PAPA: LA CHIESA SEMPRE DA RIFORMARE, I SUOI MEMBRI PECCATORI

 

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NO LOGICA DI ‘SCARTO’

AIUTARE SOFFERENTI

ESSERE PROTAGONISTI

 

La Chiesa è sempre da riformare, ha detto oggi il Papa nella sua omelia nella messa a Santa Marta, “perché i suoi membri sono sempre peccatori e hanno bisogno di conversione”. Bergoglio ha incontrato oggi i volontari e i malati dell’ Unitalsi ed ha spiegato che bisogna aiutare i sofferenti ad essere protagonisti nella società, opponendosi ad ogni ‘logica mondana, la logica dello scarto’.




importante assemblea pubblica sull’immigrazione

fiorito
Lampedusa, 3 ottobre 2013 – Sono 369 gli uomini, le donne, i bambini uccisi dalle leggi razziali dei governi che si sono alternati negli ultimi decenni. I morti nelle bare allineate in un hangar pulito, allestito con i fiori e pronto ad accogliere telecamere e alti rappresentanti del governo e della UE, i sopravvissuti segregati nel CIE, fra il fango, gli insetti, accampati e stipati come animali, in nome della “legalità”.
 
Marina di Massa, 26 luglio 2009 – Mentre in Parlamento si discuteva sulle ronde razziste e fasciste volute dal leghista Maroni, circa 50 antifascisti e antirazzisti organizzavano una ronda popolare in opposizione alle ronde SSS del consigliere della Destra Benedetti. La ronda antifascista e antirazzista di Massa assunse un rilievo nazionale ed ebbe il merito di innescare un dibattito che mise una pietra tombale sul decreto Maroni.
A distanza di 4 anni, 20 compagni sono stati condannati con decreto penale a una sanzione pecuniaria, alcuni di loro hanno fatto opposizione quindi il Tribunale deve istruire un processo. Ma chi deve andare sotto processo? Gli antifascisti o i promotori delle SSS? Gli antifascisti o chi lascia spazi e agibilità politica a gruppi come le SSS di Benedetti, Forza Nuova,  Casa Pound e a squadristi come Roberto Fiore, Adriano Tilgher e Gianluca Iannone?
 
Sabato 23 novembre Teatro dei Servi – Massa
Ore 16.30 Assemblea
Da Lampedusa a Massa:
disobbedienza civile alla Bossi-Fini e alle leggi razziali del pacchetto sicurezza Maroni e chiusura delle sedi fasciste e razziste
Presentazione campagna di solidarietà, disobbedienza e mobilitazione “legittimo(il)legale”
 
Interverranno:
– Lamine Diouf (Coordinamento migranti Toscana nord)
Marcello Palagi (rivista Trentadue)
– Claudia Bienaimé (consigliere comunale Carrara Bene Comune)
– Saverio Tommasi (regista)
– Marco Da Ros (Radio Black Out)
altri relatori in via di definizione
 
Ore 20.00 apericena buffet a sottoscrizione
Ore 21.00 proiezione e musica popolare con Enrico Capuano e Marco Chiavistrelli
 
organizzano:
–          Coordinamento Immigrati Toscana Nord
–          rivista Trentadue
–          alcuni inquisiti per l’occupazione della stazione
–          i promotori della ronda antifascista e antirazzista
 
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L’ondata di sdegno e di proteste suscitata dalle stragi di Lampedusa ha imposto al centro del dibattito politico il tema dell’abolizione del reato di clandestinità e della legge Bossi-Fini (figlia della Turco-Napolitano). I senatori del M5S hanno fatto approvare in Commissione Giustizia del Senato un emendamento che elimina il reato di immigrazione clandestina, SEL ha lanciato la campagna “mai più tragedie nel nostro mare”, testate come La Repubblica e L’Espresso hanno lanciato una raccolta firme per “cancellare subito lo scandalo della Bossi-Fini”. Adesso persino Letta scopre che è sempre stato contrario al reato di clandestinità, adesso anche i ministri Bonino, Kyenge e altri si dicono favorevoli ad abolire la Bossi-Fini con tanti se e altrettanti ma, ma chi si fida?
 
Non è solo la Bossi-Fini che va abolita. Insieme alla Bossi-Fini
– va abolito il reato di immigrazione clandestina e tutte le leggi razziali varate dai governi di centro-destra e di centro-sinistra che si sono succeduti negli ultimi vent’anni,
– vanno chiusi i nuovi lager denominati CIE e CARA,
– vanno abolite tutte le ordinanze e le  misure razziste dei sindaci-sceriffi che sono proliferate a partire dal 2008 su impulso del primo pacchetto  sicurezza Maroni: dalla residenza solo a chi ha  un reddito di almeno 5.000 euro all’anno all’esclusione dei bambini stranieri dai bonus scuola e dalle borse di studio, dal divieto di trasporto di mercanzia in borsoni e sacchi di plastica ai divieti dei ristoranti etnici nei centri storici, dagli appelli ai cittadini a non vendere o affittare casa agli stranieri ai numeri verdi per segnalare la presenza di clandestini,
– vanno abolite tutte le prassi discriminatorie contro i Rom, Sinti o altre minoranze etniche: dagli sgomberi forzati, alle schedature etniche, dalla costruzione di giganteschi campi monoetnici alla divulgazione sistematica di stereotipi e pregiudizi che alimentano e incitano all’odio razziale verso queste comunità.
 
Le leggi razziali hanno il loro braccio armato nei gruppi fascisti come Forza Nuova, Casapound, Fiamma Tricolore, la Destra, il Fronte nazionale e tutta la galassia dei fascisti del terzo millennio (a braccetto con la Fraternità Pio X, la Lega Nord, ecc.) che attaccano vigliaccamente gli immigrati (ma anche  giovani e sedi di sinistra oppure donne, omosessuali,  emarginati, islamici e altri settori della popolazione) e soffiano sul fuoco della guerra tra poveri: se non c’è lavoro, se non ci sono case popolari, se non ci sono posti negli asili, nelle scuole, negli ospedali, se i quartieri popolari vanno in malora la colpa è degli immigrati.
Non si tratta di qualche gruppo di “sbandati”,  non è una questione che “ognuno è libero di pensarla come gli pare”, è un disegno preciso, un’operazione politica. Si chiamano prove di fascismo e mobilitazione reazionaria, è un morbo che non infesta solo il nostro, ma tutti i paesi europei: Alba Dorata in Grecia, Front National in Francia, Jobbik in Ungheria, Fpoe in Austria… Hanno aiuti, soldi, relazioni e sostegni in alto loco. Godono spesso (molto spesso) della complicità, della connivenza o, nel migliore dei casi, dell’inerzia delle autorità. Hanno la copertura delle forze dell’ordine regolari, fanno il lavoro sporco che le forze dell’ordine non fanno o non fanno ancora apertamente e sul larga scala… per ora: a Firenze nella città del sindaco Renzi e della strage di Casseri una squadra di vigili urbani specializzata in raid anti-immigrati è finita sotto inchiesta, quante sono quelle ancora all’opera?
 
Agire su tutti i piani e a ogni livello. Le dichiarazioni d’intenti, gli  appelli, le raccolte firme, i movimenti d’opinione  sono importanti, però non bastano. Occorre agire su tutti i piani e a ogni livello, con decisione e coraggio.
Disobbedienzacivilealleleggirazzialideigovernidicentro-destraecentro-sinistra. Nella situazione  attuale il “vorrei, ma non posso”, “se  fosse per me, però la legge…” non è solo immorale: è criminale! Anche Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine, fino all’ultimo ha detto che si era limitato a “obbedire agli ordini”! Anche chi deportava gli ebrei nei campi di concentramento “rispettava” le leggi razziali (quelle del regime fascista)!
Chiusura delle sedi fasciste e razziste, che sono un focolaio di infezione. Oltre che illegittimo, il fascismo nel nostro paese è anche illegale, è un reato: il governo delle “larghe intese” non è ancora riuscito ad abolire la Costituzione, le autorità che lasciano fare i fascisti sono fuorilegge!
Quello che va “condannato moralmente” è organizzarsi per chiudere i covi fascisti e impedire le loro attività? Oppure opporsi alla chiusura delle sedi fasciste, andare a braccetto con le autorità che chiudono tutti e due gli occhi, tollerare l’intervento della polizia e della magistratura contro gli antifascisti? Un esempio positivo, e in controtendenza, da estendere è la presa di posizione (“l’antifascismo non si processa”) dell’Amministrazione comunale di Carrara in solidarietà con gli antifascisti inquisiti per aver impedito la sfilata di Tilgher e Storace nel 2011 e la decisione dell’ANPI di Carrara di  consegnare agli stessi un attestato di “Partigiani della Costituzione”.
Autorganizzazione degli immigrati e lotta comune contro i promotori delle prove di fascismo e i loro mandanti, protettori e complici, contro quelli che creano il brodo di coltura dei fascisti e dei razzisti.
Organizzarsi e organizzare per sopperire alla colpevole inerzia e alla connivenza o complicità delle autorità, ronde popolari antifasciste e antirazziste. Come quella organizzata a Massa nel 2009, mentre in Parlamento si decideva delle ronde razziste e fasciste del leghista Maroni. A distanza di 4 anni, 20 compagni sono stati condannati con decreto penale a una sanzione pecuniaria: per tutti l’accusa è di aver occupato la stazione ferroviaria contro gli arresti seguiti alla ronda antifascista. Alcuni di loro hanno fatto opposizione quindi il Tribunale deve istruire un processo. Ma chi deve andare sotto processo? Gli antifascisti o i promotori delle SSS? Gli antifascisti o chi ha lasciato fare Benedetti, Mangiaracina e gli altri capoccia fascisti?
Mobilitazionedeilavoratori,cassintegrati,disoccupatie  precariitalianieimmigrati in tante iniziative di base per far fronte anche solo provvisoriamente agli effetti economici, ecologici, sanitari, morali e intellettuali più devastanti della crisi generale del capitalismo.
Nel nostro paese non sono esuberi solo gli immigrati, sono esuberi anche milioni di lavoratori, di giovani, di donne e di anziani nati in Italia. Questo è il vero problema. La produzione di beni e servizi è subordinata all’andamento degli affari dei grandi capitalisti e al gioco d’azzardo del mercato finanziario quindi tutto quello che non produce profitti viene “tagliato”, chiuso, smantellato, distrutto… E’ questo che non consente una vita dignitosa neanche per le masse popolari italiane di nascita, è qui la fonte della miseria, della disoccupazione, della disgregazione sociale.
Integrazione dignitosa degli immigrati e creazione nel nostro paese di un sistema di relazioni economiche, politiche e sociali adeguato alla vita dignitosa delle masse popolari italiane sono la stessa cosa: è un obiettivo che solo l’organizzazione e la lotta comune dei lavoratori e delle masse popolari italiane e immigrate può realizzare.
 



per un nuovo stile di vita

 

fiorito

custodire il creato e renderlo ancora più bello o svendere il creato come una merce da predare  e affidarlo alla finanza speculativa che lo sfrutta e imbruttisce?

occorre cambiare i nostri stili di vita e fare come ‘Dio’ che è l’amante della vita: ‘creare’, ‘custodire’ … e non come il ‘diavolo’ che ‘distrugge’

così riflette p. A. Stella (nel suo bel sito ‘contemplazione e missione’) che si autodefinisce ‘missionario del creato’ ed è coordinatore della commissione diocesana ‘nuovi stili di vita’:

Dio Crea, il Diavolo Brucia”

La persona umana ricicla, riutilizza e trasforma,mentre l’essere diabolico fa tanti rifiuti per bruciarli o seppellirli nel cuore della terra.

Dio Crea, il diavolo brucia” :utilizzo questa metafora del noto professore di biochimica, Paul Connet, per introdurci nel grave problema, definita anche questione ecologica, che deve chiamare la nostra attenzione e soprattutto coinvolgerci in maniera urgente per un cambiamento di rotta, se vogliamo dare un futuro di vita alla terra come habitat umano e alle generazioni future.

Ci troviamo oggi di fronte ad un bivio:

  • custodire questo nostro mondo e tutto l’universo che sono di una bellezza straordinaria, prenderci cura della terra che è madre, avere un rapporto di empatia e sinergia con i popoli e tutti gli esseri viventi. Tutto ci parla e ci manifesta quanto è grande l’amore di Dio nei confronti dell’umanità, offrendoci un Creato che è davvero un dono e che si prende cura di tutti i figli e figlie di Dio, come pure di tutte le altre creature. Il libro della genesi ci chiama a custodirlo e a coltivarlo come un grande dono di Dio e un bene comune;

  • oppure continuare ad inquinare questo pianeta terra e a mercificare ogni bene naturale per poter trarre maggior profitto a servizio del dio denaro (mammona). La comunità scientifica continua ad elaborare rapporti sui cambiamenti climatici che sono inquietanti, facendo emergere che ormai siamo noi umani la prima minaccia contra il pianeta terra, a causa di un impatto devastante e di una impronta depredante nei confronti del pianeta terra. I dati del Global Footprint Network (un centro di ricerca internazionale sulla sostenibilità) ci hanno rivelato che il 20 agosto del 2013 è accaduto L’Earth Overshoot Day (il giorno del superamento), dimostrando che in otto mesi, abbiamo consumato tutta la quantità di prodotti naturali che il pianeta terra ci mette a disposizione per un anno. È la data in cui la nostra impronta ecologica supera la capacità di rigenerazione del pianeta,dopo il 20 agosto l’umanità è costretta a vivere in una situazione di sfruttamento e di depredazione di madre terra. 

Di fronte a questo bivio, quale strada vogliamo intraprendere? Non possiamo rimanere neutri e neppure restare fermi, perché sono i nostri modi di vivere e di agire che ci conducono da una parte oppure dall’altra.

Vogliamo agire da figli e figlie di Dio che s’impegnano a custodire la creazione di Dio e a renderla ancora più bella? Oppure svendere il Creato come una merce mettendolo nelle mani di questo mercato, dominato sempre più dalla finanza speculativa, che lo sfrutta e imbruttisce fino al punto di lasciare solamente morte per tutti?

Se intraprendiamo la prima strada, allora dobbiamo cambiare i nostri stili di vita. Fare come Dio che è l’amante della vita: creare. Questo verbo biblico che genera vita può essere concretizzato oggi mediante le seguenti azioni quotidiane: fare meno rifiuti, riciclare e riutilizzare le cose, impegnarsi per un consumo responsabile e sostenibile favorendo le filiere etiche, risparmiare a livello energetico ed avere una giusta misura e moderazione nell’utilizzo delle risorse naturali; far rinascere le relazioni tra tutti gli esseri viventi, a partire dalle relazioni umane; aver cura e rispetto di “nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento, ci mantiene e produce diversi frutti con fiori colorati ed erba” come affermò S. Francesco D’Assisi nel suo splendido Cantico delle Creature. Queste pratiche come tante altre fanno parte dell’impegno biblico del custodire. Ma creare significa anche impegnarsi per avere sempre più delle tecnologie che ci aiutano ad avere energie pulite e rinnovabili, una mobilità sostenibile, una bioedilizia, una agricoltura naturale (biologica, biodinamica…), nuove tecnologie di comunicazione che siano davvero a servizio della valorizzazione delle relazioni umane senza sostituirsi ad esse nel compensarle. Questi impegni e tanti altri concretizzano l’altro impegno biblico di coltivare nel rendere questo Creato ancora più bello. Ecco la via che ci conduce a creare vita in abbondanza per tutti gli esseri viventi e per tutte le generazioni, così come Dio ha fatto e vuole continuare a fare Dio attraverso di noi.

Mentre la seconda strada, quella del diavolo che brucia, significa distruggere la vita non solamente umana ma di tutto il Creato. E lo facciamo ogni volta che produciamo sempre più rifiuti per poi bruciarli, oppure li seppelliamo nel cuore della terra, inquinando falde acquifere e aree geografiche. Siamo il braccio del diavolo anche quando consumiamo in maniera sfrenata, favorendo filiere che inquinano l’ambiente, che sfruttano la manodopera e violano i diritti lavorativi, fino allo sfruttamento infantile. Ma anche quando cementifichiamo sempre più in maniera selvaggia e speculativa. Come pure quando mercifichiamo le relazioni umane, distruggendo la gratuità e il dono della reciprocità, suicidandoci mediante la solitudine provocata dalla miseria relazionale. Da queste e tante altre azioni che bruciano e distruggono la vita, lasciamo solamente cenere, e oggi polveri tossiche che generano il cancro della vita umana e cosmica. Il diavolo ci conduce sulla strada non solamente del genocidio ma anche del geocidio.

Faccio appello a tutti gli uomini e donne di buona volontà ad impegnarsi, in questo mese della custodia del Creato, per non essere più il braccio del diavolo che brucia e distrugge perfidamente lasciando solamente ceneri tossiche e scheletri addirittura non più biodegradabili; ma poter diventare sempre più e meglio la mano di Dio che crea, ricicla, trasforma infinitamente per generare vita in abbondanza e un futuro col profumo dell’amore.

Padova 8 novembre 2013

 padre don Adriano Sella

(Missionario del Creato e Coordinatore della Commissione diocesana Nuovi Stili di Vita)




p. Maggi commente il vangelo della domenica

 

p. Maggi

“Dio non è dei morti ma dei viventi”

 Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi

domenica 10 novembre  2013 (32a del tempo ordinario)
Lc 20,27-38

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

I sadducei hanno congegnato bene la trappola in cui far cadere Gesù. Non osano affrontarlo sul piano dottrinale e politico perché sanno che potrebbero avere la peggio. Gesù infatti ha già zittito con le sue risposte i sommi sacerdoti, gli scribi, gli anziani, ed è riuscito a lasciare senza parole anche i pur agguerriti farisei.
Scrive l’evangelista che “Costoro”, i farisei, “meravigliati della sua risposta, tacquero”. D’altro canto Gesù non possono eliminarlo perché Gesù ha un gran seguito tra la gente, ne farebbero un martire. E così i sadducei decidono di attirarlo in un terreno scivoloso da dove, una volta caduto, l’aspirante messia avrebbe avuto difficoltà a rialzarsi, il ridicolo e il discredito.
L’aristocratica casta sacerdotale dei sadducei, il cui nome deriva da sadoc, il sacerdote che consacrò come re Salomone, il figlio dell’amante di Davide e Betsabea, al posto del legittimo re 1
Adonia. Questa casta sacerdotale dei sadducei deteneva non soltanto il potere politico, ma anche il potere economico, erano molto ricchi.
Loro accettavano come parola di Dio soltanto i primi cinque libri della Bibbia e rifiutavano i libri dei profeti. Per quale motivo? Perché nei profeti è costante la denuncia di Dio contro l’ingiustizia che crea grandi ricchezze, ma anche tanta povertà. Quindi loro lo rifiutavano perché per loro andava bene la situazione così com’era.
Si rivolgono a Gesù con un titolo ossequioso, Maestro, ma in realtà non vanno a prendere da lui, vogliono soltanto screditarlo. E si rifanno a una questione che ha le sue basi nella legge di Mosè, nel libro del Levitico, dove Mosè prescrive: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello.
Qual è il significato di questa legge? La legge del levirato prevedeva che il cognato di una donna rimasta vedova e senza figli avesse l’obbligo di metterla incinta, perché era importante che il nome del marito continuasse. Era una maniera per diventare eterni, per perpetuare il proprio nome; ogni figlio portava il nome del padre.
Quindi quando una donna rimaneva vedova e, senza aver avuto un figlio maschio, il cognato aveva l’obbligo di metterla incinta e il bambino nato avrebbe portato il nome del defunto. La legge prescrive: In modo da assicurargli la perpetuità, come c’è scritto nel libro del Deuteronomio: Perché il nome di questi non si estingua da Israele.
Secondo la cultura dell’epoca – e questo va compreso per una migliore comprensione del brano – il matrimonio aveva il solo scopo di assicurare una discendenza all’uomo, la donna serviva unicamente per mettere al mondo figli, figli maschi.
Quindi qui non si tratta di uno scrupolo sull’amore, ma su una realtà del figlio maschio. Allora, ispirandosi alla popolare storia di Sara, la sfortunata sposa alla quale morirono ben sette mariti la sera stessa delle nozze, i sadducei spacciano – come se fosse vera – la macabra vicenda di questi sette fratelli tutti morti senza essere riusciti ad avere un figlio da quella che è stata la moglie di tutti e sette.
Della donna ai sadducei non interessa nulla, non desiderano conoscere la sorte della donna, desiderano solo sapere a quale dei defunti, una volta risuscitati, spetterà poi averla per immortalare con un figlio maschio il proprio nome. Quindi non si tratta di un problema affettivo (di chi sarà la moglie?), ma chi da questa donna riuscirà ad avere un figlio maschio.
Quindi i sadducei cercano di ridicolizzare Gesù e di burlarsi di lui. Ebbene nella sua risposta Gesù si distanzia dall’interpretazione popolare della risurrezione, intesa come un ritorno alla vita fisica dei morti, e Gesù risponde che la vita dei risorti non dipende dalla procreazione, dal rapporto tra marito e moglie, ma proviene direttamente dalla potenza di Dio.
E Gesù cita gli angeli? Perché Gesù cita gli angeli? Perché i sadducei non credevano all’esistenza degli angeli. Come gli angeli ricevono la vita non certo dal padre e dalla madre, ma direttamente da Dio, così con la risurrezione la vita rimane eterna perché proviene da Dio.
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Ai sadducei, che si sono fatti forza dell’autorità di Mosè per opporsi a Gesù, Gesù ribatte a sua volta, riconducendosi proprio a Mosè, a quello che ha scritto, mostrando quanto sia miope e limitata la loro lettura della scrittura e si rifà alla risposta che Dio diede a Mosè nel famoso episodio del roveto ardente, quando disse: “Il Signore è il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”.
Quando si dice che il Signore è il Dio di … non si intende tanto il Dio creduto da … Abramo, Isacco o Giacobbe, ma il Dio che protegge Abramo, Isacco e Giacobbe. E come protegge? Protegge con la sua vita, tenendoli lontani dalla morte.
Quindi essere sotto la protezione di Dio significa avere la sua stessa vita e il Dio fedele non permette che muoiano quelli che lui ha amato. E il perché ce lo dice la frase più importante di tutto questo brano, che getta nuova luce sull’immagine della vita, della morte e delle risurrezione, “Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi, perché vivono tutti per lui”.
Il Dio di Gesù non risuscita i morti, ma comunica ai vivi, ai viventi, la sua stessa vita, una vita di una qualità tale che è capace di superare la morte.