visibilità di gente riconosciuta ‘mediaticamente’ come puoi essere tu o Arcadi Oliveres.  Come vivi il rapporto con questi spazi, e con tutti i processi ed assemblee sorti dal 15M del 2011?

E’ normale che gente che da anni sta tentando di organizzare una unità critichi il fatto di andare veloce: se fossimo 46.000 persone che hanno aderito al PC solo perché è uscito in tv, questo sarebbe stato un soufflé (qualcosa che si sarebbe sgonfiato dopo un attimo). Se il Pc può andare a velocità altissime è grazie alle assemblee del 15M, le organizzazioni di quartiere, e molte persone che già stavano lavorando e organizzando con fiducia.

E anche molti che non c’erano, perchè il nostro spazio o nicchia política è coinvolgere persone che non partecipavano. Molte persone del 15M, persino assemblee intere di alcune località, hanno fatto loro il PC, altri sono più spettatori, ci sono tutte le variazioni possibili. Ma senza la gente che già lavorava, non si sarebbe nemmeno prodotto il clima in Catalugna perche il processo attecchisse né perché questo potenziale umano si organizzasse.

C’è un rapporto di continuità tra i pionieri e gli altri, e noi non approfitteremo di ciò che noi non abbiamo iniziato né faremo la concorrenza, bensì tenteremo di inserire un fattore di unità, e se funziona, sarà grazie a tutti. Per quanto riguarda il personalismo, andare a cercare una persona che abbia visibilità è stata una strategia. Altrimenti, come mobiliti gente che non l’aveva già fatto? Adesso cominciano ad esserci facce visibili, il nostro ruolo deve rimanere ogni volta più utile ad altri agenti attivi dentro il movimento.

Tu sei scomoda per certi settori del cattolicesimo, ma anche per settori della sinistra che vivono la tua implicazione nel Pc come un’ingerenza, o persino un tentativo di manipolazione da parte della Chiesa. Che ne pensi?

Ho assunto quest’iniziativa perché gente organizzata politicamente a diversi livelli si chiedeva cosa si potesse fare in Catalugna per creare unità, perché avevano chiaro che, a lungo termine, se non stavano uniti altri avrebbero vinto la partita, e così hanno pensato che Arcadi e io potevamo essere persone con una credibilità trasversale. Viene dal basso, e da gente che sta nella Chiesa.

Riguardo la Chiesa, ho trovato disagio da parte delle strutture dell’organigramma ecclesiastico. Il vescovo di Sant Feliu, della diocesi di cui fa parte il mio monastero, mi disse che non serve a niente cambiare le strutture se non si cambiano i cuori. Sono d’accordo, la Costituzione è carta straccia se la gente non lavora perché si faccia carne. La legge di per sé non fa una società giusta, ma adesso abbiamo leggi che favoriscono gli interessi delle compagnie multinazionali contro la sovranità popolare, e bisogna cambiarle. Il cuore ha bisogno di qualcosa di più del lavoro, per questo sono per il cambiamento di strutture. La nostra società ci dà una struttura dove si pratica la non-solidarietà, io voglio creare una società che ci aiuti a realizzare solidarietà.

C’è una paura alla Chiesa Cattolica che riconosco, perché nel nostro paese ha avuto un’alleanza di 40 anni con la dittatura. Ma c’è anche molta gente di base che appoggia da molti anni la teología della liberazione, i poveri, gente vicina a chi è morto nelle battaglie repubblicane, che ha lavorato per il catalanismo quando questo andava contro il potere stabilito, che ha resistito.

Nella Chiesa c’è una base e delle strutture e quelli tra noi che ne fanno parte hanno la responsabilità di lavorare perché cambino. Ed essere scomoda per tutti, non mi sembra poi tanto male.

Quando non rispondi a degli interessi chiari, calpesti i piedi agli uni e agli altri. Ma gli scontri in blocco fanno gioco a chi pretende che la società si basi sulla sfiducia e la paura; ci saranno livelli che ci accomunano o ci separano, ma non possono vederti come una concorrente o nemica. Questo è lo sguardo capitalista verso l’altro, e questa base antropológica dobbiamo cominciare a cambiarla. 

Fino a dove può arrivare la dissidenza nella Chiesa? Hai paura di rappresaglie per il fatto di essere un soggetto pubblico?

Non dovrei perdere la coerenza. Non credo che l’istituzione ecclesiastica possa farmi abdicare per ciò che io penso siano i principi del Vangelo, e se mi porta problemi, dovrei valutare come lo rivendico. Né la Chiesa né nessuno può chiedermi di dire ciò che non penso e io faccio ciò in cui non credo. Mi possono chiedere di non parlarne, e non escludo che ad un certo punto lo faranno. La mia voce non è imprescindibile. C’è chi non ha parlato e dopo l’ha organizzata più in grande, come la teologa brasiliana Ivonne Gebara, alla quale chiesero di andarsene in Europa. Era una punizione, ma adesso ha più argomentazioni per difendere ciò che voleva dire prima.

Ti hanno chiamato suora bufala, suora eretica, suora anticapitalistica… Come ti senti quando ti riducono alla denominazione di suora?

Dietro il personaggio sparisce la persona. C’è una parte positiva, per portare il velo raccolgo frutti di molte suore che i poveri riconoscono come persone di fiducia: chiedono per strada, ti vedono e ti sorridono perché ti sentono vicina. In ospedale, anche se porto il camice bianco, il velo vince sul differenziale di classe. La gente semplice capisce che siamo allo stesso livello. Non l’ho guadagnato io bensì le suore che mi hanno preceduto, anche se ci sono critiche storiche alle suore che hanno una base fondata.

Anche se non mi piacciono le etichette, c’è una realtà sociale e i segnali che emetti dipendono da dove ti collochi. Anche, questo linguaggio riflette la difficoltà di riconoscere una persona oltre quello che vedi. Alla base della teoria queer c’è che ti si dia lo spazio per essere ciò che sei, invece di bollarti sotto il generico, suora, suorina, sorellina… E’ molto interessante pensare cosa significa dalla prospettiva del referente femminile, tocchi cose inconsce…


[i] Il 29 luglio 1994, il Dr. John Bayard Britton, operatore di servizi abortivi, e James Barrett, il volontario che lo accompagnava, furono assassinati fuori da una clinica abortiva di Pensacola, Florida.




Italia malata grave! record europeo della corruzione

Ce l’abbiamo fatta: l’Italia vanta il record europeo di corruzione

 

La corruzione
ALLARME ROSSO ITALIA CORROTTA IMPIETOSO DOSSIER DELLA COMMISSARIA UE MALMSTRÖM: 60 MILIARDI BUTTATI IN TANGENTI TRA APPALTI TRUCCATI E INTESE COSCHE-PALAZZO

dossier di Bruxelles: metà delle mazzette del continente sono made in Italy

peggio di noi soltanto Grecia, Croazia, Bulgaria e Romania La commissaria agli Affari Interni, Cecilia Malmström, è impietosa: il 97% degli italiani percepisce il fenomeno come dilagante, il 42% se ne sente vittima. Le tangenti pagate valgono 60 miliardi Allarme per i rapporti con le mafie e per le leggi ad personam

così Giampiero Gramaglia su ‘il Fattoquotidiano’:

Nell’Unione europea, la corruzione costa 120 miliardi di euro l’anno, “praticamente l’equivalente del bilancio stesso dell’Ue”: è un cancro che “mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche, danneggia l’economia nel suo insieme e priva gli Stati di una parte cospicua del gettito fiscale”, quanto mai necessario in anni di crisi. Nessuno dei 28 ne è esente, ma l’Italia ne ha il primato e lo manterrà, perché le leggi non intaccano “la percezione d’un quadro normativo di quasi impunità”.  

Brutto record tra prescrizione e falso in bilancio

Secondo i calcoli della Corte dei Conti, il fatturato della corruzioneinItaliaèdi60miliardidieuro l’anno, la metà di quello europeo complessivo. Le fonti dell’Ue s’affrettano a precisare che i dati non sono esattamente comparabili. Ma Cecilia Malmström, commissaria europea agli Affari Interni, è abituata a bacchettare l’Italia. E, questa volta, fa l’elenco dei fattori di persistenza della corruzione in Italia: tempi di prescrizione troppo brevi, leggi ad personam, scarsa trasparenza di finanziamenti ai partiti e appalti pubblici. Così, un ex premier – Silvio Berlusconi – prosciolto “per scadenza dei termini di prescrizione” (processo Mills) e il caso di “un parlamentare indagato per collusione con il clan camorristico dei Casalesi”, richiamo alla vicenda di Nicola Cosentino, diventano paradigmi della corruzione in Europa, pur senza essere esplicitamente citati. Gli Stati dell’Ue hanno fatto molto negli ultimi anni per combattere la corruzione, ma “le azioni fin qui intraprese sono lungi dall’essere sufficienti”. In Italia, le accelerazioni normative (la legge anti-corruzione del 2012, la ratifica della convenzione del Consiglio d’Europa nel 2013 e il piano 2013-2016 approvato il 30 gennaio) rappresentano, secondo la commissaria, un “passo avanti”, ma “lasciano irrisolti” problemi di fondo, perché “non modificano la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l’auto-riciclaggio e non introducono il reato di voto di scambio”, né sciolgono il nodo del conflitto d’interesse. L’analisi di Bruxelles collima con i rapporti del Greco–il gruppo di Stati del Consiglio d’Europa contro la corruzione – e dell’Ocse.

Il buco nero delle opere pubbliche

Il primo rapporto della Commissioneeuropeasullacorruzione nell’Ue mostra che natura e livello del fenomeno e l’efficacia delle misure per contrastarlo variano da Paese a Paese: la Malmström non promuove col massimo dei voti nessuno, perché “la corruzione merita maggiore attenzione in tutti gli Stati dell’Unione”, e suggerisce linee di intervento “che – dice – spero possano essere seguite”. Vestito aragosta sullo sfondo rosso mattone della scena allestita per l’occasione, la commissaria è forse all’ultima recita del suo mandato. Risponde a domande sull’Italia citando passi del rapporto, che invita a “bloccare l’adozione di leggi ad personam” ed esprime preoccupazione per il grado di corruzione degli appalti pubblici   – la denuncia il 92% delle imprese, contro una media Ue del 73% –, che vanno resi più trasparenti. Lodo Alfano ed ex Cirielli, depenalizzazione del falso in bilancio e legittimo impedimento stanno a provare, per il documento dell’Ue, che i tentativi di garantire processi efficaci sono stati “più volte ostacolati da leggi ad personam”.

Sono stati 201 i Comuni sciolti per criminalità organizzata

Secondo il rapporto, “in Italia i legami tra criminalità organizzata, politici e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti”. Bruxelles suggerisce di perfezionare la legge che “frammenta” le disposizioni su concussione e corruzione e giudica “insufficienti le disposizioni sulla corruzione nel settore privato esullatuteladeldipendentepubblico che segnala illeciti”. La Commissione raccomanda di “estendereipoteriesvilupparela capacità dell’autorità nazionale anticorruzione Civit”. Quanto alla corruzione dei politici,il rapporto cita dati del 2012: indagini e ordinanze di custodia cautelare per esponenti politici locali un po’ ovunque, 201 Consigli municipali sciolti e oltre 30 deputati della precedente legislatura indagati per reati di corruzione o finanziamento illecito.

Da Il Fatto Quotidiano del 04/02/2014.




maggiore collegialità nell’ ex ‘sant’ufficio’

 

Il papa esorta alla collegialità la Congregazione della fede

di Kipa (Katholische Internationale Presseagentur)

in “kipa-apic.ch” del 3i gennaio 2014 (traduzione: www.finesettimana.org)

sembra decisamente un intervento opportunissimo, questo, soprattutto per il fatto che a capo della congregazione c’è il durissimo e conservatorissimo Muller, messo lì da papa Ratzinger per fare le pulci a tutti gli ‘eretici’: richiamare alla non riduzione della ‘dottrina’ cristiana a principi rigidi, astratti, ideologici, in quanto deve essere finalizzata a sollevare la fede e la vita cristiana è stupendamente evangelico nel preciso senso del ‘sabato’ che è per l’ ‘uomo’ e mai viceversa

una sola domanda però: non era più opportuno sostituire tale cardinale con uno più sensibile ad una impostazione di questo genere? non si tratta di fare una generale epurazione di tutti quelli che non la pensano perfettamente come papa Francesco, ma almeno in alcune, pochissime posizioni chiave forse, per realizzare una reale trasformazione, sembrerebbe assai opportuno

 

Papa Francesco ha invitato i membri della Congregazione vaticana per la dottrina della fede a svolgere i loro compiti “sempre in collaborazione con i pastori locali e con le commissioni per la fede delle conferenze episcopali”. Ciò tutela il diritto di tutti i cattolici alla conservazione della vera fede, ha detto Francesco venerdì ai membri della Congregazione vaticana per la dottrina della fede. “Sono certo che tanto maggiore sarà la collegialità del nostro lavoro, tanto più chiara splenderà davanti al mondo la luce della nostra fede”. La fede cristiana, secondo le parole del papa, non è un’astratta teoria, ma deve sempre essere a servizio delle persone. Neppure deve essere ridotta a dottrine o ad una ideologia. L’unico compito delle dottrine di fede consiste nel rafforzare la fede delle persone, ha detto Francesco davanti alla Congregazione e al suo prefetto, l’arcivescovo tedesco Gerhard Ludwig Müller. La Congregazione della fede veglia sul mantenimento della dottrina cattolica e procede contro deviazioni, ad esempio, con punizioni disciplinari di teologi che nei loro scritti contravvengono alla dottrina cattolica. Papa Francesco ha esortato nel suo discorso la congregazione a condurre con tali autori “un dialogo costruttivo, rispettoso e paziente”.