tomate tiempo…
tomate tiempo
tomate tiempo
Vieni, Spirito Santo, e riempi di speranza il cuore del mondo. Rinnova il nostro cuore e rendilo capace di un amore senza confini.
Vieni, Spirito d’amore e illumina le strade della pace e della riconciliazione tra i popoli.
Vieni per tutti i poveri del mondo, per tutti quelli che piangono, per quelli che hanno fame e sete di giustizia.
Vieni, Spirito di vita, e accendi nel cuore di tutti un desiderio di comunione. Sostieni gli operatori di pace col soffio del tuo amore, con la tua luce ardente, con la forza della tua grazia. Rinvigorisci la nostra fede e rendici testimoni di speranza.
Vieni Spirito di Dio.
Quando sento cantare: “Gloria a Dio e pace sulla terra”, mi domando dove oggi si è resa Gloria a Dio e dove sia pace sulla terra. Finché la pace sarà una fame insaziata, e finché non avremmo sradicato dalla nostra civiltà la violenza, il Cristo non sarà nato” Gandhi
“C’è un rapporto intimo e dialettico tra croce e resurrezione e tra resurrezione e croce, quale si esprime nell’affermazione che il Crocifisso è il Risorto e il Risorto è il Crocifisso.
Una considerazione non dialettica della croce e della resurrezione può facilmente svolgere una funzione reazionaria. Considerare la croce senza rapportarla dialetticamente alla resurrezione può condurre a una rappresentazione della sofferenza come qualcosa che appartiene essenzialmente all’essere divino, ed è pertanto non superabile. La sofferenza viene sacralizzata, e non si danno possibilità di speranza. L’unico atteggiamento sensato sarebbe di identificarsi con essa, senza pretenderne un impossibile superamento.
E considerare la resurrezione senza la croce può sacralizzare l’ideologia del risultato ultimo – o futuro riconciliato – senza bisogno di passare attraverso il presente di ingiustizia e di oppressione. Si crea in tal modo una concezione entusiasta o astorica che proietta l’uomo oltre le stelle, alienandolo dalla sua realtà e attuale conflittualità.
Senza la resurrezione, la croce può farsi strumento al servizio di una teologia legittimatrice della sofferenza dei poveri di questo mondo.
Senza la croce , la speranza creata dalla resurrezione non è credibile, almeno per coloro che patiscono l’ingiustizia.
Per questo – perché Dio ha risuscitato un crocifisso – i crocifissi della storia possono sperare”
J.Lois, in Mysterium Liberationis, p.225
“Lo scandalo primario della fede cristiana è quello di un uomo il quale afferma che in lui Dio si fa vicino in una maniera unica e non più superabile (la stoltezza della croce). Si ha uno scandalo secondario, artificiale e quindi colpevole, quando, col pretesto di difendere i diritti di Dio, si difende solo una certa situazione sociale e le posizioni di potere in essa acquisite. Lo scandalo è ancora secondario, artificiale e colpevole, quando, col pretesto di custodire l’immutabilità della fede, si difende soltanto il proprio amore per la situazione di ieri e il proprio legame con essa … Ed è poi ancora scandalo secondario, artificiale e colpevole, quando, col pretesto di garantire la totalità della verità e la sua integrità, si vogliono eternare opinioni di scuola, che hanno preso forma naturalmente in un certo tempo, ma richiedono ormai da tempo una revisione e un nuovo controllo sulla base di ciò che è veramente richiesto dalla realtà originaria … L’aspetto pericoloso della cosa è che questo scandalo secondario si identifica sempre di bel nuovo con il primario e lo rende perciò inaccessibile, nascondendo la pretesa realmente cristiana e la sua difficoltà dietro le pretese dei suoi messaggeri” (J.Ratzinger, Il nuovo popolo di Dio, p.43)
la forza delle religioni è debole: non ha nulla a che vedere con quella delle armi o dei sistemi economici. E’ una forza che trasforma l’uomo dal di dentro per renderlo imitatore di Dio, giusto e misericordioso: essa non è dagli uomini, ma dall’alto. Le religioni nella loro povertà hanno la ricchezza di una aspirazione universale. Proprio perché deboli non possono incutere paura a nessuno, ma parlano a tutti con volto e cuore amico, grazie alla libertà che hanno rispetto ai grandi interessi che dominano le società umane C.M.Martini
la testa pensa a partire da dove poggiano i piedi. Per capire è necessario conoscere il contesto sociale di colui che guarda, vale a dire: come vive, con chi convive, che esperienze ha fatto, che lavoro fa, quali desideri coltiva, come vive i drammi della vita e della morte, quali speranze lo animano. Questo fa sempre, della comprensione, un’interpretazione
ciò che non mi piace di ogni religione è la pretesa di parlare soprattutto di cose che non si sanno come se essa invece le sapesse (di quale sia, ad esempio, qui e ora e con precisione la volontà di Dio.
ciò che non mi piace della mentalità laicistica è la sua propensione a limitarsi alle cose che si sanno o che si possono sapere, come se queste fossero, in quanto ‘visibili’ più rilevanti dell’ ‘invisibile’.
Eppure è il mistero a dar respiro alla conoscenza e farla lievitare nelle più mirabili costruzioni S.L.della Torre