lo sciopero della fame di don A. Bizzotto

Don-Albino-Bizzotto

È arrivato al sesto giorno(il 21 agosto) lo sciopero della fame di Don Albino Bizzotto, anima dell’Associazione Beati i Costruttori di Pace che ha intrapreso l’iniziativa «per denunciare il degrado ambientale e il malaffare che si cela dietro le cosiddette grandi opere del Veneto».

Don Albino scrive: «Con il mio digiuno chiedo che la Terra torni ad essere considerata un organismo vivo che permette la vita nostra e dei figli che nasceranno e non venga trattata come semplice cantiere, cava e discarica per gli appetiti e interessi di chi continua a speculare, anche a nome nostro».

A Don Albino si sono uniti nel digiuno i primi rappresentanti di comitati e associazioni ambientaliste: Auretta Pini, dell’Associazione per la Decrescita e Giulio Ferrara, del Movimento per la Decrescita Felice, che lo affiancano da stamattina alle ore 8.00 e fino a stanotte, alle ore 00.00, senza toccare cibo, ma bevendo solamente.

Beati i Costruttori di Pace ricorda che «la tenda stesa davanti al camper dove dorme il sacerdote è “aperta” a tutti coloro che vogliano passare a salutare, ascoltare, portare il loro sostegno ed eventualmente digiunare, un’ora, un giorno o per quanto desiderano. A breve prenderanno il via una serie di appuntamenti pubblici in sede, per illustrare quali sono i temi ambientali più scottanti e le vertenze più urgenti sul territorio veneto».

Il secondo giorno di sciopero della fame Don Albino aveva raccontato a RadioCooperativa, le ragioni della sua iniziativa e cosa lo ha spinto, come altre volte, a sensibilizzare l’opinione pubblica con uno strumento che riconosce “inutile” quanto necessario, come il digiuno, perché «anche se anche uno perde, deve fare quello che è giusto».

Le sue ragioni Don Albino le riassume così: «Il 21,5% di territorio coltivabile ha perduto, dal 1990 ad oggi, 38 ettari al giorno: sono cifre come queste che, dovrebbero far saltare sulla sedia ognuno di noi e portare a reagire, a domandarsi, a indagare e a denunciare». Per Don Bizzotto «il pianeta è di tutti» e denuncia «anni di investimenti sbagliati, di inerzia della classe politica e ancora prima del tessuto sociale, di bambini che nasceranno domani e già avranno contratto un debito con la società. Un problema culturale, che segnala, anche, come chi governa e investe i soldi di tutti, abbia una capacità di pianificazione di breve respiro».

Beati i Costruttori di Pace spiega che «mentre il lavoro dei vari comitati sensibili alla questione avanza, tra le difficoltà di fare rete e le non indifferenti questioni organizzative, la terra ha urgenza del nostro intervento. Per questo Albino interviene in agosto, per non intralciare il lavoro di nessuno, ma per dare un segnale forte di richiesta di attenzione a un tema spesso solo sfiorato dai media e dall’attenzione della gente comune, perché crede che sia un bene “sensibilizzare sui Beni Comuni perché orientano le energie della società”».

Al coraggioso sacerdote arriva il sostegno di una grande associazione ambientalista nazionale. Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, oggi ha detto: «Rivolgiamo a Don Albino Bizzotto tutta la nostra stima e solidarietà per il digiuno a sola acqua intrapreso il 16 agosto scorso per accendere i riflettori sull’emergenza ambientale del territorio veneto in particolare e più in generale dell’intero pianeta, e gli siamo vicini per questa meritevole e difficile impresa. Nello spiegare le intenzioni del suo gesto, con il quale si augura di “contribuire alla crescita di una coscienza comune riguardo alla tutela del territorio”. Si prefigge un compito non facile, ma fondamentale, nel mondo e nel tempo in cui viviamo. Solo uno sviluppo sostenibile, basato su una corretta attenzione alle risorse ambientali può, infatti, essere la garanzia di un futuro per tutti su una terra dove l’emergenza climatica innescata dall’eccesso di emissioni di CO2 e da un modello di sviluppo che dilapida inesorabilmente il territorio e le sue risorse vitali. Ci auguriamo che Don Albino con la sua iniziativa e la sua carismatica umanità riesca a convincere quante più persone possibile che il territorio è un bene comune da tutelare nell’interesse di tutti. A cominciare dalla sua regione, che soffre di un grave dissesto idrogeologico e dove speriamo che la sua azione faccia crescere l’attenzione su questo e su tutti gli altri problemi ambientali».

Fonte: www.greenreport.it

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p. Maggi commenta il vangelo di domani, 21 dom. t. o.

 

 

giglio rosso

XXI TEMPO ORDINARIO – 25 agosto 2013
VERRANNO DA ORIENTE E OCCIDENTE E SIEDERANNO A MENSA NEL REGNO DI DIO 

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM
Lc 13,22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Gesù sovverte la dottrina comune secondo la quale Israele si salva e i pagani no e annunzia un cambiamento dei valori. Vediamo nel capitolo 13 del vangelo di Luca dal versetto 22 al 30, l’insegnamento di Gesù.
“Gesù passava insegnando per città e villaggi”, Gesù insegna la novità della buona notizia del regno di Dio, “mentre era in cammino per Gerusalemme”. Gesù ha ormai l’intenzione di andare
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verso Gerusalemme per scontrarsi con i detentori del potere, coloro che avevano manipolato a proprio uso e consumo l’immagine di Dio, deturpandola.
“Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?»” . La salvezza era considerata un privilegio di Israele, del popolo eletto, a scapito dei pagani. Allora questo individuo chiede “quanti sono quelli che si salvano?”
Ma Gesù non risponde su quanti sono quelli che si salvano, ma su chi sono quelli che si salvano. “Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno»”.
Qui l’evangelista non presenta un Gesù che propone un modello di ascetica, di rinunzia, di chissà quali sacrifici. Se molti non riusciranno ad entrare per questa porta che è stretta, non è perché sia difficile passarvi, a costo di chissà quali rinunzie, di chissà quali mortificazioni o sacrifici, ma perché la porta sarà chiusa.
Le scelte sbagliate compiute nel corso dell’esistenza impediranno l’accesso a questa pienezza di vita. E’ questo che l’evangelista ci vuol dire. Quindi non è difficile passarci, ma individuare questa porta stretta e se molti non riusciranno a entrarvi è perché sarà chiusa.
Infatti, dice Gesù, “«Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: ‘Signore, aprici!’»”
Quindi conoscono il Signore, conoscono Gesù, e Gesù risponderà “«Non so di dove siete»”, cioè “non vi conosco”. Allora questi cominceranno a rivendicare un rapporto esclusivo che hanno avuto con Gesù, “«Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza»”, allusione all’Eucaristia, “«Tu hai insegnato nelle nostre piazze»”, l’accoglienza del suo messaggio, ma rivendicano un rapporto esclusivo con Gesù con tutte azioni rivolte verso il Signore e nessuna verso i fratelli.
Ecco perché Gesù gli risponde: “Ma egli vi dichiarerà: «Non so di dove siete»”, cioè “non vi conosco”. Gesù conosce quelli che mettono la propria vita a disposizione del bene degli altri, a servizio degli altri. Non gli interessa quello che viene fatto per lui, ma quello che con lui e come lui viene fatto per gli altri.
Ecco perché, citando un salmo, il salmo 6, versetto 8, “Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia”. Quindi coloro che, pur avendo mangiato e bevuto insieme a Gesù, quindi un’allusione all’Eucaristia, coloro che ne hanno ascoltato l’insegnamento non lo hanno poi tradotto in atteggiamento di vita per gli altri, il Signore non li conosce.
Non basta mangiare Gesù, che è pane, occorre farsi pane per gli altri.
E dice Gesù, “«Là ci sarà pianto e stridore di denti»”, espressione tipica che indicava il fallimento, la constatazione del fallimento della propria esistenza, “«quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori»”.
Loro che pensavano di avere il privilegio di essere il popolo eletto e di essere per questo ammessi nel regno di Dio, proprio per il loro atteggiamento ne saranno cacciati fuori.” Ma non 2
solo! Mentre gli eletti sono cacciati fuori, quelli che erano gli esclusi diventano gli eletti. Infatti, conclude Gesù, “«Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno»”, cioè da tutto il mondo pagano, “«e siederanno a mensa nel regno di Dio.»”
Quindi Gesù sovverte la dottrina comune secondo la quale Israele si salvava e i pagani no, e il regno di Dio è aperto a tutti coloro che mettono la propria vita a servizio del bene degli altri. Quindi Gesù non distingue pagani o altre categorie, ma il suo invito alla buona notizia è per tutti.
E poi la conclusione, “«Ed ecco, vi sono gli ultimi»”, cioè quelli che erano esclusi, “«che saranno i primi, e vi sono primi»”, quelli che erano gli eletti, “«che saranno ultimi»”.
E poi l’evangelista continuerà “In quel momento gli si avvicinarono i farisei”, ecco, i primi che diventano ultimi si avvicinano a Gesù.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

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il vangelo della domenica 21° t. o.

 

 

fiorata

p. Ermes Ronchi commenta il vangelo di domani: Lc 13,22-30, Gesù riconosce i suoi figli in ogni angolo del mondo

 

XXI domenica tempo ordinario – Anno C

(…) «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Sforzatevi di entrare per la porta stretta. Per la porta larga vuole passare chi crede di avere addosso l’odore di Dio, preso tra incensi, riti e preghiere, e di questo si vanta. Per la porta stretta entra «chi ha addosso l’odore delle pecore» (papa Francesco), l’operaio di Dio con le mani segnate dal lavoro, dal cuore buono. È la porta del servizio.
Quando il padrone di casa chiuderà la porta, voi busserete: Signore aprici. E lui: non so di dove siete, non vi conosco. Avete false credenziali. Infatti quelli che vogliono entrare si vantano di cose poco significative: abbiamo mangiato e bevuto con te, eravamo in piazza ad ascoltarti… ma questo può essere solo un alibi, non significa che abbiano accolto davvero il suo Vangelo. La sua Parola è vera solo se diventa carne e sangue. A molti contemporanei di Gesù succedeva proprio questo: di sedere a mensa con lui, ascoltarlo parlare, emozionarsi, ma tutto finiva lì, non ne avevano la vita trasformata. Così noi possiamo partecipare a messe, ascoltare prediche, dirci cristiani, difendere la croce come simbolo di una civiltà, ma tutto questo non basta. La misura è nella vita. La fede autentica scende in quel tuo profondo dove nascono le azioni, i pensieri, i sogni, e da là erompe a plasmare tutta intera la tua vita, tutte le tue relazioni. Perché le cose di Dio e le cose dell’uomo sono indissolubili. Infatti quelli che bussano alla porta chiusa hanno compiuto sì azioni per Dio, ma nessuna azione per i fratelli. Non basta mangiare Gesù che è il pane, occorre farsi pane.
Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia. Non vi conosco. Il riconoscimento sta nella giustizia. Dio non ti riconosce per formule, riti o simboli, ma perché hai mani di giustizia. Ti riconosce non perché fai delle cose per lui, ma perché con lui e come lui fai delle cose per gli altri. Non so di dove siete: i vostri modi di vedere gli altri sono lontanissimi dai miei, voi venite da un mondo diverso rispetto al mio, da un altro pianeta.
La conclusione della parabola è piena di sorprese. Prima di tutto è sfatata l’idea della porta stretta come porta per pochi, per i più bravi: tutti possono passare. Oltre quella porta Gesù immagina una festa multicolore: verranno da oriente e occidente, dal nord e dal sud del mondo e siederanno a mensa. Il sogno di Dio: far sorgere figli da ogni dove. Li raccoglie, per una offerta di felicità, da tutti gli angoli del mondo, variopinti clandestini del regno, arrivati ultimi e da lui considerati primi.
Gesù li riconosce dall’odore, lui che con le pecore sperdute, sofferenti, malate si è mischiato per tutta la vita. Li riconosce perché sanno il suo stesso odore.

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