“i poverelli di Francesco”

 

 

la preoccupazione del papa

lunedì prossimo papa Francesco andrà a Lampedusa: in questo modo la scelta del papa argentino ha rovesciato la tradizione e ne ha aperta una del tutto nuova

Francesco ha scelto un luogo periferico, una piccola isola, un luogo di vicende estreme della povertà e dell’abbandono

a proposito, una appropriata riflessione di Prosperi su La Repubblica odierna:

Lunedì prossimo papa Francesco compirà il suo primo viaggio da quando è pontefice. Papa Bergoglio andrà a Lampedusa. Dire che la notizia è importante è banale: da sempre, o almeno da quando i papi hanno cominciato a muoversi nel mondo, il viaggio papale è un evento significativo. Lo fu quando Pio VI meritò la definizione di “pellegrino apostolico” compiendo un lungo e faticoso percorso da Roma a Vienna nel 1782 per arginare le riforme dell’imperatore Giuseppe II. E tristemente importante per il papato fu il viaggio del suo successore Pio VII quando andò in esilio a Fontainebleau prigioniero di Napoleone. Viaggi faticosi, amari, decisi da altri. Solo nel secondo Novecento è cominciata la serie di viaggi liberamente e attentamente programmati. Fu Paolo VI che dette al titolo di “pellegrino apostolico” un contenuto nuovo recandosi con una scelta strategica a Gerusalemme nel gennaio del 1964. Da allora in poi c’è stata una vera inflazione di viaggi papali: il solo Wojtyla ne ha fatti più di cento. La luce della ribalta e l’investimento di tutta la potenza dei media hanno moltiplicato l’efficacia della presenza fisica del pontefice, diventato una vera superstar del mondo globalizzato. È sembrato allora che la strada fosse segnata per tutti i suoi successori, anche se era evidente la difficoltà di gareggiare su quel terreno. Non per niente Ratzinger ha prediletto luoghi familiari a un uomo di studio, come la sua Ratisbona. Ma oggi la scelta del papa argentino ha rovesciato la tradizione e ne ha aperta una del tutto nuova. Francesco I ha scelto un luogo periferico, una piccola isola, un luogo di vicende estreme della povertà e dell’abbandono. E così ha fatto come chi abbassa la voce per farsi ascoltare meglio. La campagna di criminalizzazione dell’immigrazione irregolare in Italia, su cui Luigi Manconi ha presentato pochi giorni fa in Senato un rapporto esauriente e agghiacciante, viene messa improvvisamente a tacere dalla destinazione scelta da papa Bergoglio. Lampedusa: qui da più di vent’anni si toccano gli estremi della sempre meno ricca Europa e del sempre più diseredato popolo dei dannati della terra. Solo nel 2011 vi sono sbarcate più di 50mila persone. Qui, nella disattenzione generale, arrivano i barconi e si registrano tragedie di naufragi e di assassinii. Quel braccio di mare che si apre dal porto di Lampedusa è un cimitero di profughi, soprattutto vecchi, donne e bambini. Di fatto, questa volta non è la notizia del viaggio papale ma è il nome del luogo che parla. Così come parlava quella sedia vuota al concerto della sala Paolo VI del 23 giugno. Voltando le spalle ai riti della mondanità vaticana, lasciando imbarazzati e silenziosi i monsignori, papa Bergoglio andrà a Lampedusa e salirà in barca per raggiungere il tratto di mare prossimo a Cala Pisana: lancerà in mare una corona in ricordo dei tanti morti che sono caduti in vista dell’isola, quelli per i quali non c’è stato bisogno di fare posto nel sempre più affollato cimitero di Lampedusa. Questi sono fatti che parlano e dicono alcune cose elementari. Dicono che la Chiesa di papa Francesco ha intenzione di ricordare a chi si crede cristiano chi siano i “prossimi” nel senso evangelico della parola. E chi pensa che l’Unione europea sia figlia dell’ideale rivoluzionario settecentesco della fraternità e dei diritti ha l’obbligo di constatare che l’immiserirsi del progetto europeo trova nel dramma di cui Lampedusa è il teatro la sua più evidente e grave manifestazione. La scelta papale è un sommesso ma fermo richiamo al dovere della solidarietà fra tutti gli esseri umani: esso riguarda l’Europa dei banchieri, ma riguarda in primo luogo noi italiani. E c’è da augurarsi che il gesto papale aiuti un paese che fu di emigranti a recuperare la sua memoria e a negare finalmente ogni credito al razzismo diffuso, al leghismo come ideologia e come pratica che ha pervaso tanti ambienti e tante formazioni politiche. Qui in Italia con leggi come la Bossi-Fini e con la successiva selva di decreti, regolamenti e atti amministrativi si è disseminato il paese di miserabili campi di concentramento dove i sopravvissuti alla traversata del Mediterraneo vengono condannati a scontare con lunghissime reclusioni nei Cie, il crimine imperdonabile della povertà: un paese dove è bastato il timido invito della ministra Kyenge a modificare una legge razzista sul
diritto di cittadinanza risalente al 1912 per farci ascoltare oscenità intollerabili. Sarebbe bello se questo viaggio a Lampedusa di un vescovo venuto dalla fine del mondo riuscisse a far capire al mondo sordo e afono della politica italiana che è finito il tempo in cui il consenso popolare si conquistava lanciando messaggi di paura e di rifiuto. Riscoprire il filo che lega la speranza dei disperati di Lampedusa alla nostra speranza di un’Italia migliore è oggi un compito della massima

 

 

 

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una presenza significativa: Francesco a Lampedusa

 

 

 

2 luglio 2013 – Tonio Dell’Olio

La visita annunciata del Papa a Lampedusa non può e non deve essere considerata una delle consuete visite pastorali che il Vescovo di Roma riserva a una chiesa locale. Tutt’altro che una solenne cerimonia paludata. Questa volta non ci sono nuovi beati da annunciare o eventi storici da ricordare. C’è carne e sangue, volti e storie. Un dramma che altri tentano di rimuovere e che Francesco vuole mettere al centro di tutti, credenti e laici, soprattutto della politica. Un Papa come Francesco che rifugge i formalismi e intende piuttosto porre dei segnali forti, ci indica una direzione, un valore, un impegno: accogliere. Chiede alla comunità cristiana di coltivare la pedagogia dei fatti e di seminare segni. Ad altri di costruire politiche che invertano il crinale su cui siamo scivolati inesorabilmente e che prevede centri di detenzione finalizzati all’espulsione e un codice penale che trasforma le vittime in criminali. La miseria è criminalizzata e le mafie ringraziano perché proprio quelle leggi permettono loro di realizzare maggiori profitti. Un mondo in cui tutto favorisce la libera circolazione delle merci e ostacola il cammino delle persone, somiglia tanto a quell’antico commento ebraico (midrash) al racconto della Torre di Babele che lo stesso Papa Francesco ha ricordato recentemente. Si dice che la torre era ormai diventata così alta che per raggiungere la sommità si impiegava un anno. Avveniva così che se un operaio che trasportava un mattone verso la cima, per la stanchezza o lo sfinimento, cadesse, tutti piangevano perché… si perdeva un mattone. Grazie a Francesco che ci ricorda quanto le persone valgano incommensurabilmente di più dei mattoni.

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la pace con gli f35?

 

 

convivialità delle differenze

Pax Christi Italia Comunicato stampa

 

 

#F35. Ministro Mauro: “Per amare la pace, armare la pace”. Una falsità storica, un’offesa all’intelligenza, dimenticate le radici cristiane.

                                                                            

 

Dopo la discussione in Parlamento sul progetto F35 (aerei da guerra dal costo di circa 130 milioni l’uno), il presidente di Pax Christi è intervenuto con questo breve messaggio via Twitter.

Pax Christi chiede di diffondere, sostenere e aderire a questo messaggio, in vista anche dei prossimi dibattiti parlamentari, per continuare il cammino di costruzione della pace, per il disarmo, contro il proliferare di armamenti e di spese militari.

 

Per ulteriori informazioni su F35 e spese militari: www.paxchristi.it/  e www.disarmo.org/

 

Firenze, 30 giugno 2013                                                                            Pax Christi Italia           

 

 

 

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disoccupazione: massimo storico

buona

disoccupazione: siamo al massimo storico

a maggio ha raggiunto il 12,2%

gattino

 

La disoccupazione a maggio e’ al 12,2%. Il dato dell’Istat segna il nuovo massimo storico. Il numero dei senza lavoro e’ di 3 milioni 140 mila, in aumento di 56 mila unita’ su aprile e di 480 mila su base annua. La crescita riguarda sia gli uomini che le donne. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24anni) a maggio e’ al 38,5%: in calo di 1,3 punti percentuali su aprile, ma in rialzo di 2,9 punti su base annua. Risultano in cerca di lavoro 647 mila ragazzi. Il tasso di disoccupazione ai livelli peggiori dal 1977 ”purtroppo e’ un dato che non potevamo fare altro che aspettarci”. Ne e’ convinto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi che, a margine dell’assemblea annuale di Anie, ha sottolineato che ”riflette l’andamento dell’economia reale, questa e’ la sensazione che abbiamo in Confindustria”.

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