il saluto dei bambini a Mandela

Ciao Madiba!

Il saluto dei bambini

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Piangono, sorridono, portano un fiore. Si avvolgono in una sua bandiera. Sono i tantissimi bambini accorsi per l’ultimo saluto a Madiba, forse catturati dal sorriso spontaneo o dallo sguardo intenso. Lui era il “nonno” che tutti avrebbero voluto e loro guardano la sua foto, la sfiorano. E sperano che un giorno quel suo sogno affinchè tutti i bambini godano di una buona educazione, perchè sono loro il futuro del mondo, divenga realtà. 




il caos in cui versa l’Italia di oggi

caos immobile

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ha ragione da vendere A. Padellaro nel delineare, ne ‘il fatto quotidiano’ odierno la preoccupante situazione in cui versa l’Italia come di barca alla deriva che vede tutti contro tutti fino alla tensione suprema tra chi vuole andare a votare subito, senza prospettive, e chi vuole che tutto resti com’è in un ‘caos immobile’ che ha il fetore dell’acqua stagnante!
così A. Padellaro:

Tutti contro tutti. L’Italia è una barca alla deriva come forse mai nella storia repubblicana. Di drammi, di momenti difficili il nostro paese ne ha vissuti tanti, eppure perfino nei giorni bui del terrorismo si avvertiva l’esistenza di una bussola collettiva politica e morale che orientava le persone e le faceva sentire partecipi di una comunità e non un popolo allo sbando. Oggi su giornali e nei tg compaiono solo scene di battaglia. Al Brennero, dove sulle barricate del made in Italy si agita il ministro De Girolamo di lotta e di governo, magari animata dalle migliori intenzioni, ma che finisce per essere il simbolo di una grottesca confusione dei ruoli. Fino alla Sicilia, dove le truppe furiose dei Forconi annunciano: “Bloccheremo l’Italia” e si preparano a passare lo Stretto con carovane di tir per unirsi alla protesta veneta. Mentre nella Capitale non c’è categoria in rivolta che non cinga d’assedio Montecitorio, il palazzo più odiato d’Italia. La colonna sonora della nazione, del resto, sono le urla delle piazze o gli strilli che escono dai televisori, dove gli ascolti si misurano con i decibel della rabbia.

In un momento così difficile, con la sentenza sulla porcata elettorale, la Corte costituzionale ha cercato di richiamare ai propri doveri i partiti e il governo. Oltre ai rilievi in punta di diritto, la Consulta ha trasmesso alle istituzioni di ogni ordine e grado un messaggio chiarissimo: sono anni che non riuscite a mettervi d’accordo su una legge elettorale degna di questo nome, adesso non avete più scuse. Il giorno dopo questo ceffone, una classe politica e di governo degna di questo nome si sarebbe messa al lavoro. E invece la rissa divampa più di prima. Non esiste uno straccio di accordo, ma Camera e Senato trovano il modo di litigare su chi abbia la precedenza nella discussione sulla riforma che non c’è. Dal Quirinale, il presidente Napolitano rassicura sulla totale legittimità dell’attuale Parlamento e di quello precedente, che infatti lo hanno eletto per la prima e per la seconda volta. Tesi discussa e discutibile poiché si obietta che una legge costituzionalmente malata è difficile che dia risultati sani. Senza contare la guerriglia in corso tra chi vorrebbe andare a nuove elezioni subito (Berlusconi, Grillo e forse anche Renzi) e chi invece vuole conservare lo status quo (Napolitano, Letta, Alfano). E tutto resta fermo. Siamo il Paese del caos immobile.

 

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il censis fotografa la nostra realtà ‘infelice’

 siamo una società sciapa e infelice

in cerca di connettività 

Censis: Siamo società sciapa e infelice in cerca di connettività

 

non è proprio bello il quadro che il Censis oggi delinea della società italiana: senza fermento, ‘sciapa’, con crescente immoralismo e disinteresse per ciò che concerne che costruiscono la comunità

 

Una società sciapa e infelice. E’ il quadro del Paese che emerge dalle considerazioni generali del Censis sul 47esimo Rapporto sulla situazione sociale 2013, presentato oggi a Roma. “Oggi – si legge – siamo una società più ‘sciapa’: senza fermento, circola troppa accidia, furbizia generalizzata, disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso, crescente evasione fiscale, disinteresse per le tematiche di governo del sistema, passiva accettazione della impressiva comunicazione di massa. E siamo malcontenti, quasi infelici, perché viviamo un grande, inatteso ampliamento delle diseguaglianze sociali”. “Si è rotto – sottolinea il Censis – il ‘grande lago della cetomedizzazione’, storico perno della agiatezza e della coesione sociale. Troppa gente non cresce, ma declina nella scala sociale. Da ciò nasce uno scontento rancoroso, che non viene da motivi identitari, ma dalla crisi delle precedenti collocazioni sociali di individui e ceti”. “Il filo rosso che può fare da nuovo motore dello sviluppo è la connettività (non banalmente la connessione tecnica) fra i soggetti coinvolti in questi processi”, si legge ancora. “È vero – prosegue il Censis – che restiamo una società caratterizzata da individualismo, egoismo particolaristico, resistenza a mettere insieme esistenze e obiettivi, gusto per la contrapposizione emotiva, scarsa immedesimazione nell’interesse collettivo e nelle istituzioni. Eppure la crisi antropologica prodotta da queste propensioni sembra aver raggiunto il suo apice ed è destinata a un progressivo superamento”.

 




a che punto è il ‘questionario’

Verso il Sinodo, a passo di lumaca

Le diocesi italiane rallentano la consultazione dei fedeli

sembra percepita anche da altri la sensazione di un rallentamento che le diocesi italiane operano nei confronti del ‘questionario’ composto di 38 domande che papa rancesco vuole in mano ad ogni fedele in vista del sinodo straordinario sulla famiglia

sembra addirittura quasi confermata dal segretario generale del sinodo mons. Baldisseri che in un’intervista confessa: “il testo non è stato subito distribuito”

dopo circa due mesi ancora in alcune diocesi le parrocchie non sono state ancora informate: dalle curie delle diocesi più grandi il ‘questionario’ è stato inviato solo pochi giorni fa; la diocesi di Bologna sembra aver operato perfino una ‘censura’ o quanto meno un elenco ‘selettivo’

fa un pregevole  punto della situazione Luca Kocci in un articolo che riproduco qui sotto:

“Adista”

n. 43, 7 dicembre 2013

Luca Kocci

Che in Italia la consultazione fra i cattolici in vista del Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre sul tema della famiglia, tramite il questionario di 38 domande (più una di carattere generale) predisposto dalla Segreteria generale (v. Adista Notizie n. 40/13) proceda a rilento ormai lo ammette anche lo stesso mons. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, che, intervistato dal giornalista Giovanni Panettiere per il Quotidiano nazionale (25/11), confessa: «L’invio del testo agli episcopati è recentissimo e occorre il suo tempo per diffonderlo. In Italia non è stato subito distribuito. Ma adesso non risultano lentezze».

Le tappe sono ben scandite. Nella seconda metà di ottobre dal Vaticano è partita una lettera inviata alle Conferenze episcopali di tutto il mondo contenente il documento preparatorio – reso poi noto a tutto il mondo e pubblicato sul sito internet del Vaticano il 5 novembre – per la III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, in programma dal 5 al 19 ottobre 2014.

Allegato al documento, un questionario di 38 domande che le Conferenze episcopali avrebbero inviato alle singole diocesi affinché, dopo una consultazione con la “base”, rispondessero alle domande anche su temi particolarmente spinosi, dai divorziati alle coppie omosessuali. Entro il 31 dicembre le singole diocesi dovranno inviare le riposte alle Conferenze episcopali le quali, a loro volta, entro il 31 gennaio predisporranno una sintesi da inviare alla Segreteria del Sinodo.

Le diocesi: senza fretta, in ordine sparso

Tempi strettissimi che, affinché la consultazione sia realmente capillare e partecipata, dovrebbero richiedere una particolare sollecitudine soprattutto da parte delle diocesi. Eppure le «lentezze» che, con un certo ottimismo, Baldisseri dice essere state superate continuano ad esistere in molte diocesi italiane. Il segretario generale dalla Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, il 23 ottobre ha inviato una lettera a tutti i vescovi delle 226 diocesi italiani per invitarli a promuovere la consultazione. Ma dal giorno dopo le diocesi si sono mosse in ordine sparso, come risulta da un “sondaggio” effettuato da Adista non sulla totalità delle curie ma su un campione ampiamente rappresentativo: una sparuta minoranza (inferiore al 10%) sì è attivata subito, sollecitando immediatamente i parroci ad avviare la consultazione; una metà delle diocesi se l’è presa con comodo, avvisando i parroci nella seconda metà del mese di novembre; ed il restante 40% è rimasto fermo, tenendo il questionario ben chiuso nei cassetti di qualche ufficio diocesano, tanto che diversi parroci interpellati da Adista hanno risposto di aver appreso dell’esistenza del questionario solo dalle notizie circolate sulla stampa.

A Milano, per esempio, diocesi guidata dal card. Angelo Scola, la lettera ai parroci è partita dalla curia il 18 novembre. A Genova, dove c’è il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco – che quindi avrebbe dovuto essere l’apripista –, solo il 20 novembre. A Roma, firmata dal vicario del papa, il card. Agostino Vallini, qualche giorno prima; così come a Firenze, dove c’è mons. Giuseppe Betori.

E poi ci sono i casi particolari. A Bologna, per esempio, il card. Carlo Caffarra ha operato una selezione “a monte”, inviando ai parroci, perché ne discutessero con i fedeli, non il questionario integrale di 38 domande predisposto dalla Segreteria del Sinodo, ma una forma brevis: censura preventiva oppure semplificazione di un questionario di cui molte domande sono scritte chiaramente pensando più agli uffici diocesani che ai fedeli?

A Venezia poi, dove c’è il ratzingeriano allievo del card. Siri, mons. Francesco Moraglia, la comunicazione ai parroci è arrivata solo il 27 novembre, pregandoli però di discutere le domande del questionario solo con un ristretto gruppo di parrocchiani.E alcuni vescovi delle Marche – dove la distribuzione è tutt’altro che omogenea – riferiscono che da fonti Cei siano arrivate indicazioni secondo le quali il questionario, e quindi la discussione, «si deve fermare ad un certo livello»: meglio non coinvolgere troppo la base e i laici, dai quali potrebbero arrivare delle sollecitazioni non perfettamente in linea con il magistero.

Gruppi di base: un’occasione da cogliere

Se la maggior parte delle diocesi frena e si mostra particolarmente prudente, molti gruppi di base – pur con qualche rilievo critico – hanno invece colto l’occasione e sono partiti con slancio appena la documentazione e il questionario sono stati pubblicati sul sito internet del Vaticano (il 5 novembre): si sono già svolti e si svolgeranno nei giorni successivi incontri informali di gruppi, associazioni e comunità per confrontarsi e in molti casi elaborare delle risposte collettive. Così come alcune riviste, ad esempio il quindicinale dei dehoniani Il Regno ha inseririto sul proprio sito internet la documentazione, sollecitando i lettori a rispondere.

Anche la nostra agenzia ha pubblicato il questionario (v. Adista Segni Nuovi n. 42/13) invitando i lettori a rispondere alle domande – singolarmente o in gruppo –, inviando poi le risposte al proprio vescovo diocesano e, chi lo desidera, ad Adista che eventualmente le pubblicherà in stralci o integralmente (e-mail: info@adista.it, fax 066865898).

Boicottaggio in atto?

«Il questionario predisposto per la consultazione del Popolo di Dio in preparazione del Sinodo sulla famiglia del prossimo ottobre è un fatto nuovo e molto positivo», scrive in comunicato del 25 novembre scorso il movimento Noi Siamo Chiesa. «Per la prima volta in modo formale e generalizzato si riconosce che queste tematiche devono essere affrontate a partire dal vissuto di tutti i credenti nell’Evangelo, donne, uomini e coppie, con le loro gioie e le loro sofferenze. La proposta di discutere di queste grandi questioni esistenziali, in particolare dei loro aspetti più difficili e controversi, apre il cuore alla speranza che finalmente non si proceda più nella Chiesa sulla vecchia strada di precetti imposti e astratti dalla realtà, ma su quella che inizia dalla volontà di ascolto».

La consultazione però, prosegue Noi Siamo Chiesa, non deve «essere ristretta agli organismi diocesani e neppure solo a quelli parrocchiali, ma coinvolgere la generalità dei credenti. Essa deve essere aperta anche ai cristiani e alle cristiane di altre Chiese nonché a donne e uomini di buona volontà, che siano sensibili alle tematiche relative alla spiritualità e interessati a offrire il loro apporto costruttivo su questioni che coinvolgono la vita e gli interrogativi etici di ogni persona. Per questo – ancora la sezione italiana di Nsc – ci sembrano saggi quei parroci che hanno deciso di mettere a disposizione nelle chiese i questionari e quei vescovi di altri Paesi che hanno chiesto risposte on-line al testo. Ci dispiace invece constatare che le strutture della Chiesa italiana si stanno muovendo con troppo ritardo e con evidenti reticenze».

«Un mese è stato perso, solo in questi giorni arrivano ai parroci indicazioni dalle Curie diocesane ed esse prevedono, a quanto ci risulta, l’intervento sul questionario al massimo degli organismi parrocchiali e, in certi casi, neanche di quelli»; il quotidiano Avvenire poi «tace completamente dall’inizio sulla consultazione mentre è ben noto come sia pronto e assillante in altre “campagne”. Tutto ciò non ci sembra casuale, indica il disorientamento di molti vescovi. I tempi sono strettissimi, l’Avvento e il periodo natalizio sono già densi di impegni di ogni tipo. Ci chiediamo, allora, se non ci si trovi di fronte a un vero e proprio strisciante boicottaggio del questionario o, nel migliore dei casi, alla convinzione che si tratti solo di un dovere burocratico, inutile o quasi, da mettere in coda a tutti gli altri, necessario solo per non dire di no apertamente al Vaticano».

«La nostra opinione – conclude il comunicato del movimento – è radicalmente diversa. Ogni sede del mondo cattolico, dalle associazioni alle riviste, ai siti internet, è buona per ricevere le risposte, per elaborarle correttamente o non elaborarle e trasmetterle direttamente alla segreteria generale del Sinodo, che è un terminale abilitato a ricevere i questionari anche dai singoli. La possibilità di inviare direttamente i questionari dovrebbe sempre essere fatta presente dai nostri vescovi. Sul questionario si pronuncino i teologi, le facoltà teologiche, gli insegnanti di religione, le comunità di religiose e di religiosi, anche i monasteri di clausura, ma soprattutto le madri e i padri di famiglia, le giovani e i giovani, gli appartenenti alle minoranze sessuali, le coppie di ogni tipo e tutti quanti vivono in prima persona le tematiche esistenziali poste dal questionario. Anche i cristiani e le cristiane delle altre Chiese offrano, in spirito ecumenico, il loro apporto.

“Noi Siamo Chiesa” per esempio «elaborerà in tempi rapidi una propria risposta al questionario, accogliendo così la richiesta di papa Francesco di una partecipazione la più ampia possibile a un’iniziativa di per sé storica».