l’impotenza della violenza

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la violenza non è forza creativa, solo l’amore crea     M. Kolbe




ingiustizia

capitalismo europeo

non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali       don Milani




sentire le sofferenze

farfalla su ramo in fiore

siate sempre capaci di sentire, nel più profondo, qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. E’ la qualità più bella di un uomo
Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza        Che Guevara




il ‘proprio’ della fede cristiana

crocifisso

altre religioni hanno carismi diversi, quella cristiana è definita dalla croce: essa è diventata nel mondo il simbolo di una solidarietà che non teme la condivisione della morte, di una compassione che sa portare il male altrui fino all’estremo della sofferenza, di una misericordia che sa esprimere perdono in tutte le situazioni   C.Molari




mi piace ascoltare …

amate la vita xché è bella

mi piace ascoltare, no, non le parole, mi piace ascoltare gli sguardi, i gesti, mi piace ascoltare l’anima delle persone      Tumblr




la vera negazione di Dio

gattini con farfalle

esiste una negazione di Dio che è la vera professione di fede nel Dio della vita: è quella che rifiuta immagini idolatriche di Dio, immagini che legittimano pratiche di morte. Negare l’immagine di Dio, quando questo dio legittima poteri autoritari e violenti, non è ateismo, è fede nel Dio della vita. Ogni volta che la bibbia viene usata per schiacciare il debole, per sancire inferiorità, discriminare, negare, escludere … essa viene negata come Parola di Dio




il compimento dell’esistenza

essere fedeli

 

nell’ambiente che io avverto come il mio ambiente naturale, in quello che mi capita giorno per giorno, in quello che la vita quotidiana mi richiede: proprio in questo risiede il mio compito essenziale, là si trova il compimento dell’esistenza messo alla mia portata … E’ qui, nel luogo preciso in cui ci troviamo, che si tratta di far risplendere la luce della vita divina nascosta

M.Buber




la mia home è aperta a tutti

 

mi piace ascoltare, no, non le parole,

mi piace ascoltare gli sguardi, i gesti,

mi piace ascoltare l’anima delle persone” 

 Tumblr

la mia casettala mia casa è aperta a tutti

mi chiamo luciano e mi piace parlare e dialogare con gli amici. Sono anche un frate francescano cappuccino e sacerdote, ma non voglio convincere o convertire nessuno. Mi piace parlare con tutti di ciò che muove la mia vita, e questa mia home la puoi considerare come una ‘casa del dialogo’ anche soprattutto con posizioni le più distanti dalle mie perché sento che questo mi arricchisce: per questo nella mia casetta di mattoni ho esposto una targhetta che ho riesposto anche in questa ‘casetta-home’ virtuale: ‘la mia casa è aperta a tutti’.




benvenuti!

 

la mia casetta

Benvenuto nella mia casa, benvenuto nella mia home!

Mi chiamo luciano e mi piace parlare e dialogare cogli amici. Sono anche un frate francescano e sacerdote, ma non voglio convincere o convertire nessuno. Mi piace parlare con tutti di ciò che muove la mia vita, e questa mia home la puoi considerare come la  ‘casa del dialogo’ anche e soprattutto con le posizioni più distanti dalle mie perché sento che questo mi arricchisce: per questo nella mia casetta di mattoni ho esposto una targhetta che ho riesposto anche qui: “la mia casa è aperta a tutti”.

la mia casa è aperta a tutti

Come uomo e come frate e sacerdote mi piace pensare (e ‘sognare’) che nell’unico mondo che ci è dato di vivere possiamo e dobbiamo vivere meglio. Credo nella possibilità di cambiarlo in meglio. Anche nella chiesa penso si debba radicalmente cambiare molto per renderla più autenticamente evangelica. Il Concilio Vaticano II° cinquanta anni fa ha avviato una rivoluzione che però è rimasta incompiuta perché non dobbiamo partire dalla chiesa, nel nostro riflettere e operare, ma dalla vita. La vera domanda che è necessario porsi è: quale umanità noi sogniamo? per quale progetto di umanità noi ci impegniamo, ci battiamo? Esso dovrebbe rappresentare il sogno che Dio ha per il mondo: un sogno di vita, di giustizia, di pace, di accoglienza, di fraternità, concepito a partire dai più deboli, dalle persone che fanno più fatica. Solo dopo possiamo domandarci: rispetto a tutto questo, di quale chiesa abbiamo bisogno?

Ma se il progetto di umanità corrisponde al sogno che Dio ha per l’uomo, non possiamo non domandarci subito dopo: quale Dio? Sembra a volte che in modo indistinto ci si possa rivolgere al dio dei ricchi e al dio dei poveri; al dio che legittima le guerre ed al dio di chi si impegna con perseveranza per la non violenza attiva e per la pace; al dio di chi fa appello – in nome di una qualche ‘identità cristiana’- alle discriminazioni e al razzismo e al dio di chi accoglie l’altro, lo straniero, il diverso da me; al dio di chi è morto per contrastare le mafie e al ‘ dio dei mafiosi’; al dio di chi è legato al potere e al dio di chi sta con gli umili e cammina coi poveri della terra … Ecco: l’interrogativo su ‘quale chiesa?’ secondo me rimanda alla domanda su ‘quale Dio?’. Ma anche su ‘quale Gesù?’: il Gesù delle devozioni o il Gesù di quella provocazione rivoluzionaria che il Vangelo continua a suggerirci quotidianamente?: dunque: ‘quale umanità?’, ‘quale Dio?’, ‘quale Gesù?’, e solo da ultimo: ‘quale chiesa?’

La chiesa è solo un segno dentro la storia, segno di una possibile umanità ‘altra’, alternativa a quella che abbiamo realizzato. Anche noi sacerdoti dobbiamo interrogarci sul senso e sul ruolo della nostra missione – ‘quali preti?’ – solo dopo aver cercato di rispondere a tutte le domande che ho appena evocato. Così possiamo evitare ogni sorta di autoreferenzialità, cioè un atteggiamento in cui la chiesa guarda a se stessa, al proprio interno e ai propri bisogni e interessi e ha col mondo un rapporto di competizione, o  di paura, o di sospetto: sentimenti che ispirano prediche, ammonimenti, condanne, al limite pii consigli moralistici, ma non spirito di vero confronto, apertura, ascolto, dialogo. E’ importante ascoltare molto prima di parlare…

Indubbiamente viviamo in tempi complessi, e la sofferenza, la crisi che attraversa tutta la società, compresa la chiesa.  Non credo, tuttavia, che si possa parlare di una generale crisi della religione. Di ‘religione’ penso, modestamente, che ce ne sia anche troppa nella nostra società: non mancano di certo le celebrazioni, i riti religiosi … rilanciati continuamente anche dai media. Altra cosa è la chiesa della fede, la chiesa del Vangelo, una chiesa esigente, questa, perché chiama a scelte radicali, perché il mondo ha bisogno di una grande spinta alla giustizia, di un grande processo di umanizzazione. Il pregare stesso dovrebbe essere meno una serie di formule o riti e più una vibrazione profonda dell’essere dentro la storia, con riferimento all’ ‘ulteriorità’, certo, ma non nel senso di una fuga dal mondo, e l’impegno per la giustizia dovrebbe riassumere tutte le dimensioni della nostra vita.

Dobbiamo ritornare ad annunciare la parola di Dio come una parola profetica, sempre immersa nella storia, o meglio nelle molteplici ‘storie’ delle persone in carne e ossa che incrociano il nostro cammino. Perché ciò sia possibile è necessario che la chiesa si liberi dall’abbraccio mortale con il potere politico, economico e militare. Quando la chiesa diventa una ‘chiesa del potere’ non è più di fatto ‘chiesa’, popolo di Dio, chiesa di Gesù Cristo, presenza nel mondo della paternità universale di Dio.

Padre Luciano Meli

Padre Luciano Meli