la chiesa italiana vista ‘dal basso’, diversa da come si vede ‘dall’alto’

 

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VISTA DAL BASSO, È TUTTA UN’ALTRA CHIESA

IN UN LIBRO, LA “MAPPA” DEL CATTOLICESIMO CONCILIARE

 Sfatare il tabù di una Chiesa piramidale, monolitica, del tutto omogenea ed omologata ai pronunciamenti della propria gerarchia, perché, «vista dal basso, è tutta un’altra Chiesa». Lo sostengono gli autori – Valerio Gigante e Luca Kocci, redattori di Adista – nel libro La Chiesa di tutti. L’altra Chiesa: esperienze ecclesiali di frontiera, gruppi di base, movimenti e comunità, preti e laici “non allineati” (prefazione di Paolo Farinella, Altreconomia, 2013)

Obiettivo del libro è quello di svelare come il tessuto ecclesiale che attraversa il nostro Paese sia assai più plurale, articolato e diversificato di quanto comunemente venga percepito o di quanto emerga dall’informazione religiosa “ufficiale”; e quanto quindi sia infondata la pretesa dell’istituzione cattolica di essere immagine dell’intero corpo della Chiesa.

Dal libro di Gigante e Kocci emerge dunque una pluralità di comunità sparse sul territorio, associazioni e gruppi che dal basso vivono concretamente le contraddizioni del tempo presente, «continuamente in ascolto e sintonia con i tempi che mutano, operando nel concreto a fianco dei migranti, degli emarginati, dei malati, dei senza voce»; realtà ricchissime di vita e di storia, ma che di fatto sono assenti dalla scena pubblica, sacrificate al “superiore” interesse di una gerarchia ecclesiastica che mantiene la propria capacità di lobbying politico-istituzionale solo perché continua a rappresentarsi come l’unica voce che ha il diritto di raccontare, veicolare, interpretare la vivacità e la complessità del messaggio evangelico, e di incarnare le forme storiche in cui esso viene comunicato e interpretato (a partire almeno dal Concilio Vaticano II).

I due autori hanno allora deciso di ribaltare la piramide con cui di solito si intende la Chiesa. Sono partiti dalla base, ricostruendo le origini, la storia, le tante articolazioni del cattolicesimo conciliare e progressista, per poi segnalare – nei capp. 3 e 4 – lo scarto enorme che ormai nel mondo cattolico si è prodotto tra magistero ecclesiastico e popolo di Dio in cammino su questioni cruciali come la democrazia nella Chiesa, i patrimoni e i privilegi ecclesiastici, la morale sessuale, i temi eticamente sensibili, il rapporto tra Chiesa, finanza e politica, le questioni di genere, il rapporto con le culture secolarizzate.

Soffermandosi esclusivamente sulla Chiesa italiana – senza prendere in esame, quindi, né le altre Chiese nazionali né il Vaticano, se non per quegli aspetti che riguardano l’Italia – gli autori elencano le «principali entrate economiche, i patrimoni e le esenzioni fiscali e amministrative di cui beneficia la Chiesa italiana»; dall’altra, danno voce «a quelle realtà ecclesiali di base che manifestano un atteggiamento critico nei confronti della ricchezza e dei privilegi della Chiesa, in nome dell’ideale evangelico di Gesù di Nazareth e del sogno di una “Chiesa povera e dei poveri” che, fin dai tempi del Concilio Vaticano II, scorre come un fiume sotterraneo all’interno del corpo della Chiesa». In questa sezione, il lavoro degli autori si sofferma in particolare su due questioni, che, oltre a essere particolarmente dibattute anche nel mondo laico, hanno costituito un evidente elemento di divisione – quasi uno spartiacque – fra i vertici dell’istituzione ecclesiastica e la Chiesa di base variamente declinata: le finanze e i patrimoni della Chiesa e i “principi non negoziabili”.

Nel quinto capitolo, il libro racconta nel dettaglio, e con uno stile maggiormente narrativo, sei esperienze di comunità ecclesiali “di frontiera”, «attive sul terreno sociale ma non rinchiuse nell’ambito della solidarietà, bensì fortemente impegnate anche nel tentativo di costruire una Chiesa più fedele al Vangelo». Sono la comunità dell’Isolotto e quella delle Piagge a Firenze, i gruppi gay credenti, il centro di accoglienza delle suore orsoline di Caserta “Casa Rut”, il centro di studi biblici “Giovanni Vannucci” di Montefano (Mc), la comunità di S. Francesco all’Alberheria di Palermo.

Chiude il libro il tentativo di proporre ai lettori una sorta di “pagine gialle” del cattolicesimo conciliare, progressista, sociale, del “dissenso”; di tutta quella parte di Chiesa, insomma, non allineata, eccentrica, “centrifuga” rispetto alla teologia romana ed alla linea impressa in questi ultimi decenni da Cei e Vaticano. Dai gruppi ecclesiali di base oggi attivi in Italia, alle realtà impegnate sui temi della pace, del disarmo, della giustizia sociale; dalle esperienze più avanzate nel campo della ricerca teologica, della spiritualità, della lettura popolare della Bibbia, a quelle di animazione biblica, sociale e culturale; dalle riviste di informazione e di controinformazione ai gruppi ecclesiali femminili o femministi.

Realtà divise per ambito di interesse e campo d’azione, presentate in maniera rapida ma esaustiva e corredate da tutti i riferimenti utili per conoscerle in maniera più approfondita o entrarvi in contatto.

Sullo sfondo del libro resta aperta la domanda sul modo in cui questa Chiesa plurale continua ad essere percepita dall’istituzione laica ed ecclesiastica, come anche da una parte dell’opinione pubblica meno attenta alle dinamiche intraecclesiali. Per molti si tratta di esperienze di “frontiera”, al limite dell’“ortodossia”. E se fossero invece pienamente ed integralmente evangeliche? E se non fosse invece da rivedere lo stesso concetto di “dentro” e “fuori” quando si tratta di questioni ecclesiali? Intanto, come mostra il libro, i frutti di quella feconda stagione ecclesiale che è stato il Concilio continuano a manifestarsi. E quel vento di rinnovamento ancora a soffiare.




verso una maggiore democrazia nella chiesa? un questionario significativo

 

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 non è chi non veda l’importanza di un questionario destinato a tutti i fedeli della chiesa cattolica, nella nuova radicale ‘svolta’ impresale da papa Francesco, per sentire il parere di tutti i membri della chiesa su tematiche di natura morale in vista del sinodo straordinario proprio su tali tematiche volto a superare una sorta di ‘scisma sommerso ‘di buona parte  del popolo cristiano e una gerarchia che mette da tempo puntini ‘giuridici’ fermissimi sulle ‘i’, ma lontanissima da una lettura ‘spirituale’ e liberante della fede cristiana

così puntualizza L. Kocci della redazione di Adista su ‘il Manifesto’:

Famiglia, il questionario in vista del Sinodo

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di Luca Kocci

 in “Il manifesto” del 2 novembre 2013

Il tema è uno di quelli maggiormente dibattuti all’interno della Chiesa cattolica: la famiglia, con la questione delle convivenze, delle coppie omosessuali e dei divorziati che, se hanno intrapreso una nuova relazione, sono esclusi dai sacramenti, come ha ribadito pochi giorni fa la Congregazione per la dottrina della fede. Si tratta, insieme al capitolo contraccezione e rapporti sessuali, di un argomento su cui da anni è in atto uno “scisma sommerso”: da un lato il magistero; dall’altro molti cattolici che, vista la «non negoziabilità» dei principi, scelgono di non seguire le direttive ecclesiastiche, talvolta con la condiscendenza dei preti (una minoranza, non però così irrilevante) che in pubblico tacciono – anche per evitare censure e punizioni – ma in privato accompagnano le scelte di “disobbedienza” dei fedeli o semplicemente chiudono gli occhi.

È proprio per questo che, in vista del Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia, in programma nell’ottobre 2014, dal Vaticano è partita una lettera inviata alle Conferenze episcopali di tutto il mondo (i vertici delle Chiese nazionali) contenente, oltre ad una premessa sulle nuove problematiche della famiglia – dalla fecondazione assistita alle forme di femminismo «ostile alla Chiesa» – e una summa degli insegnamenti della Chiesa, un questionario con 38 domande. Le Conferenze episcopali lo invieranno alle singole diocesi che a loro volta, con un processo partecipativo inevitabilmente a macchia di leopardo – alcune diocesi allargheranno la consultazione anche alle parrocchie, altre lo affideranno a qualche ufficio di curia –, risponderanno ai quesiti.

Le domande, in più di qualche caso, sono retoriche, contengono la risposta già nella premessa. Un esempio per tutti, a proposito dei separati e dei divorziati: «Come vivono la loro irregolarità? Ne sono consapevoli?». Mentre altre toccano temi sensibili in maniera neutra: i divorziati «si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti? Quali richieste rivolgono alla Chiesa?». Oppure, per quanto riguarda i conviventi, etero ed omosessuali: «Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni? Nel caso di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?». E poi altre domande sulla «famiglia naturale», matrimonio, contraccezione, natalità.

Un’iniziativa inedita, perlomeno nelle intenzioni di dare vita ad una consultazione capillare, in linea con il nuovo corso introdotto da papa Bergoglio di una pastorale più inclusiva e meno rigida, senza modificare la dottrina. Che tuttavia presenta delle “falle” che potrebbero renderla poco efficace. A cominciare dai tempi stretti, come ammette lo stesso segretario del Sinodo, mons. Baldisseri: entro il 31 dicembre le diocesi devono consegnare le risposte alle Conferenze episcopali, che a loro volta inviano una sintesi alla segreteria del Sinodo entro gennaio. Sulla base di questo materiale verrà preparato l’Instrumentum laboris, la traccia per il Sinodo. Difficile quindi che in due mesi possano essere coinvolte le parrocchie e i fedeli di tutto il mondo. Più facile che a rispondere al questionario siano gli uffici diocesani. Resta poi il fatto che il Sinodo dei vescovi non ha funzione deliberativa ma è un organo consultivo, le cui conclusioni – come peraltro già accaduto in passato –, se sgradite, possono essere derubricate ad opinioni. Tanto che in molti, soprattutto nella Chiesa di base, chiedono che ai Sinodi siano assegnati poteri decisionali.

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Il questionario

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Qui sotto il questionario che hanno ricevuto i vescovi di tutto il mondo allegato al documento preparatorio del Sinodo sulla famiglia che si terrà in Vaticano nel mese di ottobre 2014. I vescovi sono stati invitati anche a consultare su queste domande associazioni, movimenti e gruppi. Cosa ne pensate? Su alcune questioni fondamentali si potrebbe pensare anche di redigere delle risposte, raccogliere adesioni e inoltrarle ai nostri rispettivi vescovi.

Le seguenti domande permettono alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo Straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.

1 – Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia

a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et spes”, della “Familiaris consortio” e di altri documenti del Magistero postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?

b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali? c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?

d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?

2 – Sul matrimonio secondo la legge naturale

a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia? b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?

6 c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali? d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?

3 – La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione

a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”? b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale? c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede? d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari? e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi? f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi?

4 – Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili

a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare?

In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili? c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti? d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti? e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti? f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme? g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?

5 – Sulle unioni di persone della stesso sesso

a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio? b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?

c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni? d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?

6 – Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari

a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite? b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione? c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli? d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?

7 – Sull’apertura degli sposi alla vita

a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?

b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie? c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?

d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e

nella partecipazione all’eucaristia? e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo? f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?

8 – Sul rapporto tra la famiglia e persona

a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia è un luogo privilegiato perché questo avvenga? b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?

8 c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?

9 – Altre sfide e proposte

Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?




agip in vaticano: le sue preghiere valgono più di quelle dei missionari e trovano posto in … paradiso!

Agip in piazza S_Pietro
Agostino Rota Martir all’epoca dei fatti e dell’esperienza qui sotto da lui narrati era uno di quei frati saveriani  e religiosi di diversificata spiritualità che insieme a p. Alessandro Zanotelli intendevano pregare in piazza s. Pietro, ricevendone un no irremovibile … ma altre preghiere sembrano più ascoltate!
Circa due anni fà, in occasione del referendum sull’acqua bene comune, con un bel gruppo di religiosi, preti, missionari, suore e tanti laici ci ritrovammo proprio in piazza S.Pietro per un momento di preghiera, anche per sensibilizzare l’opinione pubblica e il Vaticano. Intervenne la Polizia e la Gendarmeria Vaticana per allontanarci perchè la nostra era una manifestazione “politica”, quindi lo spazio non poteva essere utilizzato. Facemmo presente che noi eravamo lì per pregare e che non potevano proibircelo..c’era anche p. Alex, poi si raggiunse un compromesso: pregare a fianco del colonnato, ma senza spiegare gli striscioni!
 
L’Agip (foto allegata), si vede che prega molto e meglio di tanti di noi..quindi ha tutte le giuste autorizzazioni: i soldi non hanno colori politici ed appartenenza religiosa!!
Ciao Ago