la vera malattia

 

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Monsignor Raúl Vera Lopez, attivissimo in Messico nella difesa dei diritti umani, ha detto pubblicamente che non sono i gay a essere malati, ma gli omofobi.

Vescovo cattolico sostiene che l’omofobia è la vera malattia, non l’omosessualità

Si dev’essere un po’ “malati in testa” per pensare che un gay o una lesbica siano persone depravate. Gli omosessuali sono esseri umani degni di rispetto, ha sottolineato monsignor Raúl Vera López, vescovo di Saltillo, Coahuila, in Messico.

Intervistato da Terra nel corso del programma Tejemaneje – programma online messicano di approfondimento politico – Vera Lopez ha commentato le recenti affermazioni di papa Francesco che, come ricorderete, si è chiesto: “Chi sono io per giudicare gli omosessuali?”.

Secondo il vescovo le parole del pontefice contrastano con quanto i vari capi della chiesa cattolica pensano in merito, cioè che l’omosessualità è una sorta di perversione. Ha commentato il vescovo:

Una mamma è venuta da me e mi ha parlato di suo figlio ed era molto preoccupata perché il ragazzo frequentava “quei depravati dei gay!”. Io le ho risposto: “Ti stai condannando da sola, perché tuo figlio si è formato così nel tuo senso e non è stato plasmato né come degenerato né come un perverso! Calmati: tu sei la madre di quel bambino e quel bambino è così come è fin da quando era nel tuo ventre”.

Secondo il vescovo domenicano, l’omosessualità ha una spiegazione scientifica che non si vuole ammettere e dal punto di vista religioso è importante tenere presente il contesto storico e rileggere con la massima attenzione “i testi biblici che citiamo di continuo per sottolineare che gli omosessuali sono condannati dalla Bibbia”.

E poi ha consluso:

Gli omofobi pensano a priori che omosessuali e lesbiche sono persone depravate e promiscue, ma la vera malattia è avere pensieri di questo tipo!

Non è la prima volta che monsignor Raúl Vera López prende apertamente le difese della comunità omosessuale, sia affermando che le coppie dello stesso sesso hanno tutto il diritto di avere dei figli, sia celebrando messe in onore dei santi gay della storia della gay come anche compiendo atti pubblici in cui chiedeva perdono per gli atti di discriminazione perpetrati dal clero alla comunità lgbt.

Nel 2010 monsignor Raúl Vera López è stato premiato con il Rafto Prize per il suo costante impegno a favore dei diritti umani e della giustizia sociale.

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razzismo e razzismi

 

 

reato di clandestinità

successo davvero nei giorni scorsi:

Una donna bianca di 50 anni si è accomodata al suo posto in aereo e ha visto che il passeggero accanto a lei era un uomo nero.

Visibilmente furiosa, chiamò la hostess.

“Qual è il problema, Signora?” Le chiese la hostess.

“Non lo vedi?” Disse la Signora – “Mi è stato dato un posto accanto ad un uomo nero, non posso sedere affianco a lui! Devi cambiarmi il posto!”.

“Per favore, si calmi..” – Disse l’hostess.
“Purtroppo, tutti i posti a sedere sono occupati, ma possiamo verificare se ce ne sono ancora alcuni”.

La hostess verifico’ e poi ritornò dalla Signora.

“Signora, come vi ho detto, non c’è alcun posto vuoto in questa classe, in economy.
Ma ho parlato con il comandante e mi ha confermato che non ci sono posti vuoti in classe economica. Abbiamo solo posti in prima classe.”

E prima che la Signora dicesse qualcosa, la hostess continuò:

“Guarda, è insolito per la nostra azienda consentire ad un passeggero di cambiare la classe economy con la prima classe. Tuttavia, date le circostanze, il comandante pensa che sarebbe uno scandalo far viaggiare un passegero seduto accanto ad una persona sgradevole”

E rivolgendosi al nero, la hostess disse:

“Il che significa, Signore, se lei vuole, può prendere i suoi bagagli, vi abbiamo riservato un posto in prima classe…”

E tutti i passeggeri vicini, scioccati dall’aver visto questo comportamento da parte della Signora, hanno iniziato ad applaudire, alcuni anche in piedi”.

“fede non è neutralità, compromesso a tutti i costi” direbbe papa Francesco

se per un verso può sembrare un bel gesto aver fatto salire in prima l’uomo di colore, non è possibile intravedere qui il rischio di un razzismo al contrario che rimuove solo apparentemente le condizioni problematiche ma non affronta in radice il problema ‘culturale’ della discriminazione e separazione?

 

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