il prete che ha detto no a celebrare il matrimonio di Belen

 

Don Cavazzana, il sacerdote che ha detto no a Belen:

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“Il matrimonio non è una carnevalata”
di Sara Tripoli

«Sono un prete. Il matrimonio è un sacramento, non un carnevale mediatico. Mi sento a disagio». Don Roberto Cavazzana, parroco della Chiesa di Carbonara, provincia di Padova, ha il tono di chi non ne può più. Stacca il telefono. Si pente e lo riaccende. Poi lo spegne di nuovo: «Voi state facendo il vostro lavoro e io lo capisco. Ecco perché le rispondo, anche se la tentazione sarebbe un’altra». Se il suo obiettivo era la quiete dopo i paparazzi, è andata male: da ore la notizia della sua rinuncia a sposare Belen Rodriguez e Stefano De Martino lo ha reso ancora più celebre. Prima era il sacerdote che doveva celebrare il matrimonio dell’anno. Adesso molto di più: l’uomo di chiesa che si ribella alle regole del gossip.

Don Roberto, ci spiega perché non vuole più sposare Belen?
«I riflettori sono sempre accesi: servizi sulla Chiesa, giornalisti che mi telefonano in continuazione. Io ho da fare, sono un parroco di una unità pastorale. Insegno religione alle scuole medie».

Un sacramento, non gossip. Non è che la sua è una condanna del mondo dello spettacolo, tutta scena e pochi contenuti?
«Ma no, non sono mica un retrogrado, ho 38 anni. Io rispetto tutte le professioni, la mia, la sua, quella di Belen, di Stefano. I pettegolezzi comunque fanno solo male alla gente, questo sì».

Che coppia sono Belen Rodriguez e Stefano Di Martino?
«Una coppia in gamba. Come molte altre che seguo peraltro».

Quando lo ha detto a Belen che non sarebbe stato lei a chiedere il fatidico “Sì”?
«Ma io lo avevo detto a lei e a Stefano. Avevo chiarito subito che li avrei seguiti volentieri nei colloqui prematrimoniali ma che forse avrei avuto degli impegni per il matrimonio. Lo sapevano e la conferma l’ho comunicata a fine agosto».

Quali impegni la tengono lontana dal lago il 20 settembre? Il matrimonio non è fra i compiti di un sacerdote?
«Certo che lo è, ma io ho da fare quello che devono fare i preti. La nostra unità pastorale comprende tre parrocchie: sono 4500 persone».

Perché Belen è venuta fino a Padova per trovare un sacerdote di Padova che celebrasse il suo matrimonio?
«Ci siamo conosciuti ad una cena a casa di Giorgia ed Emiliano lo scorso novembre e poi ci siamo rivisti qualche volta».

Mi scusi don Roberto, chi sono Giorgia ed Emiliano?
«Emiliano Bonazzoli, centravanti del Padova. Io sono un tifoso della squadra. Giorgia è sua moglie ed è amica di Belen».

Siete diventati amici e le hanno chiesto di sposarli?
«Mi hanno chiesto se potevo essere io a seguirli nella preparazione pre-matrimoniale. Ho risposto che lo avrei fatto volentieri».

Venivano ogni volta da Milano a Carbonara?
«Sì, una volta al mese circa. Ma non è detto che venissero apposta. Magari dovevano spostarsi per lavoro ».

Quando venivano nella sua parrocchia non avevano paparazzi al seguito?
«No, per fortuna non li ho mai visti ». .

Ha chiesto lei a don Marco Pozza, detto anche don Spritz perché va a cercare i giovani nei locali della movida padovana, di prendere il suo posto sul pulpito il 20 settembre?
«Sì, gli ho chiesto questo favore. Mi ha risposto che per farmi un piacere lo avrebbe fatto volentieri».

Ha detto di più. Dice che per uno come lui che sta tutto il tempo con i detenuti sposare una delle donne più belle del mondo è un dono del cielo. Lo sapeva?
«Davvero ha detto così?».

In merito anche una bella ‘amaca’ di M. Serra ne ‘La Repubblica’ odierna:

Non viene reso noto dalle cronache che tipo di prete sia don Roberto Cavazzana, parroco di Comignago. Ma il suo rifiuto di celebrare le nozze della signorina Belen e del suo fidanzato ce lo rende immediatamente amico. «Troppo clamore – ha detto – , si rischia che passi in secondo piano il vero significato della cerimonia, che è un sacramento ». In questo paese slabbrato e facilone, ogni richiamo alla serietà delle cose (non solo delle cerimonie) è un indizio di salvezza. Difficile che gli sposini sappiano coglierlo, con tutti quei paparazzi al seguito. Per tutti gli altri, il messaggio di don Roberto non è equivocabile. È uno di quei “preferirei di no” che aiutano a riconquistare senno e libertà di giudizio. Gli hanno fatto notare che sull’altro piatto della bilancia c’è la ricaduta pubblicitaria sull’antica abbazia nella quale l’evento sarà comunque celebrato (da un prete più paziente o più arrendevole). Ha ripetuto che, per quanto lo riguarda, un matrimonio religioso non può e non deve essere un evento mediatico. È un’osservazione tanto calzante quanto travolta e offesa dal crudo svolgersi dei fatti e evolversi del costume. Ma non sempre le cose giuste sono quelle più condivise.

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tutte le religioni gridino il loro no alla guerra!

papa veglia

TUTTE LE RELIGIONI GRIDINO NO ALLA GUERRA, UNA SCONFITTA PER L’UMANITA’ : questo il messaggio forte di papa Francesco nella serata di preghiera contro la guerra

“Vorrei chiedere al Signore, questa sera, che noi cristiani, i fratelli delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volonta’ gridasse con forza: la violenza e la guerra non e’ mai la via della pace!”. Sono parole di Papa Francesco alle veglia di questa sera per la pace in Siria.
“Ognuno – ha invocato – si animi a guardare nel profondo della propria coscienza e ascolti quella parola che dice: esci dai tuoi interessi che atrofizzano il cuore, supera l’indifferenza verso l’altro che rende insensibile il cuore, vinci le tue ragioni di morte e apriti al dialogo, alla riconciliazione: guarda al dolore del tuo fratello e non aggiungere altro dolore, ferma la tua mano, ricostruisci l’armonia che si e’ spezzata; e questo non con lo scontro, ma con l’incontro!”.
In 100 mila sono accorsi all’appello del Pontefice per scongiurare un attacco militare in Siria. E’ stata la cerimonia piu’ lunga mai tenuta in piazza San Pietr

”Il mondo di Dio – ha ricordato Francesco – e’ un mondo in cui ognuno si sente responsabile dell’altro, del bene dell’altro”. “Questa sera – ha aggiunto – nella riflessione, nel digiuno, nella preghiera, ognuno di noi, tutti pensiamo nel profondo di noi stessi: non e’ forse questo il mondo che io desidero? Non e’ forse questo il mondo che tutti portiamo nel cuore? Il mondo che vogliamo non e’ forse un mondo di armonia e di pace, in noi stessi, nei rapporti con gli altri, nelle famiglie, nelle citta’, nelle e tra le nazioni? E la vera liberta’ nella scelta delle strade da percorrere in questo mondo non e’ forse solo quella orientata al bene di tutti e guidata dall’amore?”. “Tutto il creato forma un insieme armonioso, buono, ma soprattutto gli umani, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sono un’unica famiglia, in cui le relazioni sono segnate da una fraternita’ reale non solo proclamata a parole: l’altro e l’altra sono il fratello e la sorella da amare, e la relazione con il Dio che e’ amore, fedelta’, bonta’ si riflette su tutte le relazioni tra gli esseri umani e porta armonia all’intera creazione”.

“Il mondo di Dio – ha detto ancora il Pontefice – e’ un mondo in cui ognuno si sente responsabile dell’altro, del bene dell’altro”. “Questa sera – ha scandito Papa Bergoglio – nella riflessione, nel digiuno, nella preghiera, ognuno di noi, tutti pensiamo nel profondo di noi stessi: non e’ forse questo il mondo che io desidero? Non e’ forse questo il mondo che tutti portiamo nel cuore? Il mondo che vogliamo non e’ forse un mondo di armonia e di pace, in noi stessi, nei rapporti con gli altri, nelle famiglie, nelle citta’, nelle e tra le nazioni? E la vera liberta’ nella scelta delle strade da percorrere in questo mondo non e’ forse solo quella orientata al bene di tutti e guidata dall’amore?”.

 

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luciana littizzetto e il linguaggio dei maschi

Gli uomini fanno fatica a dire ti amo.

coccinelle

Lo dicono solo in caso di estrema necessità, tipo quando proprio non ne possono fare a meno, sennò dicono dei surrogati. Dei derivati del ti amo. Che fanno danni come i derivati delle banche. Dite delle cose tipo: sei molto importante per me. E cosa vuol dire molto importante? Anche non pestare una cacca di cane prima di portare le scarpe al calzolaio è molto importante, ma non è mica la stessa cosa che dire ti amo. Dite cose tipo: Mi fai stare bene.
Ma mi fai stare bene lascialo dire a Biagio Antonacci. Dillo al tuo medico Shiatzu quando ti schiaccia i piedi per metterti a posto la cervicale. Oppure sprecate quelle parole tipo tesoro, meraviglia, splendore. Ma splendore cosa? Guardami. Splendo?
Non sono mica una plafoniera? Ma dite ti amo, pezzi di cretini! Se la prima volta vi vergognate mettete la testa nel sacchetto del pane?! Dite “ti amo” mentre vi lavate i denti? Sglrlb? Va bene anche quello. Poi al limite cambiate idea. Dire una volta ti amo non crea nè impotenza nè assuefazione.
Poi il bello è che non capite nulla anche quando siamo noi a dirvi parole d’amore. Se vi diciamo cose romantiche tipo: Amore, guarda che luna.. voi rispondete: Minchia l’una? Pensavo fossero le undici. Andiamo che mi è scaduto il parcheggio. Ma noi vi amiamo lo stesso. Cosi come siete.
Vi amiamo anche quando…vi vantate di aver scritto il vostro nome facendo pipì sulla neve, amiamo i vostri piedi anche se sono armi di distruzione di massa, vi amiamo anche se di notte russate che ci sembra di dormire ai piedi dello Stromboli, vi amiamo anche se per trovarvi per casa basta seguire le tracce come per gli animali servatici, giacca, camicia, canotta, tutto lasciato per terra finchè sul divano non trovi un tizio con la felpa della Sampdoria che gioca alla Playstation, vi amiamo quando per fare un caffè ne spargete un quarto sul tappetino e due quarti sul gas. E poi dite che viene leggero.
Vi amiamo quando avvitate la caffettiera fino allo spasimo che per aprirla dobbiamo chiamare i pompieri, e poi non chiudete i barattoli, appoggiate solo il coperchio sopra cosi appena lo prendi sbadabam cade tutto. Vi amiamo quando sparecchiate la tavola con la tecnica del discobolo, mettendo in frigo la pentola della minestra che poggia su due mandarini.
Vi amiamo quando a Natale scavate il panettone con le dita, quando per farvi un caffè sporcate la cucina che neanche 10 Benedette Parodi.. e pure quando per farvi la doccia allagate il bagno e lasciate la malloppa di peli nello scarico, che sembra di stare insieme a un setter irlandese! Vi amiamo quando diciamo voglio un figlio da te e voi rispondete “Magari un cane” e noi vorremmo abbandonare VOI in autostrada non il cane.
Vi amiamo quando andate a lavare la macchina e ci chiudete dentro coi finestrini aperti, vi amiamo quando fate quelle battute tipo prima di fidanzarti guarda la madre, perché la figlia diventerà cosi, Voi no. Voi spesso siete pirla fin da subito. Vi amiamo quando mettete nella lavastoviglie i coltelli di punta, che quando noi la svuotiamo ci scarnifichiamo, e quando invece di sostituire il rotolo finito della carta igienica usate il tubetto di cartone grigio come cannocchiale.
E’ per amore vostro che facciamo finta di addormentarci abbracciati anche se dormire sul vostro omero ci dà un po’ la sensazione di appoggiare la mandibola su un ramo secco di castagno, e vi amiamo anche se considerate come dogma assoluto che l’arrosto della mamma è più buono di quello che facciamo noi. Il creatore non ha detto: E la suocera fece l’arrosto fatelo sempre cosi in memoria di me.
Insomma, noi vi amiamo anche quando date il peggio, vi amiamo nella buona ma soprattutto nella schifosa sorte. Vi amiamo perché amiamo l’amore che è un apostrofo rosa tra le parole: E’ irrecuperabile.. ma quasi quasi me lo tengo.
Perchè San valentino è la festa dell’amore, declinato in tutte le sue forme. L’amore delle persone che si amano. Anche delle donne che amano le donne e degli uomini che amano gli uomini. MA CHE CI INTERESSA QUELLO CHE FANNO A LETTO.. L’IMPORTANTE E’ CHE LE PERSONE SI VOGLIANO BENE, SOLO QUESTO CONTA.
Pensa che bello sarebbe vivere in un paese dove tutti i diritti fossero riconosciuti. Ma non solo i diritti dei soldi. Quelli dell’anima. Quelli che mi dicono che posso vegliare la persona che ho amato per anni in un letto d’ospedale senza nessuno che mi cacci via perchè non siamo parenti. E poi vorremmo un san valentino dove nessun uomo per farci i complimenti dicesse che siamo donne con le palle. Dirci che siamo donne con le palle non è un complimento. Non le vogliamo. Abbiamo già le tette. Tra l’altro sono due e sferiche anche quelle. Vogliamo solo rispetto. In Italia in media ogni due o tre giorni un uomo uccide una donna, compagna, figlia, amante, sorella, ex.
Magari in famiglia. Perché non è che la famiglia sia sempre, per forza, quel luogo magico in cui tutto è amore.
La uccide perché la considera una sua proprietà. Perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, sia libera di vivere come vuole lei e persino di innamorarsi di un altro.. E noi che siamo ingenue spesso scambiamo tutto per amore, ma l’amore con la violenza e le botte non c’entrano un tubo. L’amore, con gli schiaffi e i pugni c’entra come la libertà con la prigione. Noi a Torino, che risentiamo della nobiltà reale, diciamo che è come passare dal risotto alla merda.
Un uomo che ci mena non ci ama. Mettiamocelo in testa. Salviamolo nell’hard disk. Vogliamo credere che ci ami? Bene. Allora ci ama MALE. Non è questo l’amore. Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre. E dobbiamo capirlo subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo, e poi un terzo e un quarto. L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia. Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti? No. Ne abbiamo una sola. Non buttiamola via.

(Luciana Littizzetto)

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